-Riforma del Mes bancario, tensione nella Maggioranza in vista del voto in Parlamento del 9 dicembre. Il Premier Conte: “Non temo il voto sul Mes. No al rimpasto, sì a un confronto”,ma dal leader e fondatore di Italia Viva, Renzi, alleato di Governo, arriva la stoccata: “Se il Premier va sotto in Parlamento, dovrebbe dimettersi”, mentre il segretario del Pd Zingaretti avverte: “Non bisogna tirare a campare” e l’ex capo politico dei 5S e ministro degli Esteri Di Maio, invitando alla responsabilità, tenta la mediazione, nel corso dell’assemblea in videoconferenza con i gruppi parlamentari grillini : “Un voto contro il Mes e un voto contro Conte”. Compatta per il No alle modifiche al Mes bancario, così come sull’introduzione in Manovra di una patrimoniale, l’Opposizione di Centrodestra, che, a fronte di un colloquio telefonico tra Salvini (Lega) e Beriusconi(Forza Italia), afferma che voterà no e assicura di non voler “fare da stampella per la Maggioranza”, ma restano le divisioni e i distinguo sul Mes sanitario, che vede contrapposte anche le forze dell’Esecutivo.
-Cgia sui ristori: “Coperte solo il 25% delle perdite”. Codacons: “Natale, 3 italiani su 10 rinunciano ai regali” e per Confturismo e Confcommercio con Swg: “Persi 10,3 milioni di turisti, per 8,5 miliardi”.
di Federica Marengo sabato 5 dicembre 2020

“Il Governo non cadrà: il voto in Parlamento della prossima settimana sul Mes è sulla sua riforma, non il sul suo utilizzo. Il voto non sarà sull’attivazione del Mes, ma su alcune sue modifiche che, grazie anche al contributo dell’Italia, sono servite a migliorare un meccanismo già esistente dal 2012″. Così, il Premier Conte, nell’intervista rilasciata al direttore del quotidiano La Repubblica, Molinari, a proposito del voto in Parlamento sulla riforma del Mes che si svolgerà il 9 dicembre, in occasione delle sue Comunicazioni, seguite dalle risoluzioni di Maggioranza e Opposizioni, in vista della partecipazione al Consiglio Europeo di Bruxelles del 10 e dell’11 dicembre, nel quale, malgrado il veto di Ungheria e Polonia, si dovrebbe addivenire a un accordo sul bilancio pluriennale 2021-2027 dell’Unione, garanzia del Recovery Fund, pilastro del programma Next Generation EU, per il rilancio degli Stati membri dopo la pandemia.
Poi, continuando, rispetto al rischio di una crisi di Governo innescata dal voto contrario di una fronda pentastellata, ha sottolineato: “Guido un Governo europeista, saremo protagonisti della riforma del Mes e del Recovery Fund assieme a Berlino e Parigi. Siamo in guerra con il virus, ma ora inizia la ricostruzione nel segno dell’Europa e sarà il mio Governo a guidarla, perché non cadrò sul Mes. Seguo con molta attenzione le vicende interne del M5S che dopo gli Stati Generali sta completando il processo di rinnovo degli organi interni. Immagino che alcune fibrillazioni possano dipendere dal dibattito interno che sta accompagnando questa fase. È un momento in cui possono essere maggiori le difficoltà di operare sintesi politiche. Ma l’indirizzo del Movimento è chiaro: offrire un contributo critico al miglioramento dell’Europa. Non vedo delle pulsioni anti-UE nel M5S. E d’altra parte le pulsioni anti-europeiste e le derive nazionaliste non hanno più spazio politico dopo che l’Europa è riuscita a rispondere alla pandemia con l’iniziativa Recovery Fund che, attraverso il meccanismo del debito comune, permetterà all’Italia di beneficiare di 209 miliardi”.
