Nella serata di ieri si è volto il vertice di Maggioranza sulla prescrizione. Il Guardasigilli pentastellato Bonafede ha aperto alla proposta di mediazione del Premier Conte basata su una distinzione nell’applicazione della sospensione dell’ istituto giuridico a seconda che la sentenza sia di condanna o di assoluzione, ma per i renziani di Italia Viva non basta e l’Esecutivo, secondo ricostruzioni giornalistiche, sarebbe intenzionato a prendere tempo almeno fino alle elezioni Regionali in Emilia Romagna e in Calabria del 26 gennaio, sebbene resti l’incognita del voto da parte di Italia Viva del Dl del forzista Costa, che prevede l’eliminazione della riforma Bonafede, in Aula alla Camera la prossima settimana. A seguire, confronto del capo politico penatastellato Di Maio, con i gruppi parlamentari, dopo gli ulteriori addii di deputati. Un documento, presentato ad un gruppo di senatori, proporrebbe l’abrogazione del doppio incarico -capo politico del Movimento e Ministro- per Di Maio, la revisione della gestione e della proprietà della piattaforma Rousseau da parte di Davide Casaleggio e del regolamento sulle restituzioni di parte degli stipendi. Stamane, intanto, il ministro degli Esteri Di Maio, che, dalle colonne del Corriere della Sera, ha difeso il Presidente Conte dopo la gaffe diplomatica del doppio bilaterale Haftar-Al Sarraj di martedì scorso, ed ha esortato la UE all’unità e a parlare con una voce sola, è volato a Bruxelles per partecipare al Consiglio Affari Esteri sulla Libia e le gravi tensioni internazionali. Infine, raggiunto e superato grazie alla Lega il quorum di firme (71) per la richiesta del referendum confermativo sul taglio del numero dei parlamentari ,depositata in Cassazione in serata,ma hanno ritirato le sottoscrizioni i senatori Giarrusso (M5S) e Verducci e D’Arienzo (Pd). Istat, resi noti i dati sulla produzione industriale: lieve miglioramento a novembre (+0,1%), ma resta negativa la tendenza su base annua (-0,6%). Boccia (Confindustria): “Dobbiamo reagire”.
di Federica Marengo venerdì 10 gennaio 2020
Nulla di fatto, al termine del vertice di Maggioranza di ieri sera, a Palazzo Chigi, sulla nuova prescrizione (in vigore dal 1 gennaio e che stabilisce l’abolizione dell’istituto giuridico dopo la sentenza di primo grado) e la riforma del processo penale, presieduto dal Presidente Conte, dal Guardasigilli pentastellato Bonafede e dai capidelegazione dei partiti di Governo. I rappresentanti di Pd, M5S, Italia Viva e LeU, interrogati all’indomani del tavolo di confronto, hanno riferito di passi avanti nella trattativa, ma il tanto atteso accordo ancora non è stato trovato.
Il segretario dem Zingaretti , alla vigilia, contava sul ruolo di mediatore di del Premier, che , infatti, ha proposto una modifica che prevede una differenziazione nello stop alla prescrizione a seconda che la sentenza sia di condanna o di assoluzione, la quale verrebbe inserita nella legge delega per ridurre i tempi della Giustizia.
Modifica , accolta con favore dal ministro della Giustizia e dai dem (“Si è aperta una nuova fase”), ma che non ha entusiasmato i renziani di Italia Viva per cui “il totem è stato sì abbattuto”, ma non è ancora sufficiente e così tutto è stato rinviato a una nuova riunione, che, secondo fonti giornalistiche, dovrebbe tenersi dopo il 26 gennaio, data delle elezioni Regionali in Emilia Romagna e in Calabria, primo vero test dell’anno per la tenuta del Governo.
Tuttavia, il Ministro Bonafede , si è detto pronto a portare la riforma in Consiglio dei Ministri al più presto , dopo che tutte le forze di Maggioranza avranno fatto le proprie valutazioni, e ha presentato una bozza di revisione della riforma per ridurre i tempi dei processi penali, contenente sei direttive: processi che non si fermano se cambia uno solo dei giudici, giudice monocratico anche in Appello, sanzioni per i Pm che non rispettano i tempi delle indagini, una stretta che rende più difficile il rinvio a giudizio se le prove per una condanna non bastano e l’innalzamento dell’età massima pensionabile per i giudici da 70 a 72 anni, facendo sapere di aver contattato l’Associazione Nazionale Magistrati per aprire un tavolo sulla riforma.
