Inauguriamo una nuova rubrica settimanale dal titolo: “Dive”. Protagoniste, le attrici italiane e non, che dominarono le scene teatrali e i set cinematografici nel Novecento. Quest’oggi, vi proponiamo il ritratto di Lyda Borelli, considerata dai critici l’ “erede di Eleonora Duse”.
di Federica Marengo domenica 3 gennaio 2021

Marzo 1917. Roma, via Sistina. Mentre nell’adiacente piazza di Spagna una frotta di seminaristi sosta dinanzi alla fontana della Barcaccia ascoltando dalla bocca di un attempato sacerdote dettagliate delucidazioni riguardo la storia della sua composizione e, un gruppo di vetturini,ammirato, osserva dal sedile del proprio calesse lo spettacolo del sole al tramonto , che , a poco a poco sparisce dietro Trinità de’ Monti ,all’ interno di Palazzo Zuccari , abitato dal Colonnello Barbarisi e dalla sua famiglia , un viavai di cameriere in crinolina allestisce il salotto per il rito del tè delle cinque .
Ospite dei coniugi e della loro figlia, Elena , quest’oggi , è il giovane ufficiale di cavalleria Vittorio Cini , esponente di un nobile casato ferrarese ed abile uomo d’armi. L’altera e distinta figura del giovane graduato dell’Esercito italiano , stimato dal Barbarisi come papabile consorte dell’ unica discendente , bussato il campanello e varcata la soglia della sfarzosa abitazione , entra nell’ampio salone , accolto con sostenuta deferenza dal suo superiore : “Benvenuto Cini ! ; la prego di accomodarsi . Immagino che , in queste ore, si sia interrogato sulla motivazione che mi ha spinto a rivolgerle quest’invito …Ebbene , verrò al dunque senza infingimenti , ostinato e tenace, come la disciplina militare , cui ho prestato per anni i miei servigi , mi ha insegnato ! . Sono stato un valido e fiero sostenitore della nostra Italia , ho combattuto agli ordini di Sua Altezza Vittorio Emanuele Secondo e di Cavour , del re Umberto Primo , che Iddio l’abbia in gloria!, e , in questa sciagurata guerra , che chiamano : “grande” , sono al servizio di Sua Maestà Vittorio Emanuele Terzo . Ho difeso e onorato la mia patria come ho potuto, ma sento che è arrivato il momento di desistere e di abbandonare la mia posizione in trincea . Sono un vegliardo stanco e malandato e ,se continuassi agirei da reduce piuttosto che da combattente, perciò : ho pensato a lei come mio successore . La situazione sul fronte italiano peggiora di giorno in giorno; la disfatta di Caporetto ha fiaccato il morale e ha debilitato i corpi , già provati, dei soldati. Con il re Vittorio Emanuele Terzo abbiamo concordato di inviare al posto del Generale Cadorna , che ha miseramente fallito, il Generale Armando Diaz , che è militare capace e valente!…ma come potrà facilmente intuire le truppe italiane ,allo sbando nei vari presidi, necessitano di menti lucide al comando e la sua è una di quelle! . Quindi , qualora accettasse la proposta , sarà lei a guidare il mio reggimento, sarà lei il nuovo Maggiore Colonnello! . Sappia , però, che se dovesse rifiutare, ne resterei molto deluso , perché la ritengo in possesso di doti che le assicurerebbero una carriera brillante !. Bene ! , ora vorrei farle assaggiare dell’ottimo tè ; sa, il comandante dell’esercito inglese , cui in gioventù salvai la vita durante un combattimento , proprietario di una modesta piantagione in India , me ne manda ogni anno una certa quantità ,distribuita in una dozzina di scatole . Inoltre , coglierei l’occasione per presentarle la mia consorte e la mia diligentissima figlia”.
“Matildeee !!! ” ,chiama , a gran voce , la governante , che giunge ivi , immantinente , “Dii alla signora e a Elena che possono raggiungerci e unirsi a noi per il consueto assaggio del tè !” .
Dopo qualche minuto di attesa , Elena fa il suo ingresso da sola nell’elegante stanza .