Quindi, a chi nella Maggioranza ipotizza un “rimpasto” di Governo, ha replicato: “Il termine “rimpasto” è una formula che andrebbe esiliata dal lessico della nuova politica. Cosa significa? Rimescolamento delle posizioni di Governo? I cittadini non capirebbero. Se invece, nell’ambito di un serio e costruttivo confronto politico, una forza dovesse ravvisare l’opportunità di migliorare la sua squadra, questo sarebbe un altro discorso. Ma deve nascere dalle forze politiche, in maniera trasparente. Sono alla guida di una squadra che sta lavorando molto bene, benché sottoposta a uno stress incredibile da emergenza sanitaria, sociale ed economica”.
Infine, illustrando la struttura del Recovery Plan e la sua articolazione,al centro del Consiglio dei Ministri fissato per lunedì 7 dicembre, ha spiegato: “Lunedì ci ritroveremo con i Ministri per approvare il budget del Recovery Fund con tutti gli appostamenti. Dopo le 6 linee guida già condivise con il Parlamento, approfondiremo anche la sessantina di progetti che hanno superato il vaglio preliminare e che sono ormai in dirittura finale. Li raggrupperemo in 17 clusters. Dei progetti, alcuni saranno centralizzati, altri avranno una dimensione capillare sul territorio, come ad esempio quello volto a migliorare l’offerta di asili nido: c’è un progetto per 2 miliardi al fine di potenziare le strutture offrendo servizi per 750mila bambini. Poi, abbiamo un vasto programma di efficientamento energetico, cablaggio e messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire da scuole e ospedali, cui sarà dedicato quasi il 10% delle risorse del Piano. Per rendere l’Italia più connessa al sistema dei trasporti europeo, sono previsti interventi per la logistica, la movimentazione merci e l’elettrificazione dei principali porti, a partire da Genova e Trieste. Sul fronte della ricerca e dell’innovazione, abbiamo in cantiere la creazione di poli per la ricerca di base, applicata e il trasferimento tecnologico in settori come agritech, intelligenza artificiale, fintech, biomedicina e altri. Lunedì approveremo anche la struttura di governance del Recovery Fund con coordinamento presso la Presidenza del Consiglio, per ovvie ragioni di equilibri, ma quello che conta davvero è che sia garantita la piena efficienza. Vi sarà, come anche ci chiede la UE, un comitato ristretto deputato a vigilare con costanza tutta la fase attuativa. Ne faremo parte io, il ministro dell’Economia e il ministro dello Sviluppo Economico, con la responsabilità di riferire periodicamente al Ciae e al Parlamento. La supervisione tecnica dell’attuazione sarà affidata a una struttura composta da sei manager, assistiti da uno staff dotato delle necessarie competenze professionali. In casi eccezionali i sei manager potranno essere chiamati a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse e avranno compiti di monitoraggio esecutivo. Nessun Ministro sarà espropriato dei suoi poteri di impulso e di indirizzo, cosi come nessun amministratore locale sarà espropriato delle sue responsabilità. I sei esperti assicureranno un costante raccordo e offriranno un supporto tecnico a disposizione di tutti i soggetti attuatori dei progetti. Lunedì non verranno fatti i nomi dei 6 manager. Verranno dopo. Dopo questo passaggio di lunedì inizierà un confronto con tutte le parti sociali per coinvolgerle nei progetti che, in gran parte, prevedono un partenariato pubblico-privato”.
Dichiarazioni, quelle rilasciate dal Presidente del Consiglio, cui hanno fatto da controcanto le affermazioni del leader e fondatore di Italia Viva, Renzi, alleato di Governo, che dalle colonne de La Stampa, ha lanciato una stoccata: “Se nel voto sul Salva Stati dovessero prevalere i no, la responsabilità della crisi sarebbe tutta sulle spalle dei Cinque Stelle. La partita riguarda loro, certamente non il Pd e neppure Italia Viva. Noi abbiamo fatto un Governo per dire no agli anti-europeisti e in nome di una svolta europeista. Se prevalesse un orientamento opposto, in altre parole, se il Governo andasse sotto su una questione come quella, è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere. E’ evidente che si chiuderebbe un ciclo. Penso e credo, però, che il Movimento Cinque stelle non impallinerà Conte in Parlamento, assumendosi la responsabilità di mandarlo a casa”.
