di Federica Marengo martedì 10 ottobre 2023
-Alla luce dell’attacco di Hamas a Israele di sabato scorso e della reazione di Israele con bombardamenti e assedio alla striscia di Gaza ,il Governo italiano sta concentrando in queste ore la sua azione per coordinare con gli alleati Nato un’azione in sostegno di Tel Aviv, per rafforzare la sicurezza interna e proteggere le comunità ebraiche sul territorio da possibili attentati e garantire il rientro degli italiani presenti in Medio Oriente (all’attenzione della Farnesina, anche la scomparsa di una coppia di coniugi italiano-israeliani denunciata dal figlio, la quale potrebbe essere stata presa in ostaggio da Hamas.
La Presidente del Consiglio Meloni, infatti, nella serata di ieri ha partecipato a un vertice telefonico con il Presidente USA Biden, il Primo Ministro britannico Sunak, il Presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Scholz, per discutere della grave crisi apertasi dopo l’attacco di sabato scorso perpetrato da Hamas ai danni dello Stato di Israele.
Diffusa da Palazzo Chigi ,al termine del vertice telefonico, una nota congiunta, nella quale si legge: “Oggi noi , il Presidente Macron della Francia, il Cancelliere Scholz della Germania, il Primo Ministro Meloni dell’Italia, il Primo Ministro Sunak del Regno Unito e il Presidente Biden degli Stati Uniti , esprimiamo il nostro fermo e unito sostegno allo Stato di Israele e il nostro condanna inequivocabile di Hamas e dei suoi spaventosi atti di terrorismo. Chiariamo che le azioni terroristiche di Hamas non hanno alcuna giustificazione, alcuna legittimità e devono essere universalmente condannate. Non c’è mai alcuna giustificazione per il terrorismo. Negli ultimi giorni, il mondo ha assistito con orrore al massacro delle famiglie nelle loro case da parte dei terroristi di Hamas, all’uccisione di oltre 200 giovani che si godevano un festival musicale e al rapimento di donne anziane, bambini e intere famiglie, che ora sono tenuti in ostaggio. I nostri paesi sosterranno Israele nei suoi sforzi per difendere se stesso e il suo popolo da tali atrocità. Sottolineiamo inoltre che questo non è il momento in cui nessun partito ostile a Israele possa sfruttare questi attacchi per cercare un vantaggio. Tutti noi riconosciamo le legittime aspirazioni del popolo palestinese e sosteniamo pari misure di giustizia e libertà sia per israeliani che per palestinesi. Ma attenzione: Hamas non rappresenta quelle aspirazioni e non offre altro al popolo palestinese se non altro terrore e spargimenti di sangue. Nei prossimi giorni rimarremo uniti e coordinati, insieme come alleati e come amici comuni di Israele, per garantire che Israele sia in grado di difendersi e, in definitiva, per creare le condizioni per una regione del Medio Oriente pacifica e integrata”.
Nella mattinata di oggi, invece, la Premier Meloni , il cui partito, FdI, in serata sarà a una fiaccolata pro-Israele organizzata da Il Foglio, cui prenderanno parte anche esponenti delle Opposizioni (Pd e Italia Viva), si è recata a sorpresa in visita di solidarietà alla Sinagoga di Roma, dove ha incontrato il rabbino capo Di Segni, con il quale ha parlato per circa un’ora.
All’uscita della Sinagoga, ha dichiarato: “Il senso di questa visita è chiaramente portare la solidarietà alla comunità ebraica romana e italiana, perché nelle scene terribili che arrivano da Israele c’è qualcosa di più di quello che si vede in un normale, ma già tragico scenario di guerra. Nella caccia casa per casa ai civili, nel rastrellamento di bambini, giovani c’è l’odio verso l’intero popolo. Occorre evitare il rischio di emulazione degli atti terroristici compiuti da Hamas”.
A tal proposito, il Ministro degli Interni Piantedosi ha presieduto al Viminale il Comitato Nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica per un’analisi delle possibili minacce legate alla grave crisi in Medio Oriente, al termine del quale, parlando di “un innalzamento del sistema di prevenzione generale della sicurezza a 360 gradi”, ha chiarito: “Non c’è un nemico alle porte , ma è legittimo che quello che è accaduto induca a un rafforzamento per evitare il rischio di attentati.. Nel corso dell’incontro, all’esito di una articolata valutazione dei profili di rischio, sono stati disposti l’innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio”, spiegando che anche da parte del Capo della Polizia sono partiti , all’indirizzo di prefetti e questori, inviti ad innalzare le misure di sicurezza su obiettivi diplomatici, religiosi, culturali, commerciali ebraici e palestinesi, come la Sinagoga e l’Ambasciata. Rafforzato poi anche il controllo sulla rete di finanziatori e di possibili gruppi presenti nella Capitale su cui Hamas può contare.
