di Federica Marengo lunedì 14 marzo 2022
-Anche stanotte, come ormai da diciannove giorni, gli abitanti di 19 delle 24 Regioni dell’Ucraina, hanno sentito il suono delle sirene, allarme preludio ai bombardamenti sulle città. Tutto ciò, mentre le truppe russe, secondo l’ultimo rapporto dell’intelligence britannica, starebbero preparando l’invasione via mare di Odessa.
A Kiev, invece, in fiamme ,nel distretto universitario di Oboloniskyi,per via di un bombardamento russo, un condominio di nove piani, in cui sono rimaste uccise almeno due persone; colpita , sempre nella capitale ucraina, una scuola, mentre ad Airfield , a 10 chilometri dal centro di Kiev , è stato colpito dalle forze russe lo stabilimento degli aerei Antonov, causando 2 morti.
A Mariupol, nel sud dell’Ucraina, sul Mar d’Azov, sarebbero già 2500 le vittime, tra cui la donna incinta simbolo del bombardamento russo contro l’ospedale locale ,morta insieme con il bambino che aspettava. La struttura, secondo fonti locali, ospitava reparti e attrezzature militari e, per questo, sarebbe stata presa di mira dalle truppe di Mosca. Gli abitanti, però , sono accerchiati, privi di riscaldamento e impossibilitati a rifornirsi di cibo e acqua. Più volte, il tentativo di fuga dei civili attraverso i corridoi umanitari è fallito, visti i bombardamenti russi, compreso quello di quest’oggi, sebbene questa mattina un centinaio di auto di civili siano riuscite ad uscire dalla città.
Medesimo scenario a Kherson, dove vi sarebbero 400 italiani impossibilitati a lasciare la città dall’assedio russo.
Colpita, a nord dell’Ucraina , una torre tv , ,morte nove persone.
Di nuovo senza elettricità, la centrale nucleare di Cherobyl, da qualche settimana sotto il controllo di Mosca, mentre ,presso la centrale di Zaporhizhia, anch’essa controllata dal Cremlino, le forze russe avrebbero fatto esplodere dei detonatori.
Atri rapimenti di sindaci e di un Consigliere regionale ad opera delle truppe russe, poi, si sarebbero verificati nell’Est dell’Ucraina, secondo quanto riportato dall’Agenzia italiana AdnKronos che ha fatto riferimento alla denuncia di un’attivista, Maria Zolkina.
Secondo l’Agenzia ucraina Unian, poi, che riporta le dichiarazioni del ministro dell’Interno Gerashchenko, il leader ceceno Kadyrov ,fedelissimo di Putin, sarebbe nascosto a Ivakov, un distretto di Kiev, nascosto in un seminterrato, e pronto a guidare l’assalto finale alla città. Inoltre, sempre secondo la stessa agenzia, 400 mercenari siriani sarebbero arrivati a Mosca, in centri alloggio e addestramento vicino alla frontiera nelle regioni di Rostov, in Russia, e a Gomel, in Bielorussia. Per le ONG, sarebbero 400 mila gli arruolati finora.
Lanciato dalle forze ucraine, sulla regione filo-russa del Donbass un missile che ha causato almeno una ventina di morti. Forze ucraine, che hanno lanciato l’allarme su un possibile attacco di una colonna nemica dalla Bielorussia, in marcia verso il confine (Bielorussia, che ha sempre smentito il proposito di unirsi al conflitto, pur sostenendo il Presidente russo Putin).
Infine, un altro giornalista è rimasto “gravemente ferito”, secondo quanto ha riferito su Facebook la Procuratrice generale dell’Ucraina, Irina Venediktov. Si tratterebbe di un corrispondente britannico che ha riportato fratture da schegge ad entrambe le gambe e che sarebbe stato ricoverato in terapia intensiva.
