di Federica Marengo martedì 14 maggio 2024
-A meno di un mese dalle elezioni Europee dell’8 e del 9 giugno, la campagna elettorale sta entrando nella sua fase culminante e in Italia, nelle scorse ore, sono arrivati i due candidati alla presidenza della Commissione, per il partito popolare e per il partito socialista, rispettivamente, Ursula von del Leyen, la Presidente uscente, e Nicolas Schmit, attuale commissario UE per il Lavoro.
Così, la Presidente uscente della Commissione UE, von der Leyen ha incontrato ieri, a Roma, a un evento di FI, partito che in UE è nella famiglia dei popolari, il segretario degli azzurri, nonché Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani, il quale si è detto certo che il PPE vincerà le elezioni.
Tuttavia, la candidatura della Presidente von der Leyen non sembra mettere d’accordo tutto il centrodestra: la Lega, infatti, ha già espresso il suo disaccordo in merito.
Per FdI, invece, partito la cui delegazione in UE è nella famiglia dei conservatori e riformisti europei (ECR), è necessario “esportare in Europa il modello di buon governo della Premier Meloni”, Presidente, per l’appunto, dei conservatori e riformisti, puntando a fare dell’Europa: “ Un gigante politico con un ruolo da protagonista nello scenario internazionale”, che abbia insieme la capacità di “preservare l’identità dei popoli europei, valorizzando le differenze senza annullarle”, come si legge in una nota con cui il partito ha presentato quest’oggi il proprio programma dal titolo: “Con Giorgia l’Italia cambia l’Europa, articolato in 15 punti, preceduto dal “Manifesto per l’Europa dei popoli, della libertà e delle identità”, sua cornice valoriale, in cui il partito sottolinea il proposito di essere “al fianco delle imprese e dei lavoratori, a difesa degli agricoltori e delle eccellenze italiane, per una politica vicina alle famiglie e a sostegno della natalità, contro l’austerità , le eco-follie della sinistra e la decrescita infelice”.
Infine, sempre nella stessa nota, FdI ha rivendicato: “Con il governo guidato da Giorgia Meloni l’Italia ha finalmente assunto il ruolo che merita in Europa: abbiamo tracciato la rotta sul contrasto all’immigrazione illegale e difeso settori strategici della nostra economia con posizioni forti e credibili. Vogliamo continuare su questa strada perché l’Ue recuperi la sua vera essenza e da gigante burocratico si trasformi in una confederazione di Stati sovrani con pari dignità, liberi di intervenire sulle materie più prossime alla vita dei cittadini e uniti nel far fronte in modo efficace alle grandi sfide del nostro tempo. Un’Europa forte, libera, sovrana. A difesa della pace e della libertà europea; verso l’indipendenza , la diversificazione e la differenziazione energetica, per un’Italia hub d’Europa”.
Sul fronte socialista invece, il Presidente Schmit ha incontrato in queste ore a Carpi, nel modenese, la segretaria del Pd, Schlein, per rilanciare insieme l’idea di un’Europa “vicina alle persone” e temi, già risolti nell’Unione, ma ancora in discussione e al centro del dibattito politico in Italia, come: una legge sul salario minimo.
Quanto agli altri esponenti delle Opposizioni di centrosinistra, il presidente del M5S, Conte, pur restando critico sulle candidature di parlamentari e membri del Governo e annunciando una proposta di legge al riguardo che le vieti, ha aperto ancora a un’alleanza e al “campo largo” con i dem, dopo le Europee.
“Noi di Stati Uniti d’Europa, se eletti, in Europa ci andremo davvero, perché è in gioco la serietà dell’Italia”, ha sottolineato, invece, il leader di Azione, Renzi, in lista con Stati Uniti d’Europa di Emma Bonino, e con la famiglia dei liberali europei di Renew europe,
Restando in tema di Europa, quest’oggi , a Bruxelles, è arrivato il via libera definitivo all’insieme dei testi che costituiscono il nuovo Patto per la migrazione e l’asilo. Il Consiglio dell’Unione, quindi, ha approvato a maggioranza tutti e dieci gli atti legislativi durante la riunione dell’Ecofin, che riunisce i ministri dell’Economia (per l’Italia, il ministro Giorgetti).