Uno scenario, quello geopolitico , che non può non preoccupare(anche per le sue ricadute sul fronte energetico-economico in termini di aumento del prezzo del gas e del petrolio), la Presidente del Consiglio, intervenuta con un videomessaggio alle celebrazioni per i Settant’anni dell’Eni, nel quale ha sottolineato: “Oggi è la vostra festa, se Eni è la grande azienda che è lo deve a voi, al vostro lavoro, alla vostra professionalità. Celebrare i primi 70 anni di Eni significa celebrare di fatto anche 70 anni della nostra storia nazionale. Nel 1953, anno di nascita dell’Eni, l’Italia era molto diversa da quella di oggi. La guerra era finita da pochi anni e le ferite erano ancora profonde. Eppure, gli italiani si erano già rialzati, stavano ricostruendo e ponendo le basi di quel miracolo economico che ha reso l’Italia una potenza economica globale. Non è stata una sfida facile, dobbiamo ricordarlo, perché in molti non guardavano di buon occhio l’idea che l’Italia potesse diventare una Nazione forte e con un sistema industriale altrettanto solido. L’energia è stata tre le partite più difficili. Oggi, la questione energetica è strategica e certamente lo sarà sempre di più, la guerra in Ucraina ha innescato una crisi, da molti punti di vista, anche dal punto di vista energetico, ma questa crisi sono convinta che possa anche diventare un’opportunità. Come sempre. E l’opportunità può arrivare dalla nostra posizione geografica e dalla leadership che proprio aziende come Eni hanno saputo costruire. Possiamo ambire a diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico dell’intera Europa e possiamo farlo se usiamo l’energia come chiave per costruire, con l’Africa e il Mediterraneo allargato, un partenariato paritario e vantaggioso per tutti. Per questo l’energia è uno dei tasselli di quel “Piano Mattei” con il quale intendiamo conciliare l’interesse nazionale italiano con il diritto dei nostri partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso. I ricercatori di Eni lavorano tutti i giorni alla grande sfida dell’energia da fusione, per dare concretezza a questa prospettiva incredibile di avere una fonte di energia pulita e illimitata. La questione energetica è cruciale anche per dare una direzione più giusta e più equa alla transizione ecologica, che per noi deve camminare di pari passo con la sostenibilità sociale e con la sostenibilità economica. Per farlo abbiamo bisogno di tutte le tecnologie: quelle già in uso, quelle che stiamo sperimentando e quelle che dobbiamo ancora scoprire. Rinnovabili, gas, biocarburanti, idrogeno, cattura dell’anidride carbonica, ma anche tutte quelle tecnologie che consentono di trasformare sempre di più l’economia da lineare a circolare”.
L’ad di ENI, Descalzi, intervenuto anch’egli alle celebrazioni, ha invece posto l’accento sull’importanza per l’Italia di avere una produzione propria, evidenziando: “Un punto importante della nostra trasformazione ed elemento a supporto della transizione è stato lo spostamento progressivo che, continuerà nei prossimi anni, dal petrolio al gas e, più in particolare, la focalizzazione sul gas da noi prodotto, rispetto a quello acquistato da terzi: questo ci ha consentito di essere presenti sull’intera catena del valore e consolidare il nostro rapporto con i Paesi in cui operiamo, in primo luogo in Africa, definendo alleanze di lungo termine e contribuendo allo sviluppo economico e sociale di tali Paesi. L’elemento caratteristico che ha marcato questi 70 anni di storia è la capacità di Eni di evolversi nel tempo, il suo approccio pionieristico e il saper trasformarsi e anticipare i cambiamenti, ma in particolare gli ultimi 10 anni sono stati segnati da un cambiamento radicale a livello industriale e anche culturale: nel 2014 ci siamo trovati di fronte a forti segnali riguardanti i prezzi del petrolio che sarebbero poi sfociati in un crollo progressivo, che ci imposero, anticipandoli, dei cambiamenti sia nei modelli di business che nei processi industriali. A supporto dell’azione di trasformazione, Eni ha avviato, un processo di integrazione dei nostri business creando sinergia ed efficienza operativa con un impatto economico-finanziario che ha ridotto in modo sensibile tutti i costi di struttura ed infrastrutturali, dimezzando il nostro breakeven, e, soprattutto, sviluppando strade complementari e in futuro alternative al petrolio; tutto questo ha permesso di trasformare la catena del valore da puro player oil&gas a società energetica integrata con attività differenziate e sinergiche nel ciclo industriale e commerciale”.
