Si è aperto oggi, a Davos, in Svizzera, il 50esimo Forum economico mondiale. A inaugurare il summit annuale, gli interventi dell’attivista svedese per l’Ambiente, Greta Thunberg , che, pur ammettendo la diffusione di una maggiore consapevolezza riguardo le tematiche ambientali, ha puntato il dito contro l’inerzia nel contrasto al cambiamento climatico. A seguire, il discordo del Presidente USA,Trump, che ha dapprima evidenziato il nuovo primato in campo economico conquistato dall’America, per poi ealtare gli accordi sui dati siglati con la Cina. Quindi, in conclusione, l’affondo contro gli ambientalisti: “Profeti di sventura”. Intanto, il Fondo Monetario Internazionale, nell’ambito dell’aggiornamento al World Economic Outlook, ha tagliato le stime di crescita mondiali per il 2020 e il 2021, confermando l’esistenza di rischi al ribasso, seppur più limitati rispetto a ottobre, determinati dal rallentamento di alcune economie emergenti, soprattutto l’India. Prevista invece nel 2020, per l’economia italiana, un accelerazione (+0,5%), seguita però, nel 2021, da un nuovo calo (+0,7%), ovvero, 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre. “Indubbiamente”, ha osservato il FMI, “l’Italia è migliorata,ma si tratta di una ripresa molto modesta”. Quindi, l’invito ad attuare riforme per aumentare la produttività e ridurre il debito pubblico elevato. Il Forum economico mondiale era stato preceduto nella giornata di ieri dalla pubblicazione del Rapporto annuale Oxfam, che ha rilevato un’ulteriore crescita delle disuguaglianze. Un quadro a tinte fosche ,quindi, determinato dallo scontro commerciale degli Stati Uniti con la Cina e con l’Europa, ma anche con il Medio Oriente, in particolare con l’Iran, che rischia di compromettere le forniture petrolifere e la fiducia negli investimenti, su cui incombe lo spettro del cambiamento climatico. Un ulteriore fattore negativo per l’economia italiana potrebbe poi essere rappresentato dalla vicenda dell’ex Ilva di Taranto: depositata infatti presso il Tribunale di Milano, la memoria difensiva dei commissari straordinari, che avevano inoltrato ricorso d’urgenza ,nel novembre 2019 ,contro la rescissione del contratto da parte della multinazionale franco-indiana ArcelorMittal, affittuaria del polo siderurgico. Secondo i legali dei commissari, l’addio del colosso dell’acciaio, che ieri ha annunciato il blocco dell’altoforno1 a causa della crisi del settore, e la cassa integrazione per 250 lavoratori, costerebbe all’Italia lo 0,2% di punti del Pil , di cui 0,7% al Sud, pari a 3,5 miliardi. Inoltre, questi ultimi, bollano come “falsa” la motivazione dell’abolizione dello scudo penale introdotta con un emendamento al Dl Crescita, alla base della revoca del contratto. Tuttavia, il negoziato tra Stato e multinazionale, per l’elaborazione di un piano industriale e ambientale, in scadenza il 31 gennaio, prosegue.
di Federica Marengo martedì 21 gennaio 2020

Foto: dalla Rete
dissidenzaquotidiana.it
Stamane, a Davos, in Svizzera, ha avuto inizio la 50esima edizione del Forum economico mondiale, aperto dall’intervento dell’attivista svedese per l’Ambiente Greta Thunberg, punto di riferimento del movimento Friday’s For Future. La sedicenne, ha subito evidenziato l’inerzia nella lotta contro il cambiamento climatico, pur rivendicando il lavoro svolto e la maggiore consapevolezza diffusasi a livello globale.
“Da un certo punto di vista è successo molto , qualcosa che nessuno poteva prevedere : si è diffusa una maggiore consapevolezza a livello globale sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Ci sono tantissimi ragazzi che si sono riuniti per questa alleanza-movimento: è un passo importante. Oggi, il clima , l’ambiente è un “hot topic”, ovvero un “tema caldo”, sentito nel mondo”, ha spiegato la sedicenne, sottolineando: “Nulla però è stato fatto dal punto di vista delle emissioni , siamo ancora indietro dal punto di vista delle emissioni, siamo ancora indietro dal punto di vista delle emissioni di Co2. Siamo solo all’inizio, auspicando che si inizi ad ascoltare la scienza e trattare questa crisi per quella che è , perché questa è una vera e propria crisi”.
A seguire, poi, il discorso del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel quale ha elogiato gli accordi raggiunti con la Cina sui dazi e il ruolo vincente degli USA in ambito economico, evidenziando, tra i meriti della sua amministrazione, il più basso tasso di disoccupazione di sempre: “Abbiamo concluso accordi straordinari sul commercio con la Cina da una parte, e Messico e Canada dall’altra, i migliori accordi di sempre. Quando ho parlato due anni fa da questa platea ho detto che avrei lanciato il grande ritorno dell’America. Oggi abbiamo riscoperto la grande macchina dell’America e dell’industria USA. L’America è tornata a vincere come mai prima d’ora”.
