Ha inaugurato la stagione del Teatro alla Scala di Milano, il 7 dicembre scorso, il “Macbeth” di Giuseppe Verdi, opera diretta musicalmente dal maestro Riccardo Chailly e dal regista Davide Livermore, con protagonisti il baritono Luca Salsi e la soprano Anna Netrebko: un successo preannunciato, ma tra luci e ombre.
di Federica Marengo sabato 11 dicembre 2021
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, in questo caso sarebbe meglio dire: “e quindi uscimmo a riveder l’opera”. Sì, perché, dopo un anno di interdizione del pubblico dai teatri ,causa pandemia, i melomani, tutti rigorosamente muniti di Super Green Pass e mascherine, nel giorno di Sant’Ambrogio, sono tornati a riempire la platea e i palchetti del Teatro alla Scala di Milano, per assistere alla prima del “Macbeth” di Giuseppe Verdi, “opera seria”, in quattro atti, tratta dall’omonima tragedia di William Shakespeare, diretta dal maestro Riccardo Chailly, con la regia di Davide Livermore , interpretata dal baritono Luca Salsi (Macbeth), dalla soprano, Anna Netrebko (Lady Macbheth), e dai tenori Francesco Meli (Macduff) e Ildar Abdrazakov (Banco).
La finzione, però, si sa, si intreccia con la realtà e allora, prima che il sipario si sollevasse sull’intricata vicenda di sangue e potere, la sala ha salutato con un caloroso applauso, della durata di sei minuti, l’arrivo e la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, giunto a poche settimane dalla scadenza del suo mandato settennale e , per questo, invitato da “voci dal foyer fuggite” a bissarlo, malgrado, quest’ultimo, abbia più volte ribadito ai rappresentanti dei partiti la volontà di non prorogare la permanenza al Colle.
Tornando alla storia di “Macbeth”, la sua morale attinge da un archetipo millenario: la brama di potere, l’ambizione smodata conducono alla perdizione, alla dissoluzione, al delitto e alla morte dell’anima, prima ancora di quella fisica.
Nel I° atto, Macbeth e Banco, generali dell’esercito del re di Scozia, Duncano, tornati da una valorosa battaglia ,incontrano in un bosco delle streghe, che profetizzano loro il futuro. Macbeth sarà signore di Cawdor e re di Scozia,mentre la progenie di Banco regnerà. Poi, arrivano i messaggeri del re e annunciano a Macbeth di essere stato nominato signore di Cawdor. Una delle profezie quindi si è avverata. Lady Macbeth, moglie di quest’ultimo, venuta a conoscenza, lo incita a uccidere il re. Omicidio che avviene nella notte.
Nel II°, invece, della morte di Duncano viene accusato il figlio Malcom, costretto a fuggire in Inghilterra. Macbeth, intanto, è diventato re, ma dovrà uccidere anche Banco e il figlio Fleanzio, spinto dalla moglie, per evitare che si avveri la seconda parte della profezia delle streghe. Fleanzio riuscirà a fuggire ,mentre Banco morirà, per poi apparirgli come fantasma durante un banchetto.
Nel III° atto, Macbeth torna a interrogare le streghe, ma il loro responso è sibillino. Resterà re di Scozia fino a che la foresta di Birman non gli muoverà contro e nessun nato di donna potrà nuocergli. Quindi, la moglie,Lady Macbeth, lo convince a liberarsi anche di Macduff, che, insieme a Malcolm ,sta radunando un esercito contro il suo regno.
Nel IV° e ultimo atto, l’esercito nemico giunge di nascosto e avanza camuffato dietro i rami raccolti nella foresta di Birman. Lady Macbeth è in preda a delirio e di notte vaga sonnambula, cercando di levare dalla sua mano il sangue del delitto. La consapevolezza dell’omicidio di cui è stata la mente non la abbandona. Macbeth , dunque, muore ucciso da Macduff, venuto al mondo con un parto non naturale. Ed ecco, sul finale,avverarsi anche questa profezia.