Sul fronte diplomatico, la settimana è iniziata con il quarto round dei negoziati tra Kiev e Mosca, stavolta in videoconferenza. L’incontro virtuale tra le parti è stato preceduto dalle dichiarazioni dei rispettivi negoziatori. Kiev,tramite il consigliere del Presidente Zelensky, Podolyak, ha ribadito le condizioni preliminari per l’intesa, quali: il cessate il fuoco immediato e il ritiro di tutte le truppe russe. Mosca, tramite il ministro degli Esteri russo Lavrov, ha fatto saper che: “Per la Russia è essenziale che nessuna minaccia arrivi dal territorio dell’Ucraina”.
I negoziati , sono stati interrotti nel pomeriggio per una “pausa tecnica”, e rinviati quindi a domani, per consentire il “lavoro aggiuntivo nei sottogruppi e il chiarimento delle definizioni individuali”, come riferito dallo stesso Podalyak e dal Presidente Zelensky, che, in un messaggio video, ha così commentato il confronto tra le parti: “I colloqui difficili continuano. Tutti stanno aspettando notizie. Questa sera riferiremo il risultato“.
Zelensky , che nella nottata di ieri, rivolgendosi alla popolazione in un video, aveva affermato: “E’ una questione di tempo, prima che la Russia attacchi la Nato i loro membri . Ho avvertito la Nato che senza sanzioni preventive la Russia avrebbe iniziato una guerra e che Mosca avrebbe usato Nord Stream 2 come arma. Lo ripeto di nuovo: se non chiudete il nostro cielo, è solo una questione di tempo prima che i missili russi cadano sul vostro territorio”.
A metà mattinata, invece, tramite un altro videomessaggio, il Presidente ucraino, ha rassicurato la popolazione: “Purtroppo, non possiamo ammirare il cielo azzurro sulle nostre città, ma credo che i tutti questi bombardamenti siano solo temporanei, non siano per sempre. Stiamo lavorando e combattendo per la fine dei bombardamenti”.
A seguire, un appello è stato lanciato dal Premier ucraino Smihal, intervenuto al posto di Zelensky al Consiglio d’Europa, in quanto quest’ultimo impegnato a fronteggiare un imprevisto “urgentissimo”e che mercoledì, si collegherà con il Congresso USA.
Tuttavia, la via diplomatica è passata anche per un bilaterale, svoltosi in un grande hotel di Roma, questa mattina, tra il Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA Sullivan e il membro del politburo del PCI cinese e Direttore dell’Ufficio della Commissione per gli Affari Esteri, Yang Jiechi. Prima dei colloqui, che domani coinvolgeranno anche il Consigliere per la Sicurezza del Premier Draghi, Luigi Mattioli, Sullivan, ha avvertito la Cina di evitare di aiutare la Russia a eludere le sanzioni imposte dall’Occidente, mentre la Cina, a sua volta, nella giornata di lunedì, ha accusato gli Stati Uniti di aver diffuso false informazioni al riguardo. Alla vigilia, dunque, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian aveva affermato che “la situazione dell’Ucraina sarebbe stato sicuramente un argomento caldo” all’incontro, programmato prima che la Russia attaccasse l’Ucraina. La Casa Bianca ,invece, aveva affermato che i colloqui si sarebbero concentrerai sull’impatto diretto della guerra della Russia contro l’Ucraina sulla sicurezza regionale e globale. Sullivan e Yang si sono incontrati l’ultima in Svizzera, dove il consigliere Usa ha sollevato le preoccupazioni dell’amministrazione Biden sulle provocazioni militari cinesi contro Taiwan, le violazioni dei diritti umani contro le minoranze etniche e gli sforzi per soffocare i sostenitori della democrazia a Hong Kong.
La Cina ha anche smentito quanto riportato dalla CNN e ,rimarcato dal Financial Times, secondo cui la Russia avrebbe chiesto alla Cina assistenza militare (con l’invio di droni) ed economica, bollando la notizia come “disinformazione da parte degli Stati Uniti” e ,dicendosi “preoccupata per la situazione”.
