Si è spento stamane, nella sua casa romana, sull’Appia antica, all’età di novantasei anni, dopo una lunga malattia, il regista, sceneggiatore e scenografo, Franco Zeffirelli. A darne l’annuncio, con un messaggio, la sua Fondazione. Divisosi in gioventù tra la recitazione e la passione per il disegno, lavorò dapprima come scenografo e aiuto-regista del cineasta Luchino Visconti , per poi realizzare in piena autonomia, per oltre sessant’anni, le regie più rilevanti del teatro, dell’opera e del cinema. La sua città, Firenze, gli renderà omaggio lunedì 17 giugno, presso la camera ardente, che sarà allestita nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Poi, martedì 18, i funerali, che verranno celebrati nel Duomo. Fino all’ultimo ha lavorato alle rappresentazioni di una nuova “Traviata” che debutterà il 21 giugno nell’ambito del Festival lirico all’Arena di Verona e di “Rigoletto”, la cui messa inscena è prevista per il 17 settembre del 2020 in Oman, alla Royal Opera House di Muscat.
di Federica Marengo sabato 15 giugno 2019

Foto: dissidenzaquotidiana.it
“Il pensiero ricorrente , a una certa età, è che il passato non torna. Ma non mi intristisco perché ho avuto una vita piena, nonostante sia partita in salita…Quante cose ho fatto. Mi stupisco guardando indietro. Anche se c’è un progetto che resta nel cassetto : è la sceneggiatura per un film sull’Inferno di Dante. L’ho progettato nel 1962, ma non l’ho mai realizzato…Magari, chissà…Dobbiamo sperare. Solo quello. Affidarci e sperare . La fede è un dono, ne sono certo. L’ho avuto e devo tenerlo stretto”. Parlava così, qualche anno fa,in occasione del suo novantaquattresimo compleanno, il regista, sceneggiatore e scenografo, Gianfranco Corsi Zeffirelli, meglio noto come : Franco Zeffirelli, spentosi stamane all’età di novantasei anni, nella sua casa romana sull’Appia Antica, dopo una lunga malattia.
Nato a Firenze, il 12 febbraio 1923, trascorse un’infanzia difficile, segnata dall’abbandono del padre, un mercante di stoffe, originario di Vinci, che lo riconobbe solo all’età di diciannove anni, e dalla scomparsa della madre, avvenuta quando aveva solo sei anni. Cresciuto con una coppia che chiamava zii, in realtà erano cugini del padre,ebbe come istitutore e guida paterna in collegio , Giorgio La Pira, uno dei padri costituenti e sindaco amatissimo di Firenze negli anni Cinquanta.
Formatosi in un istituto, dove si appassionò al disegno, in pieno Dopoguerra,terminò gli studi presso l’Accademia di Belle Arti, nutrendo un vivo interesse per la recitazione. Presentatosi, infatti, a un provino come attore, indetto dal regista Luchino Visconti, giunto a Firenze per la messainscena de “La vita del tabacco”, fu però scartato per via dell’accento toscano.
Tuttavia, notato dal cineasta come disegnatore, in quanto ebbe modo di mostrargli alcuni sui lavori,fu assunto come assistente scenografo , realizzando la scenografia per il debutto italiano della pièce “Un tram che si chiama desiderio”di Tennesee Williams.
Introdotto dallo stesso Visconti nell’ambiente del cinema, collaborò in qualità di aiuto regista,insieme con Franco Rosi, (destinato a diventare anch’esso un grande autore), alla direzione delle pellicole “La terra trema” e “Senso”.
Poi,promosso regista, negli anni Cinquanta curò la regia di molteplici opere teatrali di William Shekeaspeare, mentre esordì sul piccolo schermo con la commedia “Camping”.
Nel ventennio tra i Cinquanta e i Sessanta, invece, si dedicò esclusivamente al teatro e all’operetta , allestendo per il Teatro alla Scala di Milano “La Cenerentola” di Gioacchino Rossini e “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, preludio all’esperienza inglese e scozzese presso il Covent Garden di Londra e il King’s Theater di Edimburgo.
Nonostante il largo consenso di pubblico ottenuto, la vera e propria notorietà, a livello internazionale, giunse soltanto nel1967, grazie alla trasposizione cinematografica della commedia di Shakespeare,“La bisbetica domata”, che contribuì a rendere leggendaria la coppia Liz Taylor–Richard Burton , cui seguì l’adattamento del dramma sheakspiriano “Romeo e Giulietta”, campione d’incassi, con 40 milioni di dollari, nei soli USA.