Un’apertura e un “clima ottimo”, tra gli alleati della Maggioranza, che, però, devono fare i conti con le Opposizioni di Centrodestra e con il dl del forzista Costa, il cui esame verrà concluso dalla Commissione Giustizia della Camera martedì 14 gennaio e che da quel momento sarà pronto ad approdare in Aula per essere votato anche da Italia Viva (come i parlamentari renziani, tramite il capogruppo al Senato, Faraone, hanno più volte dichiarato), qualora risultasse impossibile trovare un accordo tra le forze di Governo.
Ancora in gioco, poi, e pronto per essere votato (come ha ribadito il responsabile Giustizia dei dem, Verini), anche il dl elaborato dal Pd ,che pone limiti di tempo certi, sospendendo la prescrizione tra Appello e Cassazione per un totale di 3 anni e 6 mesi, in modo da evitare il temuto “fine processo mai”.
Una serata, quella di ieri, proseguita poi, con l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del M5S, svoltasi per fare il punto sulla situazione interna al Movimento in seguito alla vicenda delle restituzioni di parte degli stipendi e dopo che, nel pomeriggio era stato ufficializzato l’abbandono del Movimento da parte di altri due deputati grillini: Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, passati al gruppo Misto.
Secondo informazioni circolate poche ore prima dell’incontro, poi, sarebbe stato presentato, un documento firmato da tre senatori grillini: Primo Di Nicola, Emanuele Dessì e Mattia Crucioli, ma elaborato insieme con altri (in tutto sette), il quale porrebbe all’attenzione cinque questioni urgenti, alla base del malcontento di numerosi esponenti del Movimento, non oggetto di discussione durante la riunione, ma bensì degli Stati Generali, che si terranno a marzo.
Ecco i cinque punti:
- Il posizionamento politico del M5S definitivamente nel fronte riformista e dunque nella parte progressista, anche se non viene demonizzato il contributo della migliore espressione sovranista.
- Il rapporto tra gruppi parlamentari e il Governo, con la richiesta di concertare meglio la parte che riguarda la decretazione d’urgenza.
- La piattaforma Rousseau: si chiede che venga gestita dal Movimento con un comitato di garanti che supervisioni la Rete alla quale il M5S si affida per le decisioni.
- Stop alle sovrapposizioni tra ruoli di Governo e ruoli organizzativi interni al Movimento.
- Revisione del sistema delle rendicontazioni (sebbene Di Maio abbia annunciato che allo studio di un Comitato di garanzia vi sarebbe proprio una proposta di revisione della procedura per restituzioni consistente nella semplificazione del procedimento di caricamento dei dati su ti rendiconto.it e nella possibilità di avvalersi di un meccanismo forfettario di restituzione).
Quindi, come si evince dal testo del documento, una parte dei parlamentari pentastellati sarebbe in contrasto con Di Maio per il doppio incarico rivestito di capo politico e di Ministro e chiederebbe per questo la sostituzione al vertice con un “organo collegiale democraticamente eletto”, e con Davide Casaleggio, per la proprietà e la gestione esclusiva della piattaforma Rousseau
Immediata, la replica di Di Maio, che ha rimandato ogni discussione agli Stati Generali del 13-15 marzo,smentendo categoricamente le indiscrezioni di stampa che darebbero come prossime, prima delle elezioni amministrative in Emilia Romagna e in Calabria, e dopo l’elezione dei facilitatori regionali, le sue dimissioni dalla guida dei 5S.
Di Maio, che, dalle colonne del Corriere della Sera ha difeso il Premier Conte in merito alla gaffe diplomatica dell’incontro fallito con Al-Sarraj e Haftar, nell’ambito della strategia di mediazione messa in campo dall’Italia per un cessate il fuoco tra le parti, ha affermato: “L’impegno dell’Italia è massimo , in questi giorni sono stato a Bruxelles, Istanbul, il Cairo e sono appena rientrato da Algeri. Dall’Iran alla Libia ci troviamo di fronte a cornici complesse,serve prudenza , bisogna agire con responsabilità. Gli attacchi rivolti a Conte sono gratuiti e ingiustificati , il presidente sta dando il massimo. Ricordo a tutti che è lui l’autore della Conferenza di Palermo”.
