-Recovery Plan, i Ministri Gualtieri (Economia) e Amendola (Affari Europei) a confronto tra oggi e domani con i partiti di Maggioranza sulle proposte per il piano di riforme, atte ad accedere ai fondi in arrivo dalla UE. Continua la tensione con Italia Viva, dopo la presentazione di ieri alla stampa, da parte di Renzi, del progetto di rilancio del Paese dal titolo: “Ciao”, ovvero “Cultura, Infrastrutture, Ambiente e Opportunità”. L’ex Premier: “Facciamo sul serio. Senza accordo, le Ministre di Italia Viva si dimetteranno”. La replica di Pd e M5S: in caso di crisi, l’unica soluzione è il voto. Il Commissario UE agli Affari Economici Gentiloni: “Preoccupato, i tempi sono stretti. A rischio le erogazioni. L’Italia adotti procedure straordinarie con leggi capaci di accelerare gli investimenti”. Manovra, in Aula , al Senato per la discussione generale. Domani, il voto di fiducia con l’approvazione definitiva. Rilevato un errore nell’impianto di una norma: sarà corretta con un Decreto legge ad hoc, ed è polemica con le Opposizioni di Centrodestra.
-Istat, Turismo: persi il 70% dei turisti stranieri nelle città d’arte. Diminuiti anche i viaggi di lavoro. Le previsioni a tinte fosche di Unioncamere per il 2021.
di Federica Marengo martedì 29 dicembre 2020

Nel pomeriggio di oggi, le delegazioni del M5S e del Pd si sono riunite, separatamente, in videoconferenza, con i Ministri Gualtieri (Economia) e Amendola (Affari Europei) per illustrare le rispettive proposte sul Recovery Plan, il piano di riforme per accedere alle finanze (209 miliardi tra contributi a fondo perduto e prestiti) in arrivo dalla UE, già inviate lunedì 27 dicembre, a Palazzo Chigi, al Premier Conte.
I punti cardine della proposta pentastellata, discussa dalla Viceministra all’Economia Castelli, dal Ministro per lo Sviluppo Economico Patuanelli e dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei, Agea, sono: l’Istruzione e la digitalizzazione, ma anche la svolta green (con proroga dell’Ecobonus al 110% per l’edilizio fino al 2023) per rinnovare il mondo del Lavoro e delle Imprese.
Tuttavia, tematiche simili (seppur con la netta divergenza in merito al ricorso alla linea di credito del Mes sanitario, che vede a favore i dem e contrari i pentastellati), si riscontrano nel piano presentato dalla delegazione del Pd, guidata dal Vicesegretario Orlando e dalla portavoce della Conferenza delle donne D’Elia, che pone al centro donne e giovani, digitalizzazione, sostenibilità, Istruzione e Cultura.
Domani, poi, sarà il turno di Italia Viva, LeU e delle Autonomie, sebbene il partito renziano abbia già illustrato ieri alla stampa, in una conferenza tenutasi al Senato, il proprio documento. Si tratta del piano “Ciao”, basato su: “Cultura, Infrastrutture, Ambiente e Opportunità”, che l’ex Premier ha contrapposto al progetto del Premier Conte (la contestata task force di manager e tecnici, coadiuvata dalla cabina di regia a tre con i Ministri Gualtieri e Patuanelli, che il Governo avrebbe dovuto introdurre in un emendamento alla legge di Bilancio), definito “raffazzonato” e contestato nelle scorse settimane dallo stesso Renzi, per via dell’esautorazione dei Ministri e del Parlamento, al punto da innescare la verifica di Governo e da chiederne l’eliminazione, pena le dimissioni delle Ministre di Italia Viva, Bellanova (Politiche Agricole) e Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia) e del Sottosegretario agli Esteri Scalfarotto.
