Nella serata di lunedì, Papa Francesco ha tenuto un discorso al Founders’ Memorial di Abu Dahbi, nell’ambito dell’incontro Interreligioso sulla Fratellanza Umana, alla presenza di 700 religiosi di varie confessioni. Al termine, ha poi firmato, insieme con l’Imam sunnita Ahamad-al-Tayyib, un documento comune sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”.
di Federica Marengo mercoledì 6 febbraio 2019
E’ arrivato nella serata di lunedì al Founder’s Memorial di Abu Dahbi , Papa Francesco, dopo un’intensa mattinata di appuntamenti ufficiali, culminati con l’incontro privato con il Consiglio dei “saggi anziani” del Muslim Concil of Elders.
E’ qui, presso il mausoleo del padre della nazione, che, Bergoglio, dopo aver fatto il suo ingresso mano nella mano con lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan e con il Grande Imam sunnita di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, ha pronunciato il suo discorso, nell’ambito dell’incontro Interreligioso sulla Fratellanza, alla presenza di 700 rappresentanti di diverse confessioni.
A far da prologo al Suo intervento, come riportato dal quotidiano Avvenire, un elenco di saluti e ringraziamenti, seguito dal ricordo dell’ottavo centenario della visita di San Francesco d’Assisi al sultano al-Malik al-Kamil.
“Ho accolto l’opportunità di venire qui, come credente assetato di pace, come fratello che cerca la pace con i fratelli. Volere la pace, promuovere la pace, essere strumenti di pace: siamo qui per questo”, ha spiegato Francesco, ricorrendo poi a una similitudine tra la fraternità e l’arca, di biblica memoria, costruita da Noè per salvare l’umanità dal diluvio universale : “Noi, oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza”.
Per fare ciò, ha sottolineato il Vescovo di Roma, citando il Papa Emerito, Benedetto XVI°, è necessario:“riconoscere che Dio è all’origine dell’unica famiglia umana. La fratellanza è vocazione contenuta nel disegno creatore di Dio, il quale, essendo creatore di tutto e di tutti, vuole che viviamo da fratelli e sorelle, abitando la casa comune del creato che Egli ci ha donato. Per questo, non si può onorare il Creatore, senza custodire la sacralità di ogni persona e di ogni vita umana, visto che ciascuno è ugualmente prezioso agli occhi di Dio, il quale non guarda alla famiglia umana con uno sguardo di preferenza che esclude , ma con uno sguardo di benevolenza che include”.Quindi, ha sottolineato il Papa :“rappresenta una grave profanazione del Nome di Dio, utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello. Non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata”.
Inoltre, Francesco ha riconosciuto che, affermare se stessi e il proprio gruppo sopra gli altri è “un’insidia che minaccia tutti gli aspetti della vita, perfino l’apertura al trascendente e la religiosità. Per questo, anche la condotta religiosa va continuamente purificata dalla ricorrente tentazione di giudicare gli altri nemici e avversari. Ciascun credo è chiamato a superare il divario tra amici e nemici, per assumere la prospettiva del Cielo, che abbraccia gli uomini senza privilegi e discriminazioni”, rimarcando che “la fratellanza, dal punto di vista delle diverse identità religiose , non comporta né l’uniformità forzata, né il sincretismo conciliante”, ma l’impegno “per la pari dignità di tutti, in nome del Misericordioso che ci ha creati e nel cui nome va cercata la composizione dei contrasti”.
Per questo, ha ammonito Bergoglio,“non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. Per custodirci a vicenda nell’unica famiglia umana e alimentare una fratellanza non teorica, che si traduca in autentica fraternità, le religioni devono essere canali di fratellanza anziché barriere di separazione” e realizzare, come in ogni famiglia, un dialogo quotidiano ed effettivo”.
Dialogo che, per Francesco,“presuppone la propria identità, cui non bisogna abdicare per compiacere l’altro”, ma richiede, invece, “il coraggio dell’alterità, che comporta il riconoscimento pieno dell’altro e della sua libertà”e , il conseguente impegno a spendersi “perché i suoi diritti fondamentali siano affermati sempre, ovunque e da chiunque. Perché senza libertà, non si è più figli della famiglia umana , ma schiavi”, indicando la preghiera come fattore “ricostituente di fraternità, che purifica il cuore dal ripiegamento su di sé. La prima cosa che dobbiamo fare è pregare. E pregare gli uni per gli altri : siamo fratelli!. Senza il Signore, nulla è possibile; con Lui, tutto lo diventa”.
