-Fase2, incontro in videoconferenza tra il Premier Conte e i Presidenti di Regione su maggiore autonomia degli enti locali e possibili riaperture anticipate al 18 maggio di attività come : bar, ristoranti e parrucchieri.
-Decreto maggio, vertice nel pomeriggio a Palazzo Chigi del Premier Conte con i capigruppo alla Camera di Italia Viva Boschi e Faraone, la Ministra Bellanova e il Vicepresidente Rosato per trovare l’intesa su: regolarizzazioni di braccianti, colf e badanti immigrati , caso Bonafede-Di Matteo e ripresa economica, dopo le tensioni interne alla Maggioranza degli ultimi giorni. Zingaretti (Pd): “Se Governo non ce la fa, unica alternativa è il voto”.
-Caso Bonafede-Di Matteo, il Guardasigilli al Senato: nessuna interferenza nella nomina al Dap e nessun collegamento con le scarcerazioni di boss mafiosi. Opposizione di Centrodestra presenza mozione di sfiducia nei confronti del Ministro.
-Istat, a marzo , per effetto del Covid19, calo del commercio al dettaglio del 25%. Bene, solo supermercati ed acquisti online. BCE, parlano il Vicepresidente Luis de Guindos e la presidente Lagarde: “Pronti al sostegno, ma serve risposta politica. BCE, sotto giurisdizione della Corte di Giustizia UE”.
di Federica Marengo giovedì 7 maggio 2020
A detta del Premier Conte e del ministro per gli Affari Regionali Boccia, in alcune Regioni, ci potrebbero essere le condizioni per la riapertura anticipata dal 1° giugno al 18 maggio di alcune attività come: bar, ristoranti e parrucchieri. Tutto dipenderà però dall’andamento della curva epidemiologica registrata dall’11 maggio in poi , dalla capacità degli enti locali di monitorare i contagi da Covid19 , di rispondere all’emergenza sanitaria a livello territoriale e dall’attuazione da parte degli esercizi commerciali e delle attività dei protocolli sanitari predisposti dall’Inail.
Probabile ok, dunque, a una riapertura differenziata Regione per Regione, anche se l’intesa tra il Governo e gli enti locali (che chiedono all’unanimità la riapertura del commercio al dettaglio dall’11 maggio e l’autonomia nella definizioni del calendario delle riaperture a partire dal 18 maggio, data in cui scadrà l’ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio) deve ancora essere siglata. A tale proposito, è previsto nel primo pomeriggio un vertice in videoconferenza tra Conte , i Presidenti di Regione, l’Anci (Associazione Nazionale Comuni) e le Province.
E proprio la ripresa economica è tra le questioni più dibattute anche all’interno dei partiti della Maggioranza, i quali sembrano avere posizioni differenti sulle misure economiche da introdurre nel nuovo Decreto (ex aprile) con gli interventi a sostegno di lavoratori, imprese e sistema sanitario.
A minare gli equilibri del Governo, Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi, in disaccordo con la linea Pd-MS sulla possibilità (peraltro smentita dal Presidente del Consiglio e dal segretario dem Zingaretti, che hanno parlato piuttosto di “ricapitolarizzazione”) di una nazionalizzazione, ovvero l’ingresso dello Stato nelle imprese cui le banche fornirebbero l’ accesso al credito con garanzie statali previste dal Dl Liquidità, in merito alle quali, l’ex Premier, ora senatore fiorentino, ha scritto stamane su Facebook: “In tempi di crisi in tutto il mondo gli Stati danno soldi alle imprese per ripartire: prestiti o contributi a fondo perduto. Solo in Italia qualcuno chiede che lo Stato ,in cambio, abbia posti in Consiglio d’Amministrazione. Noi siamo contrari. Sovietizzare l’Italia? No grazie” .
Altra questione , poi, che vede contrapposti i renziani agli alleati di Governo, quella della norma per la regolarizzazione , con un permesso di 6 mesi rinnovabili, degli irregolari, immigrati e non, che lavorano nei settori dell’agricoltura e dell’assistenza domestica (colf e badanti), richiesta dalla ministra delle Politiche Agricole, in quota Italia Viva, Bellanova, per far fronte alla mancanza di braccianti impiegati nella raccolta di frutta e verdura nei campi , causata dallo stop ai flussi migratori stagionali dovuto all’emergenza sanitaria del Covid19, da inserire nel Decreto maggio in arrivo nel fine settimana.
