Nella giornata di ieri, mentre a Strasburgo la Commissione presieduta dalla Presidente Ursula von der Leyen incassava il via libera degli eurodeputati all’insediamento dal 1 dicembre, con 461 voti favorevoli, 157 contrari e 89 astenuti, non senza qualche polemica (vista la divisione interna al M5S, con dieci a favore, due contrari e due astenuti), in Italia, andava in scena alla Camera una vera e propria rissa tra i deputati del Pd e della Lega sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, altresì detto Fondo Salva Stati, con i dem che hanno accusato i leghisti di aver sottoscritto l’accordo nel corso del precedente Governo (il Conte1). La bagarre è stata originata dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia Gualtieri, in Audizione al Senato, nella quale ha annunciato che il testo della riforma è immodificabile, smentendo i rischi ,paventati dall’Opposizione, di una pesante ristrutturazione del debito, cui l’Italia, sottoscrivendo il testo, andrebbe incontro. Salvini (Lega) e Meloni (Fratelli d’Italia) accusano il Premier di alto tradimento e il leader del Carroccio ha annunciato l’intenzione chiedere un incontro con il Presidente Mattarella, garante della Costituzione e di presentare un esposto a carico del Governo e di Conte. Il Premier Conte, in Aula lunedì 2 dicembre per riferire in merito, dal Ghana, dov’è in visita per una due giorni, annuncia querela contro Salvini, e ,nel pomeriggio, vertice di Di Maio con i gruppi parlamentari per chiarimenti sul trattato. Ancora polemiche seguite all’inchiesta della Procura di Firenze su Open,l’ex fondazione a sostegno di Matteo Renzi, che ha attaccato i magistrati denunciando un’ingerenza del potere giudiziario nella politica. Dura, la replica dell’Anm: “Accuse gravissime”. Intanto, proseguono le indagini e il giornale L’Espresso pubblica un’inchiesta su un prestito da 700 milioni di euro erogato all’ex Premier da un finanziatore della fondazione per pagare il mutuo contratto in seguito all’acquisto nel 2018 di una villa a Firenze da 1,3 milioni di euro. La replica del senatore, fondatore di Italia Viva, che annuncia querele: “Nulla da nascondere. Prestito restituito”. Intanto, la Procura di Genova apre altri due filoni di indagine nei confronti di Autostrade per altri 5 viadotti che non sarebbero stati monitorati. Il titolare del Mise Patuanelli: “Non hanno fatto quello che dovevano fare”. Il capo 5S Di Maio: “Verso la revoca delle concessioni”. L’ad di Aspi, Tomasi: “Incomprensibile, ponti sicuri”. Quanto alle vertenze industriali, dopo il tavolo di ieri al Mise, trovata una possibile soluzione per lo stabilimento Whirlpool di Napoli: intervento della Regione Campania e della partecipata del Ministero dell’Economia, Invitalia.
di Federica Marengo giovedì 28 novembre 2019
Protagonista della giornata politica di ieri, è stata la UE. Infatti, mentre a Strasburgo gli eurodeputati davano il via libera in Parlamento, con 461 sì, 157 no e 89 astenuti, alla Commissione presieduta dall’ex ministra della Difesa tedesca Ursula von Der Leyen, non senza il malcontento di alcuni eurodeputati grillini (10 , infatti, hanno votato a favore, 2 contro e 2 si sono astenuti), presso la Camera italiana, andava in scena una vera e propria rissa tra i deputati della Lega e del Pd, originata dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia Gualtieri, che, in mattinata , in Audizione al Senato, si era espresso sulla riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, meglio noto come: Fondo Salva Stati, ratificato nel 2012.