Poi, in merito al Recovery Plan e all’ipotesi di un “rimpasto di Governo”, ha evidenziato: “L’Italia sta vivendo una situazione molto seria, per certi versi devastante, ma al tempo stesso, e malgrado tutto,ricca di opportunità incredibili. Devastante perché siamo il Paese occidentale col maggior numero di morti per abitante e questo ci dice che qualcosa non ha funzionato nel modello italiano. Ma abbiamo anche tante opportunità. Presiediamo il G20. Potremo disporre del Next Generation Ue. Avremo la copresidenza di Cop 26, potremmo disporre dei denari del Mes.Un’occasione che non ricapiterà per 20 anni. Ma siamo biblicamente sospesi tra il già e il non ancora. Nessun presidente del Consiglio ha avuto a disposizione i fondi di cui disporrà Conte. E però si stanno già profilando enormi problemi di gestione. La Francia ha già presentato il proprio Recovery plan. Noi siamo ancora a discutere la governance. Le preannuncio che noi in Consiglio dei ministri e in Parlamento voteremo contro ulteriori e pletoriche task force. Ieri Conte è stato illuminate: ha detto, con un certo sprezzo del pericolo, che i ministri sono i migliori del mondo. Bene, è giusto che faccia gestire a loro questa partita. Non c’è più bisogno di chiamare da fuori i sei commissari e assumere seicento consulenti. Si gestisca tutto attraverso i Ministeri. Quanto al “rimpasto”, ho detto al presidente del Consiglio: rilancia sulla politica, non aver paura di una squadra forte. Gli ho suggerito di incoraggiare l’ingresso del leader del Pd. Mi sembrava di aver fatto una proposta per aiutarlo. Lui ha ritenuto di fare due giorni dopo un’intervista nella quale attaccava Renzi e Di Maio. Le stesse cose me le poteva dire in faccia, se è convinto che vada tutto bene. Ne prendiamo atto e ci facciamo gli auguri. Auguri a lui, ma auguri anche e soprattutto agli italiani. Ho sentito Conte dire, nel giorno in cui abbiamo avuto mille morti, che lui dispone dei migliori ministri. Io ne prendo atto: per me il rimpasto è un tema chiuso. Oltretutto noi abbiamo due ministre che vanno benissimo. Quanto a durare fino al 2023 non so. Se questa è la squadra non ci giurerei, ma magari sarò smentito. Finita questa fase di emergenza, ci guarderemo negli occhi e verificheremo se ci sono le condizioni, e in che forma per andare avanti. Non faccio ultimatum. Ma Italia Viva non farà la bella statuina. Mi spiace che dalle parti del premier non l’abbiano capito”.
A seguire, le parole del segretario Pd, Zingaretti, che, nel corso del suo intervento alla Fondazione di Massimo D’Alema, nell’ambito di un dibattito in streaming, cui hanno partecipato i leader della sinistra e del centrosinistra, ha avvertito: “C’è solo una strada per garantire stabilità al Governo Conte-bis. Non dobbiamo tirare a campare, ma essere efficienti e dare segnali importanti. Basta giocare in difesa, è tempo di costruire. Deve aprirsi una fase nuova: noi non dobbiamo tornare alla stagione pre Covid. Vedo uno spazio positivo: la sirena populista dell’odio si è rivelata inefficace e strumentale di fronte alla pandemia, l’antieuropeismo non è la soluzione, c’è una difficoltà delle ricette sovraniste e populiste, ma non durerà, e noi dovremo essere in grado di fare una proposta che però non può essere riproporre il punto di partenza del gennaio 2020″.
