-Governo sempre più vicino alla crisi, malgrado il Premier, secondo fonti interne, avrebbe deciso di fare un passo indietro, cedendo alla richiesta avanzata dalla Maggioranza di un rimpasto e di una cessione delle deleghe ai Servizi Segreti. Tuttavia, il leader di Italia Viva, Renzi continua ad agitare lo spettro delle dimissioni delle Ministre Bellanova (Politiche Agricole) e Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia), se non otterrà risposte in merito alle modifiche sollecitate al Recovery Plan, la cui nuova bozza dovrebbe essere consegnata in serata a Conte dal ministro dell’Economia Gualtieri, per poi approdare in Consiglio dei Ministri il 7 gennaio e in Parlamento. Almeno due, gli scenari possibili: o la sostituzione di alcuni Ministri, con l’ingresso di esponenti di Italia Viva e LeU o un “Conte Ter” con una diversa squadra di Ministri, sottoposta al vaglio del Colle. Intanto, la Ministra del Lavoro, Catalfo ha annunciato l’avvio di un confronto per prorogare oltre il 31 marzo lo stop ai licenziamenti e la Cig .
-Covid19, allo studio dell’Esecutivo, un nuovo “decreto ponte” con misure restrittive in vigore dal 7 al 15 gennaio e ristori per le attività più colpite dalla crisi. Probabile divieto degli spostamenti tra Regioni, chiusura di bar e ristoranti , coprifuoco alle 22:00 e zona rossa nel fine settimana del 9 e del 10 gennaio. Al vaglio anche una stretta sui parametri per collocare le Regioni nelle fasce di rischio Arancione e Rossa. Convocato per la serata, il Consiglio dei Ministri. Scuola, la Ministra dell’Istruzione Azzolina conferma il ritorno in aula, in presenza, al 50% , il 7 gennaio, per gli studenti delle Superiori, ma Regioni e Sindacati frenano e i Presidenti di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Campania rinviano l’apertura per i Licei rispettivamente al 31 gennaio e all’11 gennaio,mentre il Presidente della Toscana conferma l’apertura per le Superiori il 7.
di Federica Marengo lunedì 4 gennaio 2021

Ancora poche giorni, da qui a dopo l’Epifania, e poi gli italiani dovrebbero sapere quale sorte attende il Governo Conte bis o Governo giallo-rosso, nato nell’estate del 2018 dopo il tentativo di Governo della coalizione pentastellati-leghisti. Costante , infatti, è il pressing del leader e fondatore di Italia Viva, Renzi, nei confronti del Premier Conte perché vengano accolte le istanze del suo partito in merito al Recovery Plan, a una modifica dell’assetto di Governo, alla cessione delle deleghe ai Servizi Segreti e all’attivazione della linea di credito del Mes sanitario.
Una pressione, a cui il Presidente del Consiglio sembra aver deciso di cedere seppur in parte. Secondo fonti interne all’Esecutivo, Conte avrebbe deciso di cedere le deleghe all’Intelligence e di procedere a un rimpasto di Governo, con l’ingresso di Ministri di Italia Viva e di LeU(le alternative sarebbe un Conte Ter, con una lista di nuovi Ministri da sottoporre al Quirinale o un nuovo Esecutivo guidato da un tecnico/a .
Tuttavia, malgrado ciò, l’ex Premier Renzi, è tornato all’attacco, lanciando un nuovo avvertimento, riguardo all’ipotesi di un soccorso in Senato , dove i numeri della Maggioranza sono risicati, di una pattuglia di “responsabili”, in caso di parlamentarizzazione della crisi e di uscita dei senatori di Italia Viva, in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, nella quale ha dichiarato: “Ha risposto alle sollecitazioni di Italia viva, dicendo: “Ci vediamo in Parlamento”. Lo aspettiamo al Senato, allora, che posso dire di più?”. Sul possibile soccorso dei “responsabili. Ci hanno provato e la risposta molto secca dei gruppi che fanno riferimento al segretario Cesa e al Presidente Toti ha indebolito il progetto: alla fine il soccorso all’operazione responsabili è arrivato solo dalla senatrice Mastella, che è stata generosa pensando a ciò che i grillini avevano detto su di lei e sulla sua famiglia in passato. Generosità non sufficiente, forse, a garantire le strategie dei pensatori di riferimento del Premier, taluni editorialisti che gli suggerivano di sostituire Italia viva. Insomma, se vogliono un confronto parlamentare noi ci siamo: si chiama democrazia e di democrazia non è mai morto nessuno”.
