di Federica Marengo mercoledì 27 dicembre 2023
-Proseguono gli scontri tra Israele e Hamas. Al momento, sono 6 le vittime di un attacco di droni sul campo profughi di Nur Shams, in Cisgiordania, e 20, invece, le persone rimaste uccise in un attacco vicino all’ospedale Al-Amal a Khan Younis. Secondo il ministero della Sanità di Hamas è di 21.110 il bilancio delle vittime a Gaza dall’inizio della guerra ,scaturita dagli attacchi del 7 ottobre compiuti dai miliziani di Hamas.
Ripetuti anche gli attacchi dei ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, alle navi nel Mar Rosso.
Il portavoce militare israeliano ha fatto sapere che “L’esercito sta intensificando le operazioni a Khan Yunis, nel sud della Striscia”, nel quale “sono stati eliminati molti terroristi, e che sono stati localizzati e distrutti gli imbocchi di tunnel, effettuate decine di attacchi mirati e distrutte molte infrastrutture terroristiche , dove sono stati rinvenuti armi e documenti di intelligence”. Inoltre, lo stesso portavoce ha reso noto che “i soldati israeliani hanno anche fatto irruzione in una moschea dove c’era un posto di osservazione di Hamas”.
L’esercito israeliano ha anche riferito che oltre dieci razzi sono stati lanciati contro Kiryat Shmona e città vicine, alcuni dei quali sono stati intercettati dall’Iron Dome, seguito dalla Polizia israeliana , che ha reso noto di danni a una casa provocati da un razzo nella città di Kiryat Shmona, nel nord di Israele, e di danni anche a un asilo della città, ma senza vittime.
In merito agli ostaggi, invece, respinto il tentativo di mediazione e il piano dell’Egitto per una nuova tregua e un nuovo rilascio, decine di amici e parenti di un 23enne israelo-americano, tenuto in ostaggio da Hamas ,si sono raccolte all’aeroporto internazionale di Tel Aviv per attirare l’attenzione sulla situazione.
Intanto, mentre il Premier israeliano Netanyahu ha ribadito che “La guerra andrà avanti ancora per molti mesi” e che Israele non si fermerà fino al raggiungimento dei suoi obiettivi, ovvero distruggere Hamas e liberare la Striscia dal gruppo terroristico, il portavoce dei guardiani della rivoluzione iraniana (Pasdaran), Ramadan Sharif, secondo quanto riportato dai media panarabi, che citano l’agenzia di notizie iraniana Mehr, ha affermato che l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, nel quale sono state uccise più di 1.100 persone in territorio israeliano, è stata una delle rappresaglie per l’uccisione nel gennaio del 2020 del generale iraniano Qasem Soleimani, capo della Brigata Qods degli stessi Pasdaran, ucciso nell’aeroporto di Baghdad in Iraq da un drone militare statunitense.
Il portavoce di Hamas, però, ha smentito quanto affermato dal portavoce dei Pasdaran, sottolineando in un comunicato: “Neghiamo quanto riferito dal portavoce delle Guardie Rivoluzionarie riguardo l’operazione e i suoi motivi. Abbiamo sottolineato più volte i motivi, il principale dei quali la principale è stata la minaccia alla moschea di Al-Aqsa (Spianata delle Moschee). Ogni risposta della resistenza palestinese è una reazione all’occupazione e all’aggressione al popolo palestinese e ai luoghi santi”.
Quanto agli USA, un giornalista di Axios su X, citando fonti americane e arabe, ha fatto sapere che il segretario di Stato Usa Antony Blinken è atteso in Medioriente la prossima settimana e che dovrebbe visitare Israele, la Cisgiordania, gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e il Qatar.
Infine, botta e risposta tra il Presidente turco Erdogan e il Premier israeliano Netanyahu, con il primo che, contestando gli attacchi di Israele contro la Striscia di Gaza, durante una cerimonia ad Ankara, trasmessa dalla tv di Stato Trt, ha dichiarato: “Quello che fa Netanyahu non è da meno rispetto a quello che ha fatto Hitler. Oggi la Germania continua a pagare il prezzo di Hitler, per questo motivo non alzano la loro voce”, per poi criticare le “università in Occidente, dove c’è stata una caccia alle streghe contro coloro che hanno criticato Israele”.