Quindi, riguardo a un possibile contrasto con il Premier sui rapporti con Al Sarraj, privilegiati, rispetto a quelli con Turchia e Russia, a cui invece, il capo pentastellato terrebbe particolarmente, e riguardo l’ipotesi che sia stato il Presidente francese Macron a bloccare Al-Sarraj, ha detto: “Il Governo lavora insieme. Ed è giusto che da ministro degli Esteri debba avere buoni rapporti con tutti. In queste ore, sentendo il mio collega tedesco Maas , stiamo preparando la conferenza di Berlino. Siamo convinti che sia opportuno coinvolgere tutti gli interlocutori. Quella in corso è una guerra per procura e se non coinvolgiamo tutti non riusciamo a fermare le interferenze esterne. Non rispondo alle speculazioni giornalistiche , credo che l’UE debba parlare con una voce sola. A tutti i partner ho chiesto responsabilità. Le fughe in avanti peggiorano solo la situazione”.
Infine, sui motivi per i quali si è opposto alla firma della dichiarazione del vertice sulla Libia convocato al Cairo, ratificato da Egitto, Francia , Grecia e Cipro, e sull’eventualità di nominare l’ex ministro dell’Interno Minniti come inviato speciale UE in Libia, ha chiarito: “Essere invitati come Italia è stata già una conferma importante alla nostra intraprendenza. La dichiarazione conclusiva era troppo sbilanciata contro Sarraj e la Turchia, che per noi resta un alleato chiave. Invito tutti all’equilibrio, soprattutto i partner UE. L’Italia è forte ed ascoltata. Ma immaginerà quanto abbiamo dovuto lavorare per recuperare il terreno perso, visto che solo qualche Governo fa l’Italia ha contribuito a bombardare la Libia. Ma tanto so che daranno la responsabilità a noi anche di questo. A tempo debito comunicheremo il nome dell’inviato speciale, prima bisogna completare il processo di Berlino. Dopo, sarà bene che ci sia un ruolo deputato a tutelare gli interessi dell’Italia”.
Posizioni confermate nel corso del Consiglio Affari Esteri della UE,tenutosi a Bruxelles, dove, in merito alla questione libica, ha ribadito la necessità di una risposta diplomatica e non militare, e di bloccare la vendita di armi, (peraltro proibita),privilegiando il dialogo.
Una posizione, riecheggiata dal segretario dem Zingaretti , che, su Twitter, ha scritto: “Scenari inquietanti di guerra arrivano dal mondo, dalla Libia e dall’Iran. Però crediamo nell’Italia unita e nella forza del dialogo dell’Europa e sosteniamo l’azione che il nostro Governo sta cercando di fare, soprattutto sul fronte libico, per fermare le armi”.
Critica, invece, nei confronti del Governo, non solo sulle questioni di politica estera, ma a anche su questioni interne, come la riforma della prescrizione e la nuova legge elettorale (il “Germanicum”), l’Opposizione di Centrodestra.
