di Federica Marengo martedì 24 gennaio 2023
-Nella trecentotrentaquattresima giornata di guerra in Ucraina, in seguito a un’inchiesta giornalistica su presunta corruzione nell’esercito, nell’ambito di forniture di equipaggiamento e alimentari, sono stati destituiti e hanno lasciato i loro incarichi quattro Viceministri ( viceministri per lo sviluppo comunitario e territoriale Ivan Lukeryu e Vyacheslav Negoda; il viceministro delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka, il vice Ministro della Difesa Vyacheslav Shapovalov), il numero due dello staff del Presidente Zelensky, Tymoshenko , cinque governatori regionali e il sostituto procuratore generale.
La notizia di tali dimissioni era stata in parte anticipata nel suo videomessaggio serale alla popolazione dal Presidente ucraino, Zelensky, il quale aveva parlato di “imminenti cambiamenti nel personale all’interno del Governo”, annunciando l’introduzione per i funzionari del divieto di viaggiare all’estero per motivi non ufficiali.
La raffica di dimissioni nel governo ucraino, per il consigliere del Presidente, Podolyak risponde “Alla “richiesta fondamentale dell’opinione pubblica di una giustizia uguale per tutti. Le decisioni del presidente Zelensky testimoniano quali siano le priorità dello Stato”.
Da Bruxelles, un portavoce della Commissione UE ha dichiarato in merito: “Abbiamo notato le dimissioni in corso tra le fila del governo ucraino, non commentiamo le indagini in corso ma possiamo dire che siamo soddisfatti che le autorità ucraine prendano sul serio questa situazione. L’Ucraina deve rafforzare la lotta alla corruzione, specie ad alti livelli, e questo fa parte del processo di adesione: l’Ue con i suoi partner ha sostenuto l’Ucraina a rafforzare lo stato di diritto per anni. L’Ue ha diversi livelli di controllo per essere sicura che i suoi fondi vadano dove devono andare”.
La notizia, poi ,è stata commentata anche da Mosca, tramite la portavoce del ministero degli Esteri, Zakharova, che ha affermato: “In Ucraina è cominciata una nuova spartizione della torta. Di questa torta, è rimasto solo un pezzo, ma questi vampiri insaziabili continuano a spartirselo”.
Intanto, il ministro della Difesa tedesco, Pistorius, ha incontrato il segretario generale della Nato, Stoltenberg, e nella conferenza stampa congiunta ,svoltasi al termine del confronto, il ministro Pistorius, ha fatto sapere che “non vi è nessuna novità sull’invio in Ucraina di carri armati Leopard2 da parte della Germania” e che “anche altri Paesi valutano attentamente la questione”.
Il segretario generale della Nato, Stoltenberg, invece, si è detto “fiducioso che si arriverà presto a una decisione da parte del governo tedesco”, sottolineando come sia “necessario fornire a Kiev velocemente armi più forti”.
Secondo indiscrezioni di stampa americana fornite dal Wall Street Journal (che avrebbe sentito alcune fonti), confermate dal giornale tedesco Spiegel, il via libera all’invio da parte della Polonia dei carri armati Leopard 2 tedeschi potrebbe arrivare già nella giornata di domani o al più in settimana, in quanto il Presidente USA Biden, avrebbe dato l’ok all’invio a Kiev di carri armati Abrams M1, condizione cui il cancelliere tedesco Scholz avrebbe subordinato il sì all’autorizzazione ai Paesi che hanno in dotazione tali mezzi corazzati di rifornirne l’Ucraina.
Già in mattinata, il ministro della Difesa tedesco Pistorius, aveva invitato gli alleati disposti a consegnare i carri armati Leopard2 a Kiev a istruirne all’uso i militari ucraini, in attesa della decisione del governo tedesco, nella cui coalizione l’SPD si è diviso al suo interno sulla questione.
Da Mosca, il portavoce del Cremlino, Peskov,ha fatto sapere che “la fornitura di Leopard non porterà niente di buono e avrà inevitabilmente un impatto sulle relazioni future tra la Russia e la Germania”.