Poi, la risposta a distanza alle parole dell’attivista svedese e le accuse di disfattismo rivolte agli ambientalisti: “Dobbiamo respingere i profeti perenni della sventura. Questo non è il momento del pessimismo. Questo è il momento dell’ottimismo. La paura e il dubbio non sono buoni consiglieri . Per abbracciare e accogliere le possibilità di domani dobbiamo respingere questa apocalisse che ci era stata prospettata. Dobbiamo dimenticare quelli che ieri ci prospettavano un futuro buio e cupo. Noi, non lasceremo che succeda”.
Quindi, la minaccia all’indirizzo della UE (Italia e Regno Unito, in particolare), in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal e riportata dall’agenzia Bloomberg, a margine dell’evento, di nuovi dazi su auto o prodotti agroalimentari qualora, non raggiungendo un accordo commerciale, i Paesi dell’Unione applichino ai colossi americani la Web Tax, riecheggiata dal segretario al Tesoro Mnuchin,
Intanto, ieri, alla vigilia dei lavori del Forum, il Fondo Monetario Internazionale (FMI), ha reso noto di aver tagliato le stime di crescita per l’economia mondiale, rilevando che, seppur in miglioramento rispetto al 2019, quando si è toccato il minimo dalla crisi finanziaria , la ripresa a livello globale non accelera come previsto, compromessa dalla crisi commerciale tra USA e Cina e tra USA ed Europa, dalle tensioni con il Medio Oriente, in particolare con l’Iran, e dalla sfida del cambiamento climatico (il Global Risk Report del Forum ha infatti indicato il clima come principale rischio finanziario per i mercati globali).
Insomma, per l’organizzazione internazionale , presieduta dalla Direttrice Kristalina Georgieva, il mondo mostra segnali di stabilizzazione, ma non al punto da segnare una svolta.
In questo quadro, poi, l’Italia non pare certo primeggiare quanto a crescita, chiudendo il 2019 sopra le attese , con un Pil in aumento dello 0,2% rispetto allo zero previsto dal World Economic Outlook di ottobre, ovvero con una ripresa “molto, molto modesta”.
Tuttavia, se per il 2020 il Fondo ha previsto un’accelerazione dello 0,5%,nel 2021 si torna a un ribasso di 0,1 punti , corrispondente a +0,7%.
Quindi, suggerisce l’organismo con sede a Washington, la necessità di “portare avanti riforme per aumentare la produttività e il potenziale di crescita, e soprattutto per ridurre l’elevato debito pubblico. Agire sul “nominatore e sul denominatore del rapporto debito-pil è importante per affrontare quelle debolezze che, in caso di cambiamento del “sentiment” di mercato, potrebbero mettere l’Italia in difficoltà”.
A supportare l’Italia, le banche centrali con la politica di allentamento monetario: la stessa che, nel 2019, ha impresso una spinta all’economia mondiale di 0,5% punti percentuali, e che proseguirà in tal senso anche nel 2020. Infatti, per quest’anno si prevede una crescita del Pil del 3,3% e per il 2021 del 3,4%, rispetto al +2,9% del 2019. Dati, che , pur evidenziando un miglioramento, sono stati visti al ribasso a causa del rallentamento di alcune economie emergenti come quella indiana.
Dunque, la Direttrice Georgieva ha invitato ad agire per “mettere fine” alle crescenti analogie con il decennio Venti del Novecento, che ha preceduto la “Grande Depressione”. Perciò, ha sottolineato, “E’ essenziale un’azione comune e coordinata”, incalzata dal capo economista del Fondo, Gita Gopinath, che ha ammonito: “Non c’è spazio per compiacersi”.
Inoltre, sebbene, la firma dell’accordo sui dazi tra USA e Cina sia un fatto positivo, vi è ancora molto lavoro da fare , anche in prospettiva di uno scontro con la UE e l’imposizione di dazi sulle automobili (annunciata, poi, quest’oggi come probabile, in caso di introduzione di una Web Tax per i colossi americani del digitale, dallo stesso Trump), i quali avrebbero delle notevoli ripercussioni sull’economia della Eurozona, in crescita, nel 2020, secondo le previsioni, dell’1,3% e dell’1,4%, nel 2021. Nel 2020, infatti, l’Europa, potrà avvalersi dell’apporto della Germania, il cui Pil è stimato a +11%, in deciso miglioramento rispetto al +0,5% del 2019.
Al ribasso, anche le previsioni per gli Stati Uniti , con un Pil nel 2020 del 2,0% (-0,1 punti) e nel 2021 di 1,7%, lontane dal 3% cui sembrerebbe puntare il Presidente Trump.
E sempre, nella giornata di ieri, l’Oxfam, confederazione di organizzazioni no profit, sita ad Oxford, nel Regno Unito, che si dedicano alla riduzione della povertà globale, ha diffuso il suo tradizionale rapporto annuale dal titolo : “Time to care”, nel quale ha registrato come 2.153 “Paperoni mondiali” siano più ricchi di 4,6 miliardi di persone, con una quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità (3,8 miliardi di persone), che non sfiora nemmeno l’1%.