Ruolo di mediatore, è toccato quindi all’ex capo politico e ministro degli Esteri Di Maio, che, all’indomani dell’assemblea da remoto dei gruppi parlamentari grillini, nella quale si è fatto il punto sulle rimostranze a votare a favore della riforma del Mes bancario manifestate, mediante lettera ai vertici del Movimento, di una fronda di parlamentari (16 senatori e 52 deputati) e sull’abbandono di 4 eurodeputati del gruppo grillino in UE per passare ai Verdi, ha invitato i colleghi e le forze politiche di Maggioranza a votare sì: “L’Italia ha bisogno di stabilità. Noi dobbiamo dargliela. Non potete portare Conte sul patibolo. Chi non voterà quella risoluzione, voterà contro il Presidente del Consiglio dei Ministri e il suo Governo che viene in aula a chiedere la fiducia del Parlamento per andare in Europa anche a trattare lo sblocco dei fondi del Recovery fund. Lo trovo francamente folle e irresponsabile. Mercoledì ,in aula, non si voterà per accedere al Mes. È una bugia. Il Presidente del Consiglio all’Eurosummit si dovrà esprimere sulla riforma. Una riforma che io stesso ho definito peggiorativa e che andava fermata anni fa. Ma i numeri per essere approvato in Parlamento non ci sono”, riecheggiato dal capo reggente Crimi, che , ai microfoni di SkyTg 24, ha assicurato: “Assolutamente, il Governo non cadrà sul Mes. Mercoledì prossimo, il Parlamento approverà una risoluzione del Presidente Conte. Sono convinto che la risoluzione che approveremo sarà unitaria e ci porterà a guardare oltre la riforma del Mes”.
Ottimista, anche il ministro dell’Economia Gualtieri, che ha detto: “Sono assolutamente fiducioso che ci sarà un voto positivo sulla riforma del Mes, sarebbe incomprensibile che l’Italia esercitasse un veto mentre si sta battendo contro veti di altri Paesi sul Recovery plan” .
Di una crisi in seno al Governo, in caso di voto contrario alla riforma del Mes da parte di alcuni pentastellati, visti i numeri risicati al Senato dove l’Esecutivo rischierebbe di non raggiungere la maggioranza assoluta, e vista la ritrovata compattezza tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sul no alla modifiche approntate in UE ai trattati che regolano il Mes bancario, siglata da una nota congiunta del segretario del Carroccio Salvini e del Presidente di Forza Italia, Berlusconi, diffusa al termine di una telefonata ,nella quale si è smentita l’ipotesi di “fare da stampella alla Maggioranza”, in caso di mancanza di voti, ha parlato la Presidente di Fratelli d’Italia ,Meloni, che, a Il Messaggero, ha spiegato: “Se il M5S cede anche sul Mes ,avrà raggiunto l’obiettivo storico di tradire il cento per cento delle sue promesse, quindi o crolla Conte o crolla il M5S. Delle due, l’una. Io sono per la seconda ipotesi, che crolli il Movimento di Grillo. Dire di sì alla riforma del Mes significherebbe consegnare definitivamente la sovranità italiana ai diktat europei e utilizzare i soldi degli italiani per salvare le banche tedesche. Siamo coerentemente contrari sia alla riforma del Mes, perché lo trasforma sempre più in un fondo salva banche, segnatamente banche tedesche, e all’accesso anche nella cosiddetta versione senza condizionalità, perché purtroppo non è senza condizionalità. Se si guardano i fatti, nonostante le lusinghe della sinistra, Forza Italia ha agito ogni volta correttamente, anche se questa sorta di soccorso è ciò che spera sempre la Maggioranza”.
Tuttavia, a dividere le forze di Governo al loro interno, così come le Opposizioni del Centrodestra, è anche il Mes sanitario, ovvero, la linea di credito per le spese sanitarie dirette e indirette da 37 miliardi, che la Commissione UE ha messo a disposizione dell’Italia e degli altri Paesi, colpiti duramente dalla pandemia con la sola condizione di impiegarli per l’ambito di spesa indicato (quello della Sanità).
