Per la rubrica settimanale dedicata alle Caratteriste e ai Caratteristi dello Spettacolo italiano, vi proponiamo il ritratto di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, il duo comico, noto come: “Franco e Ciccio”, protagonista fra gli anni Sessanta e Settanta, al Cinema come in Televisione della commedia e del varietà.
di Federica Marengo domenica 22 novembre 2020

Estate 1972. Roma, via Tuscolana. In un’area esterna ai teatri di posa dello stabilimento di Cinecittà,trasformata nello scenario naturale del deserto dell’Arizona , gli attori comici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia , in tenuta da stallieri , si accingono a girare , oppressi dalla canicola di mezzodì , la prima scena della pellicola , sovvenzionata dalla romanissima “Production International” , “Franco e Ciccio, I due figli di Trinità”. Il regista,Richard Kean ,alias Osvaldo Civirani , indica loro la situazione che dovranno rappresentare.
“Allora,signori…voi siete i fratelli Trinità e gestite una stazione di servizio e rimessaggio di cavalli…accogliete i cowboys e gli offrite ristoro… Vostra zia , Calamity Jane , vi ha appena salvati dall’assalto del feroce bandito Chun Chin Champa , rivelandovi che i brutti ceffi di tutto il West vi stanno alle calcagna perché intenzionati a sottrarvi il tesoro segreto ,scoperto e lasciatovi in eredità da vostro padre prima di morire. Franco , tu, a un certo punto, vedi arrivare al galoppo un uomo misterioso , vestito di nero , che , sceso dal suo destriero , barcolla e si preme il ventre con le mani. Credendolo un pistolero ferito , invochi l’aiuto di Ciccio …Su , mi raccomando …!” .
Dopo qualche secondo , si ode la voce dell’assistente di scena urlare : “Ciak , motore , azioone! ” . “Ciccioooo…corri , c’è un ferito !”, pronuncia la sua battuta Franchi , una volta trovatosi di fronte il bandolero rantolante . Ingrassia , accorso in maniera concitata , esclama : “Signor gaucho … aspetti , mi faccia vedere la ferita !” e il pistolero, poco incline alla conversazione , tagliando corto , sbotta : “Sartana non aspetta ! …dov’è il bagno ? ” . Franchi risponde : “E’ in fondo a sinistra …” , mimando con il volto una smorfia d’interdizione.
“Stoop…buona , perfetta !” , il regista decreta con soddisfazione la fine della scena , ma Franchi , ancora sul set , non sembra pensarla allo stesso modo . “Ma che perfetta e perfetta …Ciccooo !, ma ti rrendi conto ? …era una porcheria , ‘na schifezza , ‘na cosa fetusa …fetusissima ! …’na scenetta peggio di questa non la potevamo fare ! …nemmeno negli spettacoli di piazza al paese nostro facemmo mai ‘na cosa tanto meschina !…” .
“Senti Franco , ma tu che dici , che vai dicendo ? ” , domanda , irritato , Ingrassia , “La scena che abbiamo girato era buona , hanno riso pure i macchinisti ! ” ; “E si vede che si sono messi a rridere per non chiangere ! ” , ribatte Franchi , aggiungendo : “Ti rrendi conto , Ciccio ? …il bandito con il mal di pancia , che chiede dov’è la toilette? ….neppure negli avanspettacoli di quarta categoria dicemmo battute così insignificanti ! …altro che la “coppia d’oro della comicità”!…Ciccio, t’ho scordasti cosa scrisse su ddi noi Alberto Moravia ? …chillu , s’arrevota nella tomba ! ” .
“ Franco , io non so che cosa ti successe stamattina , morso da una tarantola sembri ! …calmati , fratello mio , calmati , ragioniamo !…” , lo esorta Ingrassia . “Noi facevamo rridere la ggente per strada , a Palermo , te lo dimenticasti ? …te le scordasti le piazze di Agrigento , Napoli , Genova?… a tia ‘o successo ti dette alla testa !…mo’, perché girammo un paio di film con Pasolini e Comencini , l’intellettuale vorresti fare ?”.
