Il lungo braccio di ferro tra Maggioranza e Opposizione di Centrodestra sul voto della Giunta del Senato inerente l’autorizzazione a procedere per il reato di sequestro di persona aggravato chiesto dal Tribunale dei Ministri di Catania nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Salvini, in merito alla vicenda della nave della Guardia Costiera italiana Gregoretti, cui nel luglio scorso fu vietato per alcuni giorni , dall’allora titolare del Viminale, lo sbarco presso il porto di Augusta dei 131 migranti a bordo, salvati nelle acque maltesi, si è concluso stamane, quando la Giunta per il Regolamento di Palazzo Madama ha approvato l’ordine del giorno presentato dalla Lega, che prevedeva una deroga alla perentorietà del termine di trenta giorni (in scadenza oggi) dati alla Giunta per decidere se concedere o meno l’immunità al senatore, leader del Carroccio, dopo che la Maggioranza si era espressa in modo unanime per la perentorietà del termine di trenta giorni fissato dal regolamento, dando vita a un acceso scontro tra le parti. Determinante, il voto della Presidente del Senato Casellati (7 voti a 6), che si è espressa a favore dell’interpretazione del Centrodestra. Ira del Pd e del capogruppo Marcucci: “Casellati non più parte terza”, ma la Presidente ha respinto le accuse, smentendo: “Ho votato solo per garantire la funzionalità della Giunta”. In mattinata, poi, Consiglio dei Ministri dedicato alla sicurezza, e allo stanziamento di 208 milioni di euro per 12 Regioni colpite nei mesi scorsi dal maltempo. Quindi, il tavolo con i sindacati a Palazzo Chigi, con il Premier e i Ministri dell’Economia e del Lavoro , per discutere del taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori dipendenti. Soddisfatti i sindacati : “Primo passo importante”. Dopo le tensioni delle ultime ore tra Pd e renziani, determinate dal voto congiunto di Italia Viva con il Centrodestra contro la soppressione del Dl del forzista Costa sulla prescrizione, Renzi ha diviso di nuovo la Maggioranza, stavolta sul tema della revoca delle concessioni, dopo che Autostrade ha annunciato, tramite l’ad Tomasi, un piano per evitarle, consistente in investimenti nei lavori per 7,5 miliardi di euro, 1000 assunzioni e il monitoraggio costante di ponti e viadotti,mentre i periti del Tribunale di Genova hanno denunciato pressioni da parte degli avvocati della società in capo ai Benetton.
di Federica Marengo venerdì 17 gennaio 2020
Lunedì 20 gennaio, la Giunta per l’immunità del Senato si riunirà per votare la relazione del Presidente Maurizio Gasparri che nega l’autorizzazione a procedere richiesta dal Tribunale di Catania per sequestro di persona aggravato nei riguardi dell’ex ministro, dell’Interno Salvini nell’ambito della vicenda della nave della Guardia Costiera italiana Gregoretti, cui nel luglio 2019 fu vietato dall’allora titolare del Viminale,per alcuni giorni, lo sbarco presso il porto di Augusta dei 131 migranti a bordo, salvati nelle acque maltesi.
La decisione è stata presa questa mattina dalla Giunta per il Regolamento, dopo un acceso scontro tra la Maggioranza e l’Opposizione di Centrodestra sull’ interpretazione dell’ordine del giorno presentato dalla Lega che prevedeva una deroga alla perentorietà del termine di trenta giorni (scaduti oggi) dati all’organismo di Palazzo Madama per esprimersi in merito.
Dopo che la Giunta per il Regolamento del Senato, stamane, aveva votato in modo unanime la perentorietà della scadenza, come previsto dalle norme interne a Palazzo Madama, infatti, si è innescato un duro scontro tra la Maggioranza , che, essendo trascorsi i trenta giorni stabiliti, riteneva non esservi più il margine per la votazione, che , quindi, sarebbe stata rimessa all’Aula nelle prossime settimane (dopo la pausa dei lavori ,causa elezioni Regionali in Emilia e in Calabria) e l’Opposizione di Centrodestra,sostenitrice del voto.
Determinante, per la vittoria del Centrodestra, il sì della Presidente del Senato Casellati, senza il cui voto a favore, (7 a 6), il pronunciamento sarebbe finito in parità , viste le assenze dei senatori Pietro Grasso e Mario Michele Giarrusso, in missione con la Commissione Antimafia negli USA.