Con indosso un abito “chemisier ” , color pesca , con maniche a colletto e gonna a pieghe, i capelli castani ondulati da ricci impertinenti , il volto diafano , simile a un cammeo d’avorio , gli occhi neri,come tizzoni avvampati, la bocca dipinta da un rossetto arancione , le dita affusolate , che indugiano su una collana di perle, guarda fisso l’ufficiale e , porgendogli la mano , si presenta : “Elena Barbarisi ! , è un piacere ospitarla , conte !” ; “E’ mio il privilegio di incontrarla signorina Elena ! , ma …mi piacerebbe conoscere anche sua madre , dov’è ? ” , domanda , compassato , il nobile cadetto .
“Si scusa , ma un terribile mal di capo la costringe a una scortese defezione . Mi prega ,però, di rivolgerle le sue scuse e rinnovarle l’invito per sabato pomeriggio, sempre che non abbia altri impegni!”.
” Signori , il tè ! ” , fa il suo ingresso nella stanza l’ allampanato maggiordomo .
Sedutisi su un divano rivestito con una tappezzeria ricamata da fili d’oro , su sfondo a tinta indaco , suggono la bevanda esotica in tazzine di porcellana dipinte con fregi floreali ,opportunamente riposte su un tavolino di legno d’acero, con gambe decorate da inserti e gemme d’ambra, nel corso della conversazione.
“Conte Cini , voglia scusarmi !”, sbotta ad un tratto il colonnello , ”Ma ora devo proprio andare!… desidero far visita a mia moglie per constatarne lo stato di salute ….i doveri di un coniuge sono improrogabili , quanto e più di quelli di un soldato. Un giorno , prima di quanto creda , lo capirà anche lei , vedrà ! . Arrivederci , dunque e mi raccomando : valuti scrupolosamente ciò che le ho riferito !” .
“Ha visto conte Cini quant’è determinato mio padre ? ” , chiede Elena ,per niente imbarazzata e aggiunge : “Senta , non voglio ingannarla , perciò le confesserò la verità : sono stata io a caldeggiare e a favorire la sua promozione e a chiedere “all’intransigente colonnello Barbarisi ” d’intercedere, affinché potessi conoscerla e parlarle . Lei , forse , non ricorda , ma un anno e mezzo fa i principi Sciarra Colonna tennero un ricevimento in onore dell’ambasciatore di Francia , al quale presenziammo entrambi . Quella sera , osservandola , fui colpita dai suoi modi gentili , dalla discrezione e dall’umiltà con cui ascoltava , senza interrompere, i racconti di chiunque le stesse accanto…Altri uomini ricchi e altolocati , nella medesima circostanza non avrebbero perso l’occasione per fare del proprio potere uno strumento di sottomissione e un motivo di vanto nei riguardi dell’interlocutore !. Accetti la proposta di mio padre….accetti la mia proposta : diventi colonnello , diventi mio marito !. Mi perdoni , ora mi reputerà una sfacciata , ma l’amore rende sfrontati, alle volte ! ” .
“Signorina Barbarisi , ciò che ha detto mi ha confuso e , al tempo stesso, lusingato !”,replica il conte Cini , “Ma voglio ricambiare la sua sincerità , con altrettanta onestà ! . Anche nel mio cuore alberga un sentimento nei confronti di una fanciulla ,cui sono legato da un anno e ,che intendo sposare , non appena la guerra sarà finita . Se ho tenuto nascosto in società il mio fidanzamento è perché “la futura contessa Cini non è una persona comune , ma un’attrice del cinematografo , la quale mi ha scongiurato , insieme a dei produttori , di non rivelare la nostra unione per non deludere gli ammiratori, che , altrimenti , cesserebbero di sostenerne la carriera. Mi spiace, quindi, se ha nutrito false speranze e vorrei consolarla , ma mi rendo conto di essere la persona meno adatta per farlo . Almeno , voglia accettare la mia richiesta di perdono ! ” .
“ No , conte ! è lei che deve scusare me ” , singhiozza la Barbarisi , con il mento tremante di pianto. “So …sapevo già ogni cosa ! ; so che la sua fidanzata è : Lyda Borelli, la bellissima Lyda Borelli ! . Che stupida sono stata a coltivare in me l’illusione di poterla conquistare, malgrado tutto ! . In nome di questa follia ho passato mesi a pettinarmi , truccarmi , abbigliarmi come la sua fidanzata nella speranza che potesse notarmi e , trovandomi più attraente , piantarla in asso ! . Con la complicità dei miei genitori , servendomi del potere di mio padre , volevo costringerla a contrarre uno squallido matrimonio d’interesse ! : com’è umiliante ,per me , tutto questo!” .