Il Premier israeliano Netanyahu ha quindi replicato, sottolineando: “Non accettiamo prediche dalla Turchia”.
Tutto ciò, mentre si intensificano anche gli scontri di Israele con il Libano. Il ministro Benny Gantz, ex capo di stato maggiore, parte del gabinetto di guerra di Israele, infatti, ha dichiarato: “La situazione al nostro confine nord richiede un cambiamento. Il tempo per una soluzione di carattere politico sta per esaurirsi. Se il mondo e il governo libanese non agiranno per far cessare gli spari contro le nostre località nel nord e non obbligheranno gli Hezbollah ad allontanarsi dal confine, le nostre forze armate provvederanno”.
Nel frattempo, in Italia, a Roma, sono ripresi alla Camera, in Commissione Bilancio, i lavori sulla Manovra. Stamane, il ministro dell’Economia Giorgetti, proprio in Commissione Bilancio, ha tenuto un intervento sulla Legge di Bilancio, per poi affrontare anche le tematiche del Patto di Stabilità e Crescita, alla luce delle nuove regole approvate a Bruxelles anche con il via libera italiano e della mancata ratifica da parte del Parlamento del nuovo Tratto del Meccanismo Europeo di Stabilità, interventi sollecitati nei giorni scorsi dalle Opposizioni, sebbene in un primo tempo tali temi fossero stati esclusi dall’Audizione.
In merito alla Legge di Bilancio, il ministro dell’Economia Giorgetti ,evidenziando le modifiche apportate a quest’ultima durante l’esame del Senato come le misure sulle pensioni di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari e le misure di contrasto del disagio abitativo o relative alle infrastrutture, ha dichiarato: “Con riferimento all’esame della legge di bilancio l’esame del Senato ha prodotto una serie di cambiamenti che hanno nel complesso prodotto un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica. È stata mantenuta intatta la quadratura e l’impianto della nostra proposta e il governo lo valuta positivamente”.
Poi ha fatto sapere: “Le previsioni che abbiamo previsto in Nadef sono coerenti con quanto previsto dal nuovo Patto di Stabilità e quindi non sono necessarie Manovre diverse o aggiuntive”.
In merito alla misura del Superbonus e a un’eventuale, ulteriore, proroga, sollecitata dall’alleato di Governo, FI ,il titolare di via XX° settembre, ha sottolineato: “E’ il Parlamento a decidere, ma io so quale è il limite oltre il quale non si può andare, questa è la realtà dei numeri e il superbonus è come una centrale nucleare che ancora non riusciamo a gestire. Anche il bonus al 70%, ha aggiunto, vi assicuro che visto da fuori è tantissimo, dobbiamo uscire un po’ da questa allucinazione di questi anni in cui ci sembra tutto dovuto anche perché quando fai debito lo paghi e sono miliardi sottratti agli italiani alle famiglie italiane, di spesa per la previdenza”.
Infine, sullo stanziamento in Manovra per la costruzione del Ponte sullo Stretto ha assicurato: “La legge di bilancio ha mantenuto l’impianto originario, per quanto riguarda il Ponte era nel testo, non trovo per niente scandaloso che il fondo di Coesione e Sviluppo delle regioni interessate partecipi in qualche modo”.
A proposito delle nuove regole del Patto di Stabilità e Crescita, approvate anche dall’Italia, il ministro Giorgetti ha chiarito: “L’accordo sul patto di stabilità è un compromesso, se un compromesso verso il basso o verso l’alto, io ho detto e ribadisco che le valutazione le faremo tra qualche tempo. Il successo italiano è la possibilità dell’allungamento fino a 7 anni per coloro che rispettano il Pnr. Vuol dire che bisogna rispettare il Pnrr in tutta questa flessibilità è entrata ed è un grande successo del nostro Paese. La discussione sul nuovo Patto di stabilità è viziata dall’allucinazione psichedelica degli ultimi quattro anni, dove abbiamo pensato che lo scostamento si poteva fare e il debito si poteva fare. Abbiamo vissuto quattro anni in cui abbiamo pensato che gli scostamenti si potessero fare, che il debito e il deficit si potessero fare e si potesse andare avanti così senza tornare a un sistema di regole. Il problema non è l’austerità, il problema è la disciplina. Ci siamo assuefatti a questo Lsd che abbiamo preso in questi anni. Il problema non è l’austerità, è la disciplina per chi fa politica di prendere decisioni e attuarle anche se sono impopolari. Un veto avrebbe portato a tornare a regole molto peggiori di quelle che il governo si troverà nei prossimi mesi”.
