Per la rubrica settimanale dedicata alle dive e ai divi del Novecento, italiani e internazionali, vi proponiamo il ritratto dell’attrice Pina Menichelli, figura di primo piano del Cinema muto insieme con Lyda Borelli e Francesca Bertini.
di Federica Marengo domenica 17 gennaio 2021

Agosto 1923. Castroreale o “Castru” (il castello) , Comune di duemila anime arroccato sul colle Torace , gigante calcareo che fa da sentinella al prospiciente Golfo di Messina. Nella piazza principale,borgo delle Aquile , trasformata in monumento al Duce ,crocevia di viuzze in pendenza lastricate da una pietra, che i Castrensi chiamano : “jactu” , una turba di uomini , capeggiata dal podestà , Tonino Nicosia , dispone sedie di paglia e panchetti di legno di fronte a una pedana con sopra un riquadro bianco di tela , sorretto ai lati da robusti treppiedi e incorniciato dal retrostante belvedere : la catena dei monti Peloritani ,che si tuffa nelle spume increspate del mar Tirreno.
All’imbrunire , un proiettore della ditta Lux , appositamente disposto accanto alla platea,lancerà sullo schermo cinematografico, approntato alla meglio, fotogrammi da : “L’ospite sconosciuta” , pellicola interpretata dalla compaesana Pina Menichelli , stella , assurta nel firmamento del Cinema muto italiano.
Eccola arrivare , a bordo di una vettura a motore , la prima a circolare nelle strade dell’ancestrale villaggio contadino della Trinacria , guidata da un autista . Al suo fianco : il barone Carlo Amato , produttore del film e Amleto Palermi , il regista.
La “diva” , scesa dall’automobile , illuminata dalla luce calda e dorata del sole al tramonto , appare ai contadini ,che l’assediano, come l’incarnazione della Madonna. I profondi occhi azzurri , trincerati dietro un velo bianco di macramè , che le copre il capo , schivano le occhiate furtive e maliziose lanciatele dagli astanti tra i quali si fa largo , indugiando in lente movenze , mentre riceve applausi e mazzi di fiori.
I più arditi , complimentatisi per l’elegante abito longuette di ciniglia , che n’esalta il portamento, osano chiederle un bacio e l’attrice, schermendosi , porge loro a stento una mano , soffice come la fodera di seta di un cuscino.
Raggiunto a fatica il rudimentale palco e presentatasi al Nicosia, si rivolge all’infervorato consesso: “Vi ringrazio per l’accoglienza calorosa ! . Voi tutti conoscete le mie origini siciliane e per me è un onore recare un po’ di lustro a questa magnifica terra con la mia arte !. Tra poco assisterete alla proiezione dell’ultimo film che ho girato ; spero che la visione , qualora non riuscisse ad entusiasmarvi , catturi almeno la vostra attenzione e il vostro interesse!. Bene…, si cominci !” .
Il vociare e il brusio , fino a quel momento ininterrotti , si placano , di colpo, però, quando sullo schermo appare l’enorme scritta : ” La Rinascimento film è lieta di presentare Pina Menichelli in : “L’ospite sconosciuta” . Nemmeno il tempo di assistere alla prima scena che , da una strada laterale, sbuca un gruppo di donne con in testa un sacerdote di mezza età , nerboruto e un anziano sagrestano.
“Basta ! ” , urla il curato dal fondo , “E’ un’indecenza ! , siete una massa di scomunicati , altro che uomini d’onore ! ” .
“Bravo , Don Turì , avete ragione , ragione da vendere !” , prende la parola Santuzza Viganò , conosciuta in paese come : “la zita” , quarantenne nubile , orfana di entrambi i genitori , estremamente religiosa , “Io e le vostre mogli siamo venute qui , non solo per riportarvi al focolare domestico , luogo che voi , padri di famiglia , dovreste presiedere per tutelare la virtù delle vostre mogli e dei vostri figli , ma anche e, soprattutto, per riscattarvi dalla mala coscienza di cristiani che avete dimostrato di avere !” .
