Papa Francesco si è recato in visita privata questa mattina a Napoli per intervenire all’incontro internazionale “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”, promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. “Dialogo” , “accoglienza” e “fraternità tra i popoli e le religioni del Mediterraneo (cristianesimo, ebraismo e islamismo), le parola chiave del Convegno.
di Federica Marengo venerdì 21 giugno 2019
Papa Francesco è arrivato a Napoli, da Lui definita: “La capitale delle religioni”, questa mattina presto. Erano infatti le 9: 00, quando il suo elicottero, decollato dall’eliporto del Vaticano, è atterrato sul suolo dell’impianto sportivo del Parco Virgiliano. Poi, da lì, percorrendo via Manzoni, a bordo di un auto blu, si è diretto in via Petrarca, sulla collina di Posilipo, alla Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione S. Luigi, guidata dai Gesuiti, per partecipare alla due giorni del Convegno : “La Teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”.
Accolto dall’Arcivescovo di Napoli e Gran cancelliere della Pontificia Facoltà, il Cardinale Crescenzio Sepe , dal Preside della Facoltà, Don Gaetano Matarazzo e dal Superiore della Comunità dei Gesuiti, Padre Domenico Marafioti, è stato condotto presso il piazzale antistante la Facoltà dove si è svolto l’incontro.
Quindi, dopo aver ascoltato una serie di interventi di docenti e alcune testimonianze, ha pronunciato il Suo discorso, esordendo con una serie di interrogativi: “Il Mediterraneo è da sempre luogo di transiti, di scambi e , talvolta, anche di conflitti. Ne conosciamo tanti. Questo luogo, oggi, ci pone una serie di questioni, spesso drammatiche. Esse si possono tradurre in alcune domande che ci siamo posti nell’incontro di Abu Dhabi: come custodirci a vicenda nell’unica famiglia umana? , come alimentare una convivenza tollerante e pacifica che si traduca in fraternità autentica?, come far prevalere nelle nostre comunità l’accoglienza dell’altro e di chi è diverso da noi, perché appartiene a una tradizione religiosa e culturale diversa dalla nostra?,come le religioni possono essere vie di fratellanza anziché muri di separazione?”.
Domande, queste, alle quali, secondo Papa Francesco, si può trovare risposta solo avviando processi di liberazione, di pace, di fratellanza e di giustizia e mettendo in campo una Teologia dell’accoglienza e del dialogo.
“Direi che la Teologia, particolarmente in questo contesto, è chiamata ad essere una Teologia dell’accoglienza e a sviluppare un dialogo autentico e sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e per la custodia del Creato”, ha detto Papa Bergoglio, raccontando poi a braccio di un incontro avuto nel pomeriggio di ieri con l’Arcivescovo dello Sri Lanka, Paese colpito dagli attacchi terroristici la scorsa Pasqua: “Ieri, il Cardinale mi ha detto questo: un gruppo di cristiani voleva andare dai musulmani per ammazzarli, ma noi siamo andati lì a convincerli che noi siamo amici, questo è un atteggiamento di vicinanza e dialogo”.
Ed è proprio sul dialogo che il Santo Padre si è soffermato: “Il modo di procedere dialogico è la via per giungere laddove si formano i paradigmi, i modi di sentire, i simboli, le rappresentazioni delle persone e dei popoli. Giungere là come etnografi spirituali dell’anima dei popoli per poter dialogare in profondità e, se possibile, contribuire al loro sviluppo con l’annuncio del Vangelo, del Regno di Dio, il cui frutto è la maturazione di una fraternità sempre più dilatata ed inclusiva. Dialogo, non è una formula magica, ma certamente la Teologia va aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente, quando esso è incoraggiato e favorito tra docenti e studenti, come pure con le altre forme del sapere e con le altre religioni , soprattutto l’Ebraismo e con l’Islam. Gli studenti di Teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica”.
Poi, il Papa, ha fatto riferimento ad alcuni esempi “pratici” di dialogo per assicurare un rinnovamento dopo la Veritatis gaudium (Costituzione apostolica per le Università e le Facoltà ecclesiastiche firmata da Francesco l’8 dicembre del 2017 e promulgata il 29 gennaio 2018): “Nelle Facoltà teologiche e nelle Università ecclesiastiche sono da incoraggiare i corsi di lingua e cultura araba ed ebraica, e la conoscenza reciproca tra studenti cristiani, ebrei e musulmani. Il dialogo può essere un metodo di studio, oltre che di insegnamento. Quando leggiamo un testo, dialoghiamo con esso e con il mondo di cui è espressione ; e questo vale anche per i testi sacri, come la Bibbia, il Talmud e il Corano. Il secondo esempio è che il dialogo si può compiere come ermeneutica teologica in un tempo e un luogo specifico. Nel nostro caso : il Mediterraneo all’inizio del terzo millennio”.
Ma per Papa Bergoglio la Teologia dell’accoglienza è anche Teologia dell’ascolto , Teologia interdisciplinare e Teologia in Rete: “Teologia dell’accoglienza, significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all’oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità. Una teologia come metodo interpretativo della realtà, dunque, che adotta il discernimento e il dialogo sincero e che per questo necessita di teologi che sappiano lavorare insieme e in forma interdisciplinare, superando l’individualismo nel lavoro intellettuale. Una teologia, in grado di realizzare una rete, in solidarietà con tutti i naufraghi della storia”.
Necessario, insomma, è per Papa Francesco, lasciarsi alle spalle un Teologia difensiva e apologetica, ma anche avere attenzione che le dispute teologiche non feriscano e relativizzino la fede del popolo di Dio.
Infine, la risposta alla domanda: “Qual è il compito della Teologia dopo Veritatis gaudium, nel contesto del Mediterraneo?”.“Innanzitutto, occorre partire dal Vangelo della misericordia, dall’annuncio fatto da Gesù stesso e dai contesti originari dell’evangelizzazione. La Teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti, incontrati con lo sguardo e il cuore di Dio, che va in cerca di loro con amore misericordioso. Anche fare teologia è un atto di misericordia”.
Al termine dell’incontro, poi, il Santo Padre ha salutato i Docenti della Facoltà e la Comunità dei Gesuiti e, lasciata la Facoltà Teologica intorno alle 13:12, ha fatto ritorno in Vaticano.
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