-di Federica Marengo venerdì 13 gennaio 2023
-Nella trecentoventitreesima giornata di guerra, tra Mosca e Kiev continua il rincorrersi di notizie di segno opposto sulla conquista di Soledar, città a pochi chilometri da Bakhmut, nei pressi di Donetsk,regione orientale del Paese. Infatti, se le truppe filorusse e il ministero della Difesarusso hanno fatto sapere di aver evacuato 100 persone dalla città e di aver preso il pieno controllo di quest’ultima, accusando i soldati ucraini di aver usato armi chimiche, le forze armate di Kiev hanno smentito, sottolineando però la devastazione della città mineraria, i cui edifici sono stati distrutti e chiedendo l’apertura di corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili ivi intrappolati.
La conquista della città, inoltre, non è stata confermata neppure dal Dipartimento di Difesa americano, secondo cui la “situazione resta complessa”, mentre per l’Istituto per lo studio della guerra, vi sono probabilità che la conquista sia avvenuta. Una troupe della Cnn, di stanza vicino alla città, infine,ha riferito di un “ritiro organizzato e senza alcun senso di panico” delle truppe di Kiev.
Ad ogni modo, per il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti,Kirby, l’eventuale vittoria russa a Soledar e a Bakhmut “non avrà un impatto strategico sulla guerra stessa”.
Proseguono poi, i bombardamenti e i raid russi nella regione di Kharkiv, dove due donne sono rimaste uccise.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky, che, ha promesso di fornire tutto il necessario in termini di equipaggiamenti e armi ai soldati che resistono agli assalti russi a Soledar e Bakhmut, parlando al Parlamento lituano, ha detto: “Quest’anno è decisivo e l’Ucraina è sulla via della vittoria sulla Russia. Mosca deve essere sconfitta in terra ucraina. Voglio ringraziarvi per non aver tradito la libertà neanche per un minuto. E non solo durante questi 323 giorni di crudele e disumana guerra russa… Ora si va verso la vittoria finale. La Russia non potrà più dettare nulla ai popoli d’Europa quando termineremo questa guerra con la sconfitta inequivocabile dell’aggressore”,seguito dal suo consigliere Podolyak , secondo cui lo scontro pubblico tra Mosca e i mercenari Wagner sulle rivendicazioni sul conflitto in Ucraina è “buon segno dell’inizio della fine”.
Il primo ministro ucraino Shmyhal, invece, citato da Ukrainska Pravda, in merito all’adesione dell’Ucraina della UE, ha detto: “Il governo ucraino prevede di chiudere i negoziati e firmare un accordo sull’adesione dell’Ucraina all’Ue in meno di due anni. Ora stiamo completando l’attuazione delle sette raccomandazioni della Commissione europea, che ci consentiranno di avviare i prossimi passi per l’integrazione. Dobbiamo anche analizzare la conformità della nostra legislazione con la legislazione dell’Ue per comprendere chiaramente la portata del lavoro questo deve essere fatto. Successivamente, saremo sulla via dei negoziati che dovrebbero culminare nella firma dell’accordo sull’adesione dell’Ucraina all’Ue. Prevediamo di percorrere questo percorso in meno di due anni, e poi l’Ucraina diventerà un membro a pieno titolo dell’Ue”,
Sul fronte invio di armi da parte degli alleati, in arrivo da Gran Bretagna, Francia , Germania, Polonia e Finlandia mezzi corazzati e carri armati, così come dagli USA i missili Patriot. Riguardo all’Italia, Il ministro della Difesa, Crosetto, ha avuto in giornata un colloquio telefonico con il segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America, Austin, sulla collaborazione tra i due Paesi nel settore della difesa e sull’evoluzione della crisi in Ucraina. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa in una nota, “Il segretario Usa nel confermare la storica e fraterna amicizia che lega Italia e Stati Uniti d’America, ha ringraziato il ministro Crosetto e l’Italia per la ferma e decisa volontà del governo italiano nel supportare l’Ucraina e il popolo ucraino. L’Italia, Continuerà a supportare l’Ucraina in modo che si possa difendere dagli attacchi della Russia, consapevoli che solo una pace giusta, che rimane sempre l’obiettivo principale, può porre fine a una guerra di invasione”.
A Mosca, il Presidente russo Putin ha incaricato l’ufficio del procuratore generale, il comitato investigativo, l’FSB, il ministero dell’Interno e la Corte suprema di “proteggere i residenti delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk e delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia dai “procedimenti penali da parte dell’Ucraina per motivi politici”.