Gli USA, hanno precisato più tardi in una nota che scopo dell’incontro con Pechino era ribadire che qualsiasi sostegno della Cina a Mosca avrà delle conseguenze.
A proposito della Cina, il ministro delle Finanze russo Siluanov, ai microfoni del Canale Tv Rossiya24, ha reso noto che Mosca userà lo Yuan cinese come riserva valutaria, sottolineando: “Lo yuan cinese è una valuta di riserva affidabile e una parte delle riserve auree e valutarie è in questa valuta. Nelle relazioni commerciali con la Cina, utilizzeremo una quota delle riserve auree e valutarie denominate in yuan. Lo yuan, rimane attualmente una di queste fonti delle riserve valutarie del nostro Paese e lo utilizzeremo in tutti gli aspetti”.
Sempre in ambito diplomatico, poi, il cancelliere tedesco Scholz si è recato in Turchia per incontrare il Presidente Erdogan, con il quale si è detto d’accordo a intensificare gli sforzi diplomatici, mentre in serata vi è stata anche una telefonata tra il Presidente russo Putin e il Premier israeliano Bennett e tra quest’ultimo e il Presidente Zelensky. Secondo fonti del Cremlino, Putin ,durante il colloquio, avrebbe condiviso le sue valutazioni sul processo negoziale tra rappresentanti russi e ucraini e richiamato l’attenzione di Bennett sull’bombardamento di Donetsk. Stamattina i separatisti filorussi avevano detto che un raid ucraino aveva causato la morte di almeno 20 persone. Alcune ore dopo fonti governative di Kiev avevano smentito ogni responsabilità nell’attacco, ipotizzando che si fosse trattato di un missile russo.
Il Presidente USA Biden, invece, a lavoro con gli alleati per aiutare Kiev a difendersi, potrebbe partire per l’Europa in missione diplomatica.
Nel frattempo, mentre è entrato in vigore il quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia della UE, esclusa anche dall’accordo commerciale WTO come Paese favorito (respinta, invece, l’adesione della Bielorussia) e che ha controbattuto con lo stop all’export di zucchero, grano e mais(forse in vigore già da domani), a Bruxelles, si è tenuta la riunione dell’Eurogruppo, ovvero dei Ministri delle Finanze della zona Euro,alla quale ha preso parte per l’Italia il Commissario agli Affari economici Gentiloni, che, esprimendo solidarietà e vicinanza al popolo ucraino, ha dichiarato: “L’incertezza nella quale siamo dal punto di vista economico di fronte a questa guerra rende l’idea di tornare semplicemente alle regole precedenti un’idea irrealistica. Un’intesa sulla riforma del patto di stabilità non è automatica. Quello che è automatico è che tornare alle vecchie regole in un clima di incertezza come quello attuale sarebbe poco ragionevole. Il lavoro per costruire un’intesa non si risolve in pochi giorni”.
Restando in tema economico, per ridurre i costi di gas e carburanti (oggi, il costo del gasolio ha superato la benzina e continua il rincaro di Gpl e metano) e il contraccolpo delle sanzioni comminate alla Russia, il Governo è al lavoro su un provvedimento che dovrebbe giungere sul tavolo del Consiglio dei Ministri in settimana. Tra le misure allo studio, l’introduzione di un tetto al prezzo del gas e un intervento fiscale sulle accise e anche sull’Iva, sebbene sul tavolo vi sia la questione delle risorse per coprire il decreto, non volendo l’Esecutivo effettuare uno scostamento di Bilancio che incrementerebbe il debito già elevato.
A sollecitare l’intervento del Governo in tale direzione tutte le forze di Maggioranza, con il centrosinistra che ha chiesto l’attuazione di un “Assegno Energia”, per le famiglie e le imprese più in difficoltà, e il M5S che si è detto a favore di un Recovery Found dell’Energia e della diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Dal centrodestra , invece, è arrivata la richiesta della Lega di un taglio delle accise o dell’Iva su gas e carburanti, mentre da Forza Italia è stata lanciata la proposta della costituzione di un fondo UE, per affrontare la crisi energetica a livello europeo , potendo contare su un debito comune, come per l’emergenza Covid19.
