di Federica Marengo lunedì 8 maggio 2023

-Si è svolta stamane a Palazzo Madama, la cerimonia per il 75° anniversario della prima seduta del Senato, tenutasi l’8 maggio del 1948. Presenti alle celebrazioni, iniziate ieri con il concerto aperto al pubblico della banda interforze a Piazza Navona, le più alte cariche istituzionali: il Presidente della Repubblica Mattarella, il Presidente del Senato, La Russa , la Premier Meloni, il Vicepresidente della Camera Mulè, la Presidente della Corte Costituzionale, Sciarra , il Presidente della Knesset, Ohana e la senatrice a vita Liliana Segre e il senatore a vita Mario Monti.
Ad aprire la cerimonia, il cantante Gianni Morandi, che ha intonato l’Inno di Mameli, seguito dall’intervento del Presidente La Russa, che ha dichiarato: “Questa celebrazione l’ho sentita necessaria, per ricordare che con la prima seduta del Senato, insieme alla Carta Costituzionale, il popolo tornava protagonista del proprio destino. I senatori eletti direttamente dal popolo andavano a onorare il Senato che era un presidio della prima parte della Costituzione. Oggi ,non è solo il nostro 75/esimo, ma anche di Israele e ho chiesto al mio amico Amir Ohana di volerci onorare della sua presenza. Grazie per essere qui e per festeggiare con noi i 75 anni di Italia e di Israele”.
Poi, Morandi ha tenuto un concerto in cui ha cantato alcuni dei suoi tanti successi. Prima delle celebrazioni, invece, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, partito nel pomeriggio per una missione a Bucarest, ha presentato in Sala Maccari le monete e i francobolli dedicati all’anniversario, mentre in Aula si è svolto il convegno: “Il Senato nella storia dell’Italia repubblicana”.
La Presidente del Consiglio Meloni ha poi commentato l’anniversario sui suoi profili social: “75 anni fa la prima seduta del Senato della Repubblica. Celebrare oggi questa giornata vuol dire ricordare le nostre radici, la nostra Costituzione e il ruolo fondamentale che svolge il Senato repubblicano a presidio della democrazia e in rappresentanza del popolo sovrano”.
Tuttavia, le celebrazioni per il 75° anniversario della prima seduta di Palazzo Madama, hanno aperto una settimana impegnativa per il Governo, che domani avvierà il confronto con le Opposizioni alla Camera, presso la Biblioteca del Presidente, sulle riforme istituzionali, al quale saranno presenti oltre alla Premier, i Vicepremier e ministri Tajani e Salvini, la ministra per le Riforme, Alberti Casellati, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani e i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Mantovano e Fazzolari.
Il calendario degli incontri, come reso noto da Palazzo Chigi, sarà così articolato:
M5S 5 Stelle dalle 12:30 alle 14:00, gruppo per le Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche dalle 14:00 alle 14:45, gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe dalle 15:15 alle 16:15, Componente +Europa dalle 16:15 alle 16:45, gruppo Alleanza Verdi e Sinistra dalle 17:30 alle 18:30 e gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista dalle 18:30 alle 19:45.
In particolare, al centro del confronto dell’Esecutivo con le Opposizioni, la riforma del Presidenzialismo, nelle sue tre opzioni: l’elezione diretta del Presidente del Consiglio o del Presidente della Repubblica o il semipresidenzialismo. A tal riguardo, il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, tornando sull’intervista rilasciata ieri nel programma di Rai Tre, In mezz’ora in più, ha spiegato: “Vogliamo ascoltare le proposte delle opposizioni, le riforme si devono scrivere insieme. Se siamo aperti alle proposte delle opposizioni sulle riforme? Assolutamente sì, basta ascoltare quello che viene detto per intero, non si può commentare senza ascoltare. Sarà una discussione costruttiva. Ho sempre detto che le riforme si fanno tutti insieme. Sulle riforme istituzionali ,mi è stato chiesto che cosa farebbe la maggioranza se l’opposizione andasse sull’Aventino e se cioè faremmo comunque le riforme. E io ho detto sì. Ma ciò non toglie che si voglia scrivere le riforme insieme. Le riforme sono un impegno che abbiamo preso con gli elettori”.
Sulla stessa linea del Vicepremier e ministro Tajani, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani, che, ai microfoni di Sky Tg24, ha detto: “Siamo disponibili al confronto. Sulla formula si può ragionare ma l’importante è che ci sia la volontà di collaborare. Se ci fosse un no preventivo che non ci lascia andare avanti dovremmo procedere da soli, ma non è questo il nostro obiettivo”.