Quanto poi, alle ipotesi in campo, ovvero quelle di un Conte Ter o di un nuovo Esecutivo affidato a un tecnico/a, Renzi ha affermato: “Non so che formula prevarrà. So che questo è il tempo di mettere al centro l’interesse dell’Italia e degli italiani contro gli egoismi di parte. L’appello del Presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno perché prevalgano le ragioni dei ‘costruttori’ mi sembra saggio e illuminante. Quanto alle elezioni, io non ho paura di niente, meno che mai della democrazia. Quanto ai diciotto senatori di Italia viva sono diciotto persone serie. Che sanno fare politica. E che non hanno paura delle elezioni. Per due motivi. Uno, perché le elezioni non fanno paura a chi è abituato a misurarsi con il consenso, secondo motivo è ancora più chiaro: tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi”.
Parole, riecheggiate, prima dalla Ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia, Bonetti, che in un colloquio con La Repubblica, ha sottolineato: “Le mie dimissioni sono già pronte. Io sono una scout, una matematica, una professoressa universitaria e ho sempre pensato che la mia presenza al Governo è un esempio del fatto che le istituzioni possono essere abitate dall’impegno e dalla libertà di una cittadina e che se l’azione politica è in contrasto con i propri principi, smette di essere servizio per diventare semplice esercizio di potere per il potere. Pertanto, in quel caso lasciare diventa necessario, come atto di coscienza e se lo dovesse fare sarebbe perché lo si decide in una squadra e in una comunità, che è quella di Iv. Tanto più se, come dice, al Governo manca una visione. Insomma, oggi ,la palla è in mano a Conte e il Governo è in attesa di una risposta che il Presidente deve dare senza indugiare. Se non si agisce, ad andare in crisi è il Paese. Abbiamo fatto proposte puntuali e attendiamo risposte di merito, come la possibilità di convertirsi a un metodo di condivisione politica, che non è una concessione, ma è dovuto in democrazia. Si possono immaginare tutti gli scenari che il dibattito parlamentare offrirà. Ma a me preme la sostanza che è investire bene i 209 miliardi del Recovery perchè ipotecano il futuro dei nostri figli. Sbagliare le scelte oggi sarebbe una catastrofe per il Paese. Invece può essere una straordinaria opportunità di ripartenza” è la risposte della ministra Bonetti”, e poi dalla Ministra delle Politiche Agricole, Bellanova: “Serve un nuovo accordo perché bisogna programmare il futuro, non solo mettere toppe. Il problema non è cambiare qualche Ministro, ora Conte ha l’onere di presentare un programma che sia la sintesi della Maggioranza”.
Confidente nel futuro della Maggioranza e fiducioso di poter evitare una crisi, il segretario del Pd, Zingaretti, che , in una nota, ha dichiarato: “Una eventuale crisi di Governo scatenata dalle risorse del Recovery Fund all’interno della Maggioranza crea interrogativi tra le forze politiche. Nel periodo della pandemia e della campagna vaccinale, nel pieno della discussione sul Recovery, devono prevalere l’innovazione, ma insieme ad uno spirito unitario. Siamo convinti che affrontare con efficienza la pandemia, aprire una stagione di rinascita e investimenti per il lavoro e l’economia sia doveroso e possibile con un impegno collegiale e senza rotture all’interno della Maggioranza. Contribuiremo a questo sforzo e sosteniamo in tutte le sedi queste posizioni, convinti che al paese vada evitata una crisi dagli sviluppi davvero imprevedibili. Sono mesi che il Pd chiede apertamente e lavora per un rilancio dell’azione di Governo, in sintonia con tutti gli alleati. La parola d’ordine è costruire, contribuire ad aprire una fase nuova insieme. Rimaniamo contrari a posizioni politiche che risultano incomprensibili ai cittadini e che nel nome del rilancio rischiano di destabilizzare la Maggioranza di Governo”.
Sulla stessa linea, anche LeU e il M5S, con l’ex capo politico e ministro degli Esteri Di Maio, che , secondo la ricostruzione de Il Corriere della Sera, avrebbe così ragionato con i suoi: “Spingere al voto il Paese, nel pieno della terza ondata sarebbe un fallimento perché rischiamo di compromettere i fondi del Recovery. Senza quei 209 miliardi l’Italia è morta, non c’è futuro. Se si va a votare il Recovery rischia di saltare. L’immagine che rischieremmo di dare al mondo sarebbe pessima, con i mercati finanziari che reagirebbero colpendo la nostra economia. Il Movimento ha una responsabilità di Governo e deve onorarla a differenza di quanto hanno fatto altri in passato, non può consegnare il Paese in mano a chi diceva che la mascherina non serve. Conte va difeso, metterlo in discussione è folle. Sull’autorità delegata, sulla fondazione si trovi una quadra, siamo persone adulte, una nazione come l’Italia non può essere ostaggio di queste cose”.