Contrario alla regolarizzazione , che potrebbe coinvolgere 600 mila immigrati, il M5S, il cui capo reggente Cirimi, ha ribadito, quanto già dichiarato nei giorni scorsi , durante un’intervista rilasciata al programma di Rai 1 Unomattina: “Noi diciamo no alla regolarizzazione degli irregolari: se il nostro obiettivo è sostenere l’agricoltura allora dobbiamo lavorare a misure per garantire il mercato, ma la soluzione non è la regolarizzazione, come se in agricoltura lavorassero solo migranti irregolari, un assunto sbagliato. Noi siamo per l’emersione del lavoro nero, quello dei migranti o meno. Su quel fronte, siamo tutti insieme, siamo disponibili”.
Dichiarazioni, quelle di Crimi, rilasciate mentre il ministro per il Sud Provenzano, ospite del programma di Rai Tre, Agorà, parlava di un accordo quasi concluso al termine del vertice svoltosi nella giornata di ieri, tra la stessa Bellanova, la ministra dell’Interno Lamorgese e la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Catalfo, grazie a una soluzione di compromesso sulla durata dei permessi: non sei mesi,ma tre mesi. Tuttavia, secondo le ricostruzioni giornalistiche, l’accordo sarebbe sfumato a causa dell’ulteriore riduzione dei tempi a 1 mese, proposta dalla ministra Catalfo e rigettata dalla Ministra Bellanova, dettasi pronta a rassegnare le dimissioni in caso di mancata intesa.
A ricomporre gli equilibri, tuttavia, sempre secondo indiscrezioni giornalistiche, dovrebbe essere la soluzione tecnica proposta dalla Ministra Lamorgese di concedere il permesso di soggiorno di tre mesi rinnovabile a chi ce l’ha scaduto ed a chi ha perso il lavoro in questi mesi di emergenza Covid19.
Infine, altro tema divisivo: il caso Bonafede-Di Matteo, riguardante la mancata nomina nel 2018 del magistrato antimafia a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria , per via del malcontento che avrebbe causato tra alcuni boss mafiosi, come adombrato domenica sera dallo stesso Di Matteo, nel corso della trasmissione di La7 “Non è l’Arena” , vicenda sulla quale Renzi, parlando di “regolamento di conti tra giustizialisti” e, in caso fosse provata, di: “più grave scandalo sulla giustizia degli ultimi anni”, ha chiesto al Guardasigilli di riferire in Aula.
Questi, dunque, i nodi da sciogliere , al centro dell’incontro, svoltosi questo pomeriggio a Palazzo Chigi tra il Presidente Conte, i capigruppo alla Camera di Italia Viva, Boschi e Faraone, la Ministra Bellanova e il Vicepresidente Rosato , che ha così commentato il vertice: “Incontro positivo, con un confronto sui contenuti. Vedremo come prosegue nei prossimi giorni. La nostra priorità è che il Paese riparta, abbiamo bisogno di riaprire con intelligenza le attività , abbiamo bisogno di un grande piano di rilancio dell’Italia”.
Tuttavia, se all’orizzonte si intravede una distensione all’interno della Maggioranza, è l’Opposizione di Centrodestra a promettere battaglia all’Esecutivo, non solo sulla questione della regolarizzazione di braccianti, colf e badanti immigrati, ma anche sulla vicenda Bonafede-Di Matteo e sulla scarcerazione causa emergenza Covid19 di 376 mafiosi, in merito alla quale ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del Guardasigilli, (blindato dal M5S), che , stamane, dopo il suo intervento al Question Time di ieri alla Camera, ha replicato in Senato, chiarendo: “Non c’è stata nessuna interferenza diretta o indiretta, nella nomina del capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Come ormai noto, le esternazioni di alcuni boss erano già note al Ministero dal 9 giugno 2018 e furono peraltro oggetto di specifica interlocuzione con il Dott. Di Matteo già in occasione della prima telefonata avvenuta in una diversa circostanza che conferma, ove ce ne fosse bisogno, la totale assurdità delle illazioni portate avanti nel dibattito politico di questi giorni. Ribadisco che nelle normali interlocuzioni per la formazione della squadra, avevo intenzione di coinvolgere Di Matteo, conoscendo il suo profilo professionale e la sua carriera come magistrato antimafia. Per questo pensai a due possibili ruoli: o il vertice dell’amministrazione penitenziaria oppure, come ho già avuto modo di spiegare, un ruolo che fosse in qualche modo equivalente alla posizione ricoperta a suo tempo da Giovanni Falcone (la ex Direzione degli affari penali), a seguito di riorganizzazione. Mi convinsi, dopo la prima telefonata e in occasione del primo incontro al Ministero, che questa seconda opzione fosse la più adeguata perché avrebbe consentito al Dott. Di Matteo di lavorare in Via Arenula, come ho già detto, al mio fianco: il messaggio sarebbe stato chiaro e inequivocabile per tutte le mafie. Come ormai noto, non ci furono i presupposti per realizzare la auspicata collaborazione. E’ totalmente infondato il collegamento tra i fatti relativi alla mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap nel 2018 e le scarcerazioni di cui si è parlato in questi giorni, frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino al Decreto legge approvato la scorsa settimana da questo Governo, con il quale si stabilisce che, rispetto alle istanze di scarcerazione, è obbligatorio il parere della Direzione Nazionale e delle Direzioni distrettuali Antimafia”.
