Si è tenuta il giorno 3 gennaio, nel parco archeologico di Pompei, la conferenza stampa per illustrare il programma della riapertura al pubblico, dopo 8 anni , della “schola armaturarum”, la casa dei gladiatori, la cui copertura crollò il 6 novembre del 2010, a causa delle infiltrazioni di acqua piovana.
di Federica Marengo venerdì 4 gennaio 2019
Sono passati otto anni da quel 6 novembre del 2010, data del crollo, nella necropoli di Pompei ,della “schola armaturarum” o “casa dei gladiatori”, edificio di rappresentanza di un’associazione militare, in via Dell’Abbondanza, la cui parte superiore franò sotto il peso di 5 quintali di acqua piovana, detriti e fogliame accumulatisi nel canale di scolo.
Ora, l’edificio, completato il restauro della struttura e degli apparati decorativi, eseguito dal team guidato dal soprintendente, Massimo Osanna, riapre al pubblico.
Ad illustrare il programma della riapertura, che prevede visite guidate ogni giovedì, con i restauratori a fare da ciceroni, il soprintendente uscente Massimo Osanna.
Il complesso, scoperto nell’anno 1915-1916 dall’archeologo Vittorio Spinazzola, che comprende non solo gli ambienti destinati all’allenamento dei militari, ma anche un’area retrostante riservata alla convivialità, dove nel corso della campagna di scavo, sono state ritrovate anfore con prodotti provenienti dal Mediterraneo (Sicilia, Africa, Spagna), era già stato danneggiato dai bombardamenti del 1943 e ricostrito fra il 1944 e il 1946 dall’archeologo Amedeo Maiuri. A quest’ultimo, infatti si deve la realizzazione della copertura in cemento armato e ferro, crollata nel 2010, secondo le indagini della Procura, per una serie di concause, quali : le forti piogge connesse al malfunzionamento del sistema di smaltimento delle acque , il cedimento dei materiali, la spinta del terreno retrostante e l’assenza di sistemi di monitoraggio e manutenzione.
Alla sua ricostruzione, avviata solo dopo il dissequestro dell’area nel 2016 dal Mibac, con il supporto dell’Ales (Arte Lavoro e Servizi), società in house del ministero, è poi seguita l’opera di restauro dei preziosi affreschi delle pareti laterali, realizzata con la tecnica del tratteggio.
Un segno di rinascita, dunque, per un sito archeologico, quello del Parco di Pompei, fino a qualche tempo fa emblema per l’opinione pubblica di cattiva gestione, scarsa manutenzione e degrado dei beni culturali e che, negli ultimi anni, anche grazie all’operato del sopraintendente Osanna e di un gruppo di giovani e motivati archeologi e restauratori, è divenuto simbolo di riscatto e speranza.
“Questo è solo il primo passo di un progetto più articolato di fruizione e musealizzazione esteso ai vani retrostanti che consentirà di vedere i dipinti e gli oggetti nel loro luogo di rinvenimento. Ci piacerebbe che la valorizzazione di siti come quello di Pompei non consistesse solo in interventi episodici o straordinari, ma in una cura e un’attenzione quotidiane”, ha detto Osanna, giunto al termine del suo mandato triennale, ma presente nella lista dei candidati per la nuova nomina, che verrà effettuata al termine delle procedure concorsuali.
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