Dimissioni, che il leader di Italia Viva ha posto nuovamente sul tavolo, in caso di mancato accordo con il Presidente del Consiglio sui punti indicati nel piano. A tal proposito, tornando sulla questione nella sua Enews settimanale, ha spiegato: “Breve riassunto delle puntate precedenti. L’Europa stanzia i soldi per il Next Generation EU e noi chiediamo subito che il Parlamento dedichi una sessione a questi fondi. È il 22 luglio 2020. Per mesi silenzio di tomba. Poi, una notte di dicembre, spunta uno strano emendamento a Palazzo Chigi: esautorati i ministri, spazio a una task force di 6 manager e 300 consulenti. E spunta anche un piano che, fino a quel momento, nessuno aveva visto. La reazione di Italia Viva sta in una lettera inviata a Conte il 16 dicembre. Basta leggerla per capire che facciamo sul serio. Ci stiamo giocando l’osso del collo, come ho detto in conferenza stampa ieri in Senato : non è tempo di meline. Per questo, abbiamo proposto di investire i soldi del Recovery Plan non su progetti evanescenti e raffazzonati ma sulle parole chiave dell’Italia del 2030. Cultura, innanzitutto. Che significa identità, teatri, musica, musei. Ma anche scuola, università, ricerca. E ovviamente salute e benessere: prendere i soldi del Mes è un dovere morale, in un Paese in cui abbiamo 237 medici morti di Covid. Il piano del Governo comincia con delle paginette giustizialiste sulla giustizia: noi cominciamo con la cultura. Della serie: scopri le differenze. E poi le infrastrutture, fisiche, digitali, organizzative. L’ambiente. E le opportunità che questo Paese può e deve dare alla nuova generazione, che carichiamo di debiti ma alla quale dobbiamo dare innanzitutto una speranza. L’acronimo è CIAO, la parola italiana più famosa al mondo. Molti hanno criticato il titolo CIAO senza aver letto la mia lettera a Conte o seguito la conferenza stampa di ieri o le note che invieremo domani al Ministro Gualtieri: io non chiedo che tutto ciò che scriviamo sia accolto. Mi basterebbe fosse letto. E magari chi non è d’accordo potrebbe fare la fatica di spiegare perché. Italia Viva sta in Maggioranza per cambiare le cose, non per occupare dei posti. Siamo l’unico partito che sta facendo politica sui contenuti. E non a caso quando devono rispondere dicono: “Eh, ma loro sono antipatici”.
Oggi ho letto dei commenti fantastici: le cose che dice Renzi sono giuste, il problema è che le dice Renzi. Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da ridere. Ma quello che è certo è che noi vogliamo spendere bene i soldi europei. Perché altrimenti ci strangoliamo con il debito e sprechiamo la più grande opportunità degli ultimi trent’anni”.
Un avvertimento, quello di Renzi al Governo, cui ha così replicato il ministro dello Sviluppo Economico, Patuanelli, dalle colonne de La Repubblica: “Ritengo che il Conte bis sia il secondo e ultimo Governo di questa legislatura, non vedo spazio per altro se non le elezioni, senza ovviamente volermi sostituire alle prerogative del presidente della Repubblica. Sono il primo a ritenere surreale il teatrino rimpasto sì, rimpasto no, crisi sì, crisi no. Parliamo del futuro di questo Paese e questi sono i temi che dobbiamo affrontare. Il Movimento ha sempre dimostrato grande responsabilità, ma non deve essere scambiata per attaccamento alle poltrone. Nel corso del 2020 si sono svolte molte elezioni, in Italia e fuori: la pandemia non può diventare un alibi per non andare al voto”, Su questo ci sarà il coinvolgimento dei nostri iscritti, che come sempre decidono nei passaggi importanti. La mia idea è che servano un campo innovatore comune e un leader come Giuseppe Conte. Quindi, non solo un’alleanza con il Pd, ma anche con LeU. Per dimostrare, di fronte alla destra più conservatrice d’Europa, che noi siamo altro. Quanto a Italia Viva, è chiaro che se si apre una crisi e si va al voto perché una forza politica decide di non credere più a questa Maggioranza, quel partito rimane fuori da una futura coalizione”.
Poi, riguardo all’ex deputato pentastellato, tra gli esponenti di spicco del Movimento, Di Battista, che ha bocciato l’ipotesi di un’alleanza organica col Pd ,ha sottolineato: “A parte che devo ancora capire che differenza c’è tra un’alleanza organica e presentarsi agli elettori in coalizione, io faccio un ragionamento molto semplice: con la legge elettorale attuale un terzo del Parlamento viene eletto col Maggioritario. Vanno quindi presentati candidati comuni, non si può ragionare come se ci fosse il proporzionale e ognuno va da solo. Ma certo, deve avvenire sulla base di un progetto per il Paese. Con al centro innovazione, digitalizzazione, transizione verde, coesione sociale: temi su cui sfidare al rialzo i nostri eventuali alleati”.