Il portavoce del Cremlino, Peskov,invece, si è detto contrario alle punizioni per chi è fuggito dal Paese dopo l’”operazione militare speciale in Ucraina” e per sfuggire alla mobilitazione parziale proclamata lo scorso settembre. Tali dichiarazioni arrivano dopo la proposta del Presidente della Duma, la camera bassa del Parlamento, Volodin, di confiscare le proprietà dei cittadini russi che si sono trasferiti all’estero e hanno fatto commenti giudicati “offensivi” verso Mosca e le sue forze armate.
A Bruxelles, secondo fonti diplomatiche UE, nel corso del summit previsto per il 3 febbraio, a poche settimane dall’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, potrebbe essere presentato il decimo pacchetto di sanzioni UE a carico di Mosca con l’obiettivo di estendere l’elenco di banche e media russi, oltre che di individui ed entità, colpiti dalle misure restrittive ed estenderle al comparto dell’energia nucleare. Sul tavolo anche nuove sanzioni alla Bielorussia.
A tal proposito, la Presidente della Commissione UE, von der Leyen, nel corso della conferenza stampa, a margine dell’incontro a Kiruna con il Premier svedese Kristersoon, ha dichiarato: “Dobbiamo mantenere la pressione sulla Russia e continueremo il nostro incrollabile sostegno all’Ucraina. Partiremo a gennaio con l’erogazione della prima tranche del pacchetto di 18 miliardi di euro di aiuti. E stiamo preparando per la ricostruzione dell’Ucraina”.
In ultimo, ribadito il ruolo di mediatrice della Turchia tra Mosca e Kiev nei negoziati , nel corso della visita ufficiale ad Ankara di oggi del ministro degli Esteri Tajani , che nell’incontro con il Presidente turco Erdogan ha affrontato diversi temi oltre alla guerra in Ucraina, tra cui il contrasto all’immigrazione illegale dalle rotte balcaniche e dalla Libia e la crisi energetica con il ruolo di possibile hub rivestito sia dall’Italia che dalla Turchia.
Quanto alla situazione politica interna, stamane, a Palazzo Chigi, si è tenuto l’incontro del Governo con i sindacati dei gestori di distributori di carburante, conclusosi con il congelamento dello sciopero proclamato ieri per il 25 e il 26 gennaio , la sospensione del giudizio sul Decreto legge Trasparenza, varato martedì in Consiglio dei Ministri e non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, la calendarizzazione di un nuovo incontro con l’Esecutivo il 17 gennaio.
Così, dunque, in una nota congiunta, le associazioni sindacali di categoria Faib, Fegica, Figisc/Anisa, dopo il confronto con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mantovano, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, e il ministro dell’Economia Giorgetti: “Per quello che riguarda le organizzazioni dei benzinai, le polemiche finiscono qui, si apre un percorso che può portare a rivalutare anche lo sciopero proclamato per fine mese, al momento congelato seppure con la riserva per una sua sospensione in funzione dell’esame del testo del decreto una volta emanato. Ora è il momento di lavorare seriamente per restituire efficienza e piena legalità alla rete. Già nei prossimi giorni, le organizzazioni dei gestori si rendono disponibili ad affrontare i temi sul tavolo e a individuare strumenti anche normativi utile ad affrontare sia la contingenza che soprattutto la prospettiva. È stato un incontro proficuo, c’è stato un chiarimento Ringraziamo il governo, che ha ascoltato le esigenze della categoria. Possiamo dire che siamo nella condizione di sentirci abbastanza soddisfatti perché è stato stabilito a breve di incontrarci di nuovo per fare partire il tavolo tecnico sul settore che chiediamo da tempo. Il tavolo sarà basato su tutti i temi emergenziali di settore”.
Due, i motivi all’origine della protesta dei sindacati dei gestori delle pompe di benzina, spiegati dai rappresentanti della categoria: 1) il proposito di “porre fine all’ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori additati come speculatori e cercare di ristabilire la verità” e 2) le norme previste dal Dl Trasparenza, ritenute “un onere ulteriore”, come l’esposizione obbligatoria e giornaliera del prezzo medio dei carburanti al pubblico e la comunicazione all’osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ex Ministero dello Sviluppo Economico.
A seguire , a Palazzo Chigi anche i rappresentanti della filiera carburanti e il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo.
