-Varato nella serata di ieri, in Consiglio dei Ministri, il “Decreto ponte” con le misure restrittive per i giorni dal 7 al 15 gennaio. Prevista il 7 e 8 gennaio una “zona gialla rafforzata” a livello nazionale, con divieto di spostamento tra le Regioni, negozi aperti e bar e ristoranti aperti fino alle 18:00. Poi, nel fine settimana del 9-10, zona arancione con via libera agli spostamenti dai Comuni con popolazione fino a 5000 abitanti entro il raggio di 30 chilometri ed esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia, bar e ristoranti chiusi. Dall’11 gennaio, invece, sulla base del monitoraggio dei dati da parte della cabina di regia Regioni-Governo, (prevista, in tal senso, una stretta sui parametri per collocare le Regioni in zona arancione e rossa) verranno applicate le nuove fasce e l’ipotesi di introdurre una zona bianca per le Regioni più virtuose con la riapertura di cinema, teatri, musei e palestre. Sciolto anche il nodo riapertura delle scuole Superiori,dopo una faticosa mediazione tra Pd, da una lato, e M5S e Italia Viva, dall’altro, con l’ok per l’11 gennaio, sebbene le Regioni procedano in ordine sparso. Intanto, Save the children, nel suo Rapporto sui giovani e su Scuola e pandemia, ha lanciato l’allarme sull’abbandono scolastico.
-Governo, verso la crisi pilotata e un rimpasto, con modifiche alla squadra dei Ministri, ma il leader di Italia Viva, Renzi chiede le dimissioni di Conte, che avrebbe deciso, riguardo al Recovery Plan, di cui in serata verrà presentata al Premier dal ministro dell’Economia Gualtieri, la nuova bozza, un cambio di passo con la cessione delle deleghe ai Servizi Segreti e l’eliminazione della fondazione per la Cybersicurezza prevista nel piano originario. Stanziati anche più fondi per Sanità e Scuola, ma l’ex Premier e sindaco di Firenze, alza la posta con la richiesta di attivazione del Mes sanitario. Compatte, le altre forze dell’Esecutivo, M5S, Pd e LeU, fanno quadrato intorno a Conte , rilanciando l’azione di Governo e respingendo gli scenari di un voto anticipato. Pronte a governare, le Opposizioni di Centrodestra. Decisivo, il Consiglio dei Ministri che si terrà dopo il 6 gennaio.
di Federica Marengo martedì 5 gennaio 2021
Via libera del Consiglio dei Ministri, tenutosi nella serata di ieri, al “Decreto ponte” con le misure restrittive in vigore dal 7 al 15 gennaio, data di scadenza dell’ultimo Dpcm.
Il provvedimento, prevede che nelle giornate del 7 e dell’8 gennaio, l’Italia sia considerata come “zona gialla rafforzata” con possibilità di spostamento nella propria Regione, coprifuoco confermato fra le 22:00 e le 5:00, negozi e centri commerciali aperti e bar e ristoranti aperti fino alle 18:00 (per il consumo al tavolo, fissato il numero massimo di 4 commensali, salvo che siano tutti conviventi), e fino alle 22:00 per l’ asporto; sempre consentito, invece, il delivery.
Poi, nel fine settimana del 9 e del 10, il Paese sarà classificato come “zona arancione”, con divieto di spostamento tra le Regioni e di uscita dal proprio Comune (eccetto che per comprovate esigenze di lavoro, studio, salute e assistenza a disabili e ammalati), ma con possibilità di spostamento dai Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione della mobilità verso i capoluoghi di provincia, negozi aperti, bar e ristoranti chiusi, ma asporto consentito fino alle 22:00 e delivery sempre consento .In tutto il periodo per le aree in zona rossa è possibile poi spostarsi una sola volta al giorno, in un massimo di due persone, verso una sola abitazione privata del proprio Comune (esclusi dal conteggio i minori di 14 anni, disabili e non autosufficienti conviventi).