Concorde, sull’unica prospettiva del ritorno anticipato alle urne, in caso di crisi, anche il Pd, con il consigliere di Zingaretti, Bettini, pronto a sostenere un’alleanza tra Pd e M5S in supporto a un partito o a una lista guidata da Conte, sebbene tale prospettiva non sia condivisa da tutto il Nazareno(vedasi il capodelegazione al Senato Marcucci: “Si voterà nel 2023, e il sistema proporzionale non prevede coalizioni. Una eventuale lista Conte toglierebbe voti anche al Pd”).
Un’esortazione all’Esecutivo ad andare avanti, invece, è giunta dal Presidente della Camera, in quota 5Stelle, Fico, che, in un colloquio con il quotidiano Avvenire, ha evidenziato: “Sono assolutamente fiducioso che questo Governo possa arrivare fino alla conclusione naturale della legislatura. Questo Governo, dovrebbe avere maggiore consapevolezza e orgoglio dei risultati ottenuti, a fronte di prove che ha dovuto affrontare, impensabili al momento della sua costituzione, nell’estate del 2019. La grande sfida inizia ora, la sfida di difendere i principi e i valori del nostro Paese in questo momento richiede una politica di unità nazionale. Non sto teorizzando il Governo di unità nazionale, sia chiaro. Sto solo dicendo che tutti, Maggioranza, Opposizioni, istituzioni e parti sociali debbono poter dare il loro contributo. Che non comporta arretrare dalle proprie convinzioni, ma porle con l’ambizione di concorrere al bene comune, non con spirito di parte, di mera contrapposizione. Ma mai come in questo momento sono convinto che chi si rifugia in un atteggiamento strumentale commette un errore storico, destinato a essere punito dagli elettori. Siamo dentro una transizione che riguarda il futuro di tutti noi, in tutti gli ambiti, dalla giustizia alla lotta alle disuguaglianze, dallo sviluppo alla perdita di posti di lavoro. E l’elettorato sarà un giudice severo. Ognuno ha il suo compito. Il Parlamento non ha un compito di gestione, ma un potere essenzialmente di indirizzo e di controllo che proseguirà e sarà costante. Intanto gli indirizzi da parte della Camera sono già stati formalizzati con un lungo e proficuo lavoro iniziato a settembre nella commissione Bilancio, che ha indicato le sue priorità passando per un significativo voto parlamentare, il primo in Europa. Ci sono ora gli strumenti per ascoltare tutti, le Regioni, gli enti locali, le parti sociali. Tocca però al Governo fare sintesi. E la sintesi ,lo dico con chiarezza, non può consistere in una parcellizzazione di interventi, per accontentare un po’ tutti. Ogni progetto deve essere “di sistema”, rispondere a una visione d’insieme, dalla digitalizzazione, all’ambiente, al lavoro che deve cambiare di conseguenza. La Maggioranza nata dopo la crisi dell’agosto 2019 dopo le prove affrontate ha maggiore ragion d’essere e motivi per andare avanti rispetto all’inizio. Penso anche alla collaborazione fra le forze politiche di maggioranza che è cresciuta in questo anno e mezzo nelle Commissioni. Se ci sono state delle motivazioni che lo hanno fatto nascere, a maggior ragione ce ne sono ora per andare avanti”.