Un dato, che non risparmia l’Italia, dove , a metà 2019, la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco superava la quota del 70% più povero.
“Un Paese bloccato, dove l’ascensore sociale è fermo: ci vorrebbero cinque generazioni per i discendenti del 10% più povero per arrivare a percepire il reddito medio nazionale. Ed è così che le diseguaglianze si perpetuano da una generazione all’altra” , ha scritto la direttrice di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti, rinnovando l’appello: “Solo politiche veramente mirate a combattere le diseguaglianze potranno correggere il divario enorme che c’è tra ricchi e poveri. Tuttavia, solo pochissimi governi sembrano avere l’intenzione di affrontare il tema”.
Una disuguaglianza, dunque, che non arresta la sua crescita, se della ricchezza globale creata in un anno, il 58% è stato appannaggio dell’1% più ricco e se i 2.153 miliardari della lita stilata per il 2019 dalla rivista Forbes possiedono l’equivalente di ciò che ha il 60% della popolazione mondiale.
Cifre, che non sembrano migliorare in relazione al gender gap: nel 2018, infatti, gli uomini possedevano il 50% delle ricchezza in più rispetto a quella posseduta dalle donne, spesso ancora relegate all’accudimento di figli o familiari e la quota delle donne che non avevano mai lavorato , per prendersi cura dei figli, era pari all’11,1% (3,7% la media europea).
Così come sul dato incide l’abbandono scolastico , una vera e propria piaga, visto l’allarme lanciato dall’organizzazione no profit: “Nel confronto europeo, nel 2018, l’Italia si trovava in quart’ultima posizione, ponendosi accanto a Spagna, Malta e Romania per l’incidenza degli abbandoni scolastici che condizionano le opportunità di benessere”.
Un ulteriore impatto tutt’altro che positivo sulla crescita italiana, poi, potrebbe avere l’eventuale addio da parte di ArcelorMittal, la multinazionale franco-indiana dell’acciaio che nel 2018 ha affittato gli impianti dell’ex Ilva di Taranto. A evidenziarlo sono i legali dei commissari straordinari nella memoria difensiva di 86 pagine depositata ieri presso il Tribunale di Milano, dove è in corso la causa civile intentata dopo la rescissione del contratto da parte della società nel novembre scorso, la quale , sempre ieri, ha annunciato il blocco dell’altoforno1, causa crisi della produzione, con conseguente cassa integrazione per 250 lavoratori.
“Le conseguenze economiche attivate dall’inadempimento di ArcelorMittal, ossia il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei Rami d’azienda, potrebbero avere un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno”, hanno evidenziato gli avvocati Giorgio De Nova, Enrico Castellani e Marco Annoni, spiegando una serie di punti già affrontati nel ricorso cautelare d’urgenza contro il recesso del contratto e rispondendo all’ultima memoria di ArcelorMittal( che potrà replicare ulteriormente entro la fine del mese), presentata a metà dicembre 2019.
“Con la decisione del Tribunale del Riesame di Taranto dello scorso 7 gennaio sulla facoltà d’uso dell’altoforno 2 dello stabilimento di Taranto, è così di fatto venuto meno il presupposto di gran parte delle argomentazioni avversarie”, hanno precisato gli avvocati in replica alla società, evidenziando come sia falsa la tesi per la quale la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione e come dallo scioglimento illegittimo del contratto deriverebbe un “danno irreparabile” determinato dalla “frustrazione del piano per il rilancio industriale dei Rami d’Azienda e per lo sviluppo economico e la bonifica ambientale delle aree e territori sui quali insistono”.
Falsità , per i legali dei commissari, da parte dell’azienda franco-indiana anche riguardo l’adempimento del contratto, mai onorato regolarmente, ma disatteso “gradualmente man mano che la controparte comprendeva la propria inabilità a gestire in modo economicamente efficace i rami di azienda presi in carico”.
In conclusione, poi, l’accusa a un “certo tipo di capitalismo d’assalto, con logiche secondo le quali, se a valle dell’affare concordato si guadagna, allora “guadagno io”, mentre , se invece si perde, allora “perdiamo insieme”, il tutto imponendo “surrettiziamente una riduzione de personale di circa 5.000 unità, portando l’occupazione da 10.700 dipendenti a soltanto 5.700” ,e quelle dirette alla multinazionale di continuare , malgrado “gli impegni presi nel corso del giudizio civile, a mantenere un magazzino fortemente sbilanciato sul prodotto finito da vendere , anziché sull’approvvigionamento di materie prime destinate ad alimentare la futura attività” e di impedire “la verifica delle condizioni dello stabilimento in affitto e il reale ed effettivo spessore delle attività di gestione e conduzione dei rami d’aziende”.
Nonostante ciò , il negoziato tra Governo e multinazionale, per approntare un piano industriale e ambientale ,(che dovrà giungere a un esito entro il 31 gennaio prossimo, come da accordo preso durante l’Udienza presso il Tribunale di Milano del 20 dicembre scorso), prosegue.
©Riproduzione riservata