di Federica Marengo lunedì 18 luglio 2022
-Nella centoquarantacinquesima giornata di guerra in Ucraina, le forze russe hanno continuato a bombardare la regione orientale dell’Ucraina, in particolare la città di Toretsk nel Donbass , causando la morte di cinque persone, e il distretto di Bakhmut, nel Donetsk, provocando il ferimento di sei persone, di cui tre bambini.
Presa, invece, dai filorussi dell’autoproclamata Repubblica popolare di Luhansk, la città di Seversk, che conta una popolazione di circa 11 mila persone e si trova a un bivio, uno dei quali porta a sud di Bakhmut, importante snodo dei trasporti. La seconda strada conduce più a ovest, a Sloviansk-Kramatorsk. Inoltre, il portavoce della milizia dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, Basurin, ha dichiarato che la liberazione del Donbass verrà completata entro l’anno.
Un numero di civili ancora in fase di accertamento ha riportato ferite in seguito a un attacco ucraino contro un sobborgo di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson.
Esplosioni, sono state poi rilevate anche nella parte meridionale del Paese, a Mykolaiv , a Odessa , dove è stata colpita un’infrastruttura militare, e a Nikopol, nella regione di Dnipropetransk.
Secondo l’intelligence di Kiev, le truppe di Mosca starebbero preparando un referendum a Melitopol , nella regione di Zaporizhia, per l’inizio di settembre, starebbero conducendo un censimento porta a porta e coloro che sostengono l’Ucraina, saranno presto espulsi con la forza.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky, che ha rimosso il capo della sicurezza Bakanov e la Procuratrice generale Vediktova che indagava sui crimini di guerra compiuti dai russi, accusati di tradimento e collaborazione con i servizi speciali russi, e che ha nominato capo ad interim dei servizi di intelligence il primo vice capo del Servizio di sicurezza ucraino, Maliuk, ha così spiegato, nel consueto videomessaggio alla popolazione, pubblicato sui suoi canali social: “Questa persona è stata licenziata da me all’inizio dell’invasione su vasta scala e, come si può vedere, tale decisione era assolutamente giustificata. “Sono state raccolte prove sufficienti per la notifica, a questa persona, di sospetto tradimento. Tutte le sue azioni criminali sono documentate. Tutto ciò che ha fatto in questi mesi e anche prima riceverà un’adeguata valutazione legale. Il presidente ha aggiunto che “saranno ritenuti responsabili anche tutti coloro che assieme a lui facevano parte di un gruppo criminale che ha lavorato nell’interesse della Federazione russa. Il riferimento è al passaggio di informazioni segrete al nemico e ad altre forme di collaborazione coi servizi speciali russi. Sono state prese decisioni sul personale nei confronti dei capi regionali del settore della sicurezza Kherson, Kharkiv. Abbiamo anche trattato la locale leadership del potere esecutivo; saranno valutate le azioni specifiche e l’eventuale inerzia di ciascun funzionario nel campo della sicurezza e delle forze dell’ordine. Nel video il presidente ucraino segnala che a oggi sono stati avviati 651 procedimenti criminali per tradimento e collaborazionismo. In particolare, oltre 60 impiegati dell’ufficio del procuratore e del servizio di sicurezza ucraino (Sbu)”, sono rimasti nel territorio occupato e stanno lavorando contro il nostro Stato”.
Poi, sempre Zelensky, ha fatto il punto sull’andamento della guerra: “Gli occupanti russi hanno impiegato più di tremila missili da crociera contro l’Ucraina dall’inizio dell’invasione su vasta scala il 24 febbraio scorso. Alle 19 di oggi la Russia ha già utilizzato più di tremila missili da crociera contro l’Ucraina. E’ impossibile contare il numero di artiglieria e altri proiettili che sono stati usati contro il nostro Paese e il nostro popolo. Ma è sicuramente possibile portare tutti i criminali di guerra russi alla giustizia. Tutti i collaboratori. Tutti i responsabili del terrorismo. Per tutto cio’ che sta accadendo da 144 giorni e più di otto anni. Sarà fatto. Lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha avvertito che esiste un’elevata minaccia di ulteriori attacchi missilistici da parte delle truppe russe nelle regioni meridionali del Paese”.
