-Covid19. Riunione del Premier Conte con i capidelegazione di Maggioranza, la ministra dell’Interno Lamorgese e il Comitato Tecnico Scientifico per discutere di una stretta da imprimere alle misure per le festività natalizie dopo il fine settimana appena trascorso, caratterizzato da assembramenti per lo shopping in numerose città. Al vaglio una serie di ipotesi, su modello del governo tedesco, che dal 16 dicembre al 10 gennaio ha disposto un lockdown, tra le quali, quella di istituire una zona rossa o arancione a livello nazionale nei giorni prefestivi e festivi, ma il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, frena e chiede di motivare la stretta e, nel caso, di incrementare i ristori per i negozianti.
-Governo,verso la verifica di Maggioranza. Nel pomeriggio, confronto con il M5S e in serata con il Pd. Nella giornata di domani, invece, sarà il turno di Italia Viva e di LeU. Il Presidente Conte al Rome Investment Forum: “Piano ripartenza ambizioso e articolato. Task force su Recovery Fund non si sovrapporrà ai passaggi istituzionali”. Intanto, proseguono i lavori parlamentari , con il maxidecreto Ristori arrivato in Senato, dove sarà posta dal Governo la questione di fiducia, e la Manovra ancora in esame presso la Commissione Bilancio della Camera, dove dovrebbe essere approvata entro il 20 dicembre. Presentate in Senato, le proposte delle Opposizioni di Centrodestra per autonomi, partite Iva, professionisti, scuola, terremotati, famiglie, giovani.
-Istat, Report sulle imprese in rapporto all’emergenza Covid19: 17mila prevedono di non riaprire più. L’incidenza più alta di chiusure nei settori sport e intrattenimento, seguiti da servizi alberghieri e ricettivi. Tuttavia, raddoppiate le imprese che vendono sul web.
di Federica Marengo lunedì 14 dicembre 2020
Non sono piaciute agli esperti del Comitato Tecnico Scientifico, al Premier e agli esponenti del Governo, le immagini dei centri di diverse città affollati di passanti dediti allo shopping natalizio, relative allo scorso fine settimana. Troppi, gli assembramenti, da qui, la decisione degli esperti ,visti anche l’impossibilità di un controllo capillare del territorio e i dati relativi al contagio preoccupanti, con un’incidenza dei nuovi casi ancora troppo alta (193 ogni 100 mila abitanti, rispetto a 50 ogni 100 mila per poter assicurare il tracciamento), di suggerire, nel corso della riunione svoltasi stamane con il Premier Conte, i capidelegazione di Maggioranza e la ministra dell’Interno Lamorgese, di imprimere un’ulteriore stretta alle misure di contenimento della pandemia.
Pertanto, al vaglio del Governo, che in serata attende l’ultimo confronto con i tecnici e gli esperti, vi sarebbe l’ipotesi, ispirata dal Governo Merkel ,che ha disposto il ritorno dal 16 dicembre al 10 gennaio a un lockdown nazionale, di istituire , forse mediante nuovo Dpcm, nei periodi prefestivi e festivi una zona arancione o rossa nazionale con relativa chiusura di negozi e ristoranti.
Quanto agli spostamenti tra Regioni, il blocco potrebbe essere anticipato dal 21 al 19 e 20 dicembre per evitare il mega esodo. Per la mobilità tra i Comuni nei giorni del 25 e 26 dicembre , del 1° gennaio possibile un’unica deroga per i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti e nel raggio di 20 o 30 km dalla propria abitazione, da introdurre con ogni probabilità tramite una risoluzione di Maggioranza.
Possibile modifica poi, per il coprifuoco, che potrebbe essere anticipato dalle 22:00 alle 20:00, se non alle 18:00.
Una conferma della stretta in arrivo arrivata dalla sottosegretaria al ministero della Salute Zampa, che , ai microfoni di Rai News24, ha detto: “Tra breve, il Comitato Tecnico Scientifico, discuterà delle misure più restrittive da prendere. Ci sono due punti di vista ,ma entrambi mossi dall’idea che dobbiamo evitare gli assembramenti visti nel fine settimana e mettere più in sicurezza il Paese. E’ certamente molto difficile, difficilissimo, però sicuramente verranno assunti dei provvedimenti stringenti. Il Governo adotterà provvedimenti un po’ più stringenti, non so fino a che punto, ma penso che noi non siamo nelle stesse condizioni della Germania, in quanto la nostra curva non è in salita, c’è un Rt in lieve discesa dappertutto, ma abbiamo numeri ancora molto preoccupanti. Numeri che, quando abbiamo chiuso le scuole, immaginavamo assai più bassi di quelli che invece continuiamo a registrare”.