“Nossignore , Ciccio , non dico questo , lo sai ! …” , incalza Franchi , “Il fatto vero è che siamo ddiversi , artisticamente ddico …tu eri e sarai sempre un capocomico e io un guitto , uno che , per far rridere la ggente si ddeve muovere come una scimmia …tu , invece , usi la parola !…Con la mia chitarra ero proprio bravo e io quello voglio tornare a fare !…Cicciooo !, ma non lo vedi ? …per i produttori è un affare , ci spremono come le arance e , presto , ci getteranno via come le bucce !…. “La gente ride con voi …fate un altro film !” , dicono gl’impresari , e poi ce ne fanno fare un altro, un altro e un altro ancora … pure se non ha senso , pure se ricorriamo alle battute da osteria!…vero , Ciccio?…Io non ci sto più ! …la ggente rride e io non voglio piangere per farla rridere! …Cicciooo ! , ho deciso : io partecipo al Festival di Napoli ! …faccio quello che voglio fare , finalmente! …ho già la canzone pronta , s’intitola : ” ‘O divorzio” , è attuale .
“Ma , allora Franco tu vuoi proprio farmi arrabbiare ? …ma come sarebbe ? ….” , chiede spiegazioni , indispettito , Ingrassia , “Che ti dice il cervello ? , ma non le vedi tutte queste persone? , guardale ! …queste sono famiglie, famiglie che mangiano grazie a nnoi …nnoi abbiamo delle responsabilità nei loro confronti , tu non ti puoi scansare ccosì ! …le tue sono baggianate , fantasie!…” .
“No Ciccio , te lo assicuro , non è un capriccio il mio : è un ‘esigenza ! …come posso ddivertire il pubblico se io ,per primo , non mi ddiverto ? ” , perora la sua causa Franchi .
“Visto che le cose stanno in questo modo …” , sembra rassegnarsi Ingrassia, richiamando i componenti della troupe e il regista: “Ggentee! …udite udite ….un po’ di verità : Franchi si è messo in testa di fare il cantante e , adesso, per la musica, lascia il Cinema, ch’è il nostro pane quotidiano!…” .
“E allora sentiamo dove siete nati ? ” ; “Ad Agrigento ” ; “E in che stato si trova ? ” ; “In pessimo stato , specialmente quando piove! ” . Così rispondeva l’attore Franco Franchi , nei panni di “Django” , fratello di “Giango” (Franco Ingrassia) , alla domanda rivoltagli dal padre ritrovato , nel film del 1966 , diretto da Giorgio Simonelli , ” Franco e Ciccio,i due figli di Ringo” . Originari entrambi di Palermo ,Franco Ingrassia nasce lì, il 15 ottobre del 1922 e Franco Franchi, nome d’arte di Franco Benenato, il 18 settembre del 1928 . Figli di famiglie numerose , abbandonano presto gli studi, bisognosi di lavorare.
Ingrassia, apprende il mestiere di calzolaio , che svolge dal 1938 al 1944, mentre Franchi , trovati solo lavori saltuari e poco remunerati, vive in maniera precaria cercando di sbarcare il lunario. Anni durante i quali, Ingrassia , nonostante le miserie della Seconda Guerra Mondiale, muove i primi passi sulle tavole del palcoscenico , nelle vesti di comico del trio “Sgambetta” , composto da Enzo Andronico e Ciampolo.
Dal 1944 al 1950, le loro esistenze assomigliano a quelle dei protagonisti di pellicole neorealiste : emigrazione, fame , stenti , a parte qualche caramella o una bottiglia di whisky donata dagli Americani , alleati liberatori . Franchi , però, s’inventa una maniera di sopravvivere . Quindi, indossata la maschera di “Ciccio Ferraù” , personaggio allegro e canterino, intraprende il mestiere di artista , attore , girovago.
Nel 1954 , infatti è proprio una piazza di Palermo, nella quale Franchi si esibisce, a suggellare l’incontro dei due celebri caratteristi. Non è di certo amore a prima vista : Ingrassia , già capocomico di esperienza , dubita delle capacità di Franchi ,che, dal canto suo, ritiene quel “Signore allampanato” troppo “Maturo” per stargli al fianco. Tuttavia , malgrado le reciproche resistenze , iniziano a collaborare e nel 1955 vengono scritturati come comici dall’impresario di riviste Pasquale Pinto.
Una sera il “primo attore” Nino Formicola , ammalatosi , dà forfait e gli attori , chiamati a sostituirlo , non si fanno sfuggire l’occasione di dimostrare il loro talento, recitando uno spassosissimo sketch .