Già nella serata di ieri , a spiegare come “Non vi fosse alcuna ondata di fango nei confronti dei titolari delle pompe di benzina e del settore né fosse stata rivolta loro alcuna accusa di speculazione”,e a rivendicare le scelte del Governo ,era stata la Premier Meloni in due interviste rilasciate al TG1 e al Tg5 ,in cui ha spiegato che : “Quello che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo dei carburanti”.
Al momento, quindi, nessuna reintroduzione del taglio delle accise, come chiarito dal ministro dell’Economia Giorgetti, nel Question Time di ieri al Senato, il quale ha chiarito che il decreto Trasparenza verrà modificato introducendo la norma che prevede di “ridurre le accise ,se il prezzo supera almeno il 2% del valore indicato nel Def: in caso di aumento del prezzo del greggio e quindi dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa”.
Al centro del dibattito politico ,dunque, il tema del caro carburanti, con la Maggioranza ricompattatasi intorno alle misure messe in campo dal governo, dopo l’apertura dei giorni scorsi di Forza Italia e Lega a una possibile reintroduzione del taglio delle accise voluto dal Governo Draghi, e che definiscono l’attacco delle Opposizioni “pretestuoso”.
Il Pd, infatti, tramite il suo responsabile economico, Boccia, ha parlato di “scelta politica del Governo nell’impiegare le risorse derivate dall’extragettito dell’Iva su condoni e Flat Tax”, mentre il Terzo Polo (Italia Viva- Azione)ha lamentato “la mancata pubblicazione del Dl Trasparenza in Gazzetta Ufficiale e le troppe marce indietro dell’Esecutivo su vari questioni”.
Per il M5S, invece, “il Governo Meloni è il Governo dei rincari, che aiuta i potenti e favorisce l’inflazione aiutando i ricchi”.
La Premier Meloni, poi, che lunedì riunirà i ministri e i gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia, per fare il punto sull’azione di Governo, nel pomeriggio, dapprima, ha incontrato il Governatore di Bankitalia, Visco, con cui ha parlato di crescita del Paese e di scelte politiche per il futuro di quest’ultimo, oltre che del tema carburanti e poi, il candidato alle Elezioni Regionali nel Lazio della coalizione di centrodestra, Rocca, elogiandone le capacità ritenute giuste per “voltare pagina nella Regione”.
Tutto ciò, mentre l’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti i dati sulla produzione industriale di novembre, secondo cui “a novembre 2022 l’indice destagionalizzato è diminuito dello 0,3% rispetto ad ottobre. Su base annua, invece, l’indice complessivo è sceso del 3,7% . Nella media del trimestre settembre-novembre il livello della produzione industriale è diminuito dell’1,0% rispetto ai tre mesi precedenti. Tra i raggruppamenti principali di industrie, la flessione più marcata si è registrata per l’energia, che nel confronto mensile segna -4,5% e nel confronto annuo -16,2%”.
Istat, poi, nella sua nota sull’andamento dell’economia nei mesi di novembre e dicembre 2022, ha evidenziato che “l’incertezza legata alle prospettive di crescita in rallentamento” per quest’anno “rendono cauti consumatori e imprese che producono beni di consumo e che si aspettano una riduzione dei prezzi”.
Sul fronte Covid19, resi noti i dati del monitoraggio settimanale relativi all’andamento della pandemia, elaborati da Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui i casi sono diminuiti del 38,2% e i decessi del 25,7%. In calo l’incidenza con 143 casi ogni 100.000 abitanti, rispetto ai 231 della settimana scorsa. In discesa anche il tasso di occupazione delle terapie intensive (da 3,2 a 3,1%) e dei reparti ordinari. Nessuna Regione o Provincia autonoma è classificata a rischio, sette sono invece classificate a rischio moderato: Basilicata, Emilia Romagna, Provincia di Trento, Puglia, Sardegna e Sicilia, Umbria. Quattordici, le Regioni e Province autonome classificate a rischio basso.
Per l’Ecdc( Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), la sottovariante di Omicron XBB.1.5, attualmente e ampiamente diffusa negli USA, “potrebbe diventare dominante in Europa nei prossimi uno o due mesi”, ed è “moderata” la possibilità che questo accada, anche perché “la gravità dell’infezione non sembra diversa dalle varianti Omicron già diffuse in precedenza, soprattutto per le persone in salute e vaccinate”. Tuttavia, l’Oms è tornata a raccomandare l’uso della mascherina, in particolare negli spazi chiusi e affollati.
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