A esprimere voto contrario l’Ungheria e la Polonia, astenute , Slovacchia e Repubblica Ceca. L’Italia, dunque, ha votato a favore di tutti i provvedimenti, che prevedono maggiori controlli lungo le frontiere esterne e un meccanismo di solidarietà obbligatoria per aiutare i Paesi di frontiera , tra cui l’Italia, che si trovino ad affrontare una pressione migratoria elevata.
Proprio il tema dell’immigrazione, è stato tra i temi al centro dell’incontro svoltosi ieri pomeriggio a Palazzo Chigi tra la Presidente del Consiglio Meloni e il Premier della Repubblica Ceca, Petr Fiala, cui ha fatto seguito una conferenza stampa congiunta.
Come si legge in una nota di Palazzo Chigi, nel corso del bilaterale è stata: “Confermata la solidità dei rapporti economici e commerciali e le opportunità di rafforzamento della cooperazione in diversi settori di mutuo interesse. In occasione della celebrazione dei 20 anni dell’ingresso della Repubblica Ceca nell’UE i colloqui hanno, inoltre, permesso uno scambio approfondito sui principali temi dell’agenda europea e internazionale, a partire dal dossier migratorio”.
A tal riguardo, il Premier ceco Fiala si è detto d’accordo con le politiche migratorie del governo italiano, sottolineando la necessità di replicare il modello dell’accordo Italia-Albania, seguito dalla Presidente Meloni, che ha evidenziato: “Siamo d’accordo sul fatto che per gestire l’immigrazione la priorità sia quella di lavorare sulla dimensione esterna, quindi di lavorare con i Paesi terzi , di lavorare con i nostri partner, per prevenire il flusso ,piuttosto che doverlo gestire”.
Inoltre, la Premier, in vista delle elezioni Europee ha anche espresso alcune riflessioni sul futuro dell’Unione, indicando tra le priorità una maggiore efficacia dell’industria europea della Difesa, necessaria ad affrontare le complesse sfide internazionali, a cominciare dalla guerra in Ucraina.
La Presidente del Consiglio Meloni e il Premier ceco Fiala, quindi, hanno concordato sulla necessità di rafforzare la difesa di Kiev, per poter raggiungere una pace giusta.
Infine, la Premier ha sottolineato: “Con la Repubblica Ceca è comune la visione sull’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali, ma anche all’Ucraina, alla Moldova e alla Georgia”.
In mattinata, la Presidente del Consiglio Meloni aveva partecipato a Palazzo Chigi alla Riunione del Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell’Unione Europea (COLAF), convocata dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Fitto.
Sul fronte della politica interna, invece, a tenere banco nella Maggioranza è ancora il confronto sull’emendamento presentato dal Governo al Dl Superbonus, in discussione presso la Commissione Finanze del Senato, contenente la norma secondo cui le detrazioni delle spese legate al Superbonus verranno spalmate in 10 anni e non più in 4, che non convince FI il suo segretario, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani, né Confindustria, per la sua retroattività, anche se “limitata” (l’obbligo da parte delle imprese di usare i crediti d’imposta in un orizzonte temporale di 10 anni, difatti, riguarda solo le spese sostenute da gennaio 2024).
Nella relazione tecnica al Decreto, si legge che l’ammontare delle detrazioni applicate fra il 2024 e il 2025 è pari a quasi 12 miliardi e che una parte delle entrate scaturite dalle modifiche al Superbonus saranno destinate a migliorare il deficit dello Stato nei prossimi anni, con la correzione del Deficit di un punto di Pil in due anni, con un risparmio di quasi 2 miliardi e mezzo per effetto della stretta.
Previste anche norme specifiche per le banche : dal 2025 , non sarà più possibile compensare i crediti del Superbonus con i debiti previdenziali, lo stanziamento di un fondo da 35 milioni di euro per la riqualificazione delle aree interessate da piccoli eventi sismici e finanziamenti per 100 milioni per la riqualificazione energetica realizzata da enti del Terzo settore e da organizzazioni di volontariato.