Infine, sulla mancata ratifica del nuovo Trattato del Meccanismo Europeo di Stabilità , ha evidenziato: “Lo stop al Mes non rappresenta nessun fallo di reazione rispetto al nuovo Patto di stabilità europeo. Non so se questa decisione è stata adottata con una telefonata tra la presidente Meloni e l’onorevole Borghi, io questo non lo so. Tendo a non leggere i giornali per cui non ho motivo di pensare se sia giusto o falso. Però una cosa io l’ho detta: quello che il Parlamento ha sempre rivendicato e il governo ha sempre rivendicato è la logica a pacchetto. Qui non c’è stato nessun fallo di reazione per il patto di stabilità , ma la presa d’atto che per quanto riguarda l’unione bancaria, il mercato dei capitali, l’assicurazione sui depositi, purtroppo di progressi a livello europeo non se ne fanno. Dico purtroppo perché tutto si tiene. Il Mes nasce in un momento particolare ; ho detto che come ministro delle finanze avere uno strumento in più rispetto a situazioni di potenziale pericolo sarebbe stato più comodo, ma il nostro problema non è il Mes, ma il debito. Il Mes non è né la causa né la soluzione del nostro problema che si chiama debito. Avete capito? Dobbiamo concentrarci sul fatto che il debito in particolare quando costa ed è oneroso deve essere tenuto sotto controllo altrimenti il Paese non ce la fa. O ce la fa mantenendo la rendita, come direbbe qualche vecchio marxista, e non premiando chi fa produzione, chi lavora e chi intraprende, che è la missione del Governo”.
Critiche, dopo tale intervento, le Opposizioni, con la capogruppo alla Camera, Braga, che ha dichiarato: “La guerra, l`inflazione, le regole, il debito, il superbonus: Giorgetti in commissione Bilancio si attacca a tutto per cercare un alibi ad una legge di bilancio ingiusta e senza prospettive. Ma è l’insofferenza verso l’Europa che non riesce proprio a nascondere: per lui la sospensione del patto di stabilità è stata solo un`allucinazione collettiva e non un`occasione per cambiare in modo strutturale le regole verso una maggiore integrazione e solidarietà europee. Ed ora dà lezioni contro il debito e accetta il patto di stabilità dopo aver messo l’Italia nelle condizioni di non contare nulla”, seguita dal deputato dem, Piero De Luca, che ha detto: “Il ministro Giorgetti ammette la responsabilità di un accordo al ribasso sul Patto di Stabilità. Si peggiora la proposta della Commissione, danneggiando gravemente l’Italia. Il governo mostra di non avere nessun peso e autorevolezza nell’Ue”.
Il leader di Azione, Calenda, invece, via social, ha rimarcato: “Giorgetti dopo aver detto ‘Il Mes era positivo per l’Italia da un punto di vista economico e finanziario’ e averlo visto bocciare in aula senza colpo ferire, su iniziativa del suo partito, dovrebbe dimettersi. E’ chiaro che il Ministro non gode più della fiducia della sua maggioranza e dunque non può godere di quella dei suoi interlocutori internazionali. Per un Paese fortemente indebitato la fiducia e l’accountability sono valori che non posso venir meno. Per molto meno nella storia repubblicana ministri hanno compiuto questo atto anche a tutela della propria dignità personale”‘.
“Ministro a sua insaputa” è invece la definizione di Giorgetti data dal capogruppo di Italia Viva a Montecitorio, Faraone, che ha sottolineato: “Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia ‘a sua insaputa’, ha tentato di spiegare come ha fatto a rifilare all’Europa il ‘pacco’ del Mes e averne in cambio quello sul Patto di Stabilità. Un’operazione maldestra, che rende il vice di Salvini, sempre più un notaio che redige atti che vengono da altri, sia a Bruxelles che a Roma”.
Tornado alla Legge di Bilancio, già approvata prima delle feste natalizie al Senato con il voto di fiducia al Governo, dopo l’intervento del ministro dell’Economia Giorgetti si è proceduto alla votazione sugli oltre mille emendamenti presentati dalle Opposizioni, dichiarati inammissibili. Da qui, l’ok della Commissione bilancio della Camera alla Manovra, che giovedì mattina arriverà in Aula. I deputati, infatti sono convocati alle 9:00 per l’avvio della discussione generale. Le dichiarazioni di voto finali , invece sono previste per venerdì 29 dicembre alle 17:00 e il voto finale si dovrebbe tenere nello stesso giorno alle 19:00.