“La politica estera è una cosa seria e i dilettanti allo sbaraglio che sono al Governo non sono in grado di farla. L’Italia fuori dai confini nazionali non conta più nulla”, ha evidenziato, il Vicepresidente di Forza Italia e del PPE (Partito Popolare Europeo),e Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento UE Antonio Tajani, seguito dal leader leghista, che, accusando la Maggioranza di Governo di aver chiesto il rinvio del voto in Giunta del Senato sull’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il reato di sequestro di persona in relazione al caso della nave Gregoretti, a dopo le elezioni Regionali in Emilia Romagna e in Calabria, per paura di una sconfitta e del giudizio degli italiani, riguardo alla nuova prescrizione Bonafede approvata dal primo Governo Conte a trazione leghista, ha spiegato: “La nostra posizione è la stessa dell’anno scorso e di due anni fa: sospendemmo il blocco della prescrizione che i 5S volevano in vigore già l’anno scorso, dicendo che se entra in vigore solo questo pezzo di riforma senza l’accorciamento dei tempi dei processi è un casino, un disastro. Dissero: “Va bene, Salvini, hai ragione, faremo la riforma. La riforma del processo penale è scomparsa, non se ne hanno notizie. Dunque, se entra in vigore quell’effetto lì è chiaro che è un obbrobrio, uno scempio un non senso. Gli avvocati di tutta Italia da Palermo a Treviso, forse per la prima volta nella storia , sono in protesta perché questo complica il loro lavoro, allunga i tempi della Giustizia, ma soprattutto tiene sotto perenne processo e sotto sequestro di persona milioni di italiani”
Di “figuracce internazionali” , di “Governo nemico di chi produce e lavora”, ha parlato invece, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, rilanciando, in contrapposizione al sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 5% ispirato al modello tedesco (chiamato : “Germanicum”) proposto dalla Maggioranza e ,che non piace neppure agli alleati di LeU , per via della soglia di sbarramento troppo alta, il Maggioritario e la raccolta firme pro referendum, per chiedere l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
Sul fronte dei lavori d’Aula, raggiunto e superato, grazie al determinante apporto dei senatori della Lega, del Pd e di LeU (unica eccezione Fratelli d’Italia, che non ha partecipato, in coerenza con il voto a favore della riforma), il quorum delle firme necessario (71 su 64) per depositare in Cassazione la richiesta di referendum confermativo sul taglio del numero dei parlamentari, dopo il mancato deposito di ieri , (avvenuto, quindi, nel pomeriggio di oggi), dovuto alle defezioni di 4 senatori di Forza Italia, dell’area facente capo alla Vicepresidente della Camera Mara Carfagna.
Ritirate però le firme di altri senatori come il pentastellato Giarrusso e dei dem Verducci e D’Arienzo, causa “strumentalizzazioni”del referendum, per conservare il numero di seggi in caso di elezioni anticipate, che, altrimenti verrebbero ridotti.
Ed è polemica tra gli ex alleati ,M5S e Lega, con i pentastellati che hanno accusato gli esponenti del Carroccio di “essere attaccati alle poltrone”.
Infine, l’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti i dati relativi alla produzione industriale, che a novembre ha segnato un “lieve recupero congiunturale” salendo , dopo due mesi di cali, dello 0,1% rispetto ad ottobre.
Registrata, invece, su base annua, l’ennesima flessione , con l’indice sceso dello 0,6%.
Si tratta , infatti, del nono ribasso consecutivo in termini tendenziali, anche se meno accentuato a confronto con quello del mese di ottobre (-2,4%).
L’indice destagionalizzato mensile, infatti, ha registrato aumenti congiunturali per i beni strumentali (+0,8%) e i beni intermedi (+0,7%) e variazioni negative per l’energia (-2,1%) e i beni di consumo (-0,2%).
Su base tendenziale , a novembre è stata rilevata una moderata crescita esclusivamente per il comparto dei beni di consumo (+0,8%), e una marcata flessione per l’energia (-3,9%).
Più contenuta, invece, la diminuzione per i beni intermedi (-1,0%) e i beni strumentali (-0,4%).
I settori di attività economica che hanno registrato i maggiori incrementi tendenziali sono stati : la fabbricazione di computer , i prodotti di elettronica e ottica (+8,1%), l’industria del legno,carta e stampa (+0,7%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+2,9%).
Le flessioni maggiori, invece, sono state rilevate nell’industria tessile , nell’abbigliamento, nei settori pelli e accessori (-5,4%), nella fabbricazione di cookie e prodotti petroliferi raffinati (-5,3%) e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-4,9%).
Dato positivo, al contrario, per il comparto auto, che ha registrato una crescita tendenziale dell’1,8%: il primo risultato di segno + dal giugno 2018.
“La produzione industriale resta negativa ed è il motivo per cui dobbiamo reagire”, ha commentato il Presidente di Confindustria Boccia, a margine di un incontro nella sede milanese di Assolombarda, aggiungendo: “La produzione resta negativa in chiave globale e i dati previsionali non fanno ben sperare. Ricordiamo che siamo un Paese ad alta vocazione all’export e da questo dobbiamo ripartire. Una cosa importante che stiamo chiedendo da tempo è lavorare a un grande piano infrastrutturale per il Paese che abbia due elementi di attenzione: uno è il nodo risorse e l’altro è la questione temporale. Su questo dovremmo aprire un grande tavolo di convergenza Paese, perché sarebbe anche un grande operazione della cosiddetta politica economica anticiclica per attivare cantieri, incrementare l’occupazione, collegare territori e includere persone”.
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