Rinviata poi, l’entrata in vigore della plastic tax dal 1° luglio 2024 al 2026, mentre la sugar tax sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1° luglio 2024, ma con aliquote ridotte del 50%.
Tuttavia, neppure questa norma ha convinto FI, che , lamentando l’assenza di un confronto preventivo, dettasi contraria a qualsiasi aumento di tasse o patrimoniali, ha chiesto un ulteriore rinvio dell’entrata in vigore. In merito, il segretario del partito, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani, ha dichiarato domenica scorsa nella trasmissione di Rai Tre In Mezz’ora: “L’altra norma sulla quale ho perplessità è la Sugar Tax, perché già ci sono norme a livello comunitario e aggiungerne una a livello nazionale, contro un voto del Parlamento che diceva di rinviarne di almeno 2 anni l’ingresso col parere positivo del governo votato da tutta la maggioranza, mi pare un’incongruenza. La Sugar Tax non comporta grandi introiti nelle casse dello Stato, si impone una nuova tassa che rischia di mettere in difficoltà tante imprese con le aziende agroalimentari che stanno già riducendo l’uso di zucchero.
Bisogna rispettare la volontà del parlamento e del governo”.
La sugar tax è un’imposta sulle bevande zuccherate, già rinviata dagli altri Governi negli anni scorsi, introdotta per contrastare l’obesità e altre malattie legate al consumo eccessivo di zuccheri, scoraggiandone il consumo.
Contraria all’entrata in vigore della tassa le associazioni del settore ,secondo cui l’imposta potrebbe causare: una contrazione delle vendite del 16%, con conseguente necessità di tagliare investimenti e posti di lavoro e un aumento dei prezzi al consumatore finale, poiché le aziende potrebbero scaricare parte del costo della tassa sui prodotti.
Ma il ministro Giorgetti, parlando a margine dell’evento “Il giorno de La Verità”, organizzato a Milano dall’omonimo quotidiano, da Confindustria Lombardia e da Politics Hub, ha annunciato al riguardo: “L’ultima Legge di bilancio aveva fatto uno sforzo per rinviarla a luglio, con l’emendamento abbiamo fatto un ulteriore sforzo, dimezzando l’importo previsto per l’entrata in vigore al primo di luglio. Stiamo facendo esattamente in queste ore uno sforzo per cercare molto faticosamente di trovare una copertura finanziaria per rinviare l’entrata in vigore al primo gennaio del 2025, credo che alla fine ci arriveremo , ma credo che non sia il tema centrale di politica economica del governo”.
Notizia, poi confermata nella serata di oggi dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani , il quale ha reso noto il raggiungimento di un accordo nella Maggioranza e la posticipazione dell’entrata in vigore della sugar tax al 1° luglio del 2025.
In merito all’emendamento sul Superbonus, invece ,il ministro dell’Economia Giorgetti, invitando a leggere i testi, ha sottolineato: “Il Superbonus, è stata una misura eccezionale per tempi eccezionali, come tante altre cose fatte in epoca pandemica. Finita quella ubriacatura, da questo tipo di droga economica bisogna uscire. Purtroppo ,la disintossicazione è dolorosa, ma qualcuno la deve fare. Auspico che si metta un punto definitivo a questa questione. I dati sono ormai acclarati è chiaro che nei prossimi quattro anni, o addirittura nei prossimi dieci anni se passa l’emendamento in discussione, avremo allo stato attuale un impatto all’incirca di 30 miliardi ogni anno per i prossimi quattro anni. Perché, al netto delle detrazioni edilizie normali, che sono state sempre attuate in questo Paese, qui siamo di fronte a circa 150 miliardi in più rispetto alle ordinarie detrazioni che dal ’96 sono sempre state praticate, che sono quelle a cui stiamo tornando in un percorso di disintossicazione, cioè le detrazioni in dichiarazione dei redditi in dieci anni per una percentuale dei lavori. Quello che non è più accettabile perché senza senso è dare il 110% a carico dello Stato a prezzi definiti dalle parti in cui lo Stato non c’è e non può neanche sindacare”.
©Riproduzione riservata