Intanto, nel primo pomeriggio, il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani ha tenuto un’Informativa alla Camera sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente, a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele, nella quale ha evidenziato: “Per questa folle spirale di violenza è chiaro che c’è un solo e unico responsabile che è Hamas; auspico vi sia un messaggio unitario da parte del Parlamento di condanna senza ambiguità dell’azione irresponsabile di Hamas. Il bilancio della feroce aggressione di Hamas è pesantissimo e destinato ad aggravarsi. Massimo, lo sforzo in atto per far rientrare i nostri connazionali bloccati nel Paese e l’impegno diplomatico dell’Italia per far tornare gli interlocutori al tavolo e uscire da una crisi che rischia di avere conseguenze pesantissime sul piano geopolitico. È necessario riportare il processo di pace al centro dell’attenzione internazionale. La posizione dell’Italia è molto chiara: restiamo convinti che la sola via per la pace sia una soluzione a due Stati giusta e sostenibile e negoziata direttamente dalle parti. Riteniamo che siano circa mille i connazionali in Israele, che si aggiungono ai 18mila residenti, ha riferito il ministro degli Esteri, chiarendo che “stiamo lavorando per rimpatriarli tutti. Stamane ne sono partiti 200 con due voli militari organizzati dai ministeri degli Esteri e della Difesa, 180 dovrebbero partire oggi pomeriggio con un volo della compagnia privata Neos, che dovrebbe atterrare a Verona. Nei prossimi giorni dovremmo rimpatriare altri 500 italiani con due voli militari e due voli Neos. Fra i 18mila italiani residenti nel Paese, numerosi hanno la doppia cittadinanza, fra i quali anche i due coniugi dispersi del kibbutz di Be’eri e probabilmente presi in ostaggio. Circa mille ragazzi con doppio passaporto sono arruolati nell’esercito israeliano per il servizio di leva. Sono invece dieci, tra i quali una bambina di un anno, gli italiani che si trovano nella Striscia di Gaza. l governo è impegnato per verificare che gli aiuti europei ai palestinesi siano usati “a fini umanitari e non per altri scopi; l’Italia lavora all’obiettivo di far tornare le parti al tavolo con la “forza” che le deriva di essere “un interlocutore credibile e equilibrato, Paese fondatore dell’Ue e futuro presidente del G7. Nella gestione di questa crisi senza precedenti possiamo contare anche sul contributo costruttivo dell’Arabia Saudita, della Giordania e dell’Egitto, Paesi arabi che come noi vogliono evitare un allargamento del conflitto; l’Egitto è un interlocutore cruciale e può svolgere oggi, come ha fatto in passato, un ruolo fondamentale di tramite con Hamas in situazioni di crisi anche per favorire una trattativa sugli ostaggi”. necessità di tutelare il processo di avvicinamento tra Israele e l’Arabia Saudita. Tra gli obiettivi dell’azione di Hamas, c’è quello di interrompere le positive dinamiche di integrazione regionale messe in moto dagli accordi di Abramo del 2020 e, da ultimo, dall’avvicinamento tra Israele e Arabia Saudita. È un processo che va tutelato, perché la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi può fornire un contributo importante alla pace, alla stabilità e alla prosperità regionale e portare benefici allo stesso popolo palestinese. Non dobbiamo dividere l’Occidente dal mondo arabo che ha tentato di normalizzare i suoi rapporti con Israele; per dimensione e livello di violenza quest’attacco senza precedenti rischia di trascinare una regione già afflitta da continui focolai di instabilità in una guerra generalizzata che metterebbe a repentaglio ogni possibilità di dialogo. Il Libano è osservato speciale perché i terroristi che controllano Gaza hanno trovato una sponda in Hezbollah. Il coinvolgimento del ‘Partito di Dio’ può destabilizzare un Paese, il Libano, già da tempo attanagliato da una crisi politica. Ieri, il Presidente del Consiglio ha ribadito al primo ministro libanese Mikati l’impegno dell’Italia ad evitare questa prospettiva. Il Libano rimane una nostra priorità; desta forte preoccupazione il ruolo dell’Iran. Le autorità di Teheran hanno espresso solidarietà e sostegno alle azioni di Hamas. Si tratta, al momento, di un sostegno per lo più politico. Ma i festeggiamenti al Parlamento di Teheran non sono certo un buon segnale”.