“Già, è proprio così!”, la interrompe bruscamente donna Catena Nicosia , consorte dell’amministratore camicia nera , “Ah ,Tonino mio , che facisti ? , disonorasti Nostro Signore ! . Abbandonasti il culto , tradisti i tuoi doveri di credente per correre dietro alla sottana di una femminazza del cinematografo ! . E questi scimuniti che ti vennero appresso ,come pecore con il pastore , fecero altrettanto !. Le fiamme dell’inferno avvolgeranno il tuo …. i vostri corpi , se non riparerete il torto gravissimo che avete arrecato al Cristo Longu ! ” .
“Buona donna , ma cosa sta succedendo ? ” , domanda preoccupato , alla Nicosia , il regista Amleto Palermi , ” Spiegateci perché avete interrotto ,così di prepotenza, la proiezione del film… cos’è questa storia ? , l’inferno, il disonore , insomma : parlate, parlate chiaro ! ” .
“Sissignore , signor regista , ve lo spiego subito subito com’è il fatto ! … lo vedete quel fetuso che vi sta vicino e che voi avete ossequiato , giustamente, come si conviene a persona d’autorità ? . Ebbene , quel fetuso ha avuto il coraggio di organizzare questo spettacolo svergognato proprio nel giorno della processione al Duomo d’ u Signuri Longu !. E ora, per colpa sua e di questi lazzaroni , la statua dell’Altissimo giace sola sola dentro la chiesa di Sant’Agata ! . E la volete sapere un’altra cosa? : la suddetta processione fu voluta dal bisnonno di questo profanatore, Orazio Nicosia , nel 1854 , per ringraziare il Sacro cuore di aver salvato la moglie e Messina intera, dall’epidemia di colera . Suo dovere, come erede della terza generazione , era quello di tenere in vita il culto e di vigilare, affinché non venisse mai a mancare , da parte dei Castrensi , la deferenza e il rispetto nei confronti del figlio dell’Onnipotente ! . Adesso ,il nostro , è un paese di disgraziati , dissacratori , spergiuri e Dio ci castigherà , certamente, con siccità, carestie , epidemie e chissà con quanti altri flagelli!” .
“Come parlate bene , donna Catena ! ” , le dà manforte l’accigliata Santuzza , “Bruceremo tutti nelle fiamme dell’inferno !” .
“Donna Catena ,mi pare che stiate esagerando!” , l’ammonisce la Menichelli dal palcoscenico, “Insomma : perché vogliamo rovinare una serata estiva tanto bella con una piazzata simile? ; guardi che io non sono affatto una “femminazza ” , come mi ha definita , ma una donna, una madre e una moglie , anzi …una vedova e , con due figli da tirar su !. I miei genitori , Castrensi , m’insegnarono il rispetto per le tradizioni e i culti di questo paese ; il mio intento , quindi , non era certo quello di disattenderli ! . La proiezione durerà un’ora e ,in serata, i vostri mariti porteranno il Cristo in processione dalla chiesa di Sant’Agata al Duomo , come previsto ! . Vostro marito ed io, nei giorni scorsi ,c’eravamo già accordati in tal senso. In uno scambio di telegrammi, stabilimmo che la proiezione si sarebbe svolta in tempi e modalità tali da non compromettere la celebrazione della solenne liturgia. Quanto a me : posso assicurarvi di non essere una svergognata, poco di buono : il mio è un lavoro , soltanto un lavoro ! . Lei , immagino , faccia la contadina ? ; pianta semi ,affinché generino frutti che diventino cibo per nutrire i corpi … be’ anch’io semino sogni , perché diventino nutrimento dell’anima !. Questi uomini , sudano e faticano ogni giorno : è forse un male regalare loro un ‘illusione d’amore ? . Io non intendo rubar mariti a nessuno ; io sono soltanto un’ immagine , una figura impressa su una diapositiva , destinata , tra qualche anno , ad ardere nel fuoco . Di me , non resterà che un pulviscolo!”.