Tale riforma, su cui i leader degli Stati UE hanno raggiunto un accordo durante l’Eurogruppo del giugno scorso (dunque, quando era ancora in carica il Governo Conte 1), da rendere attuativo con le votazioni del 4 dicembre, da parte dei Parlamenti dei vari Stati membri, e del 12-13 dicembre da parte del Consiglio Europeo, prevede che possano essere concessi aiuti, in caso di grave crisi, solo agli Stati membri con una condizione economico-finanziaria forte (ovvero, a quegli Stati che abbiano rispettato i parametri del rapporto Deficit/Pil, per due anni consecutivi e non siano stati soggetti a procedura di infrazione) e un debito pubblico sostenibile, in caso contrario, ciò sarebbe comunque possibile ma solo previa ristrutturazione del debito.
Ora, l’Opposizione di Centrodestra, (con la sponda del capo politico del M5S Di Maio, che ha chiesto chiarimenti in merito) ha accusato il Premier di aver sottoscritto tale intesa senza aver interpellato prima il Parlamento, accusa a cui Conte ha replicato sostenendo che il Caroccio, così come il M5S, entrambi partner di Governo, ben conoscessero i termini dell’accordo con la UE, oggetto di ripetuti vertici di Maggioranza tra il marzo e il giugno 2019.
Affermazioni queste, alle quali sia Lega che 5S hanno controreplicato dichiarando di non aver mai dato il proprio assenso al testo nei termini in cui è stato stipulato. Da qui, la richiesta che il Presidente del Consiglio riferisca in Aula.
Ieri, poi, a scatenare la bagarre a Montecitorio tra deputati di Maggioranza e Opposizione, sotto gli occhi di scolaresche venute per assistere allo svolgimento di una giornata tipo di lavori istituzionali, sono stati gli animi dei parlamentari già esacerbati dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia Gualtieri, che in Audizione al Senato aveva affermato l’inemendabilità, ovvero l’impossibilità di modificare il testo di tale riforma, essendo già stato chiuso il negoziato sul trattato, il quale potrebbe essere ritoccato solo per quel che riguarda gli aspetti esterni.
“Io sarei molto cauto nell’arrivare alla conclusione che su tutte le partite che ci sono sul tavolo la questione fondamentale sia prendersi 2/3 mesi in più, per avere un trattato che se cambia può anche cambiare in peggio. Io ho dei dubbi che un clamoroso stop del Governo per riaprire i termini di un negoziato chiuso possa giovare dal punto di vista degli interessi nazionali,ma il Parlamento valuterà sovranamente come sempre. Io penso che è meglio che ci sia il Mes. I cittadini italiani sarebbero meno sicuri e meno forti se noi decidessimo di uscire dal Mes. E’ un po’ come con l’euro: sono soddisfatto della governance dell’euro?, c’è ancora strada da fare?, sì, ma questo non significa che sarebbe meglio se uscissimo. Ecco perché quando si arriverà a votare in Parlamento sono abbastanza fiducioso. Il Mes ci tutela perché tutela gli altri Paesi evitando fallimenti dei Paesi in crisi, non noi, perché noi non avremo bisogno del Mes”, ha sottolineato il titolare di via XX Settembre, precisando poi che il vero rischio consista nel processo di completamento dell’unione bancaria e nell’attuazione della proposta tedesca di ponderare i titoli di Stato sul rating dei Paesi: “Noi auspichiamo l’introduzione di un meccanismo comune di garanzia sui depositi che non riteniamo debba essere sottoposto a condizionalità rispetto al mutamento del trattamento prudenziale dei titoli di Stato detenuti da banche e assicurazioni. Questo sì, se introdotto, potrebbe avere degli effetti negativi. Sul completamento dell’unione bancaria c’è l’impegno del Governo a negoziare i criteri e i principi con un chiaro impegno alla salvaguardia della tutela dell’interesse nazionale ed europeo”.