Il pubblico gradisce e la coppia , ingaggiata per una tournèe , approda nientemeno che al Salone Margherita di Napoli , tempio del divertimento della bella èpoque . Intrattenitori in spettacoli di varietà, organizzati per i soldati americani di stanza presso la base partenopea della NATO , nel 1957 vengono notati dall’impresario Gianni Di Rienzo e scelti come comici di punta del varietà “Due in allegria e cinque in armonia”, messo in scena dalla compagnia Calì , costituita da tre fratelli e due sorelle di cui una ,Rosaria, dopo un breve fidanzamento, sposa Ingrassia.
Convinto il pubblico meridionale, partono alla volta del Nord , provando a strappare qualche sorriso ai pragmatici lombardi , che , riunitisi nel “Texas club” di Gallucci, mostrano gradimento ed entusiasmo per i giochi linguistici e le pantomime degli attori siciliani.
Giunti,infine, nella Capitale , nel 1959 si aggiudicano un premio come attori rivelazione dell’anno. Nel 1960, l’impresario Amedeo Sollazzo ,persuaso dalle capacità e dalle potenzialità dei comici , procura loro l’ ingaggio per una tournèe parigina di due tappe : Nizza e Cannes . L’esperimento è un vero disastro, infatti , ardua si rivela per gli attori l’impresa di far ridere spettatori che ignorano la lingua italiana .
A salvare la partita , incredibilmente , è la naturale e disinvolta arte mimica di Franchi. “Nous avous ri , mais nous n’avous rien compris “(“Abbiamo riso , ma non abbiamo capito niente” ) , titolano i giornali d’oltralpe e la lusinghiera recensione convince l’affermato autore di riviste , Michele Galdieri e il produttore Gianni Ravera ad assoldare il duo come spalla di Renato Rascel in una serie di spettacoli da tenere in Sudamerica. Spettacoli che non vanno in scena , perché Franco e Ciccio optano per il Cinema , convinti dalla proposta allettante di un contratto quinquennale con la casa cinematografica “Serena film” , fattagli dal cantattore Domenico Modugno , dal produttore Romano Dandi e dal regista Mario Mattòli .
Difatti , dopo alcuni mesi , debuttao sul grande schermo nel musicarello “Appuntamento a Ischia” , vicenda d’amore tra i cantanti “Mimmo Rotunno” (Domenico Modugno) e “Mina” (Mina Mazzini) .La coppia d’istrioni , interprete nella pellicola di una esilarante orazione funebre , suscita simpatia e consensi negli spettatori, grazie ai quali prende parte a una serie di film : da “Il Giudizio universale ” di Vittorio De Sica alle pellicole comico-avventurose, dirette da Lucio Fulci e Giorgio Simonelli , “I due della legione” , ” Due siciliani a Parigi” , “Due mafiosi nel Far West” , “Due mafiosi contro Goldginger” e “Due mafiosi contro Al Capone” .
Riguardo quel periodo , Ingrassia rivela : ” Il nostro problema allora non era più quello di mangiare due volte al giorno . A mangiare cominciarono gli altri , gl’impresari e i produttori ” . Poi, rescindono il contratto con la “Serena film” e , nel 1964 tornano in teatro , ancora una volta accanto a Domenico Modugno , nella commedia musicale di Garinei e Giovannini “Rinaldo in campo” , storia di amore e brigantaggio.
Attratti dalla televisione , partecipano come ospiti al varietà del primo canale nazionale della RAI “Cantatutto” , una breve parentesi prima di rientrare negli stabilimenti di Cinecittà dove girano ininterrottamente ,dal 1965 al 1970 , una trentina di film brillanti , tra i quali : “I due toreri” , “I due sergenti del generale Custer” , “I due figli di Ringo”, di Giorgio Simonelli e “Nel sole ” di Aurelio Grimaldi.
Concessisi nuovamente alla televisione , interpretano sketches nella trasmissione di RAI UNO “Partitissima” e, nel 1968 colgono senza indugio l’invito del letterato cineasta Pier Paolo Pasolini a impersonare, nella pellicola “Capriccio all’italiana” , “Cassio ” e “Roderigo” in una rappresentazione , stile teatro delle marionette , della tragedia schakespeariano “Otello” .
Ritrovata la via del Cinema leggero, sono protagonisti della farsa di Marino Girolami , “Franco , Ciccio e le vedove allegre ” , delle parodie di Giovanni Grimaldi e Mariano Laurenti , “Don Chisciotte e Sancio Panza ” e “Satiricosissimo” e dell’intreccio grottesco di Giorgio Simonelli , “I due deputati ” , in cui impersonano, rispettivamente, un aspirante onorevole della DC (Ingrassia) e uno del PCI (Franchi) .