Critica, l’Opposizione di Fratelli d’Italia, che, chiedendo anch’esso un provvedimento a sostegno di famiglie e imprese, ha depositato in Parlamento un’ interrogazione per un intervento urgente alle Camere del ministro per la Transizione Ecologica Cingolani, che , sabato scorso aveva dichiarato come l’aumento dei prezzi del gas e della luce fossero frutto di una speculazione e di una “colossale truffa” (sulla questione la Procura di Roma ha aperto un’indagine contro ignoti), affinché riferisca in merito, riecheggiata da Sinistra italiana.
Sulla crisi energetica , il Governatore della Banca d’Italia Visco, aprendo i lavori della XIII° Conferenza Maeci dal titolo ‘Transizione energetica, finanza e clima: sfide e opportunità’, ha detto: “La guerra e la situazione in Ucraina sono gravi eventi che hanno gettato un’ombra di acuta incertezza sull’economia mondiale già colpita dalla crisi globale e poi dalla pandemia. Oggi, è a repentaglio la pace nel nostro Continente, elemento cruciale degli equilibri determinatisi nel secondo dopoguerra. Si tratta di una cesura profonda, oltre che drammatica, che non potrà che portare equilibri diversi ancorché ora difficili da definire. Ci vorrà tempo per valutare i costi umani, morali nonché economici di questo sovvertimento. Il contesto emerso dopo la guerra fredda sembra essere rimesso in questione, sono divenuti incerti il quadro di integrazione economica e finanziaria internazionale e l’articolato assetto multilaterale che, pur tra molte difficoltà, era riuscito a mantenere in vita il dialogo e la cooperazione. Erano già emerse crepe negli ultimi anni, oggi è a repentaglio la pace nel nostro continente, elemento cruciale degli equilibri determinatisi nel secondo dopoguerra. Si tratta di una cesura profonda, oltre che drammatica, che non potrà che portare equilibri diversi ora difficili da definire. La guerra ha reso pressante la necessità di affrontare il nodo della sicurezza energetica. In Europa, dove le politiche energetiche dei singoli paesi sono inevitabilmente interdipendenti, si pone l’esigenza di affrontare questa sfida in modo collettivo e unitario. La responsabilità primaria nell’affrontare il cambiamento climatico spetta ai governi nazionali, che hanno la necessaria legittimità democratica e possono applicare gli strumenti più adeguati, come l’imposizione di una carbon tax, l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili e misure normative sulle emissioni di gas serra, fornendo inoltre sussidi o incentivi fiscali alle attività verdi. Nella transizione è necessario orientare in modo chiaro le aspettative di mercato. E’ quindi necessario a tal fine operare per rendere sempre più credibile il quadro complessivo di cooperazione internazionale. E’ oggi evidente che non ci sono risposte semplici e condivise, ma rimandare la sfida climatica non è certo una soluzione: vorrebbe solo dire trovarsi costretti tra qualche anno a prendere misure più forti e repentine per evitare scenari ambientali catastrofici. Sarebbe quella che, nel linguaggio degli esperti di scenari climatici, è definita una transizione disordinata. Azzerare le emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo è necessario per evitare effetti disastrosi sul piano economico e sociale e per salvaguardare ecosistemi e biodiversità. Il cambiamento climatico pone seri rischi per il buon funzionamento e la stabilità delle nostre economie, e perseguire una transizione giusta e ordinata a livello globale richiede un forte coordinamento internazionale. Il rafforzamento della sicurezza energetica, come ogni assicurazione, comporta dei costi, ma pone anche difficili dilemmi come il garantire approvvigionamenti più sicuri nell’immediato e assicurare la sostenibilità economica e ambientale nel medio e lungo periodo. Potrebbe essere necessario discostarsi, temporaneamente, dal sentiero di decarbonizzazione intrapreso, ad esempio rallentando la dismissione delle centrali a carbone, ma occorre evitare che questi scostamenti inducano incertezza sui piani a medio termine, con l’effetto di scoraggiare gli investimenti indispensabili a realizzare la transizione energetica”.”In momenti di crisi internazionale come quello presente ci rendiamo conto di quanto siano importanti la coesione, l’articolazione e l’efficacia del nostro Sistema Paese. In questo contesto, sono sempre più convinto che la stretta collaborazione tra la Banca d’Italia e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale costituisce e continuerà a dimostrarsi uno strumento prezioso al servizio del Paese”.