“ Non statela a sentire !; per bocca sua parla il demonio tentatore ! ” , sbotta “la zita ” , Santuzza , “Non credetele , è una donna fatale , è una malafemmina !”.
“E’ una piccola donna, biondissima , con grandi occhi chiari , pelle bianca , sensualità ammaliatrice e spiccato senso del peccato di connotazione dannunziana. Protagonista di brucianti vicende d’amore , che s’accende per una semplice favilla e si esalta nella vampa, per poi non lasciare che cenere”. Con queste parole , il critico Mario Quargnolo, nel 1915 , salutò l’ascesa dell’attrice Pina Menichelli , protagonista di “Fuoco” , pellicola prodotta dalla torinese ”Itala film” , con sceneggiatura concertata dallo scrittore Gabriele D’Annunzio .
Nata a Castroreale ( Messina) , il 10 gennaio del 1890 , in una famiglia di “commedianti” ( il padre Cesare aveva raccolto l ‘eredità artistica dell’avo settecentesco Nicola, fondando , insieme con la moglie , l’attrice Francesca Malvica , una compagnia itinerante ) , debuttò ,ch’era ancora una bambina , accanto ai fratelli Lilla ,Dora e Alfredo .
Tuttavia, si trattava di una prova generale , perché l’avventura teatrale vera e propria l’ intraprese soltanto nel 1907, quando, poco più che ventenne, fu scritturata da Irma Gramatica e Flavio Andò come : “giovane amorosa” , ovvero attrice specializzata nell’interpretazione di ruoli di giovinette innamorate.
Unitasi in matrimonio nel 1908 , con il napoletano Libero Pica , da cui ebbe due figli , non abbandonò la carriera d’attrice, anzi : pronta a dar prova di sé nel Cinema , si trasferì a Roma , ottenendo un ingaggio come “generica” nelle pellicole di genere muto realizzate dalla “Cinès” .
“Scuola d’eroi” , “Il lettino vuoto” , “Il romanzo”, “Retaggio d’addio” , “Lulù”, sono alcuni dei titoli di film , diretti dai registi Enrico Guazzoni, Baldassarre Negroni e Ruggero Ruggeri , in cui presenziò come comparsa facendo , a suo stesso dire , “Poco o nulla” .
Le luci della ribalta ne illuminarono il talento mimico solo grazie all’intuito del regista dell’ “Itala film ” , Giovanni Pastrone , che , visionando alcune pellicole della concorrente produzione romana , s’accorse delle notevoli doti espressive dell’attrice .
Ecco come Pastrone descrisse , in un biglietto inviato ai produttori Rossi e Remmert , la sua scoperta : “Scovato magnifica “tamburina” in film napoleonico della “Cinès” : bionda , dall’occhio chiaro e freddo ; non alta , ma slanciata , bocca languida , naso aquilino . Vogliano preparare contratto , prego , immantinente ! ” .
Il suddetto contratto , che prevedeva un compenso di mille lire mensili , una fortuna in confronto alle misere retribuzioni raggranellate dalla Menichelli come “attrice non protagonista ” , segnò l’inizio di una proficua collaborazione. Pastrone , regista avvezzo al genere del “peplum ” , kolossal su tema storico-religioso , fu ispirato dalla sua musa nella scrittura di vicende sentimentali torbide , dai risvolti drammatici , quali :“Fuoco” , appassionata e intricata storia d’amore tra un’aristocratica , aspirante pittrice, e un ignoto artista dilettante , interpretato dall’attore Febo Mari, per la cui realizzazione si servì dell’apporto del poeta ,”vate” d’Italia” , Gabriele D’Annunzio .
