Per la rubrica settimanale dedicata alle Dive e ai Divi italiani e internazionali, vi proponiamo il ritratto umano e artistico dell’attrice Isa Miranda, interprete intensa, dalle umili origini, che, debuttato nel Cinema negli anni Trenta, approdò in breve tempo sui grandi schermi hollywoodiani.
di Federica Marengo domenica 28 marzo 2021

Dicembre 1931. Bergamo ,viale Monte Rosa , opificio tessile “Cucirini”. Una corriera colma di passeggeri , operaie provenienti dalla vicina provincia di Treviglio , effettua la consueta fermata dinanzi all’ ingresso dello stabilimento .
Un cielo denso di cirri , candidi come batuffoli di cotone , scaraventa di colpo, sulla strada lastricata di pece , granelli impetuosi di ghiaccio misti a neve . Le solerti lavoratrici , scese una a una dalle scalette dell’angusto mezzo di trasporto, accalcatesi ai cancelli , in attesa dell’apertura , si riparano : chi , aprendo un ombrello, portato cautamente con sé , chi sotto i fogli esili e sottili del periodico “Bolero”.
Alle 8:00 , spalancata l’entrata da un secondino rigoroso e puntuale , la fiumana operosa si riversa all’interno in maniera scomposta e indistinta , per poi allinearsi e scindersi in rivoli destinati , ciascuno , al proprio polo produttivo.
Nel padiglione del “taglio e cucito” lavora Ines San Pietro , ventenne con la passione per il cinema e un sogno : fare l’attrice . Preso posto nel laboratorio, sotto lo sguardo vigile e severo del capo settore , Maurizio Zambelli, soprannominato “il Frusta” , per via dell’eccessiva severità adoperata nei confronti delle operaie , si avvia a svolgere la sua mansione : avvolgere fili di cotone su spagnolette , i quali andranno a formare la trama di un raffinato tendaggio , rifinito con cuciture a macchina effettuate dalla sua collega Rosalia Greco , trentacinquenne siciliana, sposata con Domenico, un garzone di fornaio, e madre di tre infanti.
Approfittato di un momento di distrazione del tirannico capo , Rosalia si rivolge a Ines dicendo : “E che facesti poi ieri sera ? , ci andasti al cinematografo ? ” ; “Che domanda mi fai , Rosalia ?! , ma certo ! ” , replica la ragazza con tono sarcastico , “Potevo perdere Elsa Merlini ne : “La segretaria privata ” …..ohè, quel regista lì , l’Alessandrini ,l’è proprio bravo ….., ma bravo , bravo!. Ohè , Rosalia , te non sai quanto mi piacerebbe stare al posto di quella segretaria là …. e soprattutto di aver come capufficio il Nino Besozzi e non quella iena del “Frusta” ….t’è , eccolo lì che arriva!…”.
Le ore di lavoro, svolte ininterrottamente ,si susseguono e allo scoccare delle 11:00 , Rosalia inizia ad accusare , vuoi per la fatica , sta cucendo da almeno tre ore, vuoi per il freddo, lo stabilimento è privo di stufe a carbone, una serie di crampi alla mano destra.Vorrebbe fermarsi per riposare, ma non può ; i ritmi sono incessanti , non consentono dilazioni, pena : una costosa ammenda dell’ammontare di venti lire , corrispondenti alla metà dell’ intera paga, pari a quaranta lire elargitele dai proprietari della fabbrica.
La ricamatrice siciliana non può permettersi di perdere quel denaro che le occorre per saldare i debiti di gioco contratti dal marito con una banda di loschi figuri : quindi , caparbia, continua a ordire trame , esercitando una pressione sulla mano già contratta , che , dopo l’intrepida resistenza di una manciata di minuti , cede .
Ines , accortasi delle difficoltà della collega , l’ammonisce : “Rosalia , ma te sei stanca …guarda la mano , trema ! ….se vai avanti così ….te sei una matta !….te rischi di farti male ! …su , non esser timorosa …diglielo allo Zambelli che ti vuoi riposare …ohè , guarda che se non glielo dici te glielo dico io !” .
Rosalia scrolla il capo in segno di diniego, ma Ines , ormai determinata, decisa a non assecondarla, richiama l’attenzione del capo , che si avvicina , esclamando : “Che succede , San Pietro siete impazzita ? ; “Zambelli , guardate con i vostri occhi ….la Rosalia si sente poco bene, accusa dei crampi alla mano !” , urla Ines , “Ha bisogno di fermarsi!” ; “Che cosa ? ” , strabuzza , esterrefatto , l’arcigno superiore , “Scordatevelo !, lo stabilimento ha dei tempi di produzione …. i proprietari vi pagano per lavorare ! , se la vostra collega , che , per altro, non si sta lamentando , avverte un dolore o un affaticamento a una mano può sempre usare l’altra, no ? . Su , su , lavorare, lavorare ! …ricordatevi che chi batte la fiacca mi regala metà del suo salario! ” .