Dall’11 in poi, a fronte dei dati elaborati dalla cabina di regia tra Regioni e Governo, verranno reintrodotte le diverse fasce di rischio (ma sempre con il divieto di spostamento tra Regioni/province autonome, anche se gialle), sebbene sia stato decisa una stretta sui parametri per collocare le Regioni nelle zone di maggior rischio contagio: con Rt sopra 1 , infatti, si va in arancione, sopra 1,25 in zona rossa.
Sciolto, anche il nodo scuola, dopo uno scontro tra M5S e Italia Viva da un lato, e Pd dall’altro sulla data di rientro in aula per gli studenti delle scuole Superiori. Se per Materne, scuole Elementari e Medie ,infatti, il ritorno in aula è previsto per il 7 gennaio (eccetto che nella Regione Campania, dove ancora le aule saranno aperte solo per gli alunni delle Materne e dei primi due anni della scuola Primaria) , per le Secondarie di secondo grado si dovrà attendere l’11 gennaio, fatte salve le ordinanze regionali con relative differenziazioni (in Didattica a distanza dovrebbero restare gli alunni delle Superiori di Veneto, Friuli Venezia Giulia , Marche, dove il rientro è previsto per il 1 febbraio, Sardegna e Puglia , con rientro previsto il 15, e Campania , con rientro fissato il 25) , anche se il Governo ha chiesto ai Presidenti di Regione che hanno già emesso i provvedimenti di proroga della chiusura di uniformarsi alle scelte nazionali, pertanto, la questione è ancora aperta.
Una decisione, così accolta dal Presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi, Giannelli, che ha dichiarato: “Fatico a capire le motivazioni di questo tira e molla continuo tra Regioni e Governo. Come le loro visioni possano essere così distanti se si basano sugli stessi dati. Riprendere la frequenza il 7 o l’11 gennaio non cambia la situazione di contagi, scuole e trasporti. Se il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità attesta che le scuole, dove le mascherine vengono indossate e tutte le regole di distanziamento vengono rispettate, non sono focolaio di contagio, dobbiamo avere il coraggio politico di far tornare gli studenti in presenza. E se il problema è quello del trasporto pubblico, allora lo si deve riorganizzare o potenziare di conseguenza e senza indugi. Siamo tutti stanchi di polemiche politiche che a volte sembrano pretestuose”.
Poi, commentando il Rapporto Ipsos-Save the children relativo agli effetti della pandemia sui giovani fra i 14 e i 18 anni (per l’organizzazione internazionale indipendente 34 mila studenti delle Superiori sarebbero a rischio abbandono e il 28% degli studenti avrebbe dichiarato che almeno un loro compagno di classe dal lockdown di questa primavera ad oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni ,a causa della difficoltà delle connessioni e della fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo), ha sottolineato: “Oggi, il sondaggio di ‘Save the Children’ che ci racconta una generazione di studenti stanca, preoccupata, ansiosa che ha la sensazione di aver sprecato un anno e che pensa di pagare in prima persona il prezzo dell’incapacità degli adulti nella gestione della pandemia. Non possiamo far pagare a questi ragazzi un prezzo così alto”.
Non solo gestione dell’emergenza sanitaria, però, per il Governo. Il Premier Conte, infatti, in queste ore, è alle prese con i tentativi di scongiurare una crisi, minacciata dal leader di Italia Viva Renzi, in caso di mancate risposte alle sollecitazioni del suo partito in merito al Recovery Plan, il piano di riforme per accedere ai 209 miliardi del Recovery Fund in arrivo dalla UE, per la ripresa e il rilancio del Paese.
Tuttavia, nonostante gli scenari incerti, indiscrezioni di stampa, ricorrenti insistono sull’ipotesi di un rimpasto di Governo, ovvero di una modifica dell’assetto dell’Esecutivo con alcune sostituzioni di Ministri in carica con appartenenti a Italia Viva, cui starebbe lavorando il Premier, convintosi anche a cedere le deleghe sui Servizi Segreti fino a questo momento avocate a sé e ad eliminare la fondazione sulla Cybersicurezza introdotta nel primo documento sottoposto alle forze di Maggioranza , questioni entrambe oggetto di forti critiche da parte di Renzi (nessuna apertura invece sull’attivazione del Mes sanitario).