Per l’introduzione di misure ancor più stringenti, anche il ministro della Salute, Speranza e il Ministro degli Affari Regionali, Boccia, che, a Il Corriere della Sera, dettosi a favore dell’attuazione di misure più rigide, purché scientificamente motivate e introdotte con l’approvazione di tutte le forze di Maggioranza, ha dichiarato: “Le foto degli assembramenti mostrano scene ingiustificabili, irrazionali, irresponsabili. Comprendo la voglia delle persone di uscire, ma dovremmo sentire ogni giorno dentro di noi il lutto nazionale. La scelta della Germania di fare il lockdown generale è una scelta che personalmente condivido. Dobbiamo dirci fino in fondo se la pausa natalizia deve servirci a mettere in sicurezza il Paese o se deve essere guidata solo dalla volontà di favorire il business. In questo momento affari e salute non sono conciliabili. E ho il massimo rispetto per chi ha sulle spalle il peso delle attività economiche. Sugli spostamenti tra i Comuni ,Conte è sempre stato rigoroso, ma ascolta le proposte di tutti. Una cosa è lo spostamento tra piccolissimi Comuni e borghi confinanti. Ma allargare i confini comunali a tutta la provincia, come chiede la destra, sarebbe un errore”.
A frenare però la linea “rigorista”, dall’interno della Maggioranza, l’ala “aperturista”, rappresentata da Italia Viva, con la capodelegazione e ministra per le Politiche agricole, Bellanova, che, di fronte alla prospettiva di una zona arancione o rossa nazionale e alle relative chiusure di attività, ha chiesto che il Comitato Tecnico Scientifico motivi le sue indicazioni e che il Governo appronti ulteriori ristori per negozi e imprese.
Tuttavia, le frizioni tra le forze che sostengono l’Esecutivo non si limitano alla gestione dell’emergenza sanitaria, ma riguardano anche l’ambito economico. Oggetto del contendere tra i partiti di Maggioranza, la task force di manager e tecnici e la cabina di regia politica costituita da Conte e dai Ministri Gualtieri (Economia) e Patuanelli (Sviluppo Economico) proposta dal Presidente del Consiglio per realizzare i progetti del Piano di ripresa e resilienza dell’Italia e per gestirne le risorse, 209 miliardi tra prestiti e contributi a fondo perduto, in arrivo dalla UE, a cui si è opposto, dallo scranno del Senato e dalle colonne dei quotidiani nostrani e dal quotidiano spagnolo El Pais, il leader e fondatore di Italia Viva, Renzi, il quale ha evidenziato il rischio che tale struttura si sovrapponga, con relativa gestione di poteri, al Consiglio dei Ministri e che non essendo discussa e votata , comprima le funzioni del Parlamento, destando poi malumori e perplessità anche nel Pd, nel M5S e in LeU.
Perciò, la necessità da parte del Presidente Conte di un confronto-verifica con i partiti di Governo. Nel primo pomeriggio di oggi, infatti, il Premier ha incontrato a Palazzo Chigi la delegazione del M5S, costituita dal capo politico Crimi, dal ministro degli Esteri Di Maio, dal Ministro per lo Sviluppo Economico Patuanelli, dal capodelegazione di Maggioranza e Guardasigilli Bonafede e dai capigruppo alla Camera e al Senato Crippa e Licheri. In serata, invece, l’incontro con la delegazione del Pd, guidata dal segretario Zingaretti, e dal capogruppo al Senato Marcucci. Fissato per domani alle 13:00 e alle 19:00, il confronto con Italia Viva e con LeU.
Se il capo politico dei pentastellati Crimi all’uscita dall’incontro con Conte ha fatto sapere che per il Movimento un rimpasto di Governo sia “surreale”e che non è dunque disponibile a sostenerlo, dal Pd, che pure ha detto no al rimpasto, con il capogruppo al Senato Marcucci ,è stata ribadita la linea del rilancio all’azione dell’Esecutivo.