Al termine dell’informativa alla Camera, il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani ha dato parere favorevole del Governo alle 4 mozioni presentate da Maggioranza, da Azione-Iv, da Più Europa e da Pd-M5S-Avs, integrandole però con due appunti: uno, sulla mozione della Maggioranza e uno, su quello Pd-M5S-Avs.
Stesse divisioni anche al Senato, dove sono state approvate tre mozioni.
Non solo questioni di politica estera, però sul tavolo del Governo, ma anche il dossier Manovra, con i sindacati convocati a Palazzo Chigi per venerdì, mentre si sono concluse oggi le Audizioni sulla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.
A intervenire quest’oggi, l’Ufficio parlamentare di Bilancio, che ha spiegato: “La novità della Nadef è rappresentato da un rallentamento complessivo dell’economia rispetto a quanto valutato in primavera. La guerra in Medio Oriente e gli eventi drammatici di questi giorni consegnano un quadro di grande incertezza. Questo mette una luce meno radiosa rispetto alla Nadef sulle prospettive dell’economia mondiale, perché oltre alle difficoltà sul piano umano ci sono difficoltà che possiamo aspettarci sul piano economico per gli effetti sul commercio mondiale. Ci sono anche delle difficoltà che possiamo aspettarci sul piano economico, legate soprattutto agli effetti che queste tensioni geopolitiche possono avere sulla dinamica del commercio mondiale. La novità di questi ultimi giorni attenua le luci positive sulle prospettive dell’economia mondiale. É necessario fare degli aggiustamenti per mettere stabilmente il debito su una traiettoria discendente nell’arco dei 10 anni da qui al 2041. A regime lo sforzo di taglio dell’indebitamento netto necessario è di 1,7 punti percentuali nel programma in 4 anni e del 2% nel programma in 7 anni, uno sforzo di consolidamento non banale ma nemmeno impossibile, in linea con sforzi fatti in passato. Di certo ,occorre mantenere il debito su un sentiero discendente e questo richiede un aggiustamento. La Nadefm è in linea con il piano a 7 anni , meno in linea con piano a 4 anni, quindi l’entità dello sforzo di consolidamento è fattibile. Emergono criticità connesse con l’ipotesi alla base delle previsioni che vi sia l’integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell’Italia dei fondi europei del programma Ngeu. Nei primi due anni del programma l’attivazione di investimenti pubblici è stata modesta. In un contesto di inasprimento delle condizioni di accesso al credito, affinché lo stimolo all’attività produttiva sia significativo e duraturo,occorre avanzare speditamente con l’attuazione degli interventi e con le riforme strutturali. ll maggior deficit 2024 previsto nella Nadef, rispetto alle previsioni del Def, è ascrivibile unicamente alla più elevata spesa per interessi; l’avanzo primario, infatti, migliora leggermente in quanto le minori entrate connesse al rallentamento della crescita e le spese accantonate sul fondo destinato alla riduzione della pressione fiscale sono compensate dagli effetti di contenimento del deficit connessi sia con la rimodulazione degli interventi del Pnrr sia, e soprattutto, con la diversa contabilizzazione dei bonus edilizi. La spesa per interessi quest’anno è in calo , ma dal ’24 in poi tenderà a crescere sia in valore assoluto che rispetto al Pil. É una crescita non indifferente, pari a 12 miliardi nell’orizzonte di programmazione, e che tende a gravare sui disavanzi degli anni a venire. Per quanto riguarda il 2023, il peggioramento del disavanzo deriva dalle maggiori spese per i bonus edilizi emerse dal monitoraggio in corso d’anno. Al netto di queste ultime, nonostante il peggioramento macroeconomico e le minori entrate da contributi legate al taglio del cuneo fiscale previsto dal DL 48/2023, il deficit sarebbe risultato inferiore a quanto atteso nel Def per il venire meno di interventi del Pnrr relativi principalmente agli investimenti. La previsione è per una seconda metà dell’anno in cui sostanzialmente l’economia ristagna o registra comunque una crescita molto numerata. Ci aspettiamo una seconda metà anno non particolarmente brillante. Tra le note positive, l’inflazione in calo e l’occupazione che tiene. La Nadef prevede un disavanzo superiore al 3% in ciascun anno del triennio 2023-25. Se questo risultato fosse confermato a consuntivo nel 2023 e il Governo dovesse mantenere un obiettivo superiore al limite del 3% nel biennio successivo, vi è il rischio che nella primavera del 2024 la Commissione europea proponga al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo”.
