A cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, le Scuderie del Quirinale, in collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia e con la Biblioteca Ambrosiana di Milano, celebrano il genio toscano, esponendo in una mostra macchine, modelli, disegni e manoscritti, frutto dei suoi studi umanistico- ingegneristici. La mostra, indirizzata a un pubblico eterogeneo, dai bambini agli adulti, esperti e meno esperti, si pone l’obiettivo di spiegare i concetti complessi, elaborati dall’umanista, in maniera semplice e immediata, avvalendosi anche di laboratori didattici. Dal 13 marzo al 30 giugno, dunque, la mostra offre un viaggio nella storia e nella cultura dell’Umanesimo-Rinascimento italiano.
di Federica Marengo sabato 16 marzo 2019
“Leonardo da Vinci. La scienza prima della scienza”: questo il titolo della mostra allestita a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, in collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia e la Biblioteca Ambrosiana di Milano, per celebrare il cinquecentenario (2 maggio 1519) della morte del genio toscano.
La mostra,visitabile dal 13 marzo al 30 giugno, come spiegato dal suo curatore, Claudio Giorgione, offre al pubblico la possibilità di conoscere un aspetto poco approfondito dell’attività di Leonardo: quello di scienziato e ingegnere, che per l’approccio alla realtà e ,per il metodo sperimentale di conoscenza utilizzato, lo ho reso un antesignano di Galileo Galilei.
Il visitatore, infatti, durante il percorso,dislocato in 10 sale su due piani, ripartite in altrettante sezioni, non si troverà di fronte ai consueti disegni preparatori per dipinti o affreschi, né ai dipinti di Madonne e Natività, ma a 200 opere, che gli consentiranno di compiere un viaggio attraverso la storia e la cultura italiane del ‘400 e del ‘500.
Dieci, dunque le tematiche affrontate nel corso dell’’itinerario proposto da Giorgione , tutte strettamente legate ai contesti e ai luoghi in cui Leonardo visse e operò: dalla Toscana, dove si formò, al soggiorno romano, passando per l’esperienza milanese.
Al centro delle sue speculazioni di carattere umanistico e tecnologico, tradottesi poi in prototipi, costruzioni e apparati bellici, dunque: lo sviluppo di macchine per grandi cantieri, l’utilizzo del disegno e della prospettiva, come strumenti di conoscenza e rappresentazione, l’arte della guerra tra tradizione e innovazione, il vagheggiamento di macchine fantastiche (quali quelle per il volo), la rappresentazione della macchina in quanto tale, l’ideazione e soluzione negli ambiti del lavoro e della produzione, la riflessione sulla città ideale, lo studio sulle vie d’acqua e la riscoperta del mondo classico, dopo l’oscurantismo medioevale.
Riflessioni e studi, che hanno preso vita e forma in progetti e oggetti realizzati dal grande umanista toscano, a partire dalla metà del Quattrocento e fino agli inizi del Cinquecento, tra i quali : i 10 disegni editati all’interno del Codice Atlantico, conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano e i modelli del Pantheon e dei portelli delle chiuse del Naviglio, provenienti dalla collezione storica del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano.
Di forte impatto, inoltre, le annotazioni autografe, (realizzate cioè dalla mano sinistra di Leonardo), in calce all’unico manoscritto di proprietà dell’artista-ingegnere toscano: il trattato di Francesco Di Giorgio, conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze, e i disegni prospettici, con la raffigurazione di 60 solidi ,che il “maestro” realizzò per uno dei due volumi dell’opera De Divina Proportione di Luca Pacioli, donata nel 1498 al duca Ludovico il Moro, proveniente dalla Bibliothèque di Ginevra.
L’ultima sala, infine, propone ai visitatori una riflessione su come, nel tempo, sia nato e si sia sviluppato il mito di Leonardo, ponendo loro all’attenzione manifesti, pagine di giornali, annunci relativi a mostre dedicate al genio dell’Umanesimo italiano, tenutesi negli anni.
Insomma, una mostra, che a sentire il suo curatore, si prefigge di avvicinare all’eclettico umanista un pubblico il più vasto possibile: dai bambini, quasi certamente attratti dai macchinari più imponenti, come la gru di Brunelleschi, visibile nella prima sala, agli adulti, esperti e non della cultura umanistico-rinascimentale italiana.
Per raggiungere un simile scopo, allora, gli organizzatori non potevano che fare ricorso a modalità comunicative semplici e immediate con le quali illustrare e spiegare concetti complessi e all’interazione con il pubblico di ogni età, cui, nel fine settimana, è possibile partecipare a laboratori didattici per conoscere più a fondo la personalità del genio toscano e le sue tecniche di progettazione e disegno. Previsti, anche dibattiti e incontri settimanali con studiosi e specialisti per riflettere insieme sull’eredità e l’opera di Leonardo da Vinci nell’ambito della scienza, dell’arte, della tecnica e del pensiero del Rinascimento.
E se è vero che, il Nostro, prima di morire, abbia pronunciato questa frase: “Non ho offeso Dio e gli uomini, perché il mio lavoro non ha raggiunto la qualità che avrebbe dovuto avere”, provi il visitatore, dopo essersi aggirato tra le sale della mostra, a dire se questi avesse torto oppure ragione.
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