Costante e pervicace, dunque, l’impegno del Ministro e del Governo nella lotta contro la mafia , di cui è prova anche il Decreto in preparazione che permetterà al magistrato di sorveglianza di rivalutare le misure nella fase due e di decidere per il rientro in carcere dei boss.
Infine, riguardo alle scarcerazioni di alcuni mafiosi ha spiegato: “Sono state rafforzate le misure per valutare le richieste di scarcerazione per motivi legati all’emergenza Covid da parte di detenuti per reati gravi o di mafia. In particolare, dopo l’insediamento del Vice capo del Dap Roberto Tartaglia è stata emanata la circolare del 2 maggio 2020 che invita i direttori degli istituti penitenziari a comunicare immediatamente al dipartimento le istanze presentate dai detenuti sottoposti al regime del carcere duro. Lo scorso 24 aprile, inoltre, un’altra circolare prevede l’obbligo per i detenuti delle carceri di trasmettere alla Direzione nazionale antimafia e alle Direzioni distrettuali competenti le segnalazioni o istanze contenenti ristretti sottoposti al regime di cui al 41bis o assegnati al circuito alta sicurezza. Dal carcere sono usciti circa 360 detenuti condannati per reati legati alla mafia. Ho sempre rispettato il Parlamento e continuerò a farlo : la trasparenza è un valore guida. Ieri ho parlato alla Camera, oggi sono qui al Senato e avevo dato la disponibilità per l’informativa già domani. La svolgerò martedì alla Camera e per il Senato attendo la decisione della capigruppo. I principi e le norme della Costituzione stabiliscono l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e non c’è alcun Governo che possa imporre o influenzare le decisioni dei giudici. Questo è l’abc della Costituzione, le scarcerazioni sono decisioni giurisdizionali. Costante è l’ attenzione del Governo e del ministero della Giustizia al contrasto del fenomeno mafioso in ogni sua forma. Invito tutti a fare un’operazione di verità, che nella lotta alla mafia è fondamentale. Le scarcerazioni sono avvenute in virtù di leggi che non ha approvato questo Governo, ma che erano lì da anni che nessuno aveva mai modificato”.
Scintille, tra Maggioranza e Opposizione (partiti di Centrodestra e +Europa) , in ultimo, anche su un emendamento al Dl Covid, in discussione stamane alla Camera.
Il Centrodestra infatti ha presentato una modifica (poi respinta) al provvedimento che vincoli i Decreti del Presidente del Consiglio al parere del Parlamento, mentre la Maggioranza ha proposto la sola parlamentarizzazione e illustrazione alle Camere dell’atto del Presidente del Consiglio . Accese le proteste in Aula da parte dell’Opposizione che ha parlato di “deriva autoritaria” , seguite dalla sospensione dell’esame del Dl Covid.