Per la ministra per le Riforme, Alberti Casellati, intervenuta lo scorso fine settimana alla convention di FI: “Le riforme dello Stato non sono una scelta necessaria ma obbligata per dare credibilità al nostro Paese e rafforzare il circuito democratico. Le riforme sulla forma del governo sono sempre difficili», ha osservato. «Se ne parla dal 1983 e ci sono stati moltissimi tentativi da parte del centrodestra e del centrosinistra. Non mi interessa se una cosa è difficile. La domanda che dobbiamo farci è se ne vale la pena ed è certo che ne valga la pena. In 75 anni di vita repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una durata media di 14 mesi. Ci serve stabilità per dare respiro ai cittadini. Io sono fiduciosa perché la riforma si dovrebbe fare tutti assieme. Io sono sempre ottimista. Già a gennaio avevo fatto un giro di consultazioni. O meglio, di ascolto con tutte le opposizioni, per cercare attraverso un dialogo anche a cedere ciascuno da una parte e dall’altra per arrivare a un punto di caduta. Dialogo significa scambio, perché io non penso che uno possa avvicinarsi a un incontro partendo da una posizione pregiudiziale. Altrimenti non andiamo da nessuna parte. Quindi io credo che lo scambio serva a ciascuno di noi ad arricchire le nostre conoscenze. Questo è il mio auspicio. Vedremo con il secondo giro, che è un giro di approfondimento, se si arriverà a questo. Il perimetro nel quale sta il nostro progetto da un lato è la stabilità, dall’altro è l’elezione diretta sia essa del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio. Questo è il perimetro, all’interno di questo perimetro vediamo se riusciamo a trovare un punto d’incontro. Io ci spero».
Non solo il presidenzialismo, però. Parallelamente all’elezione diretta del Presidente della Repubblica o del/della Premier, vi è la riforma dell’ Autonomia differenziata, dossier di competenza del ministro Calderoli, il quale, a Il Corriere della Sera, ha evidenziato: “La sinistra e Conte dovrebbero prendere atto che hanno perso le elezioni. Però, diversamente da quello che è accaduto in passato, questa volta qualcuno chiede il loro coinvolgimento su riforme che riguardano la vita del Paese e dei cittadini. Se il loro ruolo vuole essere esercitato soltanto come diritto di veto, non ce l’hanno. Io suggerisco loro di fare proposte e correzioni. Se hanno maturato il lutto, bene. Se no, se ne riparla tra 5 anni. Credo sia del tutto normale che la premier rispetto a un argomento di tale rilievo si confronti. Tra l’altro, il percorso potrebbe essere diverso a seconda delle risposte, perché , se ci fosse una vera disponibilità dell’opposizione a discutere di riforme, di presidenzialismo, è una possibilità che io stesso sposerei. Ma viste le esperienze del passato, non sono poi così ottimista: nessuna ha mai prodotto risultati. Alla luce delle risposte che verranno date dall’opposizione, si potrà decidere se c’è uno spazio oppure no. Se non ci fosse allora ,si ricorre «all’articolo 138 della Costituzione: il Parlamento approva le modifiche alla Costituzione con due deliberazioni a maggioranza assoluta». Quanto alla posizione dei governatori di centrodestra, credo che tutti ben presto si renderanno conto di che leva formidabile hanno nelle mani. Non voglio assolutamente comprimere i tempi, voglio che ci sia la discussione più ampia possibile, il mio obiettivo è realizzare il miglior risultato finale. Nel momento in cui si dovesse verificare che gli strumenti parlamentari sono volti solo all’ostruzionismo, saremo costretti ad andare per la nostra strada. Ma non è assolutamente quello che voglio. Mi si dica dove il testo è sbagliato, nel caso, e dove correggerlo”.
Sul fronte delle Opposizioni, invece, la segretaria del Pd, Schlein, stamane, ha riunito i gruppi parlamentari in vista dell’incontro di domani con il Governo alla Camera, alla quale dovrebbe partecipare una delegazione composta dal capogruppo al Senato Boccia, dalla capogruppo alla Camera Braga e dal responsabile Riforme Alfieri. Nel corso del confronto, la segretaria dem avrebbe esposto la contrarietà alla elezione diretta del Presidente del Consiglio , così come del Presidente della Repubblica.
Sempre in merito all’incontro di domani alla Camera tra Esecutivo e Opposizioni sulle riforme e sul Presidenzialismo, il Presidente pentastellato Conte ha espresso, a margine di un comizio elettorale ad Ancona per le Amministrative, la propria linea: “Possiamo portare un contributo, se ci si vuole confrontare su come migliorare l’efficienza dell’azione di Governo, ci sono alcune disfunzioni, che abbiamo ormai rilevato da tempo. Se invece si vuole stravolgere l’assetto costituzionale , chiaramente non siamo disponibili. Andiamo lì per capire cosa propongono. L’elezione diretta non è risolutiva per la stabilità degli assetti di Governo”.
