di Federica Marengo martedì 7 novembre 2023
-A un mese dall’attacco di Hamas, stamane, Israele ha ricordato con un minuto di silenzio le vittime e gli ostaggi, mentre il comandante del fronte sud dell’esercito israeliano ha annunciato: “Per la prima volta da decenni stiamo combattendo nel cuore di Gaza City”. Il Premier Netanyahu, che ha ribadito il no al cessate il fuoco fino a che gli ostaggi non saranno tutti liberati, davanti ai soldati, ha sottolineato: “Quello che vediamo è un successo straordinario”.
Il quotidiano israeliano Haaretz , invece, ha segnalato aerei da guerra israeliani sui cieli di Beirut e ha reso noto che il Presidente turco Erdogan potrebbe incontrare il leader di Hamas, Ismail Haniyeh.
Il valico di Rafah, poi, ha riaperto oggi per gli stranieri e per i feriti e, a tal proposito, il ministro degli Esteri di Bangkok ha fatto sapere che: “I prossimi ostaggi a essere liberati da Hamas saranno 24 cittadini thailandesi”. I familiari di alcune persone prese in ostaggio da Hamas hanno parlato al Congresso USA, raccontando la loro storia e i dettagli sugli ultimi contatti con i propri cari prima che fossero rapiti.
Proprio gli USA, tramite il portavoce del Dipartimento di Stato, Vedant Patel, hanno affermato di opporsi alla rioccupazione di Gaza da parte di Israele, spiegando: “La nostra opinione è che i palestinesi devono essere in prima linea in queste decisioni. Gaza è terra palestinese e rimarrà terra palestinese. Allo stesso tempo siamo d’accordo con Israele che non si tornerà allo status quo del 6 ottobre e che Gaza non potrà e non dovrà essere più una base da cui lanciare attacchi contro il popolo di Israele o chiunque altro”.
Infine, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha riferito che “le operazioni chirurgiche nella Striscia, comprese le amputazioni, vengono effettuate sui pazienti senza l’uso di anestesia a causa della mancanza di attrezzature e medicinali e che oltre 160 gli operatori sanitari sono morti in servizio a Gaza”.
Stamane, il ministro della Difesa Crosetto, in Audizione davanti alle commissioni riunite, Difesa della Camera ed Esteri e Difesa del Senato, nell’ambito dell’esame del documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025, ha annunciato investimenti in armi, missili e carri armati, anche alla luce dei conflitti in corso, esprimendo un moderato ottimismo sull’allargamento della guerra in Medio Oriente: “Il discorso di Nasrallah mi ha molto tranquillizzato. Il capo di Hezbollah ha lasciato chiaramente capire che non hanno interessi ad entrare nel conflitto. Le schermaglie in corso servono solo a tenere un po’ impegnato l’esercito israeliano. Oggi in quell’area è importante avere una missione di pace, compatibile però con il fatto che no ci sia una escalation. Mai come oggi l’impegno ad evitare l’allargamento del conflitto unisce Occidente e Medio Oriente e in Libano ci sono ancora le condizioni di sicurezza indispensabili per rimanere lì. Se il quadro cambiasse, la decisione di evacuare spetterà all’Onu. Ma l’Italia è comunque pronta a portar via i proprio cittadini, militari e non. Abbiamo mandato una nave a Cipro per imbarcare chiunque ne abbia necessità, anche i nostri militari. Abbiamo approntato tutto, sperando che non accada nulla di grave”.