Poi, parlando della pace, il Papa ha utilizzato l’immagine della colomba con il ramoscello di ulivo, simbolo della sua visita pastorale negli Emirati, spiegando che : “la pace, per spiccare il volo, ha bisogno, come la colomba, di ali che la sostengano. Le ali dell’educazione e della giustizia. L’educazione può e deve diventare lo strumento per formare identità aperte, capaci di vincere la tentazione di ripiegarsi su di sé e irrigidirsi. Alla massima antica “conosci te stesso” occorre affiancare “conosci il fratello”: la sua storia, la sua cultura e la sua fede. Essendo umani, niente di ciò che è umano ci può rimanere estraneo. Per questo educazione e violenza sono inversamente proporzionali”. A tal proposito, ha proseguito Francesco, “va riconosciuta la grande opera degli istituti educativi cattolici ben apprezzati, anche in questo Paese e in questa regione, perché promuovono tale educazione alla pace e alla conoscenza reciproca per prevenire la violenza. I giovani, spesso circondati da messaggi negativi e da fake news, hanno bisogno di imparare a non cedere alle seduzioni del materialismo, dell’odio e dei pregiudizi. E saranno loro, un giorno, a giudicarci : bene, se avremo dato loro basi solide per creare nuovi incontri di civiltà; male, se avremo lasciato loro solo dei miraggi e la desolata prospettiva di nefasti scontri di civiltà”.
Tuttavia, le religioni devono custodire la pace anche lavorando insieme per la giustizia, perché, ha detto il Pontefice, “la pace muore, quando divorzia dalla giustizia. E una giustizia indirizzata solo ai familiari, ai compatrioti, ai credenti della stessa fede è una giustizia zoppicante e mascherata” .
Le diverse confessioni hanno anche il compito di ricordare che “l’avidità del profitto rende il cuore inerte e che le leggi dell’attuale mercato, esigendo tutto è subito, non aiutano l’incontro, il dialogo, la famiglia, dimensioni essenziali della vita che necessitano di tempo e pazienza”, e contemporaneamente devono “vegliare come sentinelle di fraternità nella notte dei conflitti, stare dalla parte dei poveri ed essere voce degli ultimi, che non sono statistiche ma fratelli”.
Poi, in conclusione, ha elogiato i progressi fatti dagli Emirati Arabi Uniti nel garantire la libertà di culto e nel contrastare l’estremismo e l’odio, lodando anche lo sviluppo economico raggiunto dalla regione negli ultimi anni, anche grazie agli immigrati presenti nel territorio e l’impegno dei governanti nel coniugare tale processo di crescita con l’attenzione e la cura rivolte all’ambiente, al rispetto della dignità dello straniero e all’avvenire dei bambini, bisognosi, questi ultimi di essere protetti in tutte le loro espressioni, compreso quelle digitali.
“Ulteriore responsabilità delle religioni e dei religiosi, specie in questo delicato momento storico” ha chiosato poi Bergoglio, riferendosi alla situazione nei Paesi del Medio Oriente (Yemen, Siria, Iraq e Libia), “è quello di contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo, perché la guerra non sa creare altro che miseria, le armi nient’altro che morte. Proprio per questo, la fratellanza umana esige da noi, rappresentanti delle religioni, il dovere di bandire ogni sfumatura di approvazione della parola guerra. Restituiamola alla sua miserevole crudezza. Impegniamoci contro la logica della potenza armata, contro la monetizzazione delle relazioni, l’armamento dei confini, l’innalzamento dei muri, l’imbavagliamento dei poveri; a tutto questo opponiamo la forza dolce della preghiera e l’impegno quotidiano nel dialogo”, perché “Dio sta con l’uomo che cerca la pace”.
Quindi terminato il Suo intervento e l’incontro con i 700 esponenti delle diverse religioni, il Papa ha firmato con il Grande Imam sunnita, al Tayyib, un documento comune sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza civile”, con cui i musulmani d’Oriente e d’Occidente e la Chiesa Cattolica si impegnano a lavorare insieme a tutti gli altri leader religiosi delle varie confessioni e ai docenti di tutte le scuole, Università e istituti di educazione e formazione, “affinché le nuove generazioni siano guidate verso la cultura del rispetto reciproco, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli”, sottoscrivendo a tal fine una lista di obiettivi non negoziabili da attuare in nome di Dio, quali : il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi, la protezione dei luoghi di culto e il dovere di riconoscere alla donna il diritto all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici, interrompendo tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che ne umiliano la dignità e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti”.
Tale documento condanna “l’ingiustizia e la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali, delle quali beneficia solo una minoranza di ricchi, a discapito della maggioranza dei popoli della Terra, che porta a far morire di fame milioni di bambini, nel silenzio internazionale inaccettabile” e chiede a tutti di “cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo, al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione, perché Dio non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra loro e neppure per essere torturati o umiliati; Dio, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga utilizzato per terrorizzare la gente. Si dichiara perciò fermamente che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini e di religione”.
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