Rosalia , provata dallo sforzo , non avverte più alcuna sensibilità alla mano destra ; le dita , come addormentate non si muovono , non rispondono ad alcun comando inviato loro dal cervello . “Spostatevi dalla placca scorrevole della macchina da cucire !” , mormora tra sé la filatrice , ma le dita rimangono inerti e l’ago , azionato da una leva automatica , perfora l’anulare .
Ines , allora , abbandona le spagnolette per soccorrere l’amica , mentre Zambelli , allontanatosi dal laboratorio a causa di un guasto alla centralina elettrica , richiamato dal fitto vociare delle operaie terrorizzate , irrompe nell’ ampia stanza , raggiungendo il settore del cucito.
La ventenne lo guarda con sdegno e tra le lacrime l’ ammonisce : “Avete visto? , è tutta colpa vostra! ….siam mica delle macchine noi! …questa poverina qui aveva bisogno di cinque minuti …solo di cinque minuti per riprendersi ! …cinque minuti e non avrebbe perso un dito!… E voi altre non dite niente? ” , domanda , volgendosi verso le altre lavoratrici , “Tutte zitte….tutte complici …adesso basta ! noi dobbiamo ribellarci , avete capito? …quello ch’è successo alla Rosalia potrebbe accadere ad ognuna di noi!…” .
Le lavoratrici , trinceratesi in un mutismo omertoso , non raccolgono l’appello, non sostengono la mozione e volgono le spalle , tornando ognuna al proprio compito. Zambelli , chiamati i sorveglianti con un telefono collocato in fondo alla sala , ordina loro di condurre la donna nell’ospedale più vicino , visto che l’opificio è sprovvisto di un’infermeria .
Ines , rimasta attonita per qualche istante , alla brusca esortazione del capo ,che la incita a tornare a lavorare , con fierezza, lo sfida : “Voi , oggi, avete vinto! , ma ricordatevi che prima o poi le cose cambieranno ! . Io faccio la filatrice da quando avevo sette anni e non smetterò certo di farlo perché siete voi a impedirmelo! …Io ho bisogno dei soldi che guadagno qui per realizzare il mio sogno : emigrare a Milano, studiare recitazione e diventare una grande attrice ….perciò sappiate che , presto, prima di quanto pensiate , tutto questo finirà ed io non sarò più costretta ad obbedirvi!”.
“Ah, ah, ah ! ” , ride sguaiatamente il crudele capo settore , “Fantasie di una ragazza impertinente….voi un’attrice ? , questa è bella! ; già li vedo i registi darsi di gomito e bofonchiare tra loro al vostro passaggio : “Fate largo , è arrivata la “piccina” di Milano”,“l’attrice operaia”! ” .
“L’occhiata di un regista può fare di una creatura mortale una dea”. Così dichiarò a un giornalista, nel corso di un’intervista radiofonica del 1934 , l’attrice Ines Isabella San Pietro , in arte Isa Miranda , nata a Milano ,in un appartamento al quarto piano del quartiere di Porta Genova, il 5 luglio del 1909 .
Allevata con amore e dedizione dai genitori, contadini della Lomellina , emigrati nella capitale lombarda per sfuggire alla miseria di una campagna povera e infeconda , impara sin da bambina la delicata arte del “taglio e cucito” , complice la madre , che , per incrementare la retribuzione mensile del consorte tranviere , pratica aggiusti sartoriali a domicilio .
Nel 1914, le precarie condizioni economiche costringono la famiglia a trasferirsi a Bergamo , città nella quale Ines , all’età di sette anni , trova impiego come : “piccina” , apprendista filatrice, in un opificio tessile.
A dodici anni poi, l’assunzione come “filatrice esperta ” presso la “Cucirini” , setificio di via Monte Rosa , a pochi metri da via Zugna dove, al numero civico cinquanta, è sito il cinematografo “Orfeo” , meta prediletta delle sue ore di svago e riposo.
Ancora operaia in diversi stabilimenti ,specializzati nella fabbricazione di specchi , borse e imballaggi , all’età di vent’anni decide di fare l’attrice e, messo da parte un cospicuo gruzzolo di mance , si ritrasferisce a Milano , metropoli natale , nella quale per mantenersi e pagarsi gli studi di recitazione all’Accademia dei Filodrammatici , svolge il lavoro di dattilografa in molteplici uffici. Diplomatasi nel 1932, è scritturata come “comparsa ” , con il nome d’arte di “Ines Canali” , dagli impresari teatrali delle compagnie : “Fontana /Benassi” e “Piccola scena” .