Da ciò, la richiesta dell’Opposizione al Premier, affinché riferisca in Aula, seguita dal dibattito parlamentare durante il quale il dem Piero De Luca ha accusato la Lega di aver sottoscritto l’accordo nel corso della precedente esperienza di Governo; Lega che ha reagito all’obiezione contestandola al grido di “Venduti, venduti”, reazione, che ha costretto il Presidente della Camera Fico a sospendere la seduta, ripresa dopo cinque minuti.
Quindi, l’annuncio della terza carica dello Stato che il Governo, e dunque il Premier, avrebbe riferito in Aula a breve e le dichiarazioni a margine dei lavori della leader di Fratelli d’Italia, Meloni : “Abbiamo fatto notare la vergogna delle parole di Gualtieri sul Mes, visto che ci hanno detto che era tutto da definire , ma poi veniamo a scoprire che non solo il trattato è stato scritto ma non è nemmeno emendabile e impegna l’Italia per 125 milioni di euro per salvare sostanzialmente le banche tedesche. Abbiamo chiesto che Conte venga a riferire per capire se ha firmato col sangue degli italiani accordi che servono a Francia e Germania”, riecheggiate dal Presidente della Commissione Bilancio , in quota Lega, Borghi: “Quanto detto da Gualtieri sul Mes è gravissimo ed evidenzia comportamenti che potrebbero anche configurare l’eversione. Il Premier Conte ha nei fatti approvato un testo definitivo e inemendabile senza informare il Parlamento. Una cosa gravissima. E’ stato scavalcato il Parlamento su un trattato internazionale da approvare a scatola chiusa. Questa è infedeltà in affari di Stato. Vogliamo che Conte riferisca subito in Parlamento. Se non arriva , lo porteremo in tribunale. L’avvocato del popolo si cerchi un avvocato”.
Stamane poi, il segretario della Lega Salvini è tornato sulla questione, nel corso di una conferenza stampa alla Camera, invitando il Governo a fermarsi in tempo e a tornare in Parlamento per ridiscutere il trattato : “Conte ha compiuto un attentato ai danni degli italiani . I nostri legali stanno studiando l’ipotesi di un esposto ai danni del Governo e di Conte , per come ha agito sul Mes. Siamo di fronte a una totale mancanza di trasparenza , è il tradimento dell’Unione Europea , roba da Unione Sovietica. Chiederemo un incontro al Presidente della Repubblica , garante della Costituzione”, ha detto il leader del Carroccio, seguito dal numero due del partito, Giorgetti, che ha puntualizzato: “La Lega sapeva del MES e abbiamo detto la nostra nelle sedi in cui doveva essere fatto. Ci sono sedi informali in cui si preparano i negoziati e in quelle sedi abbiamo detto il nostro no. Poi l’abbiamo fatto nella sede Regina, in Parlamento, dove avremmo dovuto farlo?. Non accettiamo la ricostruzione artefatta di questi giorni. Se Conte ha cambiato idea nessun problema . Se ci ha ripensato venga in Parlamento e votiamo una risoluzione”.
Tuttavia, i dem, favorevoli all’approvazione dell’accordo, come Italia Viva, hanno insistito , con il segretario Zingaretti, che , su Facebook , ha accusato nuovamente Salvini: “La Lega vive alimentando paure. Quando era al Governo, ha condiviso e approvato la riforma del Fondo Salva Stati. Ora, come al solito, i leghisti diffondono teorie false per danneggiare la forza e la credibilità dell’Italia, per allontanarla dall’Europa e indebolirla. Non lo permetteremo mai”.
Concorde con la linea di del segretario del Carroccio, anche Forza Italia e la Presidente di Fratelli d’Italia Meloni, che , nel corso di un incontro con la stampa ,sempre alla Camera, ha annunciato che il 9 dicembre sarà a Bruxelles con gli europarlamentari per affermare la sovranità italiana e l’indisponibilità a ratificare un trattato lesivo dell’interesse degli italiani.