Nel pomeriggio, si è poi svolto a Palazzo Chigi un pre Consiglio dei ministri ,in vista del Consiglio dei ministri fissato per domani alle 15.30, per discutere del Dl Milleproroghe e procedere all’esame di altri 3 Dl delegati in materia di adempimento collaborativo, contenzioso tributario e diritti del contribuente.
Al centro della discussione sul Dl Milleproroghe, la norma sul Superbonus, alla luce della proposta presentata nel corso dell’esame della Manovra al Senato di un Sal straordinario senza proroghe né oneri, per ovviare alla scadenza dei rimborsi al 110% del 31 dicembre. Tuttavia, la proroga di tale misura ha un costo mensile per lo Stato di 4,5 miliardi , per cui il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, nonché segretario di Forza Italia , partito di Maggioranza in pressing per la proroga, Tajani, ha precisato: “Stiamo lavorando per una proroga soprattutto per chi ha i lavori oltre il 70%, vedremo se nel Milleproroghe o in altre soluzioni legislative”.
Per uno dei relatori della Manovra, e capogruppo di FI in Commissione Bilancio della Camera, Pella, in merito: “Si parla per una proroga del Superbonus in un ordine di grandezza di circa due o tre mesi e avrebbe un costo che sarebbe quantificabile ad oggi sui due, due miliardi e mezzo di euro. È chiaro che dipende se si deciderà di spalmarlo in più anni o in un anno unico. Queste però sono decisioni che spettano al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in accordo col Cdm. Si parla di due o tre mesi , perché questo può essere un ordine di grandezza per evitare il rischio che non si completino i lavori e si vada in mora”.
Sul tavolo del Governo , sempre nell’ambito del Dl Milleproroghe, anche la questione delle Pensioni, con la possibilità conferita ai medici , in deroga alla Legge Fornero, di poter andare in pensione a 72 anni, così come la questione dello smart working, prorogato, al momento, fino al 31 marzo, ma solo nel settore privato, sia per i fragili che per i genitori di under 14, mentre per il settore pubblico è previsto fino al 31 dicembre e solo per i lavoratori fragili.
Infine, altri nodi da sciogliere nello stesso Dl sono: la proroga ulteriore dei dehor, gli spazi esterni concessi agli esercenti,(già ottenuta per un altro anno con il Ddl Concorrenza), quello della fine del mercato tutelato del gas (che terminerà il 10 gennaio) come fatto per quello dell’elettricità e la richiesta di prorogare le graduatorie degli idonei ai concorsi pubblici.
Altri ordini del giorno, che saranno esaminati in Cdm: il Decreto con la prima attuazione della riforma dell’Irpef e la riduzione degli scaglioni da 4 a 3 e altri 3 decreti delegati: il Dl delegato sul contenzioso e sull’adempimento collaborativo, che necessita dell’ok definitivo, e il Dl sullo Statuto del contribuente, all’esame preliminare.
Ancora nel tardo pomeriggio, un comunicato dell’Ordine dei Giornalisti ha reso noto che la Presidente del Consiglio Meloni , per via del persistere dell’indisposizione per cui aveva già disdetto la conferenza stampa fissata per il 21 dicembre , ha nuovamente rinviato l’incontro di fine anno con la stampa ,che si sarebbe dovuto tenere domani. L’Ordine e l’Associazione Stampa Parlamentare, organizzatori dell’evento, hanno fatto sapere di essere in attesa “di indicazioni da parte della Presidenza del Consiglio per la nuova data”.
La Federazione Nazionale della Stampa, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e l’Associazione Stampa Parlamentare, nelle scorse ore, a loro volta, hanno annunciato la diserzione della conferenza stampa di domani in segno di protesta contro il “bavaglio” che sarebbe stato imposto dall’emendamento Costa, approvato alla Camera con i voti del centrodestra e di Italia Viva-Azione, che introduce il divieto di pubblicazione da parte della stampa delle ordinanze di misure cautelari e di stralci di esse fino al termine dell’udienza preliminare.
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