“Non la farei soffrire così se il mio amore per Lyda non fosse autentico!” ,prova a rincuorarla, maldestramente, il giovane titolato , “Vede, per me Lyda è una donna unica, ha un fascino , un carisma inimitabile, irraggiungibile; Lyda è : la divina! …Ora , salutiamoci con rispetto. Le auguro di incontrare presto il grande amore , che le faccia dimenticare l’amarezza di queste ore . Parlerò quanto prima con il colonnello e gli dirò che ho intenzione di rifiutare la proposta di una successione al comando : spero sia comprensivo! . Tuttavia, la mia stima nei suoi confronti e nei confronti della sua famiglia resta immutata . Addio , signorina Elena , sia felice , se può!…”. “Addio Vittorio!”, saluta l’ufficiale, sussurrando , la capricciosa Barbarisi.
Lyda Borelli , attrice, donna, in grado di suscitare travolgente passione negli animi di colleghi e ammiratori, nacque a Rivarolo Ligure il 22 marzo del 1888 , in una famiglia di teatranti : il padre , Napoleone ; la madre , Cesira Banti e la sorella maggiore Alda , che ,con lei ,condivise i palcoscenici dell’esordio .
Scrisse nel 1909 ,Amerigo Manzini , penna della rivista “Modernissima” : “Con il volto esile , affondato nell’oro abbondante della sua capigliatura , illuminato dalla luce intelligente degli occhioni , appare gaia , piena di ardore e di sicurezza : memoria prodigiosa al servizio di una volontà di ferro. Attrice di un’arte irraggiungibile è la più eccellente delle nostre artiste”.
Scoperto il suo talento in occasione di una recita scolastica , la felice esperienza amatoriale dovette convincerla a intraprendere il mestiere di attrice e ,così , nel 1901, terminati gli studi , dopo accurati provini, fu ingaggiata dalla Compagnia di Chino Pasta .
Affiancata dalla sorella e dalla prima attrice , Virginia Reiter, vestì i panni di una bambina , nell’opera di Berton : “Totò Zazà” . L’interpretazione , tuttavia, non convinse il Pasta , che commentò : “Di te , non si può far conto ; sei troppo donna per fare la bambina e troppo bambina per fare la donna ! ” . Fu promossa ,quindi, per via della fisicità longilinea e asciutta, al ruolo di “prima donna, divenendo la protagonista del dramma : “La fortuna di A.Capus” .
Nel 1904 , entrata nella Compagnia Ruggeri/Gramatica , ottenne una parte nel dramma, di ambientazione bucolica “La figlia di Jorio” di Gabriele D’Annunzio.
La sua recitazione schietta e naturalistica piacque all’attrice Eleonora Duse , che la investì del titolo di “erede ufficiale” ,proponendole d’interpretare : “Fernanda” , testo drammatico di V. Sardou.
Qualche anno dopo , la Borelli , manifestò riconoscenza nei confronti di Ruggeri , delineandone un lusinghiero profilo sulle pagine di un periodico : “Era un Direttore assai sicuro e molto esigente: mentre si dedicava , con una pazienza di cui sembrava incapace , a coloro che mostravano buona volontà e facilità di comprendonio, era addirittura un medico crudelmente sincero per quelli che giudicava privi d’ingegno o comunque fannulloni e li scartava od aveva per essi così taglienti ironie ch’erano più amare d’una sfuriata ” .
Cimentatasi anche in commedie e pochade , diede il meglio di sé in drammi decadenti ed estetizzanti , come : “Salomè “ , di Oscar Wilde . Passata rapidamente dalla “Compagnia Fert “di E. Novelli a quella di “Piperno-Gandusio -Andò”, debuttò sul grande schermo nel 1913 , con la pellicola di genere muto ,diretta dal regista Mario Caserini e, prodotta dalla Gloria film” : “Ma l’amore mio non muore!”, adattamento di un fouilletton / romanzo d’appendice.