In merito alla pressione migratoria e al rischio terrorismo , il ministro degli Interni, Piantedosi, in Audizione presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, ha ribadito “L‘elevato rischio di infiltrazione terroristica tra i migranti in arrivo dalla rotta balcanica”, evidenziando: “Nella riunione dello scorso 26 ottobre il Comitato analisi strategica antiterrorismo ha confermato la necessità di mantenere il rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo in atto sul territorio nazionale. Più specificamente, le analisi condotte hanno chiarito che resta elevato il rischio di infiltrazione terroristica dei flussi migratori illegali via mare e via terra. Specialmente attraverso la frontiera con la Slovenia, rotta lungo la quale transita la maggior parte dei migranti provenienti dalla rotta balcanica. In riferimento all’attività di vigilanza alla frontiera con la Slovenia, faccio presente che, alla data del 5 novembre scorso, sono state controllate 28.573 persone in ingresso sul territorio nazionale e oltre 15.000 veicoli. L’attività sinora posta in essere ha consentito di rintracciare 438 cittadini stranieri in posizione irregolare e di dar luogo a 240 respingimenti e 15 arresti, di cui 12 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E 65 denunce all’autorità giudiziaria. Il dispositivo delle forze di polizia di frontiera vede impiegate nei servizi giornalieri 341 unità. Un attività di monitoraggio e prevenzione, nell’ottica di approfondire le attuali sfide relative alla rotta balcanica. E rafforzare le forme di cooperazione transfrontaliera, lo scorso 2 novembre ho incontrato a Trieste i miei omologhi sloveno e croato. In tale occasione ,abbiamo in particolare concordato l’istituzione di Brigate miste delle Forze di polizia, sulla base della proficua esperienza fin qui maturata, con i servizi di pattugliamento congiunto. La stabilizzazione di quest’ultimo meccanismo d’azione, attraverso le Brigate miste, consentirà di potenziare ulteriormente l’efficacia dell’attività di collaborazione trasnfrontaliera tra i nostri Paesi. Abbiamo, peraltro, condiviso con i colleghi di Slovenia e Croazia di avere nuovi incontri, nello stesso formato inaugurato a Trieste, per monitorare la situazione e proseguire sulla strada della cooperazione operativa. Sebbene al momento non risultino evidenze concrete e immediate di rischio terroristico per l’Italia, le tensioni internazionali e la fluidità della situazione esigono un elevatissimo livello di attenzione. In quanto la minaccia terroristica presenta spesso caratteri di fluidità e indeterminatezza. Sulla sospensione di Schengen con la Slovenia, la misura adottata dal governo a partire dal 21 ottobre e fino al 30 ottobre 2023 è stata prorogata di ulteriori 20 giorni fino al 19 novembre. A scopo preventivo, ho impartito specifiche direttive per l’intensificazione di ogni raccordo informativo tra le forze di polizia e le agenzie di intelligence, al fine di monitorare l’evoluzione del conflitto e i suoi possibili riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze nel territorio nazionale. In questo quadro grande importanza continua a rivestire il ricorso a provvedimenti di espulsione per l’allontanamento dal territorio nazionale di quegli stranieri connotati da profili di pericolosità per la sicurezza nazionale. L’attività di prevenzione ha condotto nell’anno in corso ad eseguire 58 espulsioni di stranieri pericolosi per la sicurezza nazionale. Un contesto in cui, particolare attenzione viene rivolta al fenomeno dei foreign fighters e alle problematiche connesse al loro rientro, in relazione all’ipotesi che il nostro Paese possa costituire uno snodo logistico per la diaspora dei combattenti in fuga dal conflitto siro-iracheno. Al 31 ottobre 2023, l’attività di prevenzione, sviluppata mettendo a sistema le evidenze acquisite autonomamente. Nonché quelle veicolate attraverso i canali di cooperazione internazionale di polizia o di intelligence, ha consentito di arrestare 12 persone contigue agli ambienti dell’estremismo di matrice religiosa e sei soggetti riconducibili a formazioni terroristiche di matrice politico-nazionalista. Sul dato dei rimpatri, quelli avvenuti alla data del 31 ottobre 2023 indicano un totale di 3.960, rispetto ai 3.410 dell’analogo periodo di riferimento del 2022. In valori assoluti, non sono dati particolarmente elevati, ma indicano una inversione di tendenza. E, soprattutto, indicano una correlazione statistica non confutabile: il 70 % degli stranieri rimpatriati è transitato per un Cpr. A cui si ricollega la constatazione che circa il 50% degli stranieri lì trattenuti viene rimpatriato”.
Infine, riguardo al protocollo siglato con l’Albania, il titolare del Viminale, ha chiarito: “Quelli previsti dal protocollo siglato con l’Albania, non sono Cpr ma strutture come quella di Pozzallo-Modica, dove si trattengono persone, con provvedimento convalidato dal giudice, per il tempo necessario per svolgere le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo di persone provenienti da Paesi sicuri”.