Nel suo intervento, invece, il ministro dell’Economia Giorgetti, ha evidenziato: “Taglio del cuneo fiscale, accorpamento delle prime due aliquote Irpef, politiche per contrastare la denatalità e avvio del rinnovo dei contratti della Pa. Sono i quattro pilastri che andranno a formare la prossima Legge di bilancio. In particolare, sarà avviato “il percorso di rinnovo dei contratti” della Pa, relativo al triennio 2022-2024, e particolare attenzione sarà posta al personale medico-sanitario, nell’ambito delle ulteriori risorse destinate al finanziamento della spesa sanitaria. Ho detto e ribadisco che questa è una manovra responsabile, seria, che implica anche un grande taglio della spesa. Ci sarà. Questo significa che qualcuno non sarà contento, ma d’altro canto le priorità le ho dette, ribadite: aiutare le famiglie a basso reddito, soprattutto nel lavoro dipendente, il personale della sanità, pagare la guerra in Ucraina, pagare alluvioni e terremoti. Questo è quello che stiamo facendo con grande serenità, tranquillità e responsabilità. Quando gli osservatori internazionali leggeranno, capiranno. Per quanto riguarda nello specifico lo scostamento, serve a mettere in busta paga a lavoratori dipendenti con redditi bassi 60-80-100 euro in più. Questo è quello che facciamo, non facciamo nient’altro. La manovra di bilancio sarà finalizzata a favorire quanto possibile la crescita, per garantire sia la sostenibilità della finanza pubblica sia l’equilibrio socioeconomico. L’incertezza e il rallentamento del ciclo economico globale rendano necessario proseguire gli interventi di sostegno mirato che, come quelli che sono stati confermati nel corso di quest’anno, possano favorire la domanda interna. Confermiamo la proroga per il 2024 della riduzione del cuneo fiscale, che assorbirà di fatto le risorse rese disponibili dallo scostamento di bilancio per interventi discrezionali. Ci sarà poi l’attuazione della prima fase della riforma fiscale delineata nella legge delega approvata nel corso dell’estate, che il governo intende attuare nel corso della legislatura: si parte con la riduzione a tre aliquote dell’imposta sulle persone fisiche. Nell’ambito della riforma, poi saranno previste misure che, al fine di affrontare il problema della denatalità, forniscano un sostegno in favore delle famiglie, con redditi medi e bassi, che abbiano più di due figli. La sostenibilità del debito pubblico rappresenta la sfida più importante che il Paese è chiamato ad affrontare, in considerazione della particolare attenzione riservata dalle nuove regole di bilancio europee e, soprattutto, per rafforzare la fiducia degli investitori. La riduzione dello stock finora accumulato è uno degli obiettivi del governo, che deve però essere contemperato con le esigenze allocative e redistributive del bilancio. Trovare un efficace punto di equilibrio è l’unico modo per migliorare le prospettive di crescita e, pertanto, stabilizzare le aspettative dei mercati. Solo con la prossima legge di bilancio potrà essere definito e quantificato il livello, in rapporto al Pil, della spesa sanitaria e potranno essere effettuati in maniera compiuta i confronti con i passati esercizi finanziari. Per quanto concerne le previsioni della spesa sanitaria, che ricordo il documento esprime in termini di legislazione vigente, la serie riportata nel conto delle amministrazioni pubbliche si attesta al 6,2% nel biennio 2024-2025, per poi chiudere al 6,1% nel 2026. Con riferimento all’ampio dibattito mediatico di questi ultimi giorni, che evidentemente non coglie, o meglio ignora, il significato contabile del concetto di ‘legislazione vigente’ ,sottolineo che tale andamento non ricomprende, al netto della indennità di vacanza contrattuale, gli oneri del rinnovo contrattuale relativo al triennio 2022-2024. Lo scostamento per la manovra non supererà i 15,7 miliardi indicati nella Nadef. Esattamente 15,7. Io credo, questa è la posizione del governo e mia personale, questo è il massimo che possiamo consentirci. Ho parlato di prudenza, ma anche di realismo. Escludo che si cerchino risorse aggiuntive in deficit.. Questa è la situazione, ci sono dei fattori di carattere eccezionale, con due guerre, credo sia una situazione totalmente eccezionale. Io sarò contro qualsiasi tipo di emendamento che aumenterà la spesa con maggiori entrate, lo dico anche a beneficio del Parlamento. Abbiamo adempiuto alle regole, lo vedrete nella legge di bilancio, abbiamo fatto uno sforzo per contenere la spesa”.