L’interpretazione della vicenda d’amore tra la spia Elsa Holbein e il principe austriaco Massimiliano (l’attore Mario Bonnard) convinse pubblico e critica , inducendo il giovane Antonio Gramsci , cronista de “L’Avanti “, a sentenziare : “La Borelli è l’artista per eccellenza di film in cui la lingua è il corpo umano nella sua plasticità sempre rinnovantesi ” .
Dal 1914 al 1917 , invece, impersonò eroine romantiche e disperate nei film melodrammatici : “La memoria dell’altro” , del regista Alberto Degli Abbati , “La donna nuda” , tratto dall’opera del francese Bataille , “La marcia nuziale ” e “Fior di male” , questi ultimi con la direzione di Carmine Gallone , fino al grande successo di : “Rapsodia satanica” , soggetto concertato dallo sceneggiatore /regista Nino Oxilia, ispirato dal “Faust” di Goethe e dal poema omonimo dello scrittore Fasto Maria Martini , scandito dalle musiche realizzate dal compositore Pietro Mascagni , che descrisse il suo lavoro di sincronizzazione come:“Lungo, improbo , difficilissimo”.
L’incedere languido , i gesti lenti e studiati , le movenze serpentine ,l’ottima espressività fisica , consacrarono la Borelli a “diva ” , seduttrice fatale , eterea e raffinata. Qualità , che le consentirono d’impersonare al meglio l’enigmatico e sfuggente personaggio di “Marina ” , in “Malombra” , adattamento del romanzo post-veristico di Antonio Fogazzaro.
Divenuta un modello di femminilità imitato da mature signore e da giovanissime , il suo cognome fu utilizzato dai puristi della lingua italiana, come Alfredo Panzini, per coniare un nuovo lessema : “Borelleggiare ” ( ovvero : “lo sdilinquirsi in pose estetiche e leziose”) introdotto nel “Dizionario moderno”.
Nell’autunno del 1916 , il fidanzamento con il conte Vittorio Cini di Monselice , incontrato durante un soggiorno bolognese, pose fine alla sua fulgida carriera, ma prima di abbandonare definitivamente il mondo del cinema ,tornò sul set per girare un‘ultima pellicola , commissionata dal Ministero delle armi e munizioni , intitolata:“La leggenda di Santa Barbara” .
Sposatasi nel 1918 , deluse le aspettative degli ammiratori e infranse i cuori dei plurimi corteggiatori , alle cui recriminazioni diede voce il critico Giulio Bucciolini : “Quale dea dell’arte è mai costei , se si permette di avere passioni private ,fuori dalla scena , al pari di qualsiasi donna?” .
Nonostante ciò, i coniugi Cini vissero in armonia e serenità , con i loro quattro figli : Giorgio , deceduto in un incidente d’aviazione, Jana, Ilda e Mina , fino al settembre del 1943, quando, a seguito dell’armistizio firmato con gli Anglo-Americani dal sovrano Vittorio Emanuele Terzo e dal Generale Pietro Badoglio , il Fhurer consumò la sua vendetta ,disponendo la cattura e l’internamento nel campo di concentramento di Dachau di soldati e ufficiali italiani , nel cui novero figurava anche lo stesso Cini .
Ritrovatisi nel 1946 , la loro unione s’interruppe soltanto il 2 giugno del 1959 , alle 8:30, giorno e ora nei quali la Borelli si spense a causa di un male incurabile , nell’albergo romano dove viveva,ormai, da quasi un mese.
La notizia raggiunse subito le redazioni dei principali quotidiani,indaffarate nella stesura di articoli inneggianti alla Repubblica , di cui si celebrava l’anniversario della proclamazione. Tuttavia, il critico Eligio Possenti omaggiò “la divina” con un sentito elogio commemorativo , pubblicato su “La Domenica del Corriere” : “Attrice romantica, amava le belle commedie , i bei vestiti , i bei cappelli ; amava l’ammirazione che le folle le tributavano; amava l’arte , perché amava la vita : come dell’una ha perseguito gli allori , dell’altra ha colto le consolazioni più intime di moglie e di madre. Ha patito anche un grande dolore . Amava i fiori , che negli anni lontani le riempivano il camerino e ha continuato ad amarli anche dopo , nella sua casa di Ferrara e nel solitario giardino della villa di Taormina in cui , ultimamente, si ritirava a chiedere tregua al suo male . Anche ora le verranno donati molti fiori , ma non potrà goderne ! ”.
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