Inoltre, il ministero degli Esteri russo, in merito all’espulsione dell’ambasciatore russo decisa dalla Lettonia in forma di solidarietà con l’Estonia, ha reso noto, tramite nota, che “Vi sarà una dura risposta nei confronti della Lettonia”.
Sempre in merito all’invio di ulteriori aiuti militari, questo pomeriggio, la Camera del Parlamento italiano ha dato il via libera con 215 sì, 46 no al quinto Decreto Ucraina, che proroga al 31 dicembre 2023, “l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative di Kiev”. Il provvedimento, già votato al Senato e, dunque convertito in legge, è stato approvato dalla Maggioranza e dal Pd, mentre hanno espresso voto contrario il M5S e Alleanza Europa Verde-Sinistra Italiana, che chiedono al Governo lo stop all’invio di armi e di intraprendere un’azione diplomatica volta al raggiungimento della pace. Non hanno votato alcuni deputati dem, tra cui esponenti della componente di Artiolo 1, come Arturo Scotto.
Confermato dal ministro degli Affari Esteri, Tajani l’invio tra gli armamenti previsti nel pacchetto dei missili terra-aria di costruzione franco-italiana Samp-T e dal ministro della Difesa Crosetto l’arrivo in Aula di un sesto decreto Ucraina già al vaglio del Governo.
Sul fronte dei combattimenti, invece, proseguono i bombardamenti e i raid russi sia nella regione nord-orientale del Donbass che in quella sudorientale di Zaporizhzhia, dove gli attacchi delle forze di Mosca sono però respinti dalle forze armate ucraine,mentre salgono a 11 le navi della flotta russa con a bordo missili Kalibr, posizionatesi nei pressi di Odessa, nel Mar Nero.
Riguardo all’elicottero schiantatosi a Brovary, nei dintorni di Kiev, contro una scuola materna,il sito ucraino “Strana”, che cita fonti del Ministero , ha reso noto che la causa sarebbe stata “un errore umano dovuto alla nebbia”. Nel tragico schianto hanno trovato la morte 14 persone tra cui un bambino e il ministro degli Interni ucraino.
Infine, in ambito diplomatico, la Turchia ha chiesto di rinviare a tempo indeterminato i negoziati sull’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia, in seguito alle polemiche scaturite dopo che lo scorso sabato una copia del Corano è stata bruciata dinanzi l’ambasciata turca a Stoccolma da Rasmus Paluden, politico danese con cittadinanza svedese, leader del partito di estrema destra Stram Kurs (Linea dura). In conseguenza di ciò, il presidente turco Erdogan , ieri ha annunciato che “la Svezia non potrà più contare sul sostegno di Ankara per l’adesione all’Alleanza Atlantica”.
A seguire, il ministro degli Esteri finlandese Haavisto ha reso noto in un’intervista alla Tv pubblica finlandese Yle , che ,”Se la Turchia dovesse continuare a porre un veto al loro ingresso nell’alleanza atlantica, il suo Paese sarebbe costretto a prendere in considerazione l’adesione alla Nato senza la vicina Svezia”, precisando che: “Un’adesione congiunta dei due Paesi nordici rimane la prima opzione, ma dobbiamo ovviamente valutare la situazione, se è successo qualcosa per cui a lungo termine la Svezia non può più andare avanti. E’ troppo presto per prendere una posizione”.
Quanto alla politica estera e interna italiana, la Presidente del Consiglio Meloni, questa mattina, è intervenuta con un videomessaggio alla Conferenza Nazionale “L’Italia e i Balcani Occidentali: crescita e integrazione”, organizzata a Triste dalla Fernesina e dal Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani.
Nel suo intervento in apertura, la Premier, ha dichiarato: “È urgente che l’Unione Europea sviluppi una nuova visione nei confronti” dei Balcani occidentali e metta l’allargamento alla Regione tra le sue priorità. Portare più Italia nei Balcani è l’obiettivo di questo Governo. E’ quello che ci chiedono tutti gli amici della regione, l’ho constatato personalmente in occasione del vertice a Tirana. Siamo protagonisti nella regione ma dobbiamo rinnovare questa presenza e investire nei settori strategici”.