Restando in tema , all’indomani dell’accordo siglato ieri a Palazzo Chigi dalla Premier Meloni e dal Premier albanese Edi Rama, secondo cui ,alla primavera 2024, i migranti messi in salvo nel Mediterraneo dalle navi italiane saranno trasferiti in Albania, la Presidente del Consiglio è tornata sui dettagli del protocollo d’intesa tra i due Paesi in un’intervista a Il Messaggero, nella quale ha spiegato: “L’accordo si pone tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari. E accogliere in Europa solo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale. L’Albania darà la possibilità all’Italia di utilizzare il porto di Shengjin e l’area di Gjader. Nelle quali l’Italia potrà realizzare, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione, due strutture dove gestire l’ingresso, l’accoglienza temporanea, la trattazione delle domande d’asilo e di eventuale rimpatrio degli immigrati. Nell’arco di un anno, potranno essere trasferiti in Albania più di 36 mila immigrati. Abbiamo informato la Commissione europea senza che questo comportasse criticità. Auspico possa diventare un modello di collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra-Ue”.
E proprio a proposito della Commissione UE, la portavoce di Bruxelles, Anitta Hipper, nella consueta conferenza stampa, ha fatto sapere di essere “stata informata dell’accordo Italia-Albania sui migranti prima dell’annuncio“, aggiungendo: “Siamo in contatto con le autorità italiane, abbiamo chiesto di ricevere dettagli sull’accordo per la migrazione con l’Albania. Prima di commentare oltre dobbiamo capire cosa s’intende fare esattamente. Comprendiamo che questo accordo operativo dovrà ancora essere tradotto in legge dall’Italia e ulteriormente implementato. E’ importante che qualsiasi accordo di questo tipo rispetti pienamente il diritto comunitario e internazionale”.
Poi, riguardo al paragone tra l’accordo concluso dalla Premier Meloni e dal Premier Rama e quello siglato tra Gran Bretagna-Ruanda per l’esternalizzazione dei migranti, la portavoce Hipper ha precisato: “Sull’intesa di Londra abbiamo sollevato diverse questioni, dall’Italia ci servono altre informazioni prima di poter entrare nei dettagli, ma dalle prime che vediamo non è la stessa cosa”, evidenziando sulla possibile presentazione delle domande di asilo da Paesi Terzi: “In riferimento alle domande di asilo presentate nel territorio di uno Stato membro, e questo include sia il confine terrestre che il territorio marino, c’è un elemento che dice anche che agli Stati membri non è preclusa la possibilità di adottare misure di diritto nazionale per consentire la presentazione di domande di asilo da parte di persone provenienti da Paesi terzi. Tuttavia, questo deve avvenire senza pregiudicare l’applicazione dell’asilo dell’Unione. Ora dobbiamo esaminare esattamente cosa verrà fatto prima di poter commentare. Quando si tratta di ricerca e salvataggio non è la Commissione che ha competenza per indicare i luoghi di sbarco”.
Critici nei confronti del protocollo siglato con l’Albania , i partiti di Opposizione, che hanno parlato di “deportazione” e di “nuova Guantanamo” per gli immigrati, sottolineandone gli aspetti di “illegittimità rispetto al diritto internazionale ed europeo”.
Non solo politica estera, immigrazione e sicurezza sul tavolo del Governo, ma anche dossier di economia, Lavoro , Politiche sociali, per la natalità e la Famiglia.
Stamane, infatti, la Presidente del Consiglio è intervenuta con un videomessaggio di saluto all’evento “La maternità (non) è un’impresa”, svoltosi a Roma, presso il Tempio di Adriano e , organizzato dalla ministra per la Natalità, la Famiglia e le Pari Opportunità Roccella, riguardante il patto per le imprese in favore della maternità.