Sul fronte UE, invece, dopo la sentenza della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del Quantative Easing (ovvero l’acquisto di titoli di Stato pubblici e non) messo in atto dalla Banca Centrale Europea dal 2015 al 2018, l’istituto di Francoforte, tramite il Vicepresidente Luis De Guindos , ha così commentato, nel corso di un’audizione in Commissione Econ al Parlamento europeo la decisione di Karlshrue: “La Banca Centrale Europea è determinata a sostenere l’economia della zona euro colpita dalla recessione, ma serve una risposta fiscale forte e un accordo politico sugli strumenti da mettere in campo. Siamo più determinati che mai a garantire condizioni finanziarie di sostegno in tutti i settori e Paesi per consentire a questo shock senza precedenti di essere assorbito. Siamo pronti ad apportare ulteriori adeguamenti alle nostre misure di politica monetaria qualora dovessimo vedere che l’entità dello stimolo non è all’altezza di ciò che è necessario. Tuttavia, è fondamentale che la risposta fiscale a questa crisi sia sufficientemente forte, in tutte le parti dell’area dell’euro. E’ necessario un accordo politico per costruire gli strumenti adeguati per questa risposta comune. L’unico livello di certezza che abbiamo è l’impatto della crisi sul primo trimestre e cioè un calo del 4%: ma secondo le nostre previsioni si potrebbe registrare un impatto doppio o triplo rispetto al primo trimestre. Questo dipenderà anche dalla revoca delle restrizioni dei vari Governi e dall’impatto della pandemia nei vari Paesi. L’allentamento delle restrizioni più rapido immagino possa portare a una ripresa, ma al momento non lo sappiamo, non lo sa nessuno. Lo scenario che abbiamo noi è molto simile a quello della Commissione. L’incertezza è massima e si traduce anche nelle previsioni sull’attività economica e sul livello di inflazione. Per fronteggiare la crisi economica legata alla pandemia chiediamo una risposta paneuropea: nonostante la crisi sia simmetrica le conseguenze e l’impatto saranno asimmetrici e le risposte nazionali non possono essere equamente ripartite tra i vari Paesi. Per questo serve una risposta paneuropea. La Banca Centrale Europea è indipendente da Governi e lobbies e opera sotto la giurisdizione della Corte di Giustizia della Ue. Siamo una istituzione europea e operiamo sotto la giurisdizione della Corte di Giustizia Ue”.
Sentenza, commentata poi anche dalla Presidente della Banca Centrale Europea Lagarde, intervenuta al webinar (seminario) organizzato da Bloomberg su come far ripartire l’economia, proteggendo al tempo stesso la salute pubblica : “Le banche centrali, inclusa la Bce, hanno il privilegio di essere istituzioni indipendenti. Nel nostro caso rispondiamo al Parlamento Europeo dove mi reco da oltre tre mesi per rendere conto delle nostre azioni e siamo sotto la giurisdizione della Corte di Giustizia Europea. Proseguiamo indisturbati: la Bce continuerà a fare qualsiasi cosa necessaria nel perseguire il proprio mandato. In ogni caso, noi siamo guidati dal mandato e quindi siamo pronti a fare tutto il necessario per rispettarlo e assicurare una corretta trasmissione della nostra politica monetaria a tutte le giurisdizioni. Siamo in una situazione chiaramente senza precedenti e quindi bisogna andare oltre gli strumenti normali e convenzionali e fare ricorso a strumenti eccezionali che devono essere ben calibrati e con la dovuta flessibilità. E’ quello che stiamo facendo e che intendiamo continuare a fare. La Bce è una istituzione europea, responsabile di fronte al Parlamento Europeo e soggetta alla Corte di giustizia Europea”.
Intanto, l’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti i dati sul commercio al dettaglio relativi al mese di marzo. Come prevedibile, data la chiusura della gran parte delle attività e delle imprese, causa emergenza Covid19,le vendite al dettaglio hanno subito un calo pari al 20,5% in valore ed al 21,3% in volume, dovuto soprattutto al crollo delle vendite dei beni non alimentari , diminuiti del 36,0% in valore e del 36,5% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono risultate stazionarie in valore e in lieve diminuzione in volume (-0,4%).
Riguardo ai beni non alimentari, rilevato un calo in tutti i settori, anche se a scendere di più sono stati i settori: abbigliamento e pellicceria (-57,1%), giochi, giocattoli, sport e campeggio (-54,2%), calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-54,1%). Lieve, invece, il calo dei prodotti farmaceutici (-6,3%).
Su base annua, poi, rispetto a marzo 2019, il valore delle vendite al dettaglio è diminuito del 9,3% per la grande distribuzione e del 28,2% per le imprese operanti su piccole superfici, mentre le vendite al di fuori dei negozi sono calate del 37,9%. In crescita, il commercio elettronico (+20,7). Segno positivo, infatti, per gli acquisti online (+20,7%) , affiancati dai supermercati (+14%).
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