Concorde il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani , che ha sottolineato: “La giornata di oggi deve serve a riunire tutte le forze italiane dei diversi settori, imprenditoriali e politici, anche con la benedizione dell’Ue, per lanciare una presenza sempre più forte del nostro Paese in una regione che deve diventare anche parte del mercato europeo. Noi siamo per un’accelerazione dei processi di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali. E’ fondamentale la stabilità della regione anche perché attraverso i Balcani passano anche i flussi migratori dalla Turchia ed è importante evitare l’immigrazione illegale. Stabilità significa anche possibilità di crescita economica e di presenza delle nostre imprese. Con il ministro Crosetto siamo già stati in Serbia e Kosovo anche per facilitare il dialogo tra questi due Paesi. Anche grazie alla presenza di tanti militari italiani, credo si possa costruire e per il nostro Paese un’azione positiva. Vogliamo avere i Paesi dei Balcani nell’orbita europea, questo significa essere credibili, seri, affidabili, fare investimenti. Vogliamo essere più presenti perché in politica quando si lasciano degli spazi questi spazi vengono occupati da altri. Se noi siamo presenti politicamente, con le nostre imprese e anche con i nostri militari di pace non ci sono pericoli di occupazione di spazi da parte di altri. Non c’è solo la Russia, tanti sono interessati ai Balcani. Per questo l’Italia e l’Europa devono essere più presenti”.
A seguire, poi, l’intervento del commissario Ue all’allargamento, Varhelyi, che ha detto: “C’è tanto da fare e abbiamo bisogno di più Italia nei Balcani occidentali come Paese fondatore e grande Stato membro dell’Ue. Le nostre aspettative sono più alte. Vogliamo che l’Italia riesca a promuoversi in modo più forte nei Balcani occidentali e nell’Ue. Trieste non è solo la porta per l’Europa orientale ma anche per quella occidentale”.
Riguardo ai principali dossier sul tavolo dell’Esecutivo, invece, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso ,ha convocato alle 15:00, al Ministero i sindacati dei gestori dei distributori di benzina Faib, Fegica, Figisc Anisa, per scongiurare lo sciopero proclamato a partire dalle 19:00 di oggi alle 19:00 di giovedì sulla rete ordinaria e dalle 22:00 di oggi alle 22:00 di giovedì sulla rete autostradale, “per protestare”, spigano i rappresentanti delle sigle, nelle due locandine realizzate per chiarire agli automobilisti le motivazioni del blocco delle attività, che comprende anche i self service, ma rispetterà le fasce di garanzia, “contro la vergognosa campagna diffamatoria verso la categoria e gli inefficaci provvedimenti del Governo ,che continuano a penalizzare i gestori senza tutelare i consumatori dai nuovi aumenti del costo dei carburanti”.
I sindacati, auditi stamane in Commissione Attività produttive della Camera ,dove il Dl Trasparenza ha iniziato il suo iter, chiedono quindi l’eliminazione delle sanzioni e del cartellone con i prezzi medi giornalieri, da sostituire con un QR-Code o una App o con dispositivi luminosi a distanza , “in modo da sgravare i benzinai già oggi oberati da obblighi di comunicazione”.
Tuttavia, nonostante le proposte del Governo di abbassare ulteriormente le sanzioni per chi non rispetti le norme (attualmente fino a 800 euro, mentre prima delle modifiche le sanzioni arrivavano a un massimo di 6000euro)e di continuare il confronto con le sigle sindacali durante l’iter parlamentare del decreto, la Fegica e la Figisc/Anisa hanno confermato lo sciopero di 48 h, evidenziando come l’intervento dell’Esecutivo sia “insufficiente e tardivo”, mentre la Faib ha deciso di ridurre la protesta a 24 h, come segnale di apertura nei confronti del Governo, con cui domani in mattinata è previsto un nuovo incontro con tutti e tre i sindacati.