Intanto, dal Commissario UE agli Affari Economici Gentiloni, intervistato da La Repubblica,sempre in merito al Recovery Plan, è arrivato l’allarme: “Occorrono procedure straordinarie e corsie preferenziali per accelerare sul Recovery Fund. La distribuzione dei vaccini anti-Covid 19 ed il Recovery Fund sono una grande occasione per rilanciare l’Europa dopo la pandemia ma per garantire il successo del Recovery Plan l’Italia deve introdurre procedure straordinarie con leggi capaci di accelerare gli investimenti. Ciò che sta avvenendo è emozionante. All’inizio dello scorso marzo lavorammo per molti giorni con la Commissione per eliminare divieti di esportazione di ventilatori da alcuni Paesi UE verso altri tra cui l’Italia. Il punto di partenza nella reazione alla pandemia fu una totale mancanza di solidarietà. A dieci mesi da allora abbiamo l’UE che negozia, per tutti i 27 partner, con le case farmaceutiche e che, avendo opzionato 1,6 miliardi di dosi, è il maggiore protagonista di operazioni co-vax con i Paesi più poveri, e aiuterà subito le vaccinazioni nei Paesi vicini, dai Balcani all’Africa del Nord. C’è una ritrovata solidarietà europea ed un ruolo di primo piano sul piano globale. L’Europa è, coralmente, protagonista della reazione alla pandemia sul fronte della salute collettiva. Il Recovery Fund nasce dalla scelta di non rispondere alla crisi con l’austerità. Kristalina Georgieva, Direttore esecutivo del Fmi, ha invitato i Paesi a spendere ‘ciò che possono’, l’UE ha risposto con politiche espansive e di supporto inclusa la decisione, senza precedenti, di emettere debito comune per obiettivi comuni. è una svolta storica ma deve funzionare rendendo le nostre economie più verdi, inclusive e competitive. Perché è dal successo di questa decisione, che associa alla politica monetaria comune un embrione di politica economica comune, che dipende la sua replicabilità. Sui ritardi dell’Italia sul Recovery Plan, non sono preoccupato dalle scadenze di queste settimane, rispetto alle quali non c’è un particolare ritardo italiano. Piuttosto, penso alla seconda metà del 2021 e nel 2022, va evitato il rischio di mancare un appuntamento storico. Qualità del piano e sua attuazione sono sfide che potrebbero diventare molto difficili. Vista l’esperienza che abbiamo in Paesi come Italia e Spagna sulla difficoltà dell’assorbimento delle risorse europee si tratta di una sfida enorme perché questi fondi vanno impegnati entro il 2023 e spesi entro il 2026. Servono quindi procedure straordinarie e corsie preferenziali, ovvero uno sforzo straordinario. Non possiamo definire ‘senza precedenti” il Recovery Fund e poi non prendere decisioni conseguenti sulle procedure ordinarie”.
Un invito a fare presto e bene , subito raccolto dal ministro dell’Economia Gualtieri, e dal segretario del Pd Zingaretti, che, in una nota, allontanando lo spettro di una crisi, ha scritto: “Nel nostro documento, che costituisce il contributo alla discussione in corso, indichiamo i temi prioritari da mettere al centro della rinascita italiana in discontinuità rispetto al vecchio modello di sviluppo, segnato da decenni da troppe ingiustizie e da una mancanza di crescita. Non vogliamo ‘restaurare’ l’Italia che c’era prima della pandemia, vogliamo costruirne una nuova, che dia speranze e un futuro alle giovani generazioni. Spendere e spendere bene significa concentrare le risorse, privilegiare gli investimenti, trasformarli il più rapidamente possibile in opere concrete adeguando e rafforzando la pubblica amministrazione, coordinare l’azione dei vari livelli istituzionali per evitare conflitti, confusioni e perdite di tempo. Con l’incontro di oggi il Pd ha voluto offrire un primo contributo, ma insieme ai gruppi parlamentari da gennaio avvieremo una campagna di iniziative rivolte al Paese e alle forze sociali per discutere e confrontarci”.
Dunque, l’Esecutivo confida nella sintesi che il Premier Conte, terminato il confronto con i partiti di Maggioranza, farà tra le proposte presenti nei documenti elaborati da ciascuna forza e che sarà oggetto del Consiglio dei Ministri che si terrà ai primi di gennaio(slittata la data ipotizzata del 30 dicembre).
Sul fronte dei lavori parlamentari, invece, dopo il via libera alla fiducia da parte della Camera, la Manovra è giunta quest’oggi all’esame dell’Aula del Senato, dove , nel corso della discussione sul testo, è emerso un errore nell’impianto di una norma (comma 8), che, secondo quanto comunicato dal Viceministro all’Economia Misiani, dovrà essere corretto con un decreto legge ad hoc, che dovrebbe essere varato dal Governo nei primi giorni di gennaio. Domani, il voto di fiducia e l’ok definitivo al testo (che , in caso di eventuali imprevisti, dovrebbe comunque essere ratificato entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio).
