Appena conclusa la prima serie della fiction di Rai Uno, dedicata ai giovanissimi e alla musica, il regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo conferma al settimanale “ Tv Sorrisi e Canzoni” le indiscrezioni riguardo la realizzazione di una seconda edizione.
di Federica Marengo sabato 9 febbraio 2019
Ha totalizzato una media di 5,5 milioni di telespettatori a puntata, con uno share fra il 23,5% e il 30%, la fiction di Rai Uno, prodotta dalla Indigo Film ,“La Compagnia del Cigno”, e a pochi giorni dalla conclusione della prima serie (andata in onda il lunedì sera, per 6 puntate, dal 7 gennaio al 4 febbraio), già si parla della realizzazione della seconda.
A confermarlo è lo stesso regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo(già noto per le fiction :“Tutti pazzi per amore” ed “E’ arrivata la felicità”), che al settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni”, ha dichiarato di essere già al lavoro, insieme con la co-sceneggiatrice, Monica Rametta, per scrivere il soggetto della seconda serie.
E così gli ammiratori dei sette personaggi della fiction: Matteo ( Leonardo Mazzarotto), Domenico (Emanuele Misuraca), Rosario (Francesco Tozzi), Roberto detto “Robbo” (Ario Nikolaus Sgroi), Sofia (Chiara Pia Aurora), Sara((Hildegard De Stefano) e Barbara (Fotinì Peluso) e del temibile Maestro Luca Marioni (Alessio Boni), potranno ingannare l’attesa da qui alla prossima messa in onda, fantasticando sulle storie e gli ipotetici intrecci di cui saranno protagonisti i loro beniamini.
A tal proposito, Cotroneo ha già anticipato al settimanale che le vicende raccontate nella seconda serie potrebbero svolgersi anche fuori Milano, dov’è stata ambientata la prima edizione, e con nuovi personaggi in aggiunta a quelli già noti.
Ma cosa ha determinato il successo di questa fiction?, semplice : una rappresentazione (finalmente) autentica della generazione 2.0, una generazione ancora capace di sognare, malgrado la cupezza dei tempi.
Sì, perché le storie familiari e personali dei sette protagonisti, ruotano tutte intorno al sogno della musica e alla capacità, mediante, il talento, la passione, l’impegno e la dedizione di trasformare quest’ultimo in realtà.
Matteo, Domenico, Rosario, Roberto detto “Robbo” , Sofia, Sara e Barbara , che insieme formano “La Compagnia del Cigno”, chiamata così in onore del “Cigno di Bussetto”, soprannome di Giuseppe Verdi, a cui è intitolato il Conservatorio di Milano dove studiano, sono sette ragazzi di età compresa fra i 15 e i 18 anni, ognuno dei quali vive un’esistenza non priva di difficoltà, a volte segnata da veri e propri drammi. C’è infatti chi, tra loro, ha perso la madre nel terribile sisma di Amatrice, chi è stato dato in affidamento a causa dei problemi di droga della madre, chi si scontra con il pregiudizio sociale e di classe, chi lotta per affermarsi nonostante la cecità, chi deve affrontare il divorzio dei genitori e chi deve accettare la malattia del fratello, ma a far loro da sprone, per superare gli ostacoli, è sempre e solo lei : la musica, che scandisce i sentimenti universali dell’amore e dell’amicizia, che puntata dopo puntata li coinvolgono.
E poi, c’è lui : il maestro Luca Marioni, il temibile maestro e direttore d’orchestra, che il gruppo è solito chiamare: “il bastardo”, per via dei suoi metodi di insegnamento poco inclini all’accondiscendenza.
In tempi di messaggi che docenti e studenti si scambiano tramite WathsApp e Facebook e di confidenza spinta fino al limite invalicabile del “diamoci del tu” e del “va bene, se oggi non sei preparato, non ti interrogo”, diciamolo pure: Marioni è il maestro che tutti i ragazzi dovrebbero avere, perché , seppur burbero e scontroso, attraverso la severità e l’autorevolezza con le quali insegna, riesce a far comprendere a ciascuno dei suoi allievi qual sia il suo limite e come superarlo. Insomma, senza buonismo e ipocrisie, li aiuta a crescere e a non scappare di fronte alla realtà dei loro problemi, spingendoli in questo modo a prenderne coscienza e ad affrontarli con responsabilità. Li educa, quindi, senza ricorrere a lusinghe, a false promesse e a illusioni, che è ciò che un insegnante vero dovrebbe fare, oltre a snocciolare qua e là nozioni.
E poi, anche il maestro Marioni , come i suoi ragazzi, ha un dramma personale da affrontare : la morte della figlia, di soli sette anni, a causa di un incidente in bicicletta, di cui si sente il responsabile. Dolore che diventa malattia, ma che lenisce e cura, apprendendo dai suoi studenti che ricominciare è possibile, che si può e si deve tornare a sperare, che si può guarire da ogni livido o ferita della vita.
Ecco, dunque, il motivo di tanto consenso di pubblico e di critica. Perché, questa serie, come una luce in fondo al tunnel, ha dimostrato che un’alternativa nel modo di essere giovani esiste, che le nuove generazioni non sono costituite soltanto da Net (giovani depressi e isolati, che non studiano e non lavorano), ma che fra loro c’è qualcuno che usa i social invece di abusarne e magari preferisce passare il tempo a suonare e cantare in gruppo o a imparare ciò che non sa, piuttosto che a smanettare su Internet per insultare o pubblicare selfie.
La direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta , quindi, bene ha fatto a dirsi soddisfatta di questa produzione che, non senza perplessità e preoccupazione iniziali, “ha sbancato tra il pubblico dei giovanissimi e non solo, mescolando linguaggio innovativo e coraggioso con tematiche importanti, in cui si riflette la società di oggi e soprattutto la voglia di futuro dei giovani”.
Anche per noi il coraggio di innovare ha pagato e la sfida può dirsi decisamente vinta.
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