Dubbi sull’approvazione del trattato , anche da parte del leader del M5S Di Maio, che, dopo il rinvio di ieri, si è riunito in assemblea congiunta con il gruppo dei parlamentari per decidere sulla riforma del Salva Stati,in attesa del vertice di Governo con Conte e il ministro Gualtieri, che dovrebbe tenersi nelle prossime ore, in vista dell’informativa sul Mes che il Presidente del Consiglio (attualmente in Ghana per una due giorni, da cui ha paventato di presentare querela contro Salvini) terrà alla Camera lunedì 2 dicembre, alle 13:00, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo a Montecitorio .
A tal proposito, al termine della riunione, il capo grillino e ministro degli Esteri Di Maio, ha fatto sapere di aver ricevuto mandato per discutere con il Premier e il ministro dell’Economia ( nei confronti dei quali ha rinnovato la stima), circa la necessità di effettuare una modifica al trattato e di migliorare il negoziato in difesa degli interessi dell’Italia, pur ribadendo la solida appartenenza all’Euro e all’Europa. A seguire il confronto, insieme con il leader pentastellato, vi saranno la sottosegretaria alle politiche dell’Unione Europea, Laura Agea e i due capigruppo di Camera e Senato.
Altro motivo di frizione poi all’interno della Maggioranza, l’inchiesta, condotta dalla Procura di Firenze su Open , l’ex fondazione che dal 2012 all’aprile del 2018 ha sostenuto le iniziative politiche di Matteo Renzi e su cui gli inquirenti stanno indagando (alla luce di un’altra inchiesta avviata nel settembre scorso sull’avvocato Alberto Bianchi, ex Presidente della fondazione, indagato per traffico di influenze e finanziamento illecito ai partiti) per i presunti reati di riciclaggio, autoriciclaggio, finanziamento illecito ai partiti e traffico di influenze, ipotizzando, l’assimilazione dell’organizzazione a un partito.
Accuse , queste ultime , alle quali ha così replicato, scrivendo su Facebook e pubblicando una Enews straordianaria, l’ex Premier , fondatore di Italia Viva, Renzi: ““La Guardia di Finanza ha perquisito all’alba abitazioni e uffici di persone fisiche e giuridiche “colpevoli” di aver finanziato la Fondazione Open. Un’operazione in grande stile, all’alba, di forte impatto mediatico. La decisione è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Cerazzo e Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l’arresto per i miei genitori, provvedimento, giova ricordarlo, che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame. Ma il danno mediatico, e psicologico, ormai era già stato fatto. Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open, ha rispettato la normativa sulle fondazioni. Cosa facesse la Fondazione è noto, avendo, tra le altre cose, organizzato diverse edizioni della Leopolda. E se è giusto che i magistrati indaghino , è altrettanto giusto che io mi scusi con le decine di famiglie per bene che stamattina all’alba sono state svegliate dai finanzieri in tutta Italia solo perché un loro congiunto ha sostenuto in modo trasparente la nostra attività politica. Sono giunto al paradosso di dare un suggerimento per il futuro alle aziende: vi prego Non Finanziate Italia Viva, se non volete passare guai di immagine. E’ un paradosso perché proprio noi avevamo voluto l’abrogazione del finanziamento pubblico e un sistema trasparente di raccolta fondi all’americana. Ma se fare un versamento regolare , volontario , tracciabile e trasparente (ovviamente non a tutte le migliaia di fondazioni politiche del nostro Paese, ma solo a qualche specifica fondazione) diventa occasione per una perquisizione e relativo battage mediatico, mi rendo conto che sia molto difficile in questo Paese finanziare liberamente la politica. O almeno qualche politico. Due giudici fiorentini decidono che Open non è una fondazione ma un partito. E quindi cambiano le regole in modo retroattivo. Aprendo indagini per finanziamento illecito ai partiti!. Ma come ? Se era una fondazione , come può essere finanziamento illecito a un partito? E allora chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la Magistratura? Su questo punto si gioca una sfida decisiva per la democrazia italiana. Chiameremo in causa tutti i livelli istituzionali per sapere se i partiti sono quelli previsti dall’articolo 49 della Costituzione o quelli decisi da due magistrati fiorentini”.