Identificata dagli spettatori con il suo personaggio di “femme fatale” , enigmatica e crudele , fu osannata da folle in visibilio , che accolsero con giubilo la notizia dell’inattesa vedovanza . Nonostante l’evento luttuoso che le sconvolse l’esistenza , diretta ancora una volta da Pastrone , interpretò il ruolo della contessa Natka , irresistibile e crudele seduttrice , nel film : “Tigre reale”, soggetto desunto dall’omonimo romanzo di Giovanni Verga . Il sodalizio tra l’attrice e il regista , però, s’interruppe , quando, la Menichelli , stanca della definizione di “donna fatale” , decise d’impersonare una fanciulla romantica e trasognata , ostacolata brutalmente dai genitori nel suo idillio amoroso , nella pellicola di Ernesto Della Lucia : “Più forte dell’odio è l’amore ” . Interrotto tale esperimento , rivelatosi fallimentare , dal 1918 al 1920, tornò a ricoprire ruoli da “mangiauomini ” , capricciosa e ferale nei film : “La moglie di Claudio” , del regista Gennaro Zambuto ,“Gemma di S.Eremo” , di Alfredo Robert , “Il padrone delle ferriere” e “La storia di una donna” , di Eugenio Perego .
Corteggiata dal barone Carlo Amato , che, per dimostrarle la serietà delle intenzioni , fondò la casa di produzione cinematografica : “Rinascimento” , cedette alle sue lusinghe ,divenendo baronessa .
Proseguì , però, , a lavorare come attrice , interpretando , diretta dal regista Amleto Palermi , parti ora da nobildonna , maliarda e voluttuosa ( “La seconda moglie” , “La donna e l’uomo” , “La biondina “, “L’ospite sconosciuta” ) ora da ingenua ereditiera , ingannata da uomini interessati soltanto al pingue patrimonio (“Il romanzo di un giovane povero ” ) .
Nel 1925 , invece, rivelò attitudini comiche impersonando ,con grazia e naturalezza , ruoli brillanti nelle pochads : “La dama de chez Maxim’s” e “Occupati d’Amelia” . Comunicato alla stampa il ritiro dalle scene per occuparsi appieno della famiglia , da quel momento in poi, visse ribadendo,quotidianamente , a se stessa il severo monito di dimenticare il suo passato da “diva” .
Su di lei scese l’oblio e , nell’indifferenza e nel silenzio di un solitario pomeriggio milanese di fine agosto del 1984 , si spense , all’età di novantaquattro anni.
Appena appresa la notizia, uno scrittore e poeta tarantino, vergò su alcune pagine di un diario privato impressioni scaturite dal triste avvenimento , rese note in seguito , affinché i cultori del cinema muto , appartenenti a ogni generazione ,potessero comprendere a fondo chi fosse stata realmente Pina Menichelli : “ Sola e lontana , ora giace isolata dai suoi castelli di cartapesta e dai suoi stemmi dipinti a mano sullo schienale delle poltrone . Sullo schermo bianco i suoi occhi chiari luccicano ancora di rugiada e le sue labbra, piccole e carnose, invocano gli amori passati . Tutti gli amori perduti lungo il viale dei conventi, quelli ch’erano attaccati a un filo di luna . Nessuno ascolta più la sua voce silenziosa , la sua voce di seta tiepida . Neanche il pubblico che rubò l’acquazzurra dei suoi sguardi . Ma io la vedo ancora , con quel vestitino , col colletto inamidato , passeggiare lungo una corsia , col cuore tremante per l’inganno di un sogno . Vedo anche il suo romanzo proibito. Un romanzo innocente dove l’eroina va in moglie ad un generale napoleonico che vince ogni giorno una battaglia . Cammina ; man mano che va avanti , le mimose del cancelletto di ferro arrugginito diventano secche e il cielo si fa nero . Questa volta il signor conte non l’attende con l’automobile davanti alla soglia del convento per mostrarle la favola breve della vita . Marchesi senza corona e pittori poveri, banchieri e poeti , forse, lontani dalla loro creatura , continuano a commemorare in silenzio quella sua bocca rossa e carnosa , sempre semiaperta : come di chi attende un dono ignoto , invano” .
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