Il leader di Italia Viva, però , che a detta dei retroscenisti mirerebbe alle dimissioni del Premier, proprio nella sua Enews, ha smentito di puntare a un ingresso di suoi parlamentari nel Governo, chiarendo: “Proprio perché c’è il caos pandemia serve la politica. L’idea che nei momenti di difficoltà la politica vada messa da parte è tipica dei populisti di destra e di sinistra. Capire come si spendono i soldi dei nostri figli, come si investe sulla sanità, come si creano posti di lavoro anziché sussidi richiede politica, non populismo. Proprio perché c’è il caos serve la politica. L’idea che nei momenti di difficoltà la politica vada messa da parte è tipica dei populisti di destra e di sinistra. Capire come si spendono i soldi dei nostri figli, come si investe sulla sanità, come si creano posti di lavoro anziché sussidi richiede politica, non populismo. Non vogliamo nessuna poltrona. Siamo infatti gli unici disponibili a lasciare le poltrone. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se le nostre idee non servono, tenetevi anche le poltrone. I populisti non si capacitano che esista un partito in cui due Ministre, Teresa e Elena, siano pronte a dimettersi se non viene dato ascolto alle nostre proposte. Quel partito, coraggioso e libero, è diverso da tutti gli altri: si chiama Italia Viva. Le poltrone servono per far accadere le cose, non sono fini a se stesse: questa è la differenza tra chi pensa che la parola “potere” sia un verbo e chi pensa che la parola “potere” sia un sostantivo. Le veline del Palazzo riempiono i giornali di totoministri. Chiacchiere buone solo per far passare il messaggio che si risolve tutto con un rimpastone. Noi invece abbiamo messo nero su bianco i contenuti: spese sanitarie, alta velocità, vaccini, scuola, cultura, posti di lavoro. Ma vi rendete conto che nel Recovery Plan per i giovani e l’occupazione, nei prossimi sei anni, ci sono meno risorse di quelle che sono previste per il solo 2021 per il cash-back? Davvero il futuro dei nostri giovani vale meno del futuro di una carta di credito. Magari avessimo un problema personale: noi abbiamo un problema politico con Conte. E gli ho scritto , mentre i parlamentari di Italia Viva hanno scritto a Gualteri . Sul Recovery, sul Mes, sull’intelligence, sulla scuola, sull’alta velocità, sul garantismo, sul ruolo internazionale dell’Italia e sulla presenza nel Mediterraneo, sul rapporto con gli Stati Uniti, sul lavoro e il reddito di cittadinanza, sulla crescita, sullo stile istituzionale ho argomentato idee diverse. Non è un fatto personale, si chiama politica. E ho messo nero su bianco le nostre riflessioni per evitare che fossero sostituite dalla “narrazione” dei portavoce. Il Premier ha detto che verrà in Parlamento in modo trasparente. Lo aspettiamo in Senato. E se i responsabili di Lady Mastella sosterranno questo Governo al posto nostro noi non grideremo allo scandalo ma rispetteremo la democrazia parlamentare. In questo momento la priorità sono i vaccini, punto. La velocità del vaccino salva la vita, come sanno in Israele. È per questo che mesi fa avevo chiesto un piano vaccinale per tempo, senza che a gestirlo fosse sempre e soltanto il commissario Arcuri, ribattezzato Superman dal Governo. Quando avanzai questa proposta mi dissero che non era il momento delle polemiche. Ma non è colpa nostra se diciamo le cose prima e non ci ascoltano. Del resto, se ci fosse oggi un rapporto diverso tra Stato e Regioni,come pure avevamo proposto qualche anno fa, le cose sarebbero molto più semplici ed efficaci. Vaccinare si può e si deve ( Vito De Filippo e Lella Paita hanno lanciato una giustissima petizione, siamo quasi a quota 10.000 firme: più firmiamo, più facciamo pressione). A Napoli, mezzo secolo fa, vaccinarono contro il colera un milione di persone a settimana. In Israele corrono e vaccinano a più non posso, anche con un governo dimissionario. Perché in Italia andiamo a rilento? Se servono più risorse, c’è il Mes. E se avessimo preso il Mes sei mesi fa oggi avremmo più vaccinati. Semplice, no?