Infatti, se Pd e Italia Viva premono per l’attivazione, il M5S ha ribadito , tramite il capo reggente Crimi, il suo No al’uso del fondo sanitario, dando vita, in giornata, a un botta e risposta con Renzi sulla convenienza del credito UE per la sanità. Stessa divisione, si registra anche all’interno delle Opposizioni di Centrodestra, con il no al Mes sanitario, oltre che all’introduzione di nuove tasse e di una patrimoniale, di Lega e Fratelli d’Italia,e il distinguo su quest’ultima questione di Forza Italia , da sempre a favore dell’attivazione della linea di credito UE per le spese sanitarie.
Intanto, mentre resta aperto il dibattito tra i Presidenti di Regione e Governo sullo stop agli spostamenti tra Regioni e tra Comuni durante le Festività natalizie e sulle aperture e chiusure delle attività disposte dal nuovo Dpcm, la ministra dell’Interno Lamorgese ha annunciato: “Ci saranno forze Polizia in numero elevato, circa 70mila unità, che saranno addette a questo tipo di controllo. Lo faranno con senso di equilibrio, perché dal momento in cui teniamo aperti i negozi lo facciamo per salvaguardare un certo tipo di economia. Ma serve anche che i titolari pongano in essere le precauzioni per non fare entrare più persone nello stesso momento. Ci sarà un controllo discreto, non ci può essere una militarizzazione delle città. Faremo ulteriori controlli, più incisivi, alle frontiere e negli aeroporti per evitare il diffondersi della pandemia. Più controlli e tamponi. Dobbiamo stare attenti ,perché abbiamo avuto l’esperienza dell’estate che non è stata positiva, e dobbiamo evitare assolutamente una terza ondata. Sarà un Natale di sacrifici, dovremo continuare con delle limitazioni alla nostra mobilità anche tra Comuni oltre che tra Regioni. Proprio nel periodo natalizio dovremo allontanarci dalle nostre tradizioni, del Natale tutti insieme. Un sacrificio necessario che ci consentirà poi di affrontare l’anno nuovo in maggiore sicurezza”.
Poi, sul rientro a scuola , in presenza , previsto per il 7 gennaio anche per il 75% degli studenti delle Superiori, la titolare del Viminale ha spiegato: “I Prefetti saranno coinvolti per trovare la sintesi dei diversi attori in campo, in vista della riapertura delle scuole a gennaio. Il compito dei Prefetti sarà quello di coordinamento, affinché ci sia una riapertura del 75% in presenza . Questo comporterà una serie di azioni compreso l’uso dei mezzi pubblici che dovranno essere incrementati”, incalzata sulla questione dalla Ministra dell’Istruzione Azzolina, che, fatta chiarezza sull’arrivo di 2,4 milioni di banchi nuovi presso gli istituti scolastici e sull’assenza di connessione tra la seconda ondata di contagi e il rientro a scuola a settembre, su trasporti, test rapidi e tamponi, ha sottolineato: “Sui trasporti, da tempo avevo chiesto misure territoriali, non tanto regionali. Sui trasporti non si possono paragonare le grandi città e le piccole province. Nelle piccole province sarebbero già pronte, nelle città metropolitane invece il flusso di persone è più elevato e ci vorrà un supplemento di lavoro. Per test rapidi e tamponi, serve una corsia preferenziale. Se ci fosse il caso di un positivo in classe, i dirigenti scolastici devono avere risposte quasi immediate rispetto alla possibilità dei test rapidi in classe. Quando si è fatto, si è scoperto che i protocolli funzionano e la maggior parte studenti in classe non si è contagiata. Adesso è possibile ripartire con il tracciamento nelle scuole. E comunque , la scuola non ha contribuito alla seconda ondata dei contagi. Chi dice il contrario o ha sbagliato a sommare i dati o è in malafede. Il Paese non ha avuto la necessaria considerazione della scuola nel corso degli anni, si è brutalmente tagliato. Oggi la rotta è diversa con una consapevolezza diversa. Tenere il primo ciclo aperto in tutta Italia, eccetto nelle zone rosse, non è stato facile”.