Immediata, la reazione polemica dei dem, con il capogruppo Marcucci che ha accusato la Presidente Casellati di “non essere più parte terza”, annunciando che il Pd valuterà se prendere parte al voto il 20 gennaio o se disertare in quanto la Giunta si riunirà in modo illegittimo, riecheggiato, poi, dal segretario del Pd, Zingaretti, da esponenti di Italia Viva e LeU e dal Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera e deputato del M5S, Giuseppe Brescia, che ha dichiarato: “La Presidente del Senato si è resa protagonista di una decisione di parte , violando ogni criterio di imparzialità e facendosi chiaramente influenzare da motivi extraistituzionali. E’ un fatto grave perché stiamo parlando della seconda carica dello Stato. Dovrebbe dimettersi. Non è la prima volta che questo succede e per questo torno a chiedere le dimissioni. Quante altre forzature dovrà commettere su richiesta e a difesa del suo schieramento di riferimento? A quanti altri abusi assisteremo? Il ruolo che ricopre merita ben altri comportamenti, non per lezioni di stile, ma per rispetto delle istituzioni”.
Dichiarazioni, alle quali è seguita la pronta replica della seconda carica dello Stato, che, tramite nota di Palazzo Madama, ha respinto: “Con forza ogni ricostruzione dei fatti che in qualche modo possa mettere in discussione la terzietà della sua azione ovvero connotarla politicamente, perché non si può essere terzi solo quando si soddisfano le ragioni della Maggioranza e non esserlo più quando si assumono decisioni che riguardano il corretto funzionamento del Senato. Solo ed esclusivamente per contemperare diverse previsioni del regolamento altrimenti configgenti tra loro (artt. 29 e 135 bis) si è espressa a favore di una proposta avanzata da un singolo componente della Giunta, al fine di garantire la mera funzionalità degli organi del Senato. La Presidente Casellati , analogamente a precedenti riunioni della Giunta per il Regolamento (dove avrebbe potuto favorire l’Opposizione con il suo voto) anche nella seduta di oggi non ha espresso il proprio voto né su proposte avanzate dalle Opposizioni né su proposte avanzate dalla Maggioranza. Inoltre, la Presidente non ha votato sulla proposta dell’Opposizione circa la perentorietà del termine previsto per le autorizzazioni a procedere a carico di ministri, così come non ha votato sulla proposta della Maggioranza di assimilare alle commissioni permanenti gli organi del Senato aventi natura giuridica diversa da quelli delle stesse commissioni e contro il parere espresso dalla Giunta e, segnatamente dai gruppi Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha proceduto ad integrare la stessa Giunta con due componenti appartenenti alla Maggioranza di Governo, nelle persone delle senatrici De Petris e Unterberger”.
Compatto, invece, in difesa della Presidente del Senato,il Centrodestra, con il leader della Lega, Salvini che, dettosi pronto a farsi processare “a testa alta”, convinto di aver compiuto il suo dovere di Ministro e di aver rappresentato il volere della maggior parte degli italiani, ha sottolineato come quest’ultima abbia esercitato il suo diritto di senatrice, seguito da Forza Italia, che ha sottolineato come la Presidente del Senato abbia “garantito il rispetto delle regole e della democrazia”.
Ad ogni modo, se lunedì in Giunta del Senato dovesse essere raggiunto il numero legale di 8 senatori necessario per negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, sarebbe comunque l’Aula del Senato ad avere l’ultima parola.
Intanto, stamane, a Palazzo Chigi, dopo un Consiglio dei Ministri nel quale, tra gli altri provvedimenti, sono stati approvati: la dotazione per le forze di pubblica sicurezza della pistola teser , lo stanziamento di altri 208 milioni di euro per le 12 Regioni colpite nei mesi scorsi dal maltempo e l’istituzione di un registro pubblico destinato alla telefonia mobile per chi non voglia ricevere telefonate da parte di operatori del telemarketing, si è tenuto l’incontro tra il Premier Conte, il Ministro dell’Economia Gualtieri, la Viceministra Castelli , la Ministra del Lavoro Catalfo ed i segretari dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, Landini, Furlan e Barbagallo, per discutere del taglio del cuneo fiscale che interesserà 16 milioni di lavoratori.
Il decreto fiscale, che stanzia 3 miliardi di euro per il 2020 e 5 miliardi per il 2021, e che dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri entro la fine del mese, prevede, infatti, benefici che vanno da un massimo di 1.200 euro l’anno per i redditi fino a 28 mila euro , per poi scendere gradualmente a 960euro (80 euro mensili) sopra i 28 mila euro e fino a 35 mila euro , decrescere ulteriormente sopra i 35 mila e azzerarsi a 40 mila euro di reddito.
Quanto alla platea dei beneficiari : si tratta di 11, 7 milioni ,precettori dell’attuale bonus Renzi di 80 euro, che vedranno incrementasi il benefit fino a 100 euro, mentre i nuovi beneficiari , dal 1 luglio, saranno 4,3 milioni, di cui : 750 mila con redditi più bassi, da 26.600 euro a 28 mila; 2,6 milioni con redditi tra 28 mila euro e 35 mila; 950 mila con redditi tra 35 mila euro annui e 40 mila euro.