Nel frattempo, mentre il Fondo Monetario Internazionale, visto lo scenario geopolitico ed economico incerto, ha tagliato le stime globali di crescita mondiale e dell’Italia, a +0,7% per l’Italia sia per il 2023 che per il 2024, a Palazzo Chigi si è conclusa la cabina di regia sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , convocata dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr , Fitto e , organizzata in sei sessioni di lavoro.
A darne conto, due note di Palazzo Chigi. Nella prima, sulla quinta sessione di lavoro, si legge: “La quinta sessione di lavoro della Cabina di regia PNRR, presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, alla presenza del Sottosegretario per l’economia e le finanze, Lucia Albano e del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, collegato da remoto, è risultata utile per una verifica dello stato di attuazione degli interventi relativi al piano degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, obiettivo attualmente in fase di rendicontazione nell’ambito della richiesta di pagamento della quarta rata. La Cabina di regia ha chiesto ai Comuni, rappresentati dall’ANCI, di proseguire ad assicurare la massima collaborazione, per completare la fase di verifica e per fornire le certificazioni che saranno richieste dalla Commissione europea, nell’ambito della procedura relativa alla positiva valutazione degli obiettivi conseguiti. In seguito alle interlocuzioni con i servizi della Commissione, è stata inoltre evidenziata la necessità di selezionare un nuovo set di interventi da realizzare, entro il 30 giugno 2026, finalizzati ad incrementare il numero dei posti disponibili nei servizi della prima infanzia. Il Governo, per accelerare questo processo, già nei prossimi giorni, avvierà un costruttivo confronto con l’ANCI per la pianificazione di uno specifico piano di azione, funzionale al raggiungimento dell’obiettivo finale della misura. Nel corso della Cabina di regia è stata verificata anche la situazione in relazione all’intervento che prevede “la costruzione di nuove scuole, mediante sostituzione di edifici”. Il Ministro dell’Istruzione ha illustrato lo stato di attuazione degli interventi, evidenziando la prioritaria necessità di completare ed approvare la progettazione definitiva, per poi procedere all’avvio delle nuove opere entro la fine dell’anno. Al termine della quinta sessione di lavoro è stato ribadito che, in caso di inerzia, i Sindaci potranno attivare i poteri speciali assegnati in tema di edilizia scolastica. Nell’eventualità della mancata approvazione della progettazione si potrà procedere all’attivazione dei poteri sostitutivi, oppure al definanziamento degli interventi”.
Nella seconda nota, sulla sesta sessione di lavoro, invece,: “Conclusi i lavori delle sei riunioni della Cabina di Regia convocata oggi dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. L’ultima sessione si è soffermata sulla verifica dello stato di avanzamento degli interventi di competenza del Ministero della Salute, alla presenza del Ministro Orazio Schillaci, del sottosegretario per l’Economia e le finanze Lucia Albano, del vicepresidente della Regione Lombardia Marco Alparone, i rappresentanti degli Affari regionali e il Presidente della Conferenza permanente delle Regioni e delle Province Autonome Massimiliano Fedriga. Nel corso della riunione sono stati affrontati i temi connessi alla realizzazione degli interventi della Missione 6, con particolare riferimento alle misure da adottare per far fronte all’incremento dei costi delle materie prime. Sul punto, il Ministro Schillaci ha ribadito che la proposta di rimodulazione non prevede nessuna riduzione finanziaria per la Missione 6, poiché gli incrementi di costo potranno essere ottenuti anche attraverso l’utilizzo delle risorse non impiegate di cui all’art. 20 per l’edilizia sanitaria. La Cabina di Regia ha inoltre preso atto dei profili di attenzione connessi all’attuazione di alcuni progetti in essere, in vista del confronto tecnico con i servizi della Commissione.
La riunione si è conclusa con l’impegno del Governo a realizzare tutti gli interventi già previsti dal Ministero della Salute, ribadendo che per la missione non ci saranno definanziamenti”.
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