A Mosca, invece, il ministro degli Esteri Lavrov, tornando sulla concessione all’Ucraina e alla Moldavia dello status di candidato UE, ed esortando l’Occidente a “giocare onestamente” sulla base del diritto internazionale, ha affermato che questa sarebbe considerata come una mossa contro la Russia e che l’idea del Presidente francese Macron di creare una comunità politica europea è un’idea deliberatamente conflittuale con aspirazioni anti-russe, mentre il portavoce del Cremlino,Peskov, in un’intervista televisiva , ha detto: “L’operazione speciale” della Russia in Ucraina terminerà quando tutti i suoi obiettivi saranno raggiunti, non ci sono tempistiche chiare, la cosa principale è l’efficienza. Non abbiamo dubbi che l’operazione militare speciale terminerà dopo che gli obiettivi saranno ancora raggiunti. Non ci sono tempi chiari, l’importante è l’efficacia di questa operazione”.
Il Presidente Putin, infine,secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, avrebbe sottolineato l’impossibilità di sviluppo per la Russia, se isolata dal resto del mondo e assicurato che Mosca supererà i problemi tecnologici causati dalle sanzioni occidentali.
A Bruxelles, nel frattempo, si è svolto il Consiglio degli Affari Esteri, che ha approvato una nuova tranche di aiuti militari all’Ucraina da 500 milioni di euro, nell’ambito del fondo European Peace Facility, ricevendo i ringraziamenti del ministro degli Esteri Kuleba, il quale ha esortato la UE a sostenere il Tribunale speciale per i crimini di aggressione contro l’Ucraina e a non fare marcia indietro sulle sanzioni alla Russia (che pure sono state argomento del vertice dei Ministri degli Esteri UE, stabilendo un’estensione di queste ultime ad altri 48 individui e a 9 entità).
Tuttavia, proprio mentre il colosso russo Gazprom ha annunciato lo stop parziale delle forniture di gas alla UE per cause di forza maggiore e l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha esortato i Paesi UE a ridurre i consumi di gas per evitare razionamenti drastici in caso di tagli da parte di Mosca, la Presidente della Commissione UE , Von der Layen, in missione a Baku, in Azerbajigian, in attesa di mercoledì ,quando sarà presentato dalla Commissione il piano di emergenza per fronteggiare il blocco da parte di Mosca che prevede tra le misure la priorità dell’alimentare in caso di razionamento, sottolineando l’inaffidabilità della Russia già prima della guerra in Ucraina, ha siglato un accordo per il raddoppio delle forniture di gas, partendo da 8 miliardi di m3 e 12 miliardi di m3 per il 2023, con l’obiettivo dei 20 miliardi di m3 da raggiungere entro il 2027.
Sempre in merito alla questione gas, stamane, il Premier Draghi, insieme con i Ministri Di Maio (Esteri), Cingolani (Transizione ecologica), Giovannini (Trasporti), Cartabia (Giustizia) e Bonetti (Famiglia e Pari Opportunità) è volato in Algeria per il IV vertice intergovernativo italo-algerino per discutere della stabilità del Mediterraneo alla luce della guerra russo-ucraina e per siglare nuovi accordi.
Nelle dichiarazioni congiunte con il Presidente della Repubblica di Algeria, Tebboune, seguite alla firma di 15 accordi e protocolli d’intesa, riguardanti: rinnovabili, strade, autostrade e grandi opere, lotta alla corruzione, attraverso la collaborazione con l’Anac, ma anche alla radicalizzazione in carcere, protezione del patrimonio culturale, microimprese e start up, cooperazione industriale, lavori pubblici, il Presidente del Consiglio ha dichiarato: “Il vertice intergovernativo ha confermato il nostro partenariato privilegiato nel settore energetico. In questi mesi, l’Algeria è diventato il primo fornitore di gas del nostro Paese e l’annuncio dei 4 miliardi di metri cubi di gas dei giorni scorsi rappresenta una accelerazione rispetto a quanto previsto dagli accordi e anticipa forniture ancora più cospicue nei prossimi anni. La collaborazione con l’Algeria sarà nello sviluppo di fonti rinnovabili, in particolare dell’idrogeno verde e dell’energia solare, eolica e geotermica. L’Algeria un partner molto importante per l’Italia. Lo è nel campo energetico, nell’industria e nell’attività imprenditoriale, nella lotta alla criminalità, nella ricerca della pace e della stabilità nel Mediterraneo. L’Italia è da tempo impegnata in prima linea per sbloccare il transito di cereali dai porti del Mar Nero ed evitare una crisi alimentare catastrofica. Il governo italiano si è attivato subito per favorire un accordo tra Russia e Ucraina su questo tema. Gli sviluppi nei negoziati in Turchia della scorsa settimana sono un segnale incoraggiante, che ora deve essere consolidato. L’Algeria, contribuisce in modo “determinante” all’azione del governo italiano di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, essendo diventata in questi mesi il primo fornitore di gas dell’Italia. È di questi giorni la comunicazione della società algerina Sonatrach di un prossimo rilascio di 4 miliardi di metri cubi di gas verso l’Italia nell’ambito dell’accordo firmato con Eni lo scorso aprile”.
