di Federica Marengo martedì 23 gennaio 2024
-“Ero pronta a far contare l’Italia di più, ero pronta a disegnare per questa nazione una politica estera fatta di rispetto per i propri interlocutori, di persone che non ti guardano dall’alto in basso, ma hanno il coraggio di dire le cose come stanno, che chi si prende un impegno lo mantiene, che non tiene una posizione diversa quando parla privatamente con qualcuno e quando parla con la stampa”.
Così, la Presidente del Consiglio Meloni, in un’intervista alla trasmissione di Rete4 “Quarta Repubblica” , andata in onda ieri sera , ha risposto alla domanda portale dal giornalista e conduttore Porro, se sia stata davvero “pronta” a governare in questo primo anno, così come affermato durante la campagna elettorale, che ha visto la sua vittoria e quella del suo partito.
Nel corso di tale intervista poi, la Premier ha toccato vari argomenti, a cominciare dalla politica estera e dall’ultimo bilaterale tenuto con il Presidente Erdogan in Turchia, in merito alla quale ha detto: “La mia idea di politica estera è avere la capacità di parlare con tutti, con quelli con cui sei d’accordo su più cose, ma anche con coloro con cui puoi non essere d’accordo”.
Poi, riguardo al Superbonus edilizio 110%, definito “La più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia”, ha sottolineato: “Una misura che “costa a ciascun italiano, neonati compresi e a chi è senza casa, più di duemila euro a testa, il 50% di queste risorse è andata alla fetta più ricca della popolazione: gente che non aveva casa ha pagato per la seconda casa del miliardario. Ho fatto una manovra di 30 miliardi, partivo da 20 da pagare sul Superbonus e 13 sul debito; il superbonus s’è mangiato una finanziaria e così sarà nei prossimi anni”.
Quindi, a proposito della Manovra, in merito alle previste privatizzazioni, ha spiegato: “Prevediamo nel Documento economico di bilancio 20 miliardi in 3 anni”, sottolineando che “privatizzazione non è fare regali a qualche imprenditore fortunato e amico”. Poi la premier specifica che si tratta di “un lavoro che si può fare con serietà, come lo immagino io: possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico, e su alcune società interamente di proprietà dello Stato possiamo cedere quote di minoranza a dei privati. Tipo Ferrovie? Sì anche, è uno dei dossier sul tavolo. Lo Stato mantiene sempre il controllo quando il controllo è fondamentale”.
Ancora, sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita, ha detto: “Il Patto di stabilità non è il mio compromesso ideale ma era il migliore compromesso possibile. L’alternativa era tornare ai vecchi parametri, decisamente peggiori. Ci sono Paesi in Europa che preferiscono i precedenti parametri perché più rigidi”.
Quanto alla decisione in merito alla candidatura alle elezioni Europee del prossimo giugno, la Premier ha risposto: “Non ho deciso, penso che deciderò all’ultimo, quando si formano le liste. Si figuri se non considero importante misurarmi con il consenso dei cittadini. È l’unico elemento che conta per me. I cittadini che dovessero votare per una Meloni che si candida in Europa, sanno che non ci va; ciò non toglie che se vogliono confermare o non confermare un consenso, anche quella è democrazia. Per me potrebbe essere importante verificare se ho ancora quel consenso”.
Infine, alla domanda sul titolo in prima pagina di Repubblica di qualche giorno fa: “L’Italia in vendita”, in riferimento alle privatizzazioni annunciate, la premier ha affermato di “Non accettare lezioni sull’italianità da chi ha venduto la Fiat ai francesi”, riferendosi all’editore del quotidiano, proprietario dell’ex Fiat, oggi Stellantis.
La Presidente Meloni, replicando , ha evidenziato che tale accusa arriva da “quelli che hanno preso la Fiat e ceduta ai francesi. Hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale e hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane. Non so se il titolo fosse un’autobiografia, però le lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti anche no”.
Nella giornata di oggi ,poi, è arrivata la replica di Tavares, l’amministratore delegato di Stellantis, il quale ,in occasione della visita allo stabilimento di Atessa, in Abruzzo, dove partirà la produzione dei nuovi furgoni, tassello fondamentale del piano Dare Forward 2030, ha dichiarato: “Abbiamo più di 40.000 dipendenti in Italia che lavorano molto duramente per adattare l’azienda alla nuova realtà secondo quanto deciso dai politici. Sono pieni di talento. Non credo che i dipendenti italiani abbiano apprezzato questi commenti, Non credo che sia corretto nei loro confronti. In questo momento stiamo investendo moltissimo nelle tre gigafactory europee, di cui una è in Italia a Termoli, dove stiamo trasformando lo stabilimento in una gigafactory. E cosa otteniamo? Critiche. Non credo che i dipendenti italiani lo meritino. Ringraziamo il governo per i nuovi incentivi auto in arrivo a febbraio, anche se in ritardo. Chiediamo al governo da nove mesi di sostenerci nella produzione di veicoli elettrici. Se vogliamo raggiungere il traguardo di un milione di veicoli prodotti, dobbiamo avere sostegni alla produzione. Vorrei ringraziare il governo che lancerà a febbraio i nuovi incentivi, ma abbiamo perso nove mesi. A Mirafiori, dove si fanno solo auto elettriche, avremmo potuto produrre di più. Questo non significa che il confronto aperto con il governo, il primo febbraio è convocato il tavolo automotive al ministero delle imprese e del made in Italy, si fermerà: il dialogo andrà avanti, non c’è nessuna demagogia. E’ un dialogo permanente, le discussioni sono continue”.
Il botta e risposta a distanza tra la Presidente del Consiglio e l’ad di Stellantis, Tavares, infatti, arriva mentre sono in atto una serie di contatti tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso, e il gruppo industriale per verificare la possibilità di nuovi investimenti in Italia.
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