Critiche, nei confronti del Governo, sia in merito alla gestione del Recovery Plan, sia riguardo alla Manovra, le Opposizioni di Centrodestra, con il segretario della Lega, Salvini, che ha affermato: “Le liti nel Governo e nella Maggioranza non mi appassionano. Noi ci stiamo occupando anche oggi di salute, lavoro, pensioni, scuola e di un piano per l’utilizzo dei fondi europei serio e che metta al primo posto la sanità, le famiglie e le imprese italiane”, seguito dalla Presidente di Fratelli d’Italia, Meloni, che,evidenziando l’esautorazione del Senato, sulla Manovra, ha dichiarato: “Tantissime risorse sprecate per mancanza di visione. C’era bisogno di concentrarsi su tre temi fondamentali: imprese, lavoratori e povertà. Non è stato fatto perché la maggioranza era troppo presa a litigare e a occuparsi di nomine per avere un’idea di sviluppo”.
Per la capogruppo di Forza Italia alla Camera,Gelmini, invece, “La Manovra è deludente”, “priva degli elementi necessari per curare le ferite del Paese e per dare nuova linfa ai settori economici colpiti dalla pandemia, ma anche dalle restrizioni”, mentre sul Recovery Plan, ha evidenziato: “Il Governo, tra veti e litigi, ha accumulato un ritardo mostruoso. Forza Italia e il Centrodestra sono pronti a dare il proprio contributo, non per aiutare Conte ma per il bene del Paese. Adesso però basta perdite di tempo”.
Sullo sfondo delle tensioni interne alla Maggioranza, e dei rilievi delle Opposizioni, la crisi economica incalzante, rilevata anche dai dati sull’andamento del Turismo nel 2020, riportati dall’Istituto Nazionale di Statistica ed Eurostat (l’equivalente europeo),secondo cui, nei primi tre trimestri dell’anno che sta per finire: “Le notti trascorse nelle strutture ricettive nell’UE sono state circa 1,1 miliardi , con un calo di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019. I dati provvisori dell’Italia relativi ai primi nove mesi dell’anno sono in linea con il trend europeo (-50,9% sul 2019, con quasi 192 milioni di presenze in meno). Il settore alberghiero è quello in maggiore sofferenza: le presenze registrate nei primi nove mesi del 2020 sono meno della metà (il 46%) di quelle rilevate nel 2019, mentre quelle del settore extra-alberghiero il 54,4%.
In calo del 68,6% le presenze di turisti stranieri (erano 190 milioni nel 2019). Danneggiate, le grandi città d’arte che hanno registrato un crollo del 73,2% delle presenze, mentre nel 2019 erano state circa un quinto delle presenze totali. In netta diminuzione i viaggi degli italiani per motivi di lavoro (-59%) e, in misura minore, ma comunque ampia, quelli per vacanze (-23%)”.
Dati negativi che, secondo Unioncamere, non miglioreranno nel 2021,dati i tempi incerti di ripresa del settore, dipendenti dall’andamento della pandemia e dai risultati della campagna vaccinale, ma il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Franceschini, ha rassicurato: “Oltre 11 miliardi di euro. E’ il valore delle misure varate dal Ministero per contrastare gli effetti ella pandemia nei settori del turismo e della cultura. Un impegno che ha interessato tutti i settori di competenza partendo dalle categorie più colpite, per non lasciare fuori nessuno.
Agli oltre sessanta provvedimenti del Mibact dal valore di 11 miliardi di euro ,si sommano le misure di carattere generale: dalla cassa integrazione ordinaria e speciale ai fondi integrativi salariali, dai contributi a fondo perduto corrisposti dall’Agenzia delle entrate in base ai codici Ateco settoriali, ai Tax credit speciali per le spese COVID, fino alle misure del Dl liquidità a supporto e garanzia delle imprese. Un’attività che ha impegnato notevoli risorse umane e finanziarie e che proseguirà fino a quando questi due settori strategici non avranno superato la crisi”.
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