Poi, proprio riguardo la separazione dei poteri, ha sottolineato: “Ci sono migliaia di fondazioni con politici in Italia: Open è tra le pochissime che rispetta tutte le norme sulla trasparenza. Perché due magistrati possono “trasformare” una fondazione in un partito solo allo scopo di indagare per finanziamento illecito ai partiti? E soprattutto: in democrazia chi decide che cosa è un partito e cosa no? Un magistrato?, ma stiamo scherzando? Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri? I partiti devono rispettare le leggi, le fondazioni devono rispettare le leggi, i cittadini devono rispettare le leggi. I magistrati vigilano sul rispetto della legge. Ma non possono cambiare le legge o fondare partiti in conto terzi: questo non è loro compito. Dire che io ho fondato Open come partito diventa una giustificazione per indagare alcuni e perquisire tutti. Attenzione: nessun equivoco! Io non sto attaccando l’indipendenza della Magistratura, ma sto difendendo l’indipendenza della politica”.
Parole, quelle di Renzi,seguite dalla replica dell’Associazione Nazionale Magistrati, che, in una nota, ha evidenziato: “Le dichiarazioni di un esponente delle istituzioni che, per reagire a un’iniziativa giudiziaria , attacca personalmente i Magistrati titolari dell’indagine, sono gravissime, innanzitutto sotto questo profilo, e pur iscrivendosi in un ormai consueto filone di reazioni scomposte , per linguaggio e sostanza, non smettono di suscitare indignazione. Se il tentativo è quello di intimidire i Magistrati , è e resterà vano. Le valutazioni dei fatti, della loro rilevanza e della loro qualificazione costituiscono l’essenza della giurisdizione e ne sono prerogativa fondamentale. L’ANM respinge con fermezza l’ennesimo attacco all’autonomia ed indipendenza della Magistratura ed esprime piena solidarietà ai magistrati fiorentini”.
Un’indagine, quella sull’ex Fondazione sostenitrice di Renzi, cui nelle ultime ore si è aggiunta l’inchiesta de L’Espresso sulla villa acquistata a Firenze, nel 2018, dal senatore di Scandicci , per 1,3 milioni di euro, basata su documenti bancari e della Procura.
Secondo gli autori del dossier, la villa fu comprata grazie ad un prestito di 700 mila euro da parte della famiglia Maestrelli, imprenditori toscani amici e finanziatori della Fondazione Open, in merito al quale, Renzi, annunciando querele all’indirizzo di vari direttori di giornali e de L’Espresso, ha precisato: “Non ho nulla da nascondere. E’ un prestito personale, con sottoscrizione di una scrittura privata , una cosa del tutto legittima e ineccepibile. Prestito restituito in meno di cinque mesi. Tutto tracciato con bonifico”, annunciando che porterà la questione del finanziamento ai partiti in Senato e lanciando una stoccata ai 5Stelle: “Chi mi dice che una Srl (la Casaleggio) non è un partito politico? Si indaghi anche sulle Srl che hanno rapporti con partiti e movimenti”.
Infine, al vaglio dell’Esecutivo, il dossier viadotti e ponti in Liguria e le ripercussioni sulle strutture del maltempo dell’ultimo mese, alla luce dei due nuovi filoni di indagini aperti dalla Procura di Genova sulla mancata manutenzione di altri 5 viadotti, dopo il viadotto crollato sulla A6 (che riaprirà domani) e quelli della A26, che hanno indotto il M5S ad accelerare sulla richiesta di revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia.