Tra gli scenari possibili, però resta quello di un rimpasto nel Governo: indiscrezioni di stampa parlano, infatti dell’assegnazione del ministero dell’Interno al M5S e delle deleghe ai Servizi Segreti , ora in capo al Premier, al Pd, sebbene le forze politiche interessate abbiano smentito, bollandole come tentativi per separare la Maggioranza. Insistente, anche la voce di una possibile designazione dell’ex Premier Renzi come ministro degli Esteri o della Difesa, in vista del possibile incarico (altra indiscrezione) come segretario della Nato.
Possibile, anche una crisi, che aprirebbe a due soluzioni: la ricerca di una Maggioranza alternativa per un Governo di “transizione” per concludere la legislatura ed eleggere il Presidente della Repubblica o , in mancanza, lo scioglimento delle Camere da parte del Colle (fonti interne al Quirinale hanno già fatto sapere che l’orientamento del Presidente Mattarella sarebbe quello di andare al voto)e l’indizione di elezioni anticipate. Entrambe le prospettive però vengono ricusate dalla Maggioranza, Italia Viva compresa, che, auspica il ritiro della task force e la risoluzione delle divergenze con la collaborazione nella stesura e nella gestione del Recovery Plan e della parlamentarizzazione di quest’ultimo. Soluzione collegiale, dunque, e niente rimpasto o crisi anche per Pd, M5S e Italia Viva.
Sul tema Recovery Plan si è espresso stamani, tramite videomessaggio, il Presidente Conte, nel suo intervento al “Rome Investment Forum”, spiegando: “Nel 2020, la sfida che abbiamo di fronte non è solo quella di liberare le potenzialità inespresse dell’Italia. In primo luogo dobbiamo serrare i ranghi, per battere il nemico invisibile. E serve una solida cooperazione internazionale. Il virus non conosce confini ma attraversa barriere. Il Governo italiano è stato tra i più convinti promotori della svolta Ue nel 2020. Stiamo definendo la struttura responsabile del monitoraggio del piano di resilienza predisposto dal Governo per i fondi del Next Generation Eu, ma questa struttura non sarà sovrapposta ai doverosi passaggi istituzionali. Il nostro Paese deve farsi trovare pronto e per farlo la strategia si orienterà sulla fiducia, le riforme e gli investimenti, tre assi fondamentali. E’ fondamentale tornare ad assicurare al Paese una vera mobilità sociale. La riforma fiscale, a partire da quella dell’Irpef, dovrà garantire maggiore equità , eliminando gli spazi per una concorrenza sleale delle imprese. La riforma della PA avrà l’obiettivo di rendere la pubblica amministrazione moderna ed efficiente. Ma la rivoluzione digitale non riguarderà solo la macchina amministrativa del Paese. Intendiamo anche accelerare la riforma della giustizia civile per velocizzare i procedimenti e dare più certezza agli operatori economici. Nel Recovery Plan, l’Italia realizzerà una “rivoluzione verde” a favore di “solare, eolico e biometano”. Pur preservando la sostenibilità del debito, l’intonazione di bilancio delineata dalla Manovra economica per il 2021 resterà fortemente espansiva, come consigliano anche le principali istituzioni internazionali, fra cui l’Ocse e il Fondo monetario internazionale. Una riduzione più rapida del deficit di bilancio, in questa fase, rischierebbe di compromettere la ripresa” .
A tal proposito, è intervenuto anche il Ministro dell’Economia Gualtieri ,che ha detto: “Per gestire il Recovery plan, c’è bisogno di una cabina di regia, perché sono progetti complessi che riguardano tutta la pubblica amministrazione. Non c’è un Ministero cui si possono dare questi fondi e dire ‘spendili’. È una combinazione di riforme e c’è bisogno di un coordinamento, di una cabina di regia per le diverse amministrazioni su diversi livelli. La pubblica amministrazione, deve appropriarsi pienamente di questo progetto innovativo, cosicché alla fine avremo una migliore pubblica amministrazione dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Nell’attuazione del programma abbiamo un’opportunità unica non solo per dare una risposta anticiclica ma anche per fare qualcosa di più importante e necessario: aumentare il potenziale di crescita in modo strutturale e avere la possibilità di crescere attraverso la digitalizzazione, la sostenibilità, la concorrenza, la coesione sociale e territoriale. Ed essere in grado anche di ridurre il debito pubblico aumentando la crescita. È un’opportunità unica per un paese come l’Italia. Meccanismi come il Recovery Fund possono diventare permanenti, ma prima di pensarci è necessario che abbiano successo. L’Italia deve disegnare un piano ambizioso per le risorse del Recovery Fund che devono servire non solo per aumentare i fondi a disposizione per gli investimenti, ma per affrontare i problemi strutturali del Paese. Il Paese sarà estremamente ambizioso. Fra gli obiettivi ci sarà anche quello di migliorare la qualità della pubblica amministrazione, tema che per il Ministro sarà cruciale. E’ un test particolarmente rilevante per l’Italia, perché è fra chi ha chiesto questo genere di risposta innovativa e perché siamo quelli che ricevono le maggiori risorse. Il prossimo passo del Governo sarà presentare una versione abbreviata del piano che conterrà 60 grandi progetti e che sarà pronta presto. Successivamente, una versione lunga sarà presentata in tempo, all’inizio del 2021, alla Commissione UE, rispettando le scadenze previste. E’ un programma da oltre 200 miliardi, ciascun progetto sarà definito in modo dettagliato e saremo pronti in tempo utile con uno dei piani più ambiziosi d’Europa. E’ un lavoro immane”.
