Partito nel pomeriggio di eri, Papa Francesco è arrivato in serata ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, per una visita di tre giorni (3, 4 e 5 febbraio) volta a promuovere e a rinsaldare il dialogo e l’unità tra le diverse religioni. Previsto per oggi, in serata, l’incontro interreligioso sulla Fratellanza umana con 700 leader di varie religioni.
di Federica Marengo lunedì 4 febbraio 2019
E’ la speranza, il sentimento che accompagna Francesco in questo ventisettesimo viaggio del suo Pontificato, il primo di un Pontefice nella Penisola Arabica, seppur preparato dai frequenti incontri e scambi tra la Santa Sede e le monarchie del Golfo, avviati da Papa Giovanni Paolo II° e,incrementatisi a partire dal 2007.
Ed è stato proprio Papa Bergoglio ad esprimere questo sentimento con una battuta ai giornalisti, durante il volo che, nel pomeriggio di ieri, domenica 3 febbraio, lo ha condotto all’aeroporto Presidenziale di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, per una tre giorni di incontri e celebrazioni all’insegna del dialogo e dell’unità tra le religioni.
Infatti, avvisato da alcuni cronisti, di una pioggia caduta leggera sulla capitale, dopo settimane di siccità, pare abbia commentato: “Si crede sia un segno di benedizione. Speriamo che vada tutto bene”.
Arrivato, quindi, in serata, nella capitale degli Emirati, sita su una piccola isola del Golfo Persico e collegata alla terraferma da un ponte, è stato accolto dal saluto del Principe ereditario, lo sceicco Mohammed al bin Zyed Al Nahyan: “Noi siamo le persone più felici del mondo perché Lei è qui”, ha detto.
Poi, nella mattinata di oggi, 4 febbraio, la cerimonia di benvenuto e l’incontro tra i due, presso il Palazzo Presidenziale, seguito dal passaggio nel salone, attraverso la guardia d’onore, dove ad attendere Francesco vi era l’Imam, Al-Azhar al Tayyib, insieme al quale si sono recati nella Grande Moschea dello sceicco Zayed, una delle più grandi della Penisola Arabica, capace di contenere fino a 40 mila fedeli, dove Bergoglio ha incontrato in forma privata i membri del Muslim Council of Elders (Consiglio degli Anziani)e ha reso omaggio alla tomba del fondatore egli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Zayed, alla presenza di tre Ministri : degli Affari Esteri, della Cultura e della Tolleranza (Ministero, quest’ultimo istituito nel 2016 al fine di far rispettare l’impegno della Nazione a sradicare ogni forma di fanatismo ideologico, religioso e culturale).
Sì, perché gli Emirati Arabi Uniti, a pochi passi dall’Arabia Saudita, culla dell’Islam, sono un crocevia di culture e religioni diverse : in particolare quella arabo-musulmana e quella cristiano-cattolica. Dal 1888, infatti, gli Emirati ospitano la sede del Vicariato Apostolico della Santa Sede, poi suddiviso nel 2007 in Vicariato Apostolico dell’Arabia del Sud (la cui capitale prima era ad Aden e poi dal 1974 ad Abu Dahbi) e del Nord (con capitale nel Kwait), perché la sua superficie troppo vasta, non garantiva l’assistenza sufficiente alla nutrita comunità cattolica.
Comunità, quella cristiano-cattolica, che conta più di due milioni di fedeli, per lo più immigrati economici, provenienti dai paesi dell’Asia Meridionale, del Medio ed Estremo Oriente (Filippine, India, Sri Lanka), ma anche da Europa e Stati Uniti, i quali da alcuni secoli contribuiscono con il loro operato allo sviluppo civile, sociale ed economico della Penisola Arabica, in un clima di tolleranza e di pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni diverse.
Impegno a tutela delle differenze che, nel tempo, ha trovato riscontro nella legislazione del Paese, (basti pensare alla legge contro la discriminazione e l’odio verso individui o gruppi, basati su religione, dottrina, razza e colore, approvata nel 2105) e in programmi di Governo, come quello Nazionale per la Tolleranza, varato per l’anno 2019 (proclamato “Anno della Tolleranza”), il cui testo è stato ispirato dalla definizione del termine data dall’Onu (“La tolleranza è rispetto, accettazione e apprezzamento della ricchezza e della diversità delle culture del nostro mondo, delle nostre forme di espressione e dei nostri modi di esprimere la nostra qualità di essere umani. E’ favorita dalla conoscenza e dall’apertura di spirito, dalla comunicazione e della libertà di pensiero, di coscienza e di fede. Tolleranza è armonia nella differenza. Non è solo un dialogo morale: è anche necessità politica e giuridica. La tolleranza è una virtù che rende possibile la pace e contribuisce a sostenere la cultura della guerra con la cultura della pace”).
Poi, in serata, ( le 7:00 ora locale), il Papa terrà il suo discorso nell’ambito dell’Incontro Interreligioso sulla Fratellanza Umana, presso il Founder’s Memorial, dinanzi ai 700 leader di varie confessioni.
E’ iniziata, dunque, così, nel segno di San Francesco d’Assisi e del suo incontro di ottocento anni fa con il sultano Al-Malik, la missione in terra araba di Bergoglio ,che, guidato dalla colomba della Pace, simbolo di questo viaggio e dal motto francescano: “Fai di me un canale di pace”, ribadirà, in questi giorni, la volontà reciproca di bandire il fondamentalismo e la strumentalizzazione delle religioni per fini violenti e rinsaldare il dialogo tra musulmani e cristiani, contribuendo in questo modo alla pacificazione del Medio Oriente.
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