Il leader di Italia Viva, Renzi, che nella sua Enews ha annunciato una proposta di legge costituzionale e una raccolta firme per abolire il CNEL(Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro), ha sottolineato: “Domani a Palazzo Chigi Giorgia Meloni incontrerà i rappresentanti dei partiti e dei gruppi parlamentari per consultare le forze politiche sulle riforme costituzionali. Le nostre idee sono semplici e chiare: sindaco d’Italia e superamento del Bicameralismo perfetto. Abbiamo le carte in regola per dirlo forte e chiaro”.
Aperto a un confronto con il Governo sulle riforme , anche il leader di Azione, Calenda, che ha dichiarato: “Come Azione siamo d’accordo sul rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio, sull’idea quindi del premierato e sul fatto che, insieme, vada rivisto il Bicameralismo perfetto, che non funziona più e che blocca l’attività legislativa. Siamo però contrari al presidenzialismo, perché il Presidente della Repubblica è l’unico punto di riferimento di tutti gli italiani, per cui sarebbe sbagliato toccarne la figura. La moral suasion , così come il controllo della costituzionalità delle norme propri del presidente della Repubblica rimarrebbero. Credo però che il premier abbia il diritto, ad esempio, di scegliersi la squadra e, eventualmente, di cambiarla”.
Sul tavolo del Governo, inoltre, alcune misure economiche da rendere strutturali, come illustrato dal Viceministro all’Economia Leo, in un’intervista a Il Corriere della Sera: “Il governo ha intanto rafforzato il potere d’acquisto delle famiglie, visto che l’inflazione è ancora alta. Ma, evidentemente, c’è anche un’esigenza, per così dire, strutturale, visto l’elevato livello del prelievo fiscale-contributivo sui lavoratori. Per questo la volontà è certamente quella di stabilizzare il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori con redditi medio-bassi.Non è possibile pensare di togliere il prossimo anno quel che si è deciso di dare ora. Tuttavia, lo si dovrà fare avendo ben chiaro che ci sono compatibilità finanziarie da rispettare, che saranno più chiare in autunno con la Nota di aggiornamento del Def. Le retribuzioni lorde di 25mila euro raggiungeranno un guadagno netto di circa 100 euro al mese, comprendendo i precedenti tagli del cuneo. Questo è l’aumento massimo. Oltre 25mila e fino a 35mila il taglio complessivo è di sei punti. In questa fascia, quindi, il vantaggio scenderà un po’ rispetto ai 100 euro. Nei prossimi giorni potremo fare degli esempi più precisi. Nel 2024 dovrebbe scattare la riduzione dell’Irpef e il taglio del cuneo potrebbe essere assorbito in questa operazione. Credo che i due percorsi possano coesistere anche se occorre una valutazione attenta delle risorse. È difficile fare oggi previsioni. Ma alcuni dati consentono un cauto ottimismo, in particolare le stime preliminari sul Pil del primo trimestre che segnalano una crescita dello 0,5 per cento, con una dinamica dell’1,8 per cento sull’intero 2023: un risultato significativamente più elevato rispetto alle previsioni del Def (+1 per cento). Quanto poi alla tredicesima con meno tasse, questa scatterà “nel 2024, quando comincerà a essere attuata la delega. In essa si prevede anche la flat tax incrementale per i dipendenti. Credo che la tredicesima possa essere assimilata a un reddito aggiuntivo e quindi trattato con l’aliquota agevolata del 15 per cento. Così, tra l’altro, si sosterrebbero i consumi delle famiglie in un periodo particolare. Sarebbe un segnale molto importante, sempre tenendo conto delle risorse e del fatto che non sono possibili fughe in avanti. Quanto agli Autonomi, sarà eliminata l’Irap per le società personali e per le associazioni professionali. Poi ci sono le semplificazioni, a partire dal calendario delle scadenze fiscali. Ancora: per i professionisti che si avvalgono di dipendenti avremo la riduzione delle ritenute sui loro compensi e la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione. Le società personali in contabilità ordinaria potranno optare per l’Iri, rendendo il sistema neutro rispetto alla forma giuridica scelta”.
Intanto, però, un alto funzionario Ue, dopo le sollecitazioni delle scorse settimane, alla vigilia della riunione fissata per lunedì 15 maggio, in merito alla ratifica del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) da parte dell’Italia, ha fatto sapere che: “La ratifica della riforma del Mes farà parte della discussione sull’Unione bancaria al prossimo Eurogruppo e ci si aspetta che il ministro italiano delle Finanze chiarisca quali siano i piani del governo. La ratifica è una prerogativa dei Parlamenti nazionali e dobbiamo rispettare questo processo. L’aspettativa è che l’accordo politico raggiunto tra i rappresentanti dei governi sia onorato. Ascolteremo attentamente come intenda procedere il governo italiano”.
©Riproduzione riservata