Sul fronte blocco dei porti ucraini e delle esportazioni di grano (definita dall’Alto Rappresentate per le Politiche Estere, Borrell ,una “questione di vita o di morte per milioni di persone nei Paesi più poveri”), in mattinata , il Presidente turco Erdogan (che ha ribadito il suo veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, se non fossero rispettate le condizioni dell’accordo siglato al vertice Nato di Madrid del giugno scorso), ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente francese Macron per l’apertura di corridoi attraverso il Mar Nero e il Bosforo e la realizzazione di un centro di coordinamento in Turchia con controlli congiunti e garanzia di sminamento , questione che, insieme a Siria e nucleare, sarà anche al centro del vertice di domani dello stesso Erdogan con Putin in Iran, e di un altro confronto che si terrà in settimana, sempre tra Erdogan e le delegazioni di Kiev e Mosca e l’Onu.
Quanto alla politica interna italiana , mentre si attendono le Comunicazioni del Premier Draghi alle Camere di mercoledì, che sarà seguito dal voto di fiducia prima in Senato e poi alla Camera, come deciso dai Presidenti Maria Elisabetta Alberti Casellati e Fico in conferenza dei capigruppo, e mentre si moltiplicano gli appelli (stamane, dopo i sindaci , la società civile, le imprese e i sindacati, è stata la volta dei rettori delle Università e dell’associazionismo) ,affinché il Presidente resti a Palazzo Chigi, si discute sia all’interno che tra i partiti.
Se il M5S , riunitosi ancora per tutta la giornata in Assemblea congiunta dei parlamentari, presieduta da Conte, sembrerebbe diviso tra “governasti” , pronti a votare la fiducia e ad attuare una scissione (alcuni per confluire nella componente fondata dall’ex Di Maio, “Insieme per il Futuro”), e non governasti, in pressing per l’uscita dall’Esecutivo, qualora Draghi non desse risposte sui nove punti del documento presentatogli da Conte a Palazzo Chigi, Pd, Italia Viva, LeU, Azione e Insieme per il Futuro, insistono per un Governo Draghi bis, mentre nel centrodestra, i partiti di Governo Lega e Forza Italia, riunitisi ieri a Villa Certosa ,residenza sarda del Presidente Berlusconi e in mattinata, a Roma, separatamente con i rispettivi Ministri e parlamentari, pur sostenendo l’ipotesi di un secondo Esecutivo a guida dell’ex Governatore della BCE, ma privo del M5S (“inaffidabile e incompetente”), non escludono il ritorno anticipato alle urne.
Ipotesi, quest’ultima caldeggiata dall’alleato di coalizione all’Opposizione Fratelli d’Italia (che oggi, per chiedere il ritorno alle urne, ha tenuto una manifestazione a Milano parallela a quella indetta dalla società civile per chiedere al Premier Draghi di rimanere al Governo) e dalla sua Presidente Meloni, che accusa il centrosinistra di non voler tornare al voto per paura di perdere le elezioni.
Tutto ciò, mentre l’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti i dati sul commercio estero del mese di maggio in cui le esportazioni hanno raggiunto il +4,8% su aprile e +29,5% su base annua e le importazioni +0,3% su mese e +48,8% su maggio 2021.
A maggio 2022, poi, i prezzi all’importazione sono rimasti invariati rispetto ad aprile e sono aumentati del 19,9% su base annua.
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