Nel suddetto videomessaggio, la Premier ha dichiarato: “Nessuno meglio delle nostre aziende sa quanto sia importante fare investimenti produttivi. E quanto sia importante scommettere sul domani. Nessuno più di questo governo crede che l’investimento nella natalità per invertire il trend demografico voglia dire scommettere su noi stessi. Perché senza figli avremo un’Italia più povera. E sarà a rischio la sostenibilità del nostro welfare. Verrà meno quella staffetta generazionale sulla quale si fonda la capacità di portare nel futuro la nostra identità di popolo. La denatalità affligge tutta l’Europa. Un certo clima culturale ha contribuito a spingere giù la curva demografica. Per decenni c’è stata molta disattenzione nei confronti della famiglia. Mentre altrove si correva ai ripari, da noi parlare di sostegno alla natalità sembrava quasi essere un tabù. Ecco, noi abbiamo infranto quel tabù. Abbiamo messo la famiglia e la natalità al centro della agenda di governo.Lo abbiamo fatto nonostante le poche risorse che avevamo a disposizione: con questa legge di bilancio abbiamo messo in campo un pacchetto di provvedimenti che vale complessivamente oltre due miliardi e mezzo di euro. La denatalità e la mancanza di libertà sono in fondo due facce della decrescita. E la decrescita, checché ne dica qualcuno, non è mai felice. Ma il governo da solo non può farcela, serve l’aiuto di tutti, a partire da chi, come voi, si rimbocca le maniche ogni giorno per creare posti di lavoro. Per produrre ricchezza e benessere per la propria Nazione. Oggi il governo vi propone di sottoscrivere un patto, perché la sfida demografica coinvolge tutti e ha bisogno di tutti. È una sfida per il futuro dell’Italia, è una sfida per la libertà, in particolare delle donne. Perché purtroppo, sono ancora troppe le donne costrette a dimettersi dal lavoro dopo essere diventate mamme, E noi non possiamo permettere tutto questo. Allora dobbiamo perseguire tutti insieme l’obiettivo di costruire una cultura e un’organizzazione del lavoro che non consideri la genitorialità come una penalità. Ma che anzi accompagni e valorizzi l’esperienza di diventare padre o di diventare madre. Dobbiamo promuovere una nuova consapevolezza, anche culturale, mettere in rete quelle tante buone pratiche. Che dove ci sono aumentano la produttività delle realtà nelle quali si realizzano, migliorano il benessere delle persone e fanno crescere la natalità. Perché, conclude il messaggio, “noi vogliamo che l’Italia cresca, che cresca la libertà dei suoi cittadini, il benessere dei suoi lavoratori, il suo tessuto produttivo. E un’impresa a misura di mamma e di bambino può essere una chiave di volta per affrontare tutti insieme questa sfida”.
Quanto alla Manovra, mentre sono iniziate quest’oggi presso le Commissioni Bilancio di Senato e Camera a Palazzo Madama le Audizioni preliminari sul testo, sebbene il Governo abbia annunciato modifiche sul sistema pensionistico per la Sanità , ma anche per tutti i lavoratori del pubblico, i medici hanno annunciato lo sciopero contro il taglio delle pensioni, fissato dai sindacati Anaao e Cimo per il 5 dicembre.
Presentati inoltre da FI, emendamenti alla Legge di Bilancio per finanziare il bonus psicologo (presentati anche dal Pd) per 15 milioni nel 2023 e per 40 milioni di euro dal 2024, rispetto agli 8 milioni previsti, con copertura individuata, per il 2023, dalle maggiori entrate Iva su benzina e gasolio , derivate dall’aumento dei prezzi e in parte, per il 2024, dalla riduzione del Fondo per interventi strutturali, e per prorogare il Superbonus fino a giugno 2024.
In merito al settore edilizio-abitativo, poi, l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), in Audizione sulla Manovra, ha presentato e depositato un documento, secondo cui nel disegno di legge di bilancio vi sarebbe un aumento di imposizione sulla casa, per 2 miliardi nei prossimi tre anni, paventando quindi un aumento delle tasse sulla casa da parte del Governo e parlando di “un prelievo ingiustificatamente punitivo”.
A replicare all’Ance, il capogruppo di FdI alla Camera, Foti, che, smentendo il dato, ha dichiarato: “Questa mattina l’Ance, in Audizione sulla legge di bilancio, ha dichiarato e scritto nel documento depositato che nel disegno di legge di bilancio c’è un aumento di imposizione sulla casa, per 2 miliardi. Una fake news, in quanto, innanzitutto i circa 2 mld (per la precisione 1,9) farebbero riferimento al periodo 2024-2026. Inoltre, hanno inserito tra l’aumento di tasse l’incremento della ritenuta per i bonifici per i crediti di imposta, che non è un aumento di imposte sulla casa. Si tratta di una temporanea perdita di liquidità per le imprese edilizie; ma non è un aumento di imposizione sulla casa”.
Infine, sul fronte dei lavori parlamentari, via libera alla Camera , con 193 voti a favore 121 contrari( delle Opposizioni) e 5 astenuti, dopo l’ok alla fiducia posta dal Governo arrivato ieri, al Dl Caivano, già approvato dal Senato lo scorso 27 ottobre e che ora dovrà essere convertito in legge, pena la decadenza, entro il prossimo 14 novembre.
©Riproduzione riservata