Tuttavia, un monito è arrivato dal Commissario UE per gli Affari Economici Gentiloni, che ha sottolineato: “All’Italia e non solo sui piani nazionali di ripresa e resilienza raccomandiamo fortemente di tenere conto delle difficoltà negli anni scorsi nello spendere i fondi europei, perché se si ripetessero si rischierebbe che alla Commissione non sborseremo i fondi previsti da Next Generation EU. I fondi UE arriveranno due volte l’anno sulla base del raggiungimento degli obiettivi, quindi raggiungerli è assolutamente cruciale. Incoraggiamo gli Stati membri a considerare non solo gli obiettivi, ma anche cosa sia necessario per attuare questi piani ed evitare che esborsi diventino impossibili per la Commissione UE. L’Italia, come gli altri Paesi non è in ritardo, sul Recovery Fund . Sono certo che a fine gennaio la Commissione riceverà da ogni stato la bozza e il programma definitivo. I primi fondi saranno disponibili nella tarda primavera o all’inizio dell’estate. L’Italia potrà disporre del 10% dei fondi, intorno ai 20 miliardi. Penso che il general framework che l’Italia ha presentato sul Recovery plan converga ampiamente con il messaggio della Commissione Europea, ma ovviamente dobbiamo guardare ai singoli progetti di riforma e agli impegni quando verrà presentata la bozza del piano”, mentre il membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea, Fabio Panetta , ha affermato : “Per l’Italia i guadagni possibili sono enormi, fino a 3,5 % del Pil se investiti bene. Le sovvenzioni possono ridurre il rapporto debito-Pil fino al 5% entro il 2026″.
Sul fronte delle Opposizioni di Centrodestra invece, un appello alla convergenza per il Paese è stato lanciato dalle colonne de Il Corriere della Sera , tramite lettera, dal Presidente di Forza Italia Berlusconi, come pure nel segno della collaborazione è stata la presentazione in Senato, in conferenza stampa, da parte dei tre rappresentati della coalizione, Salvini, Meloni e Tajani, ricompattatisi sulla posizione, in caso di crisi, di un Governo ponte di Centrodestra o delle elezioni, delle proposte per la Manovra, con misure a per autonomi, partite Iva, professionisti, scuola, terremotati, famiglie e giovani.
Intanto, procedono i lavori parlamentari con il maxidecreto Ristori da 18 miliardi complessivi (contenete i provvedimenti bis, ter e quater per risarcire le attività e i lavoratori più colpiti dalle misure restrittive anti Covid19), arrivato oggi a Palazzo Madama e sul quale domani dovrebbe essere posta dal Governo la questione di fiducia , per poi approdare alla conversione in legge entro il 27 dicembre.
Tra le nuove misure introdotte in fase di emendamento: l’ estensione a tutto il 2021 della sospensione del pagamento delle rate dei mutui sulla prima casa e la proroga fino al 31 dicembre 2021 dell’accesso al cosiddetto Fondo Gasparrini, che con l’emergenza Covid è stato rifinanziato con 400 milioni di euro, con l’allargamento della platea dei beneficiari ai lavoratori che hanno subito una sospensione o una riduzione dell’orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni (Cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali), ai lavoratori autonomi e liberi professionisti che hanno registrato una riduzione del fatturato superiore al 33% rispetto a quello dell’ultimo trimestre 2019 e ai titolari di mutui per un importo massimo di 400.000 euro e i titolari di mutui che fruiscono della garanzia del Fondo (di cui all’articolo 1, comma 48, lettera c), della legge 27 dicembre 2013, n. 147. (Fondo di garanzia per i mutui prima casa).