“C’è un’evidenza fattuale che non hanno fatto quello che dovevano fare. Gli investimenti sono fermi , i viadotti vengono chiusi , non è accettabile. Sulle concessioni autostradali c’è un procedimento in corso. Credo vada portato a termine nell’interesse generale del Paese”, ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Patuanelli, incalzato dal capo pentastellato, Di Maio, che ai microfoni di Radi Anch’io, su Radio Uno Rai, ha detto: “Si va verso la revoca delle concessioni autostradali, bisogna togliere a questi signori la concessione il prima possibile dopo che hanno preso i nostri soldi per i pedaggi senza fare la manutenzione delle strutture”, trovando la sponda del garante del Movimento,Beppe Grillo, che in un post sul suo blog ha invitato a cambiare gestore dopo vent’anni.
“Nessuno sconto per Aspi”, anche per la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.
Ma da Autostrade, è arrivata la replica del nuovo ad Roberto Tomasi, che , in un’intervista al quotidiano La Stampa, ha smentito: “Tutti i viadotti della rete autostradale gestita da noi sono sicuri, lo garantisco, ma reagiremo a ogni segnalazione di criticità. E le dichiarazioni rese dall’ex capo delle manutenzioni di Autostrade non trovano riscontro nei nostri manuali. Non cerchiamo scuse , siamo pronti a ogni verifica, ma i ponti sono sicuri. Sappiamo di essere nell’occhio del ciclone e forniremo risposte”.
Poi, in merito alle criticità denunciate dalla Procura su alcune infrastrutture ha ricordato come “sui viadotti di recente classificati con 60 e 70 , le Direzioni di Tronco sono intervenute subito. Questi ponti sono sicuri”, e riguardo alla riapertura della A26 ha spiegato la necessità di “gestire il doveroso, e sottolineo doveroso, rapporto con il Ministero. Dopo aver esposto l’esito dei nostri rilievi a loro, ci confronteremo con i Pm”.
Quindi , sull’ipotesi di un ritiro della concessione ad Aspi, ha rivendicato: “Il gruppo che guido è di 7000 persone, che ha realizzato e sviluppato i progetti più importanti del sistema infrastrutturale italiano. Pensare che l’interesse di un Paese sia quello di rinunciare a questo bagaglio di competenze, mi sembrerebbe non comprensibile, ma sull’idea di ridimensionare la concessione il tavolo è aperto, stiamo ragionando su aspetti tecnici”.
Per quanto riguarda le oltre 150 vertenze industriali aperte al Ministero dello Sviluppo Economico , dopo cinque mesi di trattativa, si intravede uno spiraglio per lo stabilimento Whirlpool di Napoli, i cui vertici, dichiarando inattuabile l’accordo siglato nell’ottobre 2018 e il relativo piano industriale, avevano annunciato la cessione alla start up svizzera PRS, e un paino di riconversione del sito, prospettive entrambe respinte dai sindacati e dai lavoratori convinti dell’inaffidabilità dell’azienda elvetica, perché in possesso di un capitale sociale inadeguato per poter garantire la continuità occupazionale.
Tuttavia, nell’incontro svoltosi nella serata di ieri al Mise, presenti : azienda, sindacati e lavoratori, cui seguirà una nuova riunione il 20 gennaio, sarebbe emersa la possibilità di attuare il piano proposto dalla Regione Campania, attraverso l’assessore al Lavoro, Sonia Palmeri, che prevederebbe lo stanziamento di 20 milioni di euro e la copertura delle eventuali esigenze formative e che vedrebbe la garanzia della partecipata del Ministero dell’Economia Invitalia e la collaborazione di Confindustria.
Ancora incerta, dunque, la partecipazione di Whirlpool, sebbene , in una nota , il Mise abbia fatto sapere che sindacati, azienda e istituzione sono al lavoro per trovare velocemente una soluzione industriale “definitiva , in grado di garantire la continuità produttiva dello stabilimento e di tutelare i lavoratori attraverso gli strumenti già messi a disposizione dal Governo e altri che potranno essere individuati prossimamente”.
©Riproduzione riservata