Ingaggiata per interpretazioni sia di ruoli drammatici che comici ,approda al Cinema , esordendo nel 1913 con un ruolo secondario nella pellicola di Amleto Palermi : “Creature della notte” , cui seguono ,nel 1934 : “Il caso Holler” di Alessandro Blasetti e “Tenebre” di Guido Brignone .
La vera occasione ,però, arriva soltanto per via della partecipazione a un concorso di bellezza indetto dalla rivista rosa “Novella” , che garantisce alla prima classificata un contratto come “attrice protagonista ” del film : “La signora di tutti” , del regista austriaco Max Ophuls, prodotto dalla neonata casa di produzione cinematografica dell’editore Angelo Rizzoli : “Rizzoli film” .
Il critico de “La Stampa” Marco Ramperti , entusiasta della pellicola e del talento espresso dalla Miranda nei panni di “Gaby Doriot” ,avventuriera affascinante , ferale seduttrice , suicida per amore , scrive : “Il regista ha avuto la fortuna di trovare Isa Miranda , un’adolescente che irradia una singolare potenza di suggestione , un’attrice di cui non si dimenticano più lo sguardo , il sorriso , la voce , il silenzio. Una tecnica di una morbidezza e di una virtuosità eccezionali ; delle scene molto indovinate , un ritmo serrato e ricco d’invenzioni fanno di questa pellicola un modello di realizzazione artistica che risponde ai voti di tutti i vari amatori del cinema puro” .
Subito protagonista di un secondo film , diretto da Guido Brignone : “Passaporto rosso”, storia di italiani emigrati in Argentina ,spinti dall’amor patrio al ritorno nella Belpaese per combattere a fianco delle truppe italiche la “Grande guerra” , la Miranda , sul set ha modo di incontrare il produttore della casa cinematografica “Tirrenia”, nonché sceneggiatore della pellicola ,Alfredo Guarini , di cui rifiuta la corte serrata .
I critici , intanto , galvanizzati dall’avvenuta conquista etiopica , frutto delle vittoriose campagne militari del duce , all’indomani dell’uscita del film ,concertato con evidenti intenti di propaganda bellica, commentano : “ E’ il film della Nazione , di tutti gli sconosciuti che lasciarono la Patria con “il passaporto rosso ” per raggiungere l’ignoto” .
Soltanto nel corso delle riprese della pellicola : “Come le foglie ” , del regista Mario Camerini, la Miranda si mostra propensa a ricambiare il sentimento di Guarini , che sposa dopo qualche anno. Tra il 1936 e il 1937 si afferma come attrice internazionale ,recitando in : “Il fu Mattia Pascal”, del regista francese Pierre Chevallier , desunto dall’omonimo romanzo dello scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello e nel kolossal storico ,diretto da Carmine Gallone : “Scipione l’Africano”, nel quale impersona la patrizia , dai tratti nibelungici , Velia. Proprio il successo d’oltralpe , arrisole con tali pellicole, spinge nel 1939 i produttori dell’americana “Paramount Picture” , a offrirle un contratto per interpretare ,come “Marlene Dietrich italiana ” , le pellicole : “Hotel Imperial” , trama horror elaborata dal regista Robert Florey e “Adventure diamonds o La signora dei diamanti” , intrigo ruotante intorno alla bellezza di una vamp fatale , diretto dal regista George Fitzmaurice.
L’attrice , seppur apprezzata dai critici americani che ne lodano a più riprese il talento, si mostra insofferente ai rigidi dettami della produzione hollywoodiana e preferisce “Cinecittà” ai patinati studi californiani .
Rientrata in Italia nel 1942 , alla vigilia del discorso pronunciato da Mussolini dal loggiato di Palazzo Venezia , con cui annuncia l’entrata in guerra dell’Italia accanto all’alleato germanico, calamita l’interesse del pubblico con l’interpretazione dell’enigmatica “Marina” in “Malombra” , adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro realizzato dal regista Mario Soldati.
Follia , sensualità e perfidia : questi gli elementi di un’immedesimazione così riuscita da spingere la critica ad affermare : “Tutto in lei è attraente e singolare ; l’esiguo corpo palesa accordi delicatissimi , tonalità di madreperla e d’avorio , mentre il viso ,lievemente sfilato , mostra ,tra mento e gota , quelle penombre misteriose , la cui dolcezza è tipica della terra lombarda . Isa è un’immagine , un ‘ombra, una fantasima nel cui volto chissà quante migliaia d’occhi riconoscono e riconosceranno l’Italia ” .