Introdotti, anche un contributo dello Stato per i proprietari di abitazioni che ridurranno il canone di affitto, pari al 50% dello sconto che applicheranno agli affittuari, fino a un massimo di 1.200 euro l’anno, istituzione di un fondo di 50 milioni di euro, per l’anno 2021, per la “sostenibilità del pagamento degli affitti di unità immobiliari residenziali” nelle zone ad “alta tensione abitativa“, lo stop al versamento di Cosap (il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche) e Tosap (la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche) per bar e ristoranti per i primi tre mesi del 2021, la proroga a marzo l’esenzione dal pagamento del canone e della tassa per l’occupazione del suolo pubblico e il contributo una tantum fino a 1.000 euro per gli edicolanti che abbiano sostenuto oneri straordinari per lo svolgimento dell’attività durante l’emergenza Covid, riconosciuto “alle persone fisiche esercenti punti vendita esclusivi per la rivendita di giornali e riviste, non titolari di reddito da lavoro dipendente“.
Nel vivo, anche i lavori sulla Manovra del valore di 40 miliardi che, approderà in Commissione Bilancio alla Camera mercoledì 16 dicembre, per poi passare all’esame dell’aula il 18 con probabile fiducia su un maxi-emendamento, entro domenica 20 dicembre e invio al Senato lunedì 21 , dove tre giorni dovrebbero bastare per l’esame del testo, blindato.
Riguardo la legge di Bilancio, da approvare entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio e la contrazione dei margini di spesa, il Viceministro all’Economia Misiani ha confermato il proposito del Governo di prorogare il Superbonus del 110% per l’efficientamento energetico e anti-sismico, ammettendo però ,al tempo stesso ,che si tratta di un provvedimento molto costoso per i conti pubblici e che necessita quindi di una revisione dei parametri di accesso.
Tutto ciò, mentre l’Istituto Nazionale di Statistica nel suo Report riguardante gli effetti della pandemia sulle imprese, che pure numerose hanno aperto canali web di vendita, ha reso noto che : “Il 68,9% delle imprese è in piena attività nonostante l’emergenza sanitaria da Covid, il 23,9% è parzialmente aperta, svolgendo la propria attività in condizioni limitate per spazi, orari e accesso della clientela, mentre il 7,2% è chiusa. Circa 73 mila imprese, che incidono per il 4% sull’occupazione, hanno dichiarato di essere chiuse: 55 mila prevedono di riaprire e 17 mila no (l’1,7% delle imprese pari allo 0,9% degli occupati”). I quattro quinti delle imprese interpellate (804 mila, pari al 78,9% del totale) sono microimprese (con 3-9 addetti in organico), 189 mila (pari al 18,6%) appartengono al settore delle piccole (10-49 addetti) mentre sono circa 22 mila quelle medie (50-249 addetti) e 3 mila le grandi (250 addetti e oltre) che insieme rappresentano il 2,6% del totale.
Quanto alla collocazione geografica, “più della metà delle imprese è attiva al Nord (il 29,3% nel Nord-ovest e il 23,4% nel Nord-est), il 21,5% al Centro e il 25,9% nel Mezzogiorno. L’85% delle imprese “chiuse” sono microimprese e si concentrano nel settore dei servizi non commerciali (58 mila unità, pari al 12,5% del totale), in cui è elevata anche la quota di aziende parzialmente aperte (35,2%). Le attività sportive e di intrattenimento presentano la più alta incidenza di chiusura, seguite dai servizi alberghieri e ricettivi e dalle case da gioco, seguite dalle imprese del settore della ristorazione (circa 30 mila imprese di cui 5 mila non prevedono di riprendere) e del commercio al dettaglio (7 mila imprese). Il 28,3% degli esercizi al dettaglio chiusi non prevede di riaprire rispetto all’11,3% delle strutture ricettive, al 14,6% delle attività sportive e di intrattenimento e al 17,3% delle imprese di servizi di ristorazione non operative. Tra le imprese attualmente non operative, quelle presenti nel Mezzogiorno sono a maggior rischio di chiusura definitiva: il 31,9% delle imprese chiuse (pari a 6 mila unità) prevede di non riaprire, rispetto al 27,6% del Centro, al 23% del Nord-ovest e al 13,8% del Nord-est (24% in Italia)”.
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