Alla luce di tutto questo un semplice e garbato messaggio: se qualcuno davvero immagina che abbiamo fatto tutto questo baccano per prendere un ministero in più, quel qualcuno deve farsi vedere. Possibilmente da uno bravo. Grazie”.
Parole, riecheggiate dalla ministra delle Politiche Agricole, in quota renziana, Bellanova, che ai microfoni di Radio In Blu, ha affermato: “Italia Viva è sempre rappresentato come il partito che crea problemi al governo ma ieri sera è andato in onda un teatrino imbarazzante non con Iv ma tra il Pd e il M5S. Una discussione infinita e un consiglio dei ministri che è iniziato alle 21 ed è finito quasi all’una di notte per discutere se aprire le scuole il 7 o l’11 gennaio. Il problema però è molto più serio: cioè se in questi mesi si è lavorato per permettere alla scuola di aprire in sicurezza. La nostra valigia è pronta ma il problema vero è che risposte si danno a questo Paese. Credo sia da irresponsabili non farsi carico delle emergenze che l’Italia deve affrontare. Noi aspettiamo risposte. Capisco i tanti retroscena che si fanno e nella stragrande maggioranza senza fondamento ma noi siamo in attesa di risposte rispetto a questioni concrete che abbiamo posto come ad esempio come devono essere gestite e a che cosa devono essere finalizzate le risorse del Recovery Fund. Il punto è come spendere questi 209 miliardi. Se si continua con la logica dei bonus non risolvono i problemi. Spero che tutti mettano da parte le loro ambizioni personali, le arroganze e presunzioni. C’è bisogno di capire che i problemi non si risolvono con comparsate televisive, dirette Facebook, annunci alla Nazione di notte e di giorno. I problemi si risolvono non perché diciamo ‘siamo i secondi in Europa sui vaccini. Avere disponibili 470 mila vaccini e averne fatti soli 150 mila è un problema. Il vaccino è arrivato e noi non siamo in grado di somministrarlo adeguatamente perché in questo momento non c’è ancora un piano vaccinale reale e manca l’elenco dei centri vaccinali. Bisogna vaccinare h24 se vogliamo contrastare la diffusione del Covid”.
Per un rilancio dell’azione di Governo, ma anche per un cambio di passo, in mancanza del quale l’unica alternativa sarebbe il voto, il segretario del Pd Zingaretti , che ,insieme agli esponenti di LeUe all’ex capo politico e ministro degli Esteri , in quota pentastellata, Di Maio, hanno fanno quadrato intorno al Premier, frenando sulla prospettiva di una crisi al buio e di un ritorno anticipato alle urne, nel mezzo della terza ondata della pandemia e alla luce della gestione del piano vaccinale e del Recovery Fund.
Pronti a governare invece e a presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente del Consiglio, i leader dell’Opposizione di Centrodestra, Salvini( Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), ,mentre Forza Italia, criticando la gestione dell’affaire scuola, per risolvere il quale , specie il nodo trasporti, secondo il Vicepresidente Tajani, sarebbe stato necessario accedere alla linea di credito del Mes sanitario , si è detta disponibile a una collaborazione su piano vaccinale e Recovery Plan.
Recovery Plan che ,modificato dal ministro dell’Economia Gualteri, sia in merito ai fondi stanziati per la Sanità che per l’Istruzione e la Ricerca, nella direzione indicata da Pd e Italia Viva durante il giro di incontri post natalizi , (hanno fatto sapere fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze), è stato rielaborato dal titolare di Via XX settembre non più come Recovery Plan , ma come documento sintesi delle istanze delle forze di Maggioranza e che dovrebbe essere inviato in queste ore a Palazzo Chigi. Da qui, l’esame del documento in Consiglio dei Ministri e il confronto con le parti sociali, prima dell’invio per l’emendamento alle Camere.
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