Ma la Miranda ,che fino a quel momento aveva commosso ed emozionato, stupisce le platee , calandosi , nel 1913 nel ruolo di un’ironica canzonettista in : “Zazà” , film omaggio all’avanspettacolo , diretto dal regista Renato Castellani.
Nel dicembre del 1945 , un incidente stradale avvenuto a Roma , sulla via Nomentana, getta nel panico centinaia di ammiratori , subito tranquillizzatisi nell’apprendere ,a mezzo radiofonico , che la loro beniamina ha riportato solo leggere escoriazioni e uno shock che la tiene lontana dai riflettori fino al 1948 , anno nel quale la sua stella risplende fulgida grazie all’interpretazione di “Charlotte” , donna avvenente e triste in : “Le mura di Malapaga” ,del regista francese Renè Clèment, con cui ottiene il riconoscimento del “Prix d’interpretation fèmmine ” al Festival di Cannes .
Nell’Italia del Dopoguerra e della Ricostruzione , in cerca di riscatto e di aiuti finanziari a stelle e strisce , diretta nuovamente da Max Ophuls, è l’ammaliante e intensa protagonista di : “Il piacere e l’amore” , pellicola con soggetto tratto dall’opera di Schitzler , “Girotondo” .
Ormai affermata “celebrità mondiale” decide di dedicarsi al teatro di prosa e ,tra il 1951 e il 1954 , è interprete di drammi americani ( ” Mike Mc Cauley” ) , francesi (“Le serpent a sonnettes”) , inglesi ( “Orpheus Descending”) e di commedie italiane ( “L’ombra”di Dario Nicodemi, “La domenica ci si riposa” di Valentino Bompiani) .
Nel 1955 riscopre il Cinema e la magia della macchina da presa grazie al film di Luigi Zampa : “Siamo donne”, confessione sincera di vizi e debolezze di una diva .
Carismatica ne : “Gli sbandati ” , del regista Francesco Maselli , tra il 1956 e il 1957 gira le pellicole : “I colpevoli” , di Turi Vasile e “La febbre del possesso”di Henry Verneuil , prima di concedersi una lunga defezione dai set cinematografici italiani .
Negli anni Sessanta , poetessa esordiente con all’attivo la pubblicazione di due raccolte inedite di liriche (“Una formica in ginocchio” e “Una viuzza che porta al mare” ) , protagonista di sceneggiati televisivi trasmessi dall’ emittente inglese “BBC” e di pellicole anglo-americane come : “Assalto al treno di Glasgow-Londra , dei registi John Frederick Olden e Claus Peter Witt , accetta di tornare negli stabilimenti di “Cinecittà” per girare , diretta dal regista Damiano Damiani, la pellicola : “La noia”, tratta dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia .
Matura sessantenne ,traccia un suo profilo inedito nella autobiografia : “La piccinina di Milano” edita da Gastaldi , nella quale rivela un interesse per la pittura e le arti figurative .
Ostinata nel proposito di ritirarsi dalle scene , nel 1974 è persuasa a regalare al pubblico un ‘ultima toccante interpretazione dalla regista Liliana Cavani che le affida il ruolo intenso della “Contessa Stein” , misteriosa cliente d’albergo in : “Il portiere di notte”.
Dedita alla cura dei suoi cani , in memoria di uno dei quali scrive l’epitaffio : ““Un pensiero a chi mi ha voluto bene ,sempre ,nella gioia e nel dolore” , provata dalla morte del marito, avvenuta nel 1981 , e debilitata da una grave malattia , scompare in solitudine , nel luglio del 1982, presso l’ospedale romano in cui è ricoverata.
Chissà se alla “piccina di Milano” qualcuno lesse , in quelle ore estreme, la lettera inviatale da un fedele ammiratore ,firmatosi : “ex giovanotto” , che diceva : “Dolcissima Isa , per lungo tempo ho accarezzato nel cuore la segreta speranza di potervi un giorno personalmente conoscere per esprimervi tutta la mia sincera stima . E’ da molto tempo che vado cercando l’occasione di potervi incontrare , terribilmente curioso di sapere di voi e della vostra vita d’attrice molte cose che, invece , ignoro . Le vostre belle interpretazioni permangono nella mia mente fiammeggianti e vi riposano con tutto il bagliore dei ricordi vivi , cui fa corona la dolcezza … So che avete atteggiamenti deliziosi e momenti bellissimi in cui i vostri occhi scuri e pensosi esprimono tutta la profondità del vostro sentire , di un cuore squisito , capace di palpitare nella vita vera , quando l’attrice riposa. Mi piace la vostra bellezza di donna italiana , la vostra umbratile malinconia , la sua trepidazione , i suoi slanci rattenuti e disperati . Permettete a uno della folla di dirvi che ….che vi ha amata, un tempo , e che vi ama ,tutt’oggi, moltissimo” .
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