Gli anni di piombo , dell’austerity , della contestazione e degli operai sempre in piazza a rivendicare diritti e a protestare, sanciscono l’addio al Cinema scanzonato degli anni del boom ; dunque , nelle trame intricate dei film-inchiesta o di denuncia sociale , non c’è più posto per i “clown di Trinacria”, che , a parte qualche tentativo di riacciuffare il successo con una riproposizione in chiave comica di un truculento western , “Franco e Ciccio , i due figli di Trinità ” e l’esilio volontario in radio dove , per il programma RAI “Gran Varietà”, interpretano qualche macchietta , si arrendono ai mutamenti culturali della società e decidono di separarsi , non prima , però, di aver regalato al pubblico un ultimo sorriso , recitando il ruolo de “Il gatto ” (Ingrassia) e “La volpe”(Franchi) ,nello sceneggiato RAI di Luigi Comencini , “Le avventure di Pinocchio” , desunto dall’omonimo racconto ottecentesco di Carlo Collodi.
Franchi rispolvera allora le velleità da cantante , annunciando ai giornalisti la partecipazione al Festival di Napoli con la canzone “‘O divorzio” . Ingrassia diviene caratterista in raffinate pellicole d’autore , su tutte : “Amarcord” , di Federico Fellini.
A riunirli è l’attore e regista Riccardo Pazzaglia , assegnando loro il ruolo di protagonisti nella tragicommedia “Farfallon” , storia di un quasi uxoricida (Franchi) , uscito dal carcere per portare a compimento il delitto in precedenza non riuscito. La riconciliazione vera e propria , tuttavia, avviene nel 1976 , davanti alle telecamere di uno studio televisivo : quello del programma RAI , condotto da Mike Buongiorno , “Ieri e oggi” . Ciccio chiede scusa a Franco e Franco abbozza. Ma non abbozza il Cinema , che , offertagli qualche partecipazione in film d’autore ,come “Kaos ”, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani , desunto dal novelliere “Colloquio con i personaggi” di Luigi Pirandello , in cui interpretano il contadino vessato “Dima” (Franchi) e il barone Lolò (Ingrassia) , aguzzino e sfruttatore , (personaggi del racconto “La giara”) , li disconosce.
Li accoglie invece la televisione : volti dei varietà della RAI “Due ragazzi incorreggibili” , di Romolo Siena e “Drim ” , di Gianni Boncompagni , infatti, negli anni Ottanta, inaugurano le trasmissioni della rete ammiraglia della Fininvest , Canale Cinque , con i programmi “Buona domenica ” e “Grand Hotel” .
Poi nel 1992, una tournèe teatrale , in ricordo dei vecchi tempi, e il malore di Franchi , che , ne annucia l’imminente scomparsa , avvenuta il 9 dicembre . Ingrassia , stanco e provato , decide di ritirarsi dalle scene e di gestire un bar in via dei Monti Tiburtini , a Roma , nel quartiere di Pietralta dove abitava da trent’anni e dove si spegne il 28 aprile del 2003 , vegliato dall’amato figlio Giampiero , anch’esso attore.
Riabilitati dalla critica , grazie al documentario “Come inguaiammo il cinema italiano” ,di Daniele Ciprì e Franco Maresco, presentato fuori concorso alla sessantunesima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia , la loro memoria è gelosamente serbata da generazioni di spettatori .
“Il motivo principale del successo di Franco e Ciccio è da ricercare nella contrapposizione del loro aspetto fisico e nelle profonde diversità di carattere : alla corporatura minuta , alle movenze nervose e alla mimica facciale sopra le righe di Franchi , esuberante fin all’eccesso , facevano , infatti , da contraltare il fisico allampanato , la lentezza dei movimenti e la rigida maschera d’Ingrassia . Dal punto di vista psicologico si potrebbe dire che Ciccio facesse sempre la parte del furbo , mentre Franco quella del tonto . In realtà, i due si muovevano sullo stesso piano , pur con caratteristiche diverse : il primo Ciccio , saggio , con qualche ombra di nobiltà , il secondo,Franco, zotico , ma non privo d’inventiva ” , ricordano Ciprì e Maresco nel docu-film,chiosando : “Li accomunavano l’umiltà e la parsimonia , la condotta che rifuggiva gli agi e la mondanità, in favore di una vita più modesta e tranquilla ” .
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