Stimato dagli addetti ai lavori , specie inglesi e americani, per la capacità di dar vita ad ambientazioni e costumi ricercati e per la cura quasi maniacale per il dettaglio storico, nel decennio Settanta,reduce dallo scandalo destato nell’opinione pubblica per l’audace rappresentazione dell’amore contrastato tra i due giovani innamorati del bardo inglese, stupì le platee e la critica con il film e il kolossal televisivo entrambi di argomento religioso, ispirati dalla sua profonda fede, “Fratello Sole, Sorella Luna”, dedicato alle figure dei Santi Francesco d’Assisi e Chiara, e “Gesù di Nazareth”, poi programmato anche nelle sale.
Passato, quindi, dalla regia dell’apertura dell’Anno Santo (1974), alle direzioni teatrali presso La Scala, il Met di New York e l’Opera di Parigi, negli anni Ottanta curò le rappresentazioni delle opere verdiane “La Traviata” e “ Otello” , per le quali usò la tecnica narrativa cinematografica del flashback, realizzando una osmosi tra i linguaggi delle due diverse arti.
Tornato poi sul set, verso la fine del decennio, con la biografia “Il giovane Toscanini”, ricostruzione della vita e degli esordi del celebre direttore d’orchestra, negli anni Novanta riportò sul grande schermo i personaggi dei drammi sheakspiriani come “Amleto” e le eroine tormentate di “Storia di una capinera” , tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Verga e “Jane Eyre”, desunto dal romanzo di Charlotte Bronte e ,infine, se stesso, con l’ autobiografia cinematografica : “Un tè con Mussolini”,affresco della Firenze anni Trenta, vista dagli occhi di un ragazzino suo alter ego.
Nel 2001, l’ultima pellicola, “Callas Forever”, incentrata sulla vita dell’amica soprano Maria Callas e le regie per il Teatro d’opera, tra le quali: “Pagliacci”, di Ruggero Leocavallo ,messa in scena al Teatro Filarmonico di Verona e “La Bohème”di Giacomo Puccini, andata in scena al Met di New York.
Nel cassetto, un soggetto scritto con la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico, ideale seguito di “Fratello Sole, Sorella Luna”, dal titolo “Tre fratelli”, racconto della predicazione di San Francesco d’Assisi presso il sultano Al Malik, progetto mai realizzato, e che riteneva sarebbe piaciuto a Papa Francesco, al quale, non molto tempo fa, aveva dedicato un libro fotografico di istantanee tratte dal set del film sul Santo.
Nominato “Sir” (unico artista in Italia) dalla regina Elisabetta d’Inghilterra, per la sua intensa produzione sheakspiriana, candidato per ben due volte al premio Oscar, in qualità di regista del film “Romeo e Giulietta” e come scenografo della pellicola “La Traviata”, vinse cinque David di Donatello , un Nastro d’Argento e un Premio Colosseo per il cortometraggio “Omaggio a Roma”.
Innamorato della sua città d’origine, Firenze, per aiutare la quale, dopo l’alluvione del 1968, realizzò un documentario con la voce narrante di Richard Burton, i cui proventi , circa 20 milioni di dollari, furono totalmente devoluti all’amministrazione comunale, nel 2009 vi istituì una fondazione-Museo a suo nome, nel complesso di San Firenze, al fine di promuovere le Arti dello Spettacolo.
Eletto senatore tra le file di Forza Italia nel 1996, verrà omaggiato lunedì 17 giugno nella Camera ardente allestita presso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sede del Comune e le sue spoglie saranno deposte nel cimitero delle Porte Sante.
Ma l’arte del grande maestro continuerà a vivere, gli ultimi lavori del regista , ovvero le nuove rappresentazioni de “ La Traviata” e di “Rigoletto”, debutteranno, infatti, rispettivamente, il 21 giugno, nell’ambito del Festival lirico, che si svolgerà presso l’Arena di Verona e il 17 settembre del 2020, in Oman, alla Royal Opera House di Muscat.
Genio dell’arte cinematografica, con una lontana discendenza da Leonardo da Vinci, aveva detto: “Quando sento che mi prende la depressione, torno a Firenze, a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell’uomo è arrivato a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere”.
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