Sul piede di guerra, le associazioni dei consumatori, Codacons e Assoutenti, con la prima che ha ventilato un esposto in Procura per interruzione di pubblico servizio e la seconda che ha chiesto alle Prefetture e al garante per gli scioperi di bloccare la protesta precettando i benzinai e costringendo i distributori a rimanere aperti e ha proposto un contro-sciopero dei consumatori. Gli utenti , inoltre, hanno denunciato un aumento dei prezzi alla pompa.
Altro dossier sul tavolo del Governo, la proroga delle concessioni balneari, in scadenza il 31 dicembre 2023. Per discutere della questione, che rientra nell’ambito della riforma della Concorrenza ,legata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il ministro delle Politiche UE, della Coesione e del PNRR, Fitto, ha riunito la Maggioranza.
Nel corso della riunione si è deciso di prorogare la delega al Governo , in scadenza il 2 febbraio, per elaborare la riforma del settore , di istituire un tavolo interministeriale e di riformulare gli emendamenti presentati con cui si chiedeva la proroga delle concessioni oltre il 31 dicembre 2023, data stabilita da una sentenza del Consiglio di Stato, in attesa di un incontro con i rappresentanti della categoria nel quale valutare le loro richieste.
Nella nota diffusa al termine della riunione si legge infatti: “Nell’incontro di oggi il governo ha illustrato alla maggioranza le ultime novità emerse dall’ordinanza della Corte di giustizia europea del 16-01-2023, che ha deciso di statuire senza trattazione orale sul rinvio pregiudiziale proposto dal TAR Lecce. Si è convenuto di istituire un tavolo interministeriale, nonché di aprire un immediato confronto con le categorie e le istituzioni interessate. Pertanto è necessaria una proroga per l’esercizio da parte del governo della delega”.
Se il Governo intende, quindi ,difendere gli stabilimenti in quanto”in gran parte aziende familiari”, le Opposizioni , all’attacco, accusano la Maggioranza di “aver compiuto l’ennesima marcia indietro e di voler prendere tempo”.
In mattinata, invece, il Presidente della Repubblica Mattarella , ha presieduto al Quirinale la cerimonia di passaggio delle consegne tra vecchio e nuovo Consiglio Superiore della Magistratura, in occasione della quale, ha dichiarato: “Nel rinnovare il mio cordiale saluto, esprimo nuovamente un sentito ringraziamento al Vicepresidente e ai consiglieri uscenti, per l’impegno profuso e per l’attività svolta nel corso del mandato. E sono certo che il nuovo Consiglio saprà svolgere le sue funzioni nel quadro di corretti rapporti istituzionali, nell’interesse preminente della Repubblica. L’indipendenza della magistratura, pilastro della nostra democrazia e garantita dalla Costituzione. I compiti che la Costituzione e la legge affidano al Csm sono volti ad assicurare l’indipendenza della magistratura, pilastro della nostra democrazia e garantita dalla Costituzione. Attraverso l’esercizio trasparente ed efficiente del governo autonomo il Consiglio Superiore deve garantire, nel modo migliore, l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione; e deve assicurare agli uffici giudiziari il miglior livello di professionalità dei magistrati, che svolgono con impegno e dedizione la loro attività anche in condizioni ambientali complesse e talvolta insidiose”.
Il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura uscente , Ermini , invece, ringraziando il Capo dello Stato, ha detto: “L’istituzione ha retto, ma se questo risultato è stato possibile, lo dobbiamo principalmente a Lei, signor Presidente a cui vanno i miei sentimenti di profonda stima e gratitudine per la saggezza con cui ci ha guidati, per la fiducia che ha riposto in noi, per il sostegno che mai è mancato. L’istituzione ha retto,ha dimostrato di avere fondamenta solide, ha riacquistato gradualmente quella serenità che ha permesso di svolgere fino alla fine i propri compiti, primo tra tutti la tutela dell’autonomia e indipendenza della magistratura”.
©Riproduzione riservata