Di pari passo con le questioni politiche, però, vanno quelle economiche e così, dall’Ufficio Studi della Cgia, l’associazione degli artigiani, sono giunte le stime sui ristori erogati dal Governo, mediante Decreti.
“I contributi a fondo perduto concessi agli artigiani, ai piccoli commercianti, ai ristoratori e agli esercenti colpiti dal Covid hanno coperto mediamente il 25 % circa delle perdite di fatturato subite quest’anno”, ha rilevato il coordinatore Paolo Zabeo, precisando nel suo commento ai dati raccolti: “A seguito delle difficoltà di questi mesi, non è pertanto da escludere che almeno 350 mila piccole e micro aziende di questi settori chiuderanno definitivamente la saracinesca entro la fine di questo mese, lasciando senza lavoro almeno 1 milione di addetti. Pertanto, per sostenere quelle imprese che invece continueranno a tenere aperto è necessario un cambio di marcia; passare dalla logica dei ristori a quella dei rimborsi. In primo luogo , indennizzando fino al 70% i mancati incassi e in secondo luogo abbattendo anche i costi fissi, così come ha stabilito nelle settimane scorse la Commissione Europea. Lo sforzo economico messo in campo dal Governo Conte non ha precedenti. Dall’inizio della crisi pandemica fino a oggi, le risorse direttamente a sostegno delle imprese italiane ammontano a circa 35 miliardi di euro. Nonostante ciò, questi aiuti sono stati, per la gran parte dei destinatari, del tutto insufficienti. E dopo l’approvazione dell’ultimo Dpcm, la situazione in questo periodo natalizio è destinata a peggiorare ulteriormente. Limitatamente alle figure artigiane e commerciali, inoltre, sarebbe necessaria una deroga all’attuale normativa in materia contributiva Inps, eliminando il versamento riferito al minimale prestabilito, consentendo così agli interessati al solo versamento dei contributi calcolati sull’effettivo reddito prodotto negli esercizi 2020 e 2021. Per l’anno in corso, il reddito minimale considerato per i commercianti e gli artigiani al fine della contribuzione previdenziale sfiora i 16.000 euro. Di conseguenza, poiché i commercianti e gli artigiani hanno un’aliquota del 24% circa, il contributo minimale che dovrebbe essere eliminato consentirebbe un risparmio pro capite di circa 3.850 euro. Misura, che potrebbe essere applicata solo per le attività ubicate nelle città d’arte, precisa la Cgia”.
Cattive notizie, anche dal Codacons, l’Associazione dei Consumatori , che , in una nota ,ha evidenziato come il Natale 2020 segnerà un calo record dei consumi delle famiglie(-20%), con tre italiani su dieci (28%) che , causa la crisi scaturita dal Covid19, rinunceranno a fare i regali.
Ridotta, anche la spesa per gli addobbi della casa (-15%) e, per la prima volta, quella per i consumi alimentari , con un calo del 10%, pari a circa-500 milioni di euro tra Natale e Capodanno, a causa delle limitazioni legate al Covid e del ridotto numero di persone nelle case durante pranzi e cenoni. Quindi, complessivamente , la spesa degli italiani per regali, addobbi e alimentari subirà una contrazione di circa 2 miliardi di euro rispetto allo scorso anno, fermandosi a quota 8 miliardi, con un esborso a famiglia che passa dai 386 euro del 2019 ai 308 euro del 2020.
Quanto poi alla ristorazione, quest’anno, sia per le restrizioni dei cenoni, sia per la paura di contagi, la spesa per cene e pranzi fuori casa precipiterà del -65%, con una contrazione per circa 490 milioni di euro tra Natale e Capodanno.
Non se la passa meglio, il Turismo. Confturismo e Confcommercio con Swg, hanno rilevato un calo di presenza pari a 103 milioni di turisti (3,9 stranieri e 6,4 Italiani), con perdite per non meno di 8,5 miliardi.
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