La regia dell’opera, affidata per la quarta volta a Davide Livermore (ha già diretto per La Scala: “Giovanna D’Arco”, nel 2015, “Attila”, nel 2018, “Traviata” ,nel 2019 e “A riveder le stelle”, nel 2020), con le scenografie di Giò Forma e le animazioni video di D-Wok, come per la messa in scena delle opere più recenti, ha previsto una doppia visione: quella teatrale e quella televisiva, (in diretta su Rai Cultura e Rai Uno, mentre si potrà rivedere su RaiPlay), che ha raggiunto la sua massima espressione nella scena del sonnambulismo di Lady Macbeth (Anna Netrebko) e della coreografia eseguita da quest’ultima nel III° atto.
D’altronde, che l’allestimento del “Macbeth” sarebbe stato riadattato in chiave moderna e contemporanea, era già stato anticipato dallo stesso Livermore, alla vigilia della prima, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento, nella quale il regista aveva accostato lo scenario dell’opera a quello del film “Inception” di Christopher Nolan, con atmosfere a metà tra “Matrix” e un videogioco.
A tal proposito, Livermore ha così descritto l’impostazione data alla sua regia: “Sullo schermo, un piano sequenza straordinario ci consentirà di visitare e attraversare un mondo. Ci troveremo in luoghi non canonici per il teatro, viaggiando in auto, attraversando lande desolate, esplorando una città che ha dimensioni nuove e inaspettate; e la scalata al potere, al centro del testo, sarà un’esperienza ‘fisica’, fino all’implosione. Una vertigine a cui gli appassionati di videogame sono abituati. I melomani un po’ meno”
Una sfida, quella del regista, vinta a metà, dunque, viste le contestazioni che hanno accompagnato, alla fine della rappresentazione , i dodici minuti di applausi ed elogi tributati dalla platea alla sua regia, come al direttore d’orchestra Chailly e ai cantanti.
L’oggetto del contendere da parte dei melomani più puri, ovvero i “loggionisti”, è stata proprio la rappresentazione innovativa del “Macbeth”, poco gradita ai tradizionalisti ai quali, Livermore ha replicato già al termine dell’opera: “Quella di rendere più contemporanea l’opera è stata “una scelta volutissima” perché così “abbiamo portato l’opera vicino a noi” dato che la storia di Macbeth, cioè della capacità distruttiva del potere, è sotto gli occhi di tutti, e si può trovare in un ufficio, come in parlamento o in un consiglio di amministrazione. La sfida è raccontare storie e riraccontarle, perché siano nostre e in questo la tecnologia è uno strumento importante. Questo è un cammino che ho iniziato da anni e in cui c’è molto da fare. E’ solo l’inizio, in futuro sarà sempre più difficile fare a meno della tecnologia”, riecheggiato dall’ apprezzatissimo baritono Salsi: “ Il pubblico ha sempre ragione e non si discute. Ma noi non dobbiamo essere condizionati da questo. Abbiamo dato il massimo fin dalla prima prova, lo scorso 25 ottobre. Se vogliamo solo scene dipinte, stiamo a casa ad ascoltare dischi, che è meglio” e dalla altrettanto acclamata, seppur con qualche rimostranza, soprano Netrebko, che ha rimarcato: “E’ moderno, è un nuovo mondo nell’opera e noi lo amiamo”.
Applausi roboanti, poi, anche per il Direttore Chailly, che ha saputo reinterpretare la potenza e l’intensità della partitura di Verdi, per il coro , diretto dal Maestro Alberto Malazzi, e per i cantanti coprotagonisti , il tenore Francesco Meli (Macduff), giustiziere di Macbeth, e il basso Ildar Abdrazakov (Banco), tra le vittime di Macbeth , pronto a tutto , anche ad uccidere, per diventare re di Scozia.
Insomma, un ritorno in presenza degli artisti e dei musicisti alla prima della Scala, sebbene ancora in emergenza pandemia, segnato dal successo e dalla ritrovata intesa con il pubblico, interrotta dalla chiusura del 2020, non senza rivolgere un pensiero agli artisti che ,in vari Paesi d’Europa, sono ancora lontani dai palcoscenici, come ha ricordato il Sovraintendente Meyer: “Vorrei dare un messaggio fraterno a tutti i teatri che non hanno questa fortuna di essere aperti. Come in Germania o in Austria. Vogliamo dire che pensiamo a tutti quelli che lavorano in questi teatri”.
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