Ottimista, il titolare dell’Economia Gualtieri , che , al termine del tavolo con i sindacati,ha parlato di “primo passo verso una più generale riforma fiscale” e di “ampia convergenza”, così come il Presidente del Consiglio , che ha evidenziato come: “ Questa misura, a dispetto di quanto una certa propaganda abbia sostenuto, sia la prova che la Manovra riduce davvero le tasse per famiglie e lavoratori” e come si tratti di un “primo passo verso una riforma complessiva della riforma fiscale e in particolare dell’Irpef”.
Unanime, il commento dei sindacati che si sono detti “molto soddisfatti”, sebbene si tratti di un provvedimento che non riesce a soddisfare tutti, (mancano infatti all’appello, 4 milioni di incapienti, gli anziani, moltissimi giovani con un lavoro povero e i dipendenti pubblici in attesa del rinnovo del contratto), evidenziando la necessità di aprire altri tavoli nelle prossime settimane sulla riforma dell’Irpef , sulla riduzione delle tasse anche ai pensionati e sulla lotta all’evasione e un prelievo fiscale coerente con il principio costituzionale della progressività.
Altro tema caro al Governo, poi, quello delle Famiglie: proposto infatti un nuovo congedo parentale che prevede la possibilità di estendere il congedo obbligatorio per la nascita o l’adozione di un figlio da 5 a 6 mesi, stabilendo che uno di questi mesi venga usato dal padre (ovvero 1 mese sui 6 spettanti alla madre),mentre ad oggi sono previsti 5 mesi obbligatori per la madre e da 5 a 7 giorni , più un giorno facoltativo, e ,solo in sostituzione della madre, per il padre.
E se l’Esecutivo, pare compatto su tali misure, quest’ultimo è tornato a dividersi, dopo la frattura causata dal voto congiunto, presso la commissione Giustizia della Camera, dei renziani di Italia Viva con il Centrodestra a favore del Dl Costa , che abolisce la norma Bonfede sulla prescrizione, in vigore dal 1 gennaio, e in fase di modifica, sulla questione della revoca delle concessioni ad Autostrade, che, tramite il neo ad Tomasi, anche alla luce del rischio perdita posti di lavoro per i dipendenti della società, ha proposto un piano strategico per evitare la revoca, che stanzia per il quadriennio 2020-2023 7,5 miliardi tra investimenti, manutenzione, ammodernamento, mobilità sostenibile, monitoraggio (attraverso Intelligenza artificiale) e digitaliazzazione dei principali asset della rete come ponti, viadotti, cavalcavie, gallerie, pavimentazioni, barriere di sicurezza e 1000 assunzioni.
Proposta,che, però, non sembra aver incontrato il favore del M5S, che insiste sulla revoca e tramite il Viceministro allo Sviluppo Economico, Buffagni, intervistato su Radio 24, nel corso della trasmissione 24 Mattino, ha chiarito: “Non siamo dei pazzi e abbiamo fatto una serie di ipotesi di scenario possibile. Non posso fare anticipazioni perché parliamo di un nemico dotato di molte risorse che paga consulenti e fa continue denunce e non voglio dare pretesti o scuse per depotenziare la nostra azione”, commentando così, poi, la notizia della denuncia della Procura di Genova riguardante le pressioni che loro periti indipendenti avrebbero subito ad opera di avvocati di Autostrade: “Non siamo un Paese normale , se qualcuno pesa di poter fare queste pressioni. Sono ancora più arrabbiato ogni volta che leggo interviste a manager o azionisti di Atlantia perché il Governo non si fa ricattare. Stiamo parlando di atti dovuti, la vera domanda è : ma cosa avete fatto fino a oggi?. Dopodiché l’azionista di riferimento di Atlantia ha fallito, bisogna farsi la domanda se è il caso di fare scelte differenti. Grazie al predecessore di Tomasi, Castellucci, non solo oggi questa azienda rischia di andare in default , ma sono morte persone, è caduto un ponte, quindi l’azienda Autostrade ha responsabilità gravissime di cui non ho ancora visto ammende concrete perché hanno sempre profuso tante belle parole, interviste, lettere , ma poi fattivamente ci vengono ad annunciare che faranno un grande piano di investimenti e di manutenzione che già dovevano fare. Mi sembra che si vogliano vendere come favore una cosa che dovrebbe essere la normalità”.
Tuttavia, l’alleato di Governo Renzi, non sembra pensarla così e ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital ha ribattuto al pentastellato: “La revoca ad Autostrade sta in piedi se hai la base giuridica , altrimenti stai facendo il più grande regalo ad Autostrade che chiederà 40 miliardi di risarcimento. Chi è colpevole paghi, ma bisogna avere serietà , dire che faremo la revoca significa spaventare gli investitori”.
Nel frattempo, sempre al riguardo, il Premier Conte e la ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, De Micheli, hanno assicurato: “Siamo in dirittura di arrivo: il dossier sarà portato in Consiglio dei Ministri quando saremo pronti, si stanno valutando a fondo le conseguenze di qualunque decisione”.
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