Riguardo la pandemia, sebbene si registri un aumento dei contagi, quest’ultimo, secondo i dati dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali, non sembra impattare sui ricoveri: “In 24 ore in Italia, l’occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19 è stabile al 5%, mentre esattamente un anno fa vedeva un trend giornaliero in crescita arrivando a quota 33%. E’ ferma, invece, al 13%, l’occupazione dei posti letto nei reparti ospedalieri di area non critica, che un anno fa di questi tempi, continuava ancora a salire ed era quasi il triplo, toccando il 37%. Lo indicano i dati del monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornati al 13 marzo 2022, confrontati con quelli del 13 marzo 2021.Nel dettaglio, rispetto al 12 marzo 2022, l’occupazione di posti letto in terapia intensiva da parte di pazienti con Covid-19 cala in Emilia Romagna (al 6%) mentre cresce in Campania (5%), Pa Bolzano (2%) e Sardegna (9%). E’ invece, stabile in 17 regioni o province autonome: Abruzzo (al 7%), Basilicata (1%), Calabria (7%), Friuli Venezia Giulia (5%), Lazio (8%), Liguria (6%), Lombardia (4%),Marche (5%),Molise (5%),Piemonte (4%), Pa Trento (2%), Puglia (6%), Sicilia (8%), Toscana (7%), Umbria (6%), Valle d’Aosta (3%) e Veneto (3%).L’occupazione dei posti letto nei reparti di area medica (detta ‘non critica’) da parte di pazienti con Covid-19, invece, scende in 4 regioni o province autonome: Marche (11%), Pa di Bolzano (10%), Sardegna (19%), Toscana (12%); mentre torna a crescere in 3: Abruzzo (al 20%), Molise (13%) e Pa Trento (7%).Il tasso e’ stabile nelle restanti 14: Basilicata (al 24%), Calabria (28%), Campania (13%), Emilia Romagna (12%), Friuli Venezia Giulia (11%), Lazio (16%), Liguria (15%), Lombardia (7%), Piemonte (9%), Puglia (19%), Sicilia (22%), Umbria (23%), Valle d’Aosta (13%) e Veneto (7%)”.
Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, impegnata sul fronte della guerra russo-ucraina per limitare la diffusione del Covid19, ha lanciato l’allarme: “La guerra in Ucraina può peggiorare la pandemia di Covid-19. I casi nella regione sono in calo rispetto alla settimana precedente, ma c’è un rischio significativo che ci siano malattie e decessi più gravi a causa dei bassi tassi di vaccinazione in Ucraina, così come tra gli oltre 2 milioni che sono fuggiti dal paese nelle aree circostanti. Il tasso di vaccinazione contro il Covid-19 dell’Ucraina è di circa il 34%, mentre quello della vicina Moldova è di circa il 29%, secondo Our World In Data”.
Vaccinazioni e controlli dovranno quindi essere effettuati sui rifugiati arrivati in Italia e in altri Stati UE (finora , secondo il Viminale, sono oltre 35 mila, mentre per l’Onu, i civili fuggiti dall’Ucraina in totale, ad oggi, sono 2,8 milioni).
©Riproduzione riservata