In casa delle Opposizioni di Centrodestra, invece, nette le posizioni di Lega e Fratelli d’Italia, che ritengono il Governo “giunto al capolinea” e auspicano , l’uno, la ricerca in Parlamento di una Maggioranza alternativa “liberale” e , l’altro le dimissioni di Conte e l’indizione di nuove elezioni. Più incline alla mediazione, Forza Italia, con il Presidente Berlusconi, che in una lettera a Il Giornale, si è detto disponibile a una collaborazione con l’Esecutivo su Recovery Plan e piano vaccinale.
Intanto, inviata nel pomeriggio dal ministro dell’Economia Gultieri al Premier Conte la nuova bozza del Recovery Plan, con le modifiche frutto del giro di consultazioni post natalizie con i partiti di Maggioranza. Il testo dovrebbe quindi approdare in Consiglio dei Ministri il 7 gennaio e da lì , previo confronto con le parti sociali, in Parlamento.
Non solo crisi di Governo però. In queste ore ,a impegnare la Maggioranza è l’emergenza sanitaria, con il nuovo “decreto ponte” , in vigore dal 7 al 15 gennaio con misure restrittive per contenere i contagi e atte a ristorare le attività costrette alla chiusura. L’Esecutivo è infatti alle prese con una serie di riunioni, che culmineranno nel Consiglio dei Ministri di questa sera alle 21:00 , a Palazzo Chigi, per approvare il documento che dovrebbe introdurre una zona gialla rafforzata dal 7 e fino al 9 gennaio, con i divieti di spostamento tra le Regioni (salvo che per comprovate necessità di lavoro, studio, salute e assistenza a disabili e malati), la possibilità di ospitare nella propria abitazione solo due parenti o amici (esclusi dal conteggio i minori under 14 e i disabili) e la chiusura di bar e ristoranti, e la zona rossa nel fine settimana del 9 e 10 gennaio, per poi emanare, con ogni probabilità, un nuovo Dpcm valido dal 16 gennaio che predisporrebbe una zona bianca e l’apertura di cinema, teatri e palestre. Possibile anche una stretta sui parametri Rt per collocare le Regioni nelle fasce di rischio arancione e rossa (una soglia Rt necessaria per far scattare la fascia arancione rivista a 1, invece dell’attuale 1,25 e l’abbassamento anche di quella necessaria per far scattare la zona rossa: con Rt a 1,25 invece dell’attuale 1,50). Si attendono comunque i dati della cabina di regia per il monitoraggio delle Regioni fissata per l’8 gennaio.
Sul tavolo, inoltre la questione della ripresa della scuola in presenza al 50% per gli studenti delle scuole Superiori dal 7 gennaio, caldeggiata dalla ministra dell’Istruzione Azzolina, ma non dalle Regioni , che hanno chiesto un nuovo confronto con il Governo in materia (procedendo in ordine sparso: la Toscana, infatti aprirà il 7 gennaio, mentre Veneto e Friuli Venezia Giulia prorogheranno, causa aumento dei contagi, la didattica a distanza per i Licei fino al 31 gennaio, e la Campania aprirà gradualmente tutti i cicli dall’11 gennaio), e dai Sindacati, che non ravvisano le condizioni per un ritorno in aula ,non essendo stato sciolto il nodo trasporti e ritenendo non attuabile il sistema dei doppi turni.
A tal proposito, la ministra dell’Istruzione ha così replicato dalle colonne de Il Fatto Quotidiano, alla richiesta di prorogare la chiusura delle scuole Superiori: “Posso confermare la volontà del Governo di riaprire. Avremmo voluto farlo a dicembre, ma abbiamo rimandato su richiesta delle Regioni. Abbiamo collaborato: ora è arrivato il tempo di tornare in classe. La scuola è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza. Tutte le decisioni richiedono la prudenza che finora ci ha guidati. Continueremo a seguirla ed è chiaro però che se in questo momento sale la curva dei contagi non può essere colpa delle scuole superiori, visto che sono chiuse da due mesi, dunque possiamo dire che la scuola ha fatto la sua parte e se dovessero servire nuove misure di contenimento, ora bisognerebbe cercarle in altri settori”.
Una posizione, quella della titolare di Viale Trastevere, in parte condivisa dal ministro per gli Affari Regionali Boccia , che nel suo intervento a La Vita in diretta, su Rai Uno, ha evidenziato: “Alcune Regioni hanno fatto delle ordinanze valutando la loro condizione epidemiologica. Io dico solo che se si sposta la ripartenza delle scuole a fine gennaio e si mantiene la riapertura dello sci il 18 gennaio, come stabilito dall’ordinanza del Ministro Speranza, c’è qualcosa che non torna. Consiglio al sistema della Conferenza delle Regioni di mantenere uno stretto raccordo e coordinamento. Poi è vero che sulla base della condizione epidemiologica possono fare misure restrittive. Tireremo le somme nelle cabine di regia di venerdì prossimo. Chi sposta in avanti la riapertura delle scuole allora deve spostare anche tutte le attività a rischio contagio”.
Tuttavia, il Comitato Tecnico Scientifico ha precisato: “La cosa più importante non è tanto riaprire le scuole ,ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane è una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando, mentre l’Istituto Superiore di Sanità, nel suo Rapporto specifico sul tema, ha evidenziato: “Allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule, e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato. La decisione di riaprire le scuole comporta un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini. Per un ritorno a scuola in presenza, dopo le misure restrittive adottate in seguito alla seconda ondata dell’epidemia di COVID-19, è necessario bilanciare le esigenze della didattica con quelle della sicurezza. Le scuole devono far parte di un sistema efficace e tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento e supporto con misure di minimizzazione del rischio di trasmissione del virus, compresi i dispositivi di protezione individuale e un’adeguata ventilazione dei locali. Negli ultimi 4 mesi del 2020 (dal 24 agosto e al 27 dicembre) sono stati diagnosticati in Italia come positivi per Sars-Cov-2 1.783.418 casi, di questi 203.350 (11%) in età scolare (3-18 anni). La percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti. Le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare oscillano tra l’8,6% della Valle d’Aosta e il 15,0% della provincia autonoma di Bolzano”.
All’orizzonte poi ,si profila per le aziende più colpite dalla crisi , anche la proroga dello stop ai licenziamenti e della Cassa Integrazione gratuita per i datori di lavoro, ventilata dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Catalfo, che , in un’intervista a La Repubblica, dove ha parlato anche di pensioni, ammortizzatori sociali e Reddito di Cittadinanza, ha annunciato: “Faremo un ragionamento per le aziende in forte crisi: per loro si può pensare di allungare lo stop ai licenziamenti e la Cig. L’obiettivo è evitare lo tsunami occupazionale, formare i lavoratori in transizione, ricollocarli altrove se l’impresa non riparte. Confidiamo poi nella campagna vaccinale e nei suoi effetti positivi sull’economia. Questo è il momento di rimboccarsi le maniche e correre, se non vogliamo subire, anziché gestire la crisi. Non mettere in atto la Next Generation Eu significa negare il futuro alle nuove generazioni. Non ce lo possiamo permettere. Nei primi mesi vorrei mettere a punto ammortizzatori sociali, politiche attive per il lavoro. Per le pensioni, a giugno avremo il piano per superare Quota 100 e garantire flessibilità in uscita. Ho già convocato alcuni tavoli sugli ammortizzatori e il lavoro autonomo. Le commissioni sui lavori gravosi e per separare previdenza e assistenza partiranno a breve. Proveremo a inserire i lavoratori fragili al Covid, con patologie importanti, nella platea dell’Ape sociale. Nel prossimo decreto, dopo la richiesta di nuovo scostamento, andrà subito rifinanziata la Cassa integrazione legata però alla perdita di fatturato ,il fondo per l’anno bianco degli autonomi salirà da 1 a 2,5 miliardi, consentendo la decontribuzione totale alle partite Iva con cali di entrate. Vorrei anticipare anche un’importante politica attiva, la Industry Academy, un programma incentivato per favorire la sinergia tra imprese e università, Istituti tecnici superiori e Regioni. Allungheremo la Naspi per gli over 50 o vicini alla pensione. Metteremo altre risorse sul Reddito di cittadinanza, tra 800 milioni e 1 miliardo. Le domande sono salite del 25% con la pandemia. Il Reddito di emergenza è stato richiesto da 700mila persone per 4 mensilità, se occorre lo ripristineremo. Ma il Reddito di cittadinanza va rimpolpato, ci sono più famiglie in bisogno. Di fatto è l’unica misura di contrasto alla povertà in Italia. Meno male che esiste; vogliamo rilanciare con forza le politiche attive a prescindere dal Rdc. Ecco perché in legge di Bilancio abbiamo introdotto Gol, la Garanzia di occupabilità dei lavoratori: è il piano nazionale per l’occupazione. Al suo interno si muove l’assegno di ricollocazione che abbiamo ampliato anche ai percettori di Naspi e Cig. La App che incrocia domanda e offerta di lavoro esiste già: l’incrocio avverrà con l’app Io, usata per il cashback e presto anche per la Cig unica. Ci sarà un unico ammortizzatore per tutti i lavoratori e tutte le imprese, facile da richiedere usando anche l’app: basterà spuntare le ore di Cig. Niente più Iban, Sr41 e altre contorsioni burocratiche. Il 2020 è stato disastroso per la Cig, è ora di semplificare. E se quello passato è stato l’anno dell’Inps, in prima linea sulle politiche passive, questo sarà l’anno dell’Anpal per le politiche attive. Confido nel